Narrativa recensioni

Recensione de “L’ultima messa del gastaldo” di Diego Lavaroni

Recensione a cura di Lorenzo Angelaccio

Un delitto nella notte di Natale, una provincia fredda e inospitale come il Friuli del Regno Lombardo-Veneto e un’indagine che non sembra portare da nessuna parte: questi gli ingredienti di base da cui prende l’avvio L’ultima messa del gastaldo, nuovo romanzo di Diego Lavaroni pubblicato da Gaspari Editore.

Il libro inizia proprio con il ritrovamento di un corpo misteriosamente ucciso, identificato come il gastaldo Girolamo Zecchini, nei pressi del paesino friuliano di Buttrio. Le indagini vengono affidate al capitano Valerio Rotario e portano ben presto su due piste diverse: la prima riguarda il delitto passionale, dal momento che molti testimoni riferiscono come il gastaldo fosse sempre ben disposto a sedurre le donne della zona, spesso anche fidanzate e sposate; la seconda invece riguarda il delitto politico, poiché sembra che il gastaldo frequentasse anche alcuni membri della carboneria e di altre associazioni segrete antiasburgiche, molto attive nelle zone del Lombardo-Veneto in cui la dominazione austriaca era mal sofferta.

Queste due piste, però, sembrano non portare a nessun sospettato concreto, finché un ritrovamento significativo non darà una svolta alle indagini.

L’Italia era a pezzi, ma se fosse scoppiato un incendio avrebbe potuto trasformarsi in una polveriera. I moti carbonari nei vari staterelli italiani si erano risolti sempre con dei fallimenti, ma la loro sconfitta, lungi dall’essere una disfatta, poteva costituire in realtà una semina politica ancora più preoccupante.

L’aspetto di questo romanzo che cattura subito l’attenzione è rappresentato proprio dall’ambientazione invernale friuliana – una regione che non è frequente trovare nei romanzi – in aggiunta alla descrizione del regno Lombardo-Veneto, al quale è quasi automatico associare il Risorgimento e le guerre di indipendenza italiane. Questo aspetto politico permea tutto il romanzo diventando anche il centro dell’indagine.

Mazzini e Garibaldi – Giovine Italia

Il gastaldo, infatti, si presume essere stata vittima di una possibile ritorsione da parte di agenti asburgici, per cui viene descritto questo mondo di associazioni segrete, patriottiche e mazziniane, che si opponevano al regime austriaco, molto duro e repressivo, a cui tra l’altro è fedele il capitano di gendarmeria che conduce le indagini.

I francesi spuntavano da ogni dove. Chissà perché i letterati di lingua tedesca non riuscivano a fare breccia come i francesi. Tutti avrebbero dovuto leggere Goethe, Le affinità elettive e I Dolori del giovane Werther, rimuginò, un po’ infastidito.

Per il resto il romanzo si presenta come un classico whodunit, un giallo investigativo in cui, attraverso la scoperta di indizi via via sempre più rilevanti, si arriverà alla soluzione finale. Proprio per questa impostazione, l’opera è molto concentrata sullo sviluppo della trama e sulla risoluzione dell’indagine, e di conseguenza i personaggi non hanno una caratterizzazione psicologica molto approfondita: rimangono un po’ sullo sfondo, come se fossero delle pedine mosse dalle mani dell’autore, ma considerato il genere letterario del giallo (che fa spesso uso di personaggi simili) questo potrebbe anche non rappresentare un problema per il lettore.

Personalmente avrei apprezzato di più una cifra stilistica più ricercata ma in ogni caso, per gli appassionati dei gialli e del Risorgimento, L’ultima messa del gastaldo può rappresentare senza dubbio una lettura interessante e stimolante, che attraverso un’indagine riesce a restituire uno spaccato importante della storia del nostro Paese raccontando anche di luoghi magici, per certi versi inospitali, ma dotati sicuramente di grande fascino.

Trama

La Notte di Natale del 1843, dopo la messa di mezzanotte, a Buttrio fu assassinato Girolamo Zecchini, gastaldo del conte d’Attimis Maniago. Il Commissario distrettuale del Regno Lombardo-Veneto a?dò le indagini al capitano della gendarmeria Valerio Rotario. Furono analizzate la pista massonica, quella della vendetta passionale, ma anche della rappresaglia politica, date le frequentazioni della vittima con gli ambienti risorgimentali. Furono persino rievocate passate vicende ereticali e stregonesche. Ma il capitano Rotario disponeva di risorse intuitive, grandi riserve di logica e di una notevole dose di pragmatismo, saranno sufficienti per districare questo ginepraio?

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