Curiosità Viaggio nella storia

Sai perché l’Amaro Montenegro si chiama così?

Abbiamo affrontato i bagordi delle feste, la ripresa del lavoro e della scuola, e forse dobbiamo ancora digerire bene entrambe le cose.
Certo, non è l’orario più adatto per un amaro, ma per la Storia è sempre il tempo giusto.
Oggi conciliamo Storia e… digestione. Vi portiamo nel dietro le quinte dell’Amaro Montenegro: sapete perché si chiama così? E sapete che prima si chiamava “elisir di lunga vita”?
Qualunque sia la risposta, siamo certi che questa curiosità vi appassionerà!

L’Amaro Montenegro è uno degli amari più famosi e consumati, un prodotto creato in Italia ed esportato in tutto il mondo. Creato nel lontano fine 800 da un giovane bolognese, Stanislao Cobianchi.
Secondogenito di una nobile famiglia, per lui c’era preparata la carriera ecclesiastica dalla quale fuggì a gambe levate emigrando nel Montenegro – e no, non è per questo che il liquore digestivo ha quel nome, non siate frettolosi. Qui assaggiò il karik, un liquore locale a base di erbe, e ne rimase ammaliato.
Tornato in Italia, si trasferì in Piemonte dove iniziò a lavorare in alcune distillerie, come quella dei “Cillario-Gancia” e come erborista, rivelando ottime doti in questa arte così come in quella di alchimia.
Nel 1885 tornò a Bologna e completò la sua ricetta e fonda la “Cobianchi Stanislao Distilleria a vapore”.

Nacque così l’ “Elisir Lungavita”: una miscela di sette soluzioni alcoliche differenti, estratte da quaranta fra spezie, frutta esotica, frutta essiccata, radici, semi, cortecce, scorze d’agrumi, rizomi, fiori e legni pregiati, provenienti dai quattro angoli del mondo.
Sette, il numero perfetto, come le Virtù; sette, come le Meraviglie ma più di tutto, sette, come i metalli simbolici della trasmutazione alchemica.
Fu lui stesso a scrivere la ricetta con ingredienti e relative dosi, e la preparazione passo passo, compresa maturazione e miscelazione. Ancora oggi la ricetta è tenuta segreta, ben sigillata in una cassaforte, e lì ancora si trova.
Lo stesso Stanislao disegnò anche l’iconica bottiglia, e del tutto ex novo: una bottiglia che vuole richiamare l’ampolla di una pozione alchemica.

Quand’è che è diventato Amaro Montenegro?
Nel corso di undici anni successivi alla sua nascita.
Nel Palazzo Reale di Torino, la Regina Margherita, sta mettendo a punto un matrimonio per l’unico figlio, futuro Re: Vittorio Emanuele III.
Per lui fu scelta Jelena Petrović-Njegoš, conosciuta ai più come Elena del Montenegro – sì, la stessa che ha dato i natali al detto “fare le nozze coi fichi secchi, ricordate? -, figlia di Re Nicola I, che in soli cinque mesi, passò da sconosciuta a Regina d’Italia.
Una unione piuttosto… corroborante: lui non proprio di aitante levatura (1,53 mt di altezza) lei un “donnone” di 1,80 m, una altezza ragguardevole per l’epoca.
Non è dato sapere se la scelta fu fatta appositamente per sconvolgere i difetti genetici e l’emofilia serpeggianti nella genia sabauda, e donare all’Italia un erede forte e sano.
Di sicuro, si può pensare a un matrimonio come un corroborante tonico. E forse è per questo che Stanislao decise di dedicarglielo? Può darsi.
Di sicuro sappiamo che nel 1896, anno del matrimonio realedecide di dedicare alla Principessa la sua più preziosa creatura, chiamandolo Amaro Montenegro.

L’Amaro Montenegro il “liquore delle Virtudi”.
L’Amaro Montenegro inizia a essere esportato e alle Esposizioni Universali di Parigi, Bruxelles e Torino fa incetta di premi e medaglie. Ma la sua notorietà ha una ulteriore sferzata grazie a Gabriele D’Annunzio.
Nel 1921, infatti, Cobianchi decide di omaggiare alcune bottiglie del suo “Elisir” al Vate d’Italia il quale, pur essendo notoriamente (almeno ufficialmente) pressoché astemio con i suoi geniali claim pubblicitari aveva già fatto la fortuna di liquori italiani quali l’Aurum, il Select e l’Amaretto di Saronno.

D’Annunzio scrisse, di proprio pugno, una lettera di ringraziamento a Cobianchi, nella quale riporta che “i suoi amici ed i suoi Legionari hanno trovato in quel liquore tutte le delizie“, e lo definisce “Liquore delle Virtudi”.
Stanislao non si lascia scappare l’occasione, e la d’annunziana citazione, con tanto di firma in calce, finisce su tutte le pubblicità dell’Amaro Montenegro, decretandone il successo.

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