Viaggio nella storia

27 gennaio il Giorno della Memoria – La follia dei genocidi

Articolo a cura di Raffaelina Di Palma

Il Novecento è stato il secolo del progresso, ma anche il secolo dei genocidi.

Il genocidio: atto perpetrato dall’uomo sull’uomo, che ha portato molte volte nel corso della storia, alla catastrofe della ragione e della civiltà.

Gli esperti che studiano il problema sugli eccidi di massa e sui genocidi si chiedono perché il nemico viene sterminato con tanta ferocia? Sono individui che vengono formati alla scuola della follia nel disprezzo assoluto degli altri.

L’essere umano si rintana nelle sue miserie che scaturiscono dal condizionamento delle varie situazioni in cui esso si trova a vivere cancellando quello che è innato in lui: il  suo nobile coraggio.

il genocidio degli armeni

Soltanto da pochi anni gli studiosi sostengono che l’eccidio di massa degli armeni (1915), da parte dei turchi, alla stregua di un genocidio: sono in molti a dire che, probabilmente, è stato il primo genocidio del Novecento.

Guidati da un nazionalismo estremo, i turchi cacciarono gli armeni dalle loro case e ne sterminarono così tanti che non è mai stato possibile avere dati attendibili sul numero dei morti. Gli eventi verificatesi a Timor Est dal 1975 al 1999 e nella ex Iugoslavia dal 1991 al 1995, fanno parte della storia contemporanea: i genocidi attraggono sempre più l’interesse degli studiosi  soprattutto per quello che riguarda le violazioni dei diritti umani.

Uno studio concentrato sui temi ideologici, che legano le une alle altre queste tragedie, che hanno attraversato l’Europa e non solo, persistendo sulle questioni legate alla proprietà della terra, ai problemi dell’agricoltura, all’espansionismo territoriale, oltre che su fattori, ampiamente studiati, quali il razzismo e il pregiudizio religioso.

che cos’è il genocidio

È necessario che le parole, massacro e genocidio, vengano distinte, in maniera precisa, non fosse altro perché “genocidio” cade sotto il diritto internazionale. Il “genocidio di massa” significa dare la caccia, affamare, assassinare un gruppo di individui e classificarli a seconda della nazionalità, dell’etnia, della linea politica, delle credenze religiose. Gli obiettivi perseguiti in ciascuna situazione mettono il luce, nonostante le diversità dei contesti, due uguali dinamiche fondamentali dei crimini di massa; l’assoggettamento di un gruppo e il suo sradicamento.

Una volta messo in atto, l’assoggettamento  viene pianificato in un programma di “rieducazione” dei membri superstiti del gruppo. In questi casi diventa centrale il rapporto tra terrore e ideologia, come nell’Urss di Stalin o nella Cina di Mao.

Vengono pianificati gli spostamenti di intere popolazioni con marce forzate, convogli, etc… è quello che è accaduto in anni molto recenti nella ex Iugoslavia. Il concetto di “pulizia” di un territorio, piccolo o grande che sia, è subordinato a quello di annientamento.

l’olocausto

L’annientamento messo in atto dai nazisti contro gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale ne è un esempio lampante. Sul cancello di Auschwitz si leggevano le tre parole della derisione: “ARBEIT MACHT FREI”, (il lavoro rende liberi).

L’Olocausto è senza dubbio il più studiato dei genocidi del Novecento. Soltanto recentemente gli studiosi hanno rivolto una maggiore attenzione alle vittime, ma ormai la maggioranza di essi è morta e quindi non può più testimoniare. Intere comunità, con alle spalle secoli di storia, sono state cancellate dalla faccia della terra. È importante recuperare il passato, anche se è difficile ricostruire ciò che è avvenuto nel vortice infernale di quelle stragi. In “Se questo è un uomo”, Primo Levi, analizza  lucidamente il meccanismo dello sterminio, segna le tappe dell’annientamento morale e fisico, riconosce i segni dell’abiezione, cerca continuamente l’ultimo barlume della dignità umana e conclude così il libro: “ infine ha prevalso la volontà che ho tenacemente conservata, di riconoscere sempre, anche nei giorni più scuri, nei miei compagni e in me stesso, degli uomini e non delle cose, e di sottrarmi così a quella totale umiliazione e demoralizzazione che conduceva molti al naufragio spirituale.”

Ormai sempre più sporadici sono gli incontri con i sopravvissuti, per recuperare i loro ricordi.

Il passaggio generazionale c’è già stato e le vittime dei lager, sono quasi tutte scomparse, tuttavia è importante tenere accesa la scintilla dell’interesse con una vibrata denuncia morale tramandando la Storia affinché questa scintilla rimanga viva nel cuore delle generazioni future.

I genocidi sono ferite profonde, sono ombre incancellabili non soltanto nella memoria individuale, ma anche nella coscienza di intere generazioni. La complessità e la singolarità della loro natura hanno bisogno di studi psicologici, storici, sociologici, antropologici. Serviranno per approfondire la politica e le nostre conoscenze, per penetrare realmente nel mistero della barbarie. Genocidio, pulizia etnica: follie che lasciano dietro di se una scia di odio imperituro. Il male assoluto, di cui lo spettro è ancora tra noi e ci pone davanti a un futuro incerto: sta all’uomo creare un contesto per una nuova gestazione, per condividere insieme con i suoi simili un domani migliore; altrimenti la Storia sarà sempre un potere della maggioranza, mai protagonista di se stessa. 

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