Il Medioevo Usi e costumi

Le rubriche del lunedì: Usi e costumi. Il Medioevo

La rubrica del lunedì di oggi verte sugli “Usi e costumi” e abbiamo deciso di inaugurarla col Medioevo, anche per andare in linea con la tematica della lettura condivisa.

Molti sono sorprendenti, altri si sono tramandati a noi e forse neanche lo sappiamo. Ma non vogliamo tenervi sulle spine, entriamo subito nel vivo.

Uso del cognome

Ebbene sì, fino al Medioevo il cognome non esisteva e si usava solo il nome.
Tutto cambia dopo l’anno Mille, quando si iniziano a registrare più compravendite, più centri abitati e più spostamenti di merci e, di conseguenza, di persone.

Affresco di un fornaio, mestiere da cui deriva il cognome “Fornero”

A questo punto, l’omonimia inizia a diventare un vero problema, così ai cittadini vennero assegnati dei secondi nomi, inizialmente sulla base della paternità (di Ruggiero, di Lorenzo, di Stefano, di Carlo ecc.), oppure in base al luogo di provenienza (Da Vinci, Romano, Furlàn), o ancora dal tipo di attività praticata (è il caso di cognomi come Barbieri, Fabbri); molti poi anche dai soprannomi, da una caratteristica fisica (Barbarossa, Occhipinti, ma anche Gentile, Malerba e via dicendo).

Il coperto

Passiamo a un’altra usanza di derivazione medievale: il coperto.
Risale infatti al Tardo Medioevo l’usanza di pagare un compenso per i servizi che si ricevevano a tavola. In che senso? Nell’Europa dell’epoca i “viaggiatori”, che per rifocillarsi e riposare si fermavano nelle taverne e locande lungo la strada, potevano anche consumare il loro “pasto al sacco” sulle tavole apparecchiate, utilizzando così posate e piatti messi a disposizione dal locandiere.
In cambio, pagavano qualche moneta per il servizio usufruito.

Costumi

Scarpe lunghe mezzo metro: naturalmente destinate ai nobili, e la lunghezza determinava lo stato sociale di chi le indossava. Con cosa riempivano le punte? Lana, erba e… capelli!

Vietate le righe: Il tessuto rigato era ritenuto simile al manto animale e perciò degradante, le righe erano segno del diavolo e quindi indossato solo dai reietti della società come boia, prostitute e giullari. Nel 1310 un calzolaio francese che indossò un abito a righe venne condannato a morte.
Questo spiega perché gli abiti dei detenuti sono a righe ed è proprio recuperando questo significato che il terzo reich sceglierà l’infame divisa rigata per i prigionieri dei lager.

Il tessuto di un abito denotava lo status symbol di chi lo indossava: seta e velluto per i nobili, solo lana per la borghesia.

Esisteva addirittura una “polizia della moda”, uno speciale corpo di agenti che vigilava affinché venissero rispettate le regole dell’abbigliamento al fine di limitare ostentazioni. Tra il 1281 e la fine del Medioevo, vennero introdotte ben 160 regole: 135 per le donne e solo 25 per gli uomini. Potremmo dunque dire che la discriminazione femminile è anch’essa un costume medievale?

E a proposito di donne, alcuni costumi riguardavano espressamente loro

Fronte alta: le donne si strappavano ciglia e sopracciglia per accentuare la fronte, alcune arrivavano addirittura a strapparsi persino i capelli all’attaccatura pur di sfoggiare un viso più ovale e glabro.
Ci fu addirittura chi, come Agnès Sorel, la favorita del re di francia Carlo VII, che arrivò a rasarsi sopracciglia, e sfidò la morale presentandosi a corte con un seno scoperto (era anche solita indossare parrucche con finti chignon).

Ritratto di Agnès Sorel eseguito su ispirazione del dittico di Melun di Jean Fouquet

Pupille dilatate: ebbene sì, in Italia, nel cosiddetto secolo buio, le pupille dilatate erano sinonimo di eccitazione, e per sembrare sempre eccitate le donne usavano il succo di belladonna. Una pratica malsana in virtù della quale si rischiavano allucinazione e cecità permanente.

Moltissimo altro ci sarebbe da raccontare sugli usi e costumi del Medioevo, ma come inizio può andare, no?
Vi piace questa rubrica? Conoscete altri usi e costumi del Medioevo? Scrivetecelo nei commenti

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