Narrativa recensioni

La memoria delle ceneri di Daniela Franceschi e Simone Valtorta

Recensione a cura di Maria Marques

Il male genera il male. Quante volte lo si è detto, senza soffermarsi troppo sulle parole, una frase fatta per dire tutto e niente. Eppure potrebbe essere vero? Che cosa può germogliare da un odio intenso ma “giusto” provato da qualcuno?

I pensieri negativi possono fondersi, concatenarsi tra loro quasi una preghiera urlata con tutte le forze che raggiunge, chiamatela come preferite, un’entità malefica, il male atavico, pervaso di tenebre da cui l’uomo si ritrae da sempre terrorizzato?

Eppure l’odio verso qualcuno che ci ha ferito, tradito, alzi la mano chi non l’ha mai provato? Che cosa lascia dietro di sé questo sentimento? Dolore sicuramente, angoscia ma anche la consapevolezza che chi l’ha provato non è più come prima. Qualcosa di sé si è indurito, qualcosa si è spezzato, qualcosa si è perso, ma non si può odiare per sempre, alla fine quel sentimento si ritorce contro di noi e dalla consapevolezza di questa estrema possibilità, si deve imparare a lasciar scemare la negatività. La vendetta, per quanto allettante sulla carta, non è detto sia appagante a lungo termine.

Dobbiamo tutti ricostruire la casa deserta della nostra anima, per un motivo o per un altro…”.

Parigi 1982, la festa di una grande ditta dolciaria s’interrompe a causa di un incidente occorso a una delle più strette collaboratrici della titolare, ma gli eventi funesti si allargano in modo preoccupante ai dipendenti più anziani della ditta.

Laure la figlia della titolare si troverà coinvolta in un mondo fatto di segreti: ”…ci sono fatti che non è bene tu sappia adesso, riguardano il passato, segreti che non ho mai confidato a nessuno, e temo che se li conoscessi potrebbero nuocerti” mentre anche sua madre soccombe. Laure però ha altri problemi oltre a quelli della gestione della ditta, il suo matrimonio è a un punto fermo, tra lei e suo marito si è alzata una barriera dopo la morte del figlio, subito dopo la nascita.

Daniel, marito di Laure fa invece strani sogni, in cui rivede il figlio perduto e due bambine, simili alle proprie figlie, ma che non riesce a riconoscere. Tra un presente, la Parigi degli anni ’80, in cui si scoprono tradimenti, inganni e segreti celati opportunamente e salti temporali durante la seconda guerra mondiale, seguendo due sorelle rinchiuse nell’orrore dei campi di concentramento, il romanzo sviluppa la sua trama.

Le vicende di Laure, del marito, di una psicologa e una libreria antiquaria, ricca di testi esoterici, cabalistici e di demologia finiranno per incrociarsi con quelle di 2280201 che non ha neppure più diritto a un nome e può essere identificata solo dalle cifre tatuate sul braccio.

Nessuno li ricorda più; sono tutti morti, sono cenere che vaga nel vento e non essendo ricordati è come se non fossero mai esistiti.”

Esiste davvero un’entità malvagia che sta eliminando alcune persone legate ai protagonisti?Perché?Quali segreti nascondono?

Daniela Franceschi e Simone Valtorta gli autori del libro, uniscono insieme vari generi letterari, horror, gotico, storico, per creare il loro romanzo che si rivela una lettura diversa da quella che ci si aspetterebbe dopo le prime pagine. Accettata la commistione di questi generi letterari, il libro si rivela gradevole supportato uno stile semplice che mira di più alla funzionalità e all’intreccio delle vicende che all’introspezione dei personaggi che rimangano lievemente accennati.

È la memoria dei luoghi. Essi ricordano ogni sospiro d’amore, ogni stilla d’odio che vi hanno avuto dimora; sono come particelle di energia, aleggianti nell’aria, che finiscono per saturare gli ambienti. Noi non possiamo percepire che una parte infinitesimale, e in modo confuso, ed è un bene: perché chi potrebbe resistere al carico di dolori, di miserie, di lutti di cui i luoghi custodiscono la memoria.


PRO

Riflettere sui sentimenti che agitano l’animo umano, fa sempre bene e il messaggio che il libro ci lascia, in altre parole di non permettere che l’odio prenda il sopravvento, perché in esso non c’è nulla, solo la distruzione anche di chi lo prova, è quanto mai condivisibile.

CONTRO

La traccia storica è labile, accennata e solo necessaria alla funzionalità della trama che propende sicuramente più per gli altri generi letterari con qualche punta forse eccessivamente sopra le righe per privilegiare la parte horror.

Trama

Parigi, 1982. In una città cupa e funerea, stretta nella morsa del gelo invernale, si aggira un’entità nota come il Devastatore. È un essere colmo di malvagità assoluta, che per decenni è rimasto nell’ombra, ma ora è pronto a scatenarsi e a colpire chiunque tenterà di opporsi a lui. L’alterazione della realtà e gli elementi sovrannaturali che alimentano, fino all’ossessione, le paure più recondite dell’essere umano, sono gli ingredienti principali di un romanzo neogotico pensato come un intrigante enigma che deve essere risolto passo dopo passo, mettendo in ordine tutti i tasselli prima che sia troppo tardi: una corsa tra le vittime e il predatore, la cui posta è la vita.

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