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Il salottino di TSD: l’intervista a Corrado Occhipinti Confalonieri

Venerdì 16 febbraio si è tenuta a Capua, in provincia di Caserta, presso il Circolo dei lettori di Capua e Mater bistrot-Cose d’interni libri, la presentazione dell’ultimo lavoro di scrittura dell’autore milanese Corrado Occhipinti Confalonieri. Luigia Amico ha avuto l’onore e il piacere di incontrarlo e gli ha posto qualche domanda.

Cosa può dirci di questo nuovo lavoro di scrittura?

Il protagonista di questo mio secondo libro è un mio antenato nonché discendente di Corrado Confalonieri, divenuto in seguito San Corrado, patrono della città di Noto. Questo nuovo volume è come se fosse un seguito ideale del primo romanzo, “La moglie del Santo”, anche se comunque ci sono delle differenze notevoli perché tutto è ambientato duecento anni dopo ma il filo conduttore di entrambi i libri è la figura femminile. Infatti, la protagonista del primo volume è Eufrosina, la moglie di San Corrado appunto; invece, in questo mio nuovo lavoro sarà Elisabetta Scotti, moglie di Gianluigi Confalonieri, a tirare le redini.

Cosa può svelarci della trama?

Posso dirvi che San Corrado tornerà in Spirito in questo secondo romanzo e aiuterà Elisabetta a compiere delle scelte molto importanti per la propria famiglia. Questa sorta di collegamento tra lei e il Santo le sarà di grande aiuto soprattutto quando Gianluigi Confalonieri sarà coinvolto nella congiura di cui parlo nel libro; attraverso dei segni il Santo riuscirà ad indirizzare Elisabetta verso la strada giusta.

Un escamotage davvero interessante e particolare…

All’epoca erano tutti credenti e molto devoti e la devozione di Elisabetta era rivolta a San Corrado in quanto Santo di famiglia diciamo. L’apparizione è un escamotage finalizzato a rendere partecipe Corrado perché è sicuramente importante la parte generazionale ma se c’è anche lo Spirito Santo è sicuramente un valore aggiunto.

Quale emozione le provoca avere degli avi così importanti?

Provo sicuramente molto rispetto per questi personaggi perché sono realmente vissuti; quindi, quando si scrive di loro non bisogna esagerare con il rischio di renderli troppo fantasiosi ma bisogna cercare di attenersi a quello che di già eccezionale hanno fatto.

È presto per parlare di progetti futuri?

Vi posso già dire che uno dei protagonisti del mio prossimo romanzo è un altro mio avo che ha partecipato alla prima crociata, argomento centrale del libro. Ma il filo conduttore sarà sempre lo stesso: la figura femminile perché una prospettiva molto interessante a mio avviso è la lungimiranza delle donne che sicuramente regala loro una marcia in più.


Piacenza, settembre 1545. La città accoglie il suo primo duca Pier Luigi Farnese, che semina da subito malcontento nella classe dirigente per la sua volontà di recidere i fi li col passato, nonostante i consigli alla prudenza di suo padre Alessandro, eletto papa con il nome di Paolo III. Spinto dall’ambizione di voler estendere il suo ducato, Pier Luigi si inimica anche l’imperatore Carlo V che sostiene una congiura di nobili locali volta a destituirlo con l’uso della forza. Anche il conte Gianluigi Confalonieri viene chiamato a partecipare al complotto, ma la moglie Elisabetta cerca di farlo desistere: infrangere il giuramento di fedeltà al duca sarebbe un atto di lesa maestà, punibile con la damnatio memoriae. Gianluigi, nonostante gli avvertimenti della moglie, si farà coinvolgere in un intrigo più grande di lui e molto pericoloso: ad andarci di mezzo sarà anche la felicità di Ortensia, la fi glia tanto amata. Elisabetta, suo malgrado, si troverà a prendere le redini della famiglia per evitare che cadano tutti nel baratro. Basato su fatti storici e personaggi realmente esistiti, il romanzo è ambientato in un Rinascimento nepotista, spietato, sanguinario, combattuto solo dalla forza dei sentimenti di donne come Elisabetta. Così la descrive l’umanista e biografo Lodovico Domenichi nel suo saggio La nobiltà delle donne del 1552: «Mostra una certa schiettezza e generosità in tutti i suoi costumi, con cui le cose noiose e avverse pazientemente sopporta; e ritrovandosi in altezza e felicità non è punto sopra l’humana misura levata…».

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