Recensione a cura di Matilde Titone
Leggo che questo romanzo è il primo di una saga, la Saga dei vizi capitali, fino a oggi unico testo, ne seguiranno altri. I vizi sono sette: gola, lussuria, avarizia, ira, tristezza, accidia, vanagloria, superbia. Nel primo romanzo è di scena la lussuria come principale interprete, ma non mancano la vanagloria e la superbia, nonché l’ira.
“E fu così che ebbe inizio il pontificato di un papa venale, che avrebbe regnato insieme a un politico corrotto, il conte Teofilatto I. Al loro fianco c’erano la moglie del nobile e la sua figlia più giovane, due donne che sarebbero diventate le meretrici più potenti di Roma. Quel giorno fummo gettati nell’oscurità. E la nostra discesa agli inferi era appena cominciata.”
Lo definirei un testo interessante per il periodo storico narrato, il cosiddetto “seculum obscurum” nella storia della Chiesa. Al momento in cui la storia comincia si erano appena susseguiti cinque papi diversi negli ultimi sette anni, vengono tenuti due processi post mortem a due papi, Formoso e Stefano V, sul trono papale si insedia Sergio II, uomo dagli appetiti smodati: sia di potere che sessuali.
“Per tanti anni Roma aveva assistito con rassegnazione a un carosello di pontefici e la gente era perfino arrivata a scherzare dicendo che alla fine i forzieri papali sarebbero stati svuotati a causa delle spese funebri e del prezzo dei ceri accesi attorno alle salme da compiangere.”
Il periodo è contrassegnato a Roma dalla potente famiglia dei Tuscolani e in particolare dalle donne che ne facevano parte, le quali ressero il potere utilizzando le loro beltà ma anche la loro intelligenza intuitiva e manipolativa per accrescere la fortuna e il potere della famiglia. Teodora moglie di Teofilatto è la sua consigliera, il marito ascolta le sue proposte e ne tiene conto, sa di avere accanto una donna intelligente e astuta, le perdona pertanto le intemperanze sessuali con altri uomini. La coppia ha due figlie, la maggiore in realtà si chiama Teodora ma forse per distinguerla dalla madre prende il nome di Tullia, molto bella e molto saggia, la seconda Maria detta Marozia, molto bella ma anche dissoluta, pare come sua madre. Le due donne furono in grado di muovere e smuovere i fili della curia papale, grazie a un sapiente gioco di seduzioni , inganni e congiure.
L’autrice, il cui lavoro bibliografico è notevole e costruito su ottimi testi come E. Gibson “Declino e Caduta dell’Impero Romano”, ha seguito la tradizione legata a Liutprando di Cremona Vescovo che nel suo libro Antapodosis descrive Teodora e Marozia come donne di facili costumi che condizionarono la storia di Roma dell’epoca.
Secondo Liutprando Marozia, seguendo le orme della madre, a soli 15 anni avrebbe avuto una relazione con papa Sergio III. Da lui avrebbe avuto un figlio di nome Giovanni, successivamente assurto al soglio pontificio con il nome di Giovanni XI.
“Una sfacciata puttana… che esercitò il suo potere nella città di Roma peggio di un uomo! “Così scrive Liutprando di Teodora la madre di Marozia.
Tutto ciò non è storicamente veritiero in modo assoluto e non è affatto accertato e forse non è stato così, c’è una vasta critica storiografica in proposito, ma la tradizione popolare vuole che Teodora, prima, e sua figlia Marozia, poi, siano state donne crudeli e dissolute.
“…e uccidevano per profitto, ricompensando gli amanti che riuscivano a entrare nelle loro grazie con la corona papale. E a mano a mano che il loro potere cresceva, le loro conquiste si spostavano dalla camera da letto ai campi di battaglia, dove portavano avanti il famigerato e sacrilego regno delle due puttane di Roma”.
Il libro è strutturato in 5 libri, introdotti ciascuno da una voce narrante, sempre la stessa, testimone dei fatti di quell’epoca. Si snoda per 49 capitoli, intrecciando tante storie parallele, che si svolgono tra Roma, Tuscolo e Costantinopoli. Si affacciano di volta in volta personaggi inquietanti: Mamerco, il vichingo, Sirio, la bestia umana, Samosas, l’eunuco, Suor Felicita, tanto bella quanto enigmatica, Quinto, l’erudito zio di Teodora, si avviluppano vicende terrificanti e sorprendenti. E’ un thriller storico che potrebbe diventare una serie televisiva, un film o una fiction per i colpi di scena, l’intreccio, il procedere della narrazione a passi di gambero, un po’ indietro un po’ avanti, in luoghi distanti ma tanto vicini.
La descrizione è potente, si entra nei luoghi, si vedono, si respira l’aria che forse si respirava nell’epoca dei fatti, si sente l’odore del sangue versato dalla cattiveria priva di pietas dei potenti di quel momento.
Di sottofondo c’è una Roma povera, disperata, putrescente, abitata da una pletora di indigenti senza fissa dimora, una popolazione terrorizzata dai potenti, soggetta a epidemie ricorrenti. I terremoti e le frequenti esondazioni del Tevere avevano trasformato Roma in una città cadente.
I disordini nei territori dell’Italia centrale andavano avanti da decenni e la violenza era scatenata dalle famiglie nobili rivali, che si contendevano il controllo della città e le nomine papali.
“Passando davanti all’antica gloria del Laterano, la gente camminava tra i resti dei templi crollati e mai ricostruiti, scavalcando pile di letame e le carcasse buttate in strada per i cani dai macellai.”
I dialoghi sono a volte molto coinvolgenti, a volte troppo retorici con uno sfoggio di erudizione un po’ noiosa, citazioni latine in sovrabbondanza, Cicerone il più citato.
pro
è un periodo storico poco studiato, secondo me, ma interessante per meglio comprendere come la Riforma di Lutero avesse radici profonde nella storia della Chiesa, come affondasse le sue critiche in un lungo periodo di corruzione ecclesiastica e nefandezze prodotte dall’avidità della Curia romana. E’ di interesse anche la ricostruzione dei personaggi femminili che, se veritieri, meritano un approfondimento, non per le capacità seduttive quanto per le intuizioni argute di donne che al potere potevano arrivarci solo con i metodi di cui disponevano. Nonostante l’argomento sia di facile caduta, non si perde mai nella volgarità.
contro
io non ho amato questo libro e volevo ad un certo punto lasciarlo, non sono un critico letterario e sinceramente ho difficoltà a criticare in senso negativo, ma la mia impressione è quella di avere di fronte una sceneggiatura di una serie Netflix, cioè scritto proprio per diventare una fiction. A tratti è troppo ridondante, e, sempre a mio parere, esagera in alcune descrizioni di orribili atti commessi ai danni dei condannati, come esagera in delle discussioni che rischiano di diventare pedisseque e … posso dirlo ? anche noiose, nell’eccessivo sfoggio di erudizione.
TRAMA
Negli annali che raccontano la storia della Chiesa, il periodo che va dall’inizio alla metà del X secolo è chiamato saeculum obscurum, ovvero l’era oscura. Un periodo in cui il papato, e con esso tutta Roma, è stato in mano alla potente famiglia dei Tuscolani, e in particolare alle donne che ne facevano parte, che ressero il potere con crudele egoismo e sconfinata dissolutezza. Teodora, moglie del senatore di Roma Teofilatto, e sua figlia Marozia, furono in grado di muovere da sole i fili della curia papale, grazie a un sapiente gioco di seduzioni, inganni e congiure. Marozia, in particolare, a soli quindici anni, fu concubina di papa Sergio III, e da lui ebbe un figlio che in futuro sarebbe anch’esso diventato papa. L’incredibile racconto di come una singola famiglia riuscì a insinuarsi nel cuore stesso del potere romano e a trasformare il Laterano in un nido di lussuria e di congiure.