Araldica Viaggio nella storia

Le rubriche del lunedì: araldica – I simboli della città di Bologna

lo stemma

In terminologia araldica, lo stemma di Bologna si descrive come: “Scudo ovato inquartato: nel 1° e 4° d’argento alla croce di rosso, capo d’Angiò, nel 2° e 3° d’azzurro al motto ‘Libertas’ in lettere d’oro ordinate in banda. Cimato da una testa di leone posta in fronte“.

Lo stemma è uno scudo ovale diviso in quattro parti (inquadrato), due contengono una croce rossa su sfondo bianco sovrastata dai gigli angioini (capo d’Angiò) e due hanno la scritta in oro “Libertas” obliquamente in lettere d’oro su sfondo azzurro. Sopra tutto vi è una testa di leone posta di fronte.

Lo stemma della città di Bologna presenta ancora oggi alcuni aspetti sui quali è stato possibile fare solo delle ipotesi prendendo notizie non del tutto avvalorate da documentazioni.

Il più antico di questi simboli è la croce rossa su argento che fu la prima insegna del Comune di Bologna.  L’immagine della croce nelle insegne era comunemente usata all’epoca delle Crociate e gli studiosi di araldica preferirono collegarla alle imprese militari per la liberazione del Santo Sepolcro. Cherubino Ghirardacci, storico vissuto nel Cinquecento, nella sua Historia di Bologna ipotizzò, basandosi su documenti però scomparsi, che la croce rossa sarebbe derivata dalla partecipazione di contingenti bolognesi alla prima Crociata indetta dal Pontefice Urbano II. Fra questi Lodovico Bianchetti, il quale, rimasto in Terrasanta con il re Goffredo, affidò a Tartaro Tencarari la bandiera recante la croce rossa in campo bianco con cui si identificavano i crociati bolognesi, affinché la consegnasse al Magistrato di Bologna che la adottò come pubblica insegna della città. Ipotesi tuttavia non attestata da altre fonti certe.

La congettura più probabile, è che già prima della formazione del Comune lo stemma fosse un simbolo distintivo dei contingenti bolognesi negli eserciti feudali. Alla fine del Duecento dopo i conflitti tra ghibellini e guelfi lo scudo venne sormontato dai gigli del “capo d’Angiò”. Pertanto, dall’ultimo quarto del XIII secolo e per tre quarti del Trecento lo stemma della guelfa Bologna era costituito dalla Croce Rossa su campo d’argento col “capo” dei gigli degli Angiò.

La banda obliqua con la scritta Libertas venne aggiunta nella seconda metà del 1376 quando i bolognesi si ribellarono al vicario pontificio costringendolo ad abbandonare la città e ricevendo dagli alleati fiorentini oltre ad un cospicuo contingente militare, uno stendardo azzurro su cui era ricamato il motto Libertas che, di conseguenza, come simbolo del popolo si sarebbe affiancato alla croce, tradizionale simbolo del Comune.

Lo stemma per alcuni decenni venne rappresentato da due scudi distinti affiancati tra loro: quello della croce rossa in campo bianco sormontata dai gigli a destra, quello azzurro con la scritta obliqua Libertas a sinistra – finché a metà del Quattrocento i due simboli si unirono nelle stesso scudo.

 A differenza di altre città, lo stemma di Bologna non era ornato da una corona, ma da una testa di leone; ciò deriva molto probabilmente dal dono ricevuto dal Comune di Bologna, nel 1293, di un leone da parte del marchese Obizzo d’Este. Come è pur valida l’ipotesi che a seguito della rivolta popolare del 1376 comparve nelle monete coniate in quell’anno un leone rampante che tiene tra le zampe anteriori una bandiera crociata. Solo dal XVI secolo la testa di leone fu posta sulla cima dello stemma del Comune.

Sul balcone sopra il portale del Palazzo comunale, ai piedi della statua di papa Gregorio XIII, è posto uno stemma in arenaria del Comune di Bologna, che sostituisce le insegne papali abbattute dal popolo bolognese nel lontano 1859.

la bandiera

La bandiera di Bologna presenta uno sfondo bianco con una croce rossa al centro; la croce è il simbolo conosciuto come “croce di San Giorgio” che si estende fino ai bordi della bandiera formando così la croce  di origini Genovesi, ed è strettamente associato alla storia e alla tradizione della città. La sua origine può essere fatta risalire a secoli fa, quando Bologna era una delle più potenti città-stato dell’Italia medievale.

I colori della bandiera di Bologna sono il rosso e il bianco. Il rosso rappresenta la passione, la determinazione e l’energia del popolo bolognese. Il bianco, invece, simboleggia la purezza, l’innocenza e la pace.

La croce bianca al centro della bandiera è la croce di San Giorgio, che ricorda la vittoria del santo contro il drago, diventando così un simbolo di forza, coraggio e protezione. La presenza della croce di San Giorgio sulla bandiera di Bologna riflette l’importanza della fede e la devozione del popolo bolognese.

Al centro della bandiera viene raffigurato lo stemma della città.

il gonfalone

Il “gonfalóne” anticamente era lo stendardo del Comune medievale e, genericamente, il vessillo militare e delle varie insegne di magistrati cittadini, di corporazioni civili o di compagnie religiose.

“Lo stendardo era costituito da un drappo rettangolare di seta rossa, ricamato a rameggi di quercia e alloro verde-argentei, contornato da una bordura d’argento ornata da motivi geometrici d’oro, terminante in basso con cinque bandoni pendenti da una fascia, tutto di seta azzurra ricamata con rameggi d’argento, ciascuno affiancato da due cordono reggenti fiocchi, degli stessi smalti”.

le torri

Le torri di Bologna, strutture con funzione sia militare sia gentilizia di origine medievale, sono uno dei tratti più caratteristici della città.

Delle torri presenti in antichità oggi se ne sono salvate ventiquattro. Fra le torri superstiti si possono citare la Torre Azzoguidi, detta Altabella (61 metri di altezza), la Torre Prendiparte, detta Coronata (59,50 m), le torri Scappi (39 m), Uguzzoni (32 m), Torre degli Oseletti (31 m), Guidozagni, Galluzzi e le note “due torri” Asinelli (98 m) e Garisenda (48 m).

Le ragioni per cui vennero innalzate tante torri non sono ancora chiare, ma si pensa che le famiglie più ricche, nel periodo di lotta per le investiture filo-imperiali e filo-papali, le utilizzassero come strumento di offesa e/o di difesa e come simbolo di potere.

Una destinazione prevalentemente abitativa (ma allo stesso tempo difensiva) ebbero invece le cosiddette case-torri, di altezza mediamente più ridotta, dotate di più aperture, di una pianta spesso rettangolare e di mura meno spesse.

Oltre alle torri e alle case-torri, sono ancora visibili alcuni “torresotti”, fortificazioni innalzate in corrispondenza delle porte della seconda cerchia di mura del XII secolo (mura dei Torresotti o del Mille), che fu quasi completamente abbattuta.

Nel corso del XIII secolo molte torri furono mozzate o demolite, altre crollarono. In epoche successive furono utilizzate in diversi modi: carceri, torri civiche, negozi, abitazioni. Le ultime demolizioni avvennero nel XX secolo insieme alla cerchia di mura del XIV secolo, secondo un ambizioso e – con gli occhi di oggi – sciagurato piano di ristrutturazione urbanistica (le torri Artenisi e Riccadonna, che sorgevano nel Mercato di Mezzo nei pressi dell’Asinelli e della Garisenda, furono abbattute nel 1919, in precedenza (1918) era stata abbattuta la Conforti).

i portici

portici di Bologna rappresentano un importante patrimonio architettonico e culturale per la città e ne sono simbolo insieme alle numerose torri. Non esiste al mondo un’altra città che abbia tanti portici quanto Bologna: tutti insieme i porticati misurano in lunghezza quasi 40 chilometri solo nel centro storico, che raggiungono i 62 km contando quelli fuoriporta.

Per via della loro rilevanza artistico-culturale, dal 2021 una parte dei portici bolognesi è un bene culturale patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

I portici di Bologna nacquero in maniera pressoché spontanea, probabilmente nell’alto medioevo, come una proiezione (all’inizio abusiva) di edifici privati su suolo pubblico allo scopo di aumentare gli spazi abitativi. La prima testimonianza storica risale già all’anno 1041. In un primo periodo si aumentò la cubatura delle case ampliando i piani superiori con la creazione di sporti in legno sorretti dal prolungamento delle travi portanti del solaio e, in caso di forte sporgenza, da mensole dette “beccadelli”. Con il tempo gli sporti aumentarono in grandezza e fu necessario costruire colonne di sostegno dal basso perché non crollassero, venendo così a creare i portici.

I portici offrivano riparo dalle intemperie e dal sole, permettendo di percorrere le strade con qualsiasi condizione atmosferica. Inoltre, costituivano anche mezzo per l’espansione di attività commerciali e artigiane, e rendevano meglio abitabili i pianterreni, isolandoli dalla sporcizia e dai liquami delle strade.

Nei secoli successivi il successo dei portici fu determinato dalla necessità di far fronte al forte incremento della popolazione dovuto all’arrivo di studenti e dotti presso l’Università di Bologna, ma anche alla immigrazione dal contado. La massiccia espansione dei portici si ebbe a partire dal 1288, quando un bando del Comune stabiliva che tutte le nuove case dovessero essere costruite con il portico, mentre quelle già esistenti che ne fossero prive fossero tenute ad aggiungerlo, lasciando al proprietario l’onere del mantenimento, ma garantendo al Comune l’uso pubblico del suolo. Il bando specificava che questi dovevano essere alti almeno 7 piedi bolognesi (2,66 metri) e larghi altrettanto, per permettere il transito di un uomo a cavallo. Queste direttive non furono però rispettate nelle zone più povere, in cui i portici venivano costruiti con altezze decisamente inferiori. Gli statuti del 1352 imposero un’altezza e una profondità di 10 piedi (3,60 metri) per i nuovi edifici.

Fonti

https://it.wikipedia.org/wiki/Torri_di_Bologna

https://it.wikipedia.org/wiki/Stemma_di_Bologna

https://it.wikipedia.org/wiki/Bologna

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