Narrativa recensioni

L’impavida. La vita ribelle di Cia Ordelaffi, la donna che sfidò il papa – Rita Coruzzi

Recensione a cura di Mara Altomare

“Che strana creatura sei tu! Chissà come verrai ricordata nella storia!”

Marzia Ubaldini, o meglio Cia, o meglio ancora “L’impavida”: conoscerla, attraverso questo romanzo storico, è un dono, che sarebbe bello condividere con i nostri adolescenti… potrebbe essere un esperimento interessante proporre questo libro nel mondo della scuola, far conoscere “l’Impavida” ai ragazzi e alle ragazze di oggi, e non tenercela stretta solo per noi lettori “adulti”. L’Impavida ha molto da dire ai più giovani e affiderei a questo libro dei messaggi per loro… soprattutto grazie al suo stile, che non è uno stile qualunque: è scorrevole, veloce e di facile presa sul lettore; leggero e immediato, con un linguaggio ricco, ma mai aulico, una narrazione semplice, ma non banale, e intensa nelle pagine di descrizione dei protagonisti; accurata nella ricostruzione storica, efficace nell’esposizione delle tecniche della guerra, e mai con pretese da manuale.

Quando il romanzo ha inizio, la protagonista, la bellissima Marzia Ubaldini, ha 16 anni, ed è pronta, a malincuore, a lasciare la sua famiglia d’origine per trasferirsi a Forlì, dove sposerà Francesco degli Ordelaffi; un’unione combinata, come da schemi noti del periodo storico che Marzia vive, siamo nel 1334; eppure questo matrimonio non è esempio solo di interessi e strategie, è un matrimonio che ci racconta una vera storia d’amore, quella tra Marzia e Francesco, che durante il romanzo, in una vita vissuta insieme, attraversa momenti di idillio e periodi di forte crisi, alternando la passione ai dubbi, la tenerezza alla furia, la gioia della famiglia felice e dei figli e lo sconvolgimento della stessa famiglia nella tragedia; ci restituisce una visione dell’amore autentica e possibile anche oggi, con due protagonisti molto moderni.

Una donna, Marzia, che non si accontenta di essere solo moglie e madre, ma vuole emergere anche per le sue qualità di guerriera; e vuole farlo stando né un passo avanti, né uno indietro al marito, vuole farlo accanto a lui, con orgoglio e determinazione.

Un uomo, Francesco, che a dispetto dell’epoca storica che vive, è in grado di riconoscere ed apprezzare le qualità della moglie, e che, nonostante gli scivoloni e una natura comunque maschilista, vedrà sempre la sua donna come il faro e il punto fermo della sua vita, sapendosi anche mettere in disparte, con dolore, nei momenti di crisi.

Marzia e Francesco Ordelaffi sono personaggi realmente esisititi: signori delle città di Forlì e Cesena, si distinsero particolarmente nel portare avanti gli ideali ghibellini contro le pretese espansionistiche del papato, esperienza che costò a Francesco ben tre scomuniche; il romanzo è completamente immerso nel gioco degli equilibri politici italiani e internazionali, pagine di storia accuratamente documentate, ambientate in un panorama che dalle città italiane si allarga fino al papato di Avignone e ai confini dell’Impero e della Francia; eventi determinanti per i nostri protagonisti ed esposti con padronanza senza che la lettura risulti pesante o nozionistica.

Un intreccio di personaggi storici che con sorpresa ci regala anche un cameo di Messer Boccaccio, il quale avrebbe narrato, nei versi del “Faunus”, la storia di una donna e di suo marito ispirati proprio a Cia e Francesco…

“Avrebbe cantato di quelle due persone, di quei due spiriti liberi, indomabili eppur così in sintonia fra loro, che sfidavano non solo il vento, ma il loro tempo, uniti in modo tanto indissolubile quanto invisibile ai loro stessi occhi”

Affascinante il loro rapporto, la sincerità delle loro parole, le lettere d’amore, la loro potenza che diventa distruzione, quando le prove della vita li mettono a confronto con la disgrazia. 

Lo stemma degli Ordelaffi

È un romanzo che parla di amicizia, quella tra Marzia e Mentuccia, la serva fedele, nonché migliore amica, da sempre e per sempre. Con lei Marzia si confida, si apre, piange, ed è lei, Mentuccia, a sostenere Marzia nei momenti più critici e ad assumersi il rischio di rivelare all’amica verità scomode, in nome della lealtà. Due bambine, poi donne, che vivono l’una a fianco all’altra gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza fino al diventare adulte insieme, condividendo anche il dolore e le difficoltà, sostenendosi con le parole e con gli sguardi.

È un romanzo che parla di rapporto tra genitori e figli: di maternità e protezione, di ricerca di sostegno e approvazione… parla della difficoltà dei giovani nel sostenere le aspettative del mondo adulto e della fatica dei genitori nell’essere una guida coerente e costante; di quella voglia di insegnare ai propri figli ad essere coraggiosi, “impavidi”, senza vergognarsi di avere paura, perché la paura è un sentimento che può appartenere a tutti e si può affrontare.

“Sapete cosa vuol dire impavido, figli miei? – I bambini lo guardavano incantati, aspettando che proseguisse a bocca aperta – Impavido vuol dire essere coraggiosi fino all’inverosimile, tentando imprese impossibili, ma non significa non avere paura. Io durante le battaglie ho paura, paura di perdere molti dei miei uomini, di essere ucciso, di non tornare da voi e di non vedervi mai più”

È un romanzo che parla di guerra e ancora di più di fiducia tradita, di inganno e raggiro, di manipolazione, di vendetta. Lo stato pontificio vuole restaurare il suo dominio sulle terre di Marche ed Emilia, che Cia e Francesco difenderanno a oltranza. Ed è un conflitto che non esclude colpi e si manifesta con gli atti più violenti, investe e sconvolge il destino della famiglia Ordelaffi, porta la guerra in casa e mette a dura prova l’onore e l’amore dei due protagonisti.

“I loro errori pesavano su di loro come macigni ed era più facile evitarsi che incontrarsi”.

Ogni momento, ogni pensiero, ogni scelta, è raccontato con pagine di grande introspezione e qui sta la profondità dei personaggi e l’esempio a cui in tutte le epoche e a tutte le età i lettori possono riferirsi, il continuo mettersi in discussione, scavare dentro sé stessi alla ricerca della scelta giusta, combattuti tra il principio morale e il bene comune. La nostra impavida, oltre alla sua storia di coraggio e modernità, di esempio e avanguardia, di testimonianza della forza e del valore delle donne, ci lascia un grande messaggio, perché non è un’eroina invincibile: è una donna che cade in battaglia e nella vita, che è anche spaventata e ferita, che a volte chiede solo di poter piangere, ma che dimostra di saper risorgere dalle proprie ceneri. Ed è così che possiamo ammirarla e ricordarla, nelle parole della sua grande amica Mentuccia:

“Io vi ho sempre considerato una creatura particolare, per me siete simile a una fenice. Ora è il vostro momento, risorgete dalle ceneri, rigeneratevi! E’ il modo migliore per espiare i peccati di cui credete di essere colpevole”


pro

Fa conoscere una donna di forte impatto e carisma che merita di essere scoperta o riscoperta, in un contesto storico precisamente documentato

contro

Le riflessioni personali e introspettive dei protagonisti a volte possono rallentare la trama 

Trama

È il 1334 quando la giovane e bellissima Marzia degli Ubaldini, detta Cia, sposa Francesco degli Ordelaffi, signore di Forlì e di Cesena. E con quel matrimonio sancisce l’abbandono a tutto ciò che è stata la sua vita fino a quel momento. È sempre stata un’abile cavallerizza, amante più dei giochi d’armi che del ricamo e della pittura, ma più come fossero uno svago, un divertimento. Accanto al marito, invece, dovrà affrontare prove durissime, inganni e tradimenti, sconfitte, a cui però non si piegherà mai. Quando papa Innocenzo VI, da Avignone, decide che è giunto il momento di restaurare lo Stato Pontificio e di rimpossessarsi delle terre di Emilia e Marca, Cia e Francesco non abbassano la testa: quella è la loro terra e, se il Pontefice la vuole, dovrà prenderla col ferro e con il fuoco. Per contrastare le truppe inviate da Roma, i due sono costretti a separarsi e a difendere ognuno una città: lui resta a Forlì, il feudo di maggior prestigio, mentre lei, sola, insieme ai figli e a uno sparuto manipolo di soldati, si chiude nella Rocca di Cesena in attesa della battaglia. Sarà un assedio terribile, con una popolazione stremata che alla fine cederà alle lusinghe dei guelfi, ribellandosi alla sua signora in nome del Papa, ma Cia non lascerà mai il posto nelle prime linee, accanto ai suoi soldati neanche quando la sua vita sarà in pericolo. Dopo Matilde di Canossa ed Eleonora di Arborea, Rita Coruzzi riporta in vita una donna straordinaria e impavida, un personaggio storico femminile modernissimo da riscoprire.

Che ne pensi di questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.