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Il trono del leone – Emanuele Rizzardi

Recensione a cura di Costanza Marzucchi

Per me è un onore recensire il libro di Emanuele Rizzardi, Il trono del leone, pubblicato nel 2023, un romanzo corposo ma dalla trama estremamente agile che intreccia abilmente la storia della persona comune alla Storia con la S maiuscola. 

Ambientato nell’impero bizantino percorre un periodo storico movimentato.

Tra il VI e il VII secolo, mentre Bisanzio è alle prese con le invasioni barbare ai confini e la popolazione è oppressa dalla crisi economica, l’imperatore Eraclio I, dopo aver preso il potere uccidendo il predecessore, l’imperatore Foca, incontra una donna di nome Sofia che viene invitata a raccontare la sua storia.

Da qui ha inizio il romanzo vero e proprio, un intreccio di due trame che si incontrano e separano in varie occasioni. La prima è la vicenda personale di Sofia che lascia la comodità della sua dimora per raggiungere il confine, alla ricerca del figlio minore, trascinato al limes dal marito e finito disperso a seguito di un attacco degli Avari al loro avamposto.

Sofia non è un personaggio convenzionale. Malgrado il matrimonio agiato, proviene dai bassifondi, dai quali ha appreso la difficile arte della sopravvivenza. Si tratta di una figura femminile che si muove perennemente sul filo che separa i ceti altolocati e quelli bassi della società, mai perfettamente integrata all’interno dell’élite bizantina della quale conosce la psicologia e il comportamento che imita senza mai farli propri. Tale condizione si traduce in un rapporto complesso con il marito benestante, la cui ricchezza le impone di subire in una certa misura le scelte del consorte, a causa del divario sociale, andando anche contro i suoi desideri.

“Insomma, era bello essere la moglie di Graziano, anche se io e lui non siamo mai andati del tutto d’accordo e abbiamo avuto un rapporto più freddo di quanto si conviene.”

Sarà proprio questa soggezione a generare in lei non pochi sensi di colpa perché ha anteposto ai suoi desideri di madre la necessità di accondiscendere in tutto e per tutto alla volontà del marito nei confronti del quale nutre un costante senso d’inferiorità. Le drammatiche conseguenze di questa condotta la spingeranno ad abbandonare tutto, mossa dalla disperazione e dalla speranza di rimediare alla mancanza di coraggio che ha avuto nei confronti del figlio.

Questo è a mio parere uno dei passaggi più belli del romanzo perché è uno di quei momenti in cui la corazza di Sofia lascia intravedere la sua fragilità. Sofia è una donna che non lascia spazio alla debolezza poiché vive in un’epoca che non consente questo tipo di cedimenti. Rappresenta in tutto e per tutto la donna forte, ma in modo perfettamente integrato al contesto in cui si muove e dunque senza essere uno stereotipo.

Il viaggio la porterà a sperimentare esperienze molto dolorose ma sarà anche foriero di seconde possibilità, che la renderanno parte di vicende incredibili. Il tutto viene raccontato in prima persona, una scelta che permette al lettore d’immergersi nella storia senza alcun filtro.

In modo particolare, consente di mettere in rilievo la volontà di Sofia di cercare un senso al suo dolore, una spiegazione razionale all’ingiustizia di madre privata del figlio e del marito che trova nel governo di Bizanzio il responsabile, ammesso che esista un colpevole al dolore di cui è vittima. In fondo, è più semplice trovare un nemico esterno piuttosto che accettare che le cose sono accadute senza un perché o che, forse, avrebbero potuto essere migliori se avesse avuto meno paura di perdere quanto ottenuto fino a quel momento. Un’ipotesi terribile, alla quale persino il suo cinismo si rifiuta di credere, spingendola a soluzioni apparentemente rassicuranti e semplici…ma non tutto è quello che sembra, anche nella corrotta Bizanzio.

È qui che emerge la Storia con la S maiuscola. Emanuele Rizzardi è un fine esperto di storia e cultura bizantina…e si vede. La descrizione della capitale, della società e della successione politica degli imperatori che si avvicendano sul trono sono trattate con chiarezza e competenza. Le fonti di riferimento sono le testimonianze degli storici dell’epoca, dei documenti utilizzati dall’autore per la ricostruzione degli ambienti e delle gesta. In modo particolare, viene ripresa, con fedeltà filologica, la rappresentazione dell’imperatore Foca, una delle figure più sinistre ad aver ricoperto il ruolo di guida dell’Impero. Nel fare questo, ovviamente, l’autore accetta la natura parziale delle testimonianze, tutte posteriori e ostili ai personaggi rappresentati…ma qui l’indagine storiografica deve in qualche modo piegarsi, pena un anacronismo incompatibile con il genere storico stesso.

Pur rispettando il rigore storico, Emanuele Rizzardi non viene meno alla cura dello stile narrativo, mai appesantito dalle numerose informazioni che emergono a più riprese. I personaggi e la loro natura emergono dalla vicenda a poco a poco, mostrando le loro qualità nel corso della storia.  Molto bella è l’evoluzione della figura di Foca, un personaggio che muta radicalmente con lo scorrere dei capitoli. Inizialmente un rozzo centurione dalle manie di grandezza e pieno d’ideali, assume gradualmente tratti sempre più sinistri, ed in questo l’autore attinge a piene mani dalle fonti.

Questa raffigurazione è particolarmente incisiva ed efficace, ma non è il solo elemento a colpire di questo romanzo.

Sono le figure femminili ad avere uno spazio determinante all’interno della vicenda perché è attraverso di loro che assistiamo ad una delle più problematiche fasi dell’impero bizantino. Volendo fare uno schema potrei distinguere i personaggi femminili in due gruppi distinti. Da un lato abbiamo le donne di bassa estrazione sociale, che fungono ora da cassa di risonanza delle qualità e dei vizi dei personaggi maschili a loro legati, come è il caso di Leonzia, la sposa di Foca, una delle figure su cui l’autore ha dato sicuramente il meglio di sé. Su di lei vi sono poche informazioni ma l’autore, con abilità riesce a rappresentarla come una sorta di elemento rivelatore della natura del consorte, come sicuramente il lettore scoprirà leggendo. Si tratta di un personaggio fuori posto nel contesto in cui si muove, una nota stonata che permane per tutta la vicenda raccontata.

Agli antipodi sta invece Martina, una nobildonna bizantina, aristocratica di nascita, che lentamente svelerà la sua forza di carattere e i mille segreti che nasconde.

In una posizione intermedia si muove la protagonista che unisce la spregiudicatezza dei bassifondi alle buone intenzioni che la guidano in una ricerca disperata e dai risvolti inattesi.

Emanuele Rizzardi riesce a dare forza a questi personaggi e ad altri che chi leggerà potrà conoscere, unendo una documentazione rigorosa ad una prosa mai pesante o eccessivamente documentaristica.

La ricostruzione storica di Bizanzio è pregevole sia nella descrizione degli edifici principali, sia delle numerose divisioni sociali e contraddizioni interne dell’impero che vive un momento di profonda crisi. Su questo punto, l’autore insiste in modo particolare. L’epoca scelta da Rizzardi è ben lontana dai periodi storici di massimo splendore, spesso rappresentati nelle pellicole cinematografiche. È un’età di crisi esterna e interna. I confini sono minacciati dai barbari ed il governo imperiale è costretto a imporre tasse per coprire le spese, senza agire in alcun modo contro i soprusi e la corruzione.

“Che cosa folle e ignominiosa, gente disposta a morire non per il bene, non per la sicurezza, o per la famiglia…ma per il piacere di fare un po’di casino, incendiare botteghe, violare case, danneggiare i pochi averi di qualche disgraziato.”

Tramite le emozioni della protagonista, una donna oltremodo cinica e smaliziata, l’autore riesce a trasmettere a chi legge le capacità demagogiche di Foca il quale coglie i tormenti ed i dolori del personaggio, usandoli a suo vantaggio, facendo leva sui sentimenti materni che Sofia non può negare a se stessa. Questa scelta si rivela particolarmente azzeccata a mio parere, poiché consente di seguire con chiarezza l’ascesa dell’imperatore e spiega, descrivendo il fascino di questo personaggio mai gradevole, come sia possibile che un uomo di origini oscure, per nulla raffinato e con esperienza, riesca a salire sul trono di Bizanzio. È proprio questo l’interrogativo su cui si focalizza Il trono del leone: qual è l’imperatore giusto per l’impero romano d’Oriente?

Abbiamo fatto il possibile per costruire qualcosa, solo per vederla bruciare, chissà se questa nuova occasione potrà creare basi più durature. Il trono è ora nelle mani di un peccatore incestuoso, che ha permesso a molti bastardi di restare impuniti e ha vinto la guerra con la punta delle lance dei selvaggi. Mi rimane il dubbio se Eraclio è davvero un grande uomo, oppure è solo l’unico che siamo riusciti a trovare?

Su questa domanda Emanuele Rizzardi ha costruito un avvincente romanzo storico ma lascerò al lettore il piacere di scoprire se e quali risposte l’autore è riuscito a offrire.

Personalmente mi è piaciuto molto leggere questo libro perché soddisfa le mie esigenze di trovare una storia che sa appassionare, insieme ad una ricostruzione filologicamente fedele del contesto. Un must per i lettori duri e puri del genere storico.


PRO

  • La ricostruzione storica e aderente alle fonti unita ad un perfetto equilibrio narrativo
  • La caratterizzazione dei personaggi femminili
  • La costruzione della figura del tiranno

CONTRO

Le fonti su Foca sono ostili al personaggio perciò l’immagine di questo imperatore nel romanzo è strutturata in chiave non positiva. Il realismo si basa in questo caso sulla tipologia del materiale storiografico a disposizione dell’autore.

Trama

Anno 602. Mentre i confini dell’Impero romano d’Oriente vengono violati dai sanguinari barbari Avari e la civiltà pare sul punto di crollare, l’imperatore Maurizio tenta di ristabilire l’ordine con il pugno di ferro. In questo clima di incertezza e sofferenza, la ricca vedova Sofia viaggia verso la frontiera alla ricerca del figlio scomparso, con il cuore colmo di rimorsi. L’incontro con il centurione Phocas, soldato dai nobili ideali e dal grande senso di giustizia, cambierà per sempre le loro vite e il destino del mondo.

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