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Review Party: Dante Enigma di Matteo Strukul

Recensione a cura di Roberto Orsi

“Sarai un poeta guerriero. Costretto dall’odio e dai rancori della tua città a impugnare la penna e la spada insieme, a scrivere con l’inchiostro e con il sangue la storia delle umane genti.”

“Dante Enigma” è in tutte le librerie da Lunedi 3 maggio e oggi Thriller Storici e Dintorni partecipa al Review Party organizzato da Newton Compton Editori per il lancio di questo nuovo titolo targato Matteo Strukul.

Che periodo meraviglioso il medioevo italiano. Proprio così, meraviglioso. Uso questo termine, che potrebbe sembrare altisonante per un’era storica che è spesso considerata difficile e crudele sotto diversi punti di vista. Tralasciando per il momento la famosa e imperitura discussione sui “Secoli bui della nostra Storia”, mi soffermo sulla presenza di innumerevoli personaggi dal grande carisma, una sopraffina intelligenza politica e strategica, condottieri valorosi affiancati da artisti incredibili come Giotto o Cimabue.

È l’età dei comuni e delle signorie, che soprattutto nel centro Italia si davano battaglia per l’egemonia territoriale. È il periodo dei Guido da Montefeltro e degli Ugolino Della Gherardesca, dei Ruggieri degli Ubaldini e dei Guglielmo de’ Pazzi di Valdarno. È il tempo dei Guelfi e dei Ghibellini, e successivamente dei Guelfi Bianchi e dei Guelfi Neri.

Non si può dire che sia stato un periodo tranquillo. Le guerre devastavano, gli eserciti razziavano uccidendo anche poveri innocenti.

Il romanzo di Matteo Strukul si apre nell’estate del 1288, alle porte della Battaglia di Campaldino, che gioca da fulcro centrale negli avvenimenti storici raccontati.

“Sapeva che Corso Donati bramava la guerra. E con lui tutta Firenze. Arezzo si era fatta troppo spavalda. Arezzo, prostituta dell’imperatore, ghibellina, aveva provocato Firenze in ogni modo.”

Firenze e Arezzo, come principali antagoniste. Da una parte la guelfa Firenze, capeggiata da personaggi come Corso Donati e nobili banchieri come Vieri e Carbone de’ Cerchi, dall’altra la ghibellina Arezzo nelle mani del vescovo Guglielmino degli Ubertini spalleggiato dal condottiero Buonconte da Montefeltro, figlio di Guido.

Intorno a loro un satellite di altre città, per una fazione o per l’altra: Pisa, Siena, Lucca, Pistoia. E l’influenza di Carlo II d’Angiò, detto lo Zoppo, deciso a scendere in Italia per rivendicare il trono di Sicilia.

Il romanzo è costellato di tanti personaggi, di alleanze, assedi e battaglie, in un contesto mutevole che l’autore è capace di raccontare senza appesantire la narrazione.

In tutto questo si inserisce Dante Alighieri. Un giovane Dante Alighieri, di fede guelfa, vicino alla famiglia di Vieri de’ Cerchi che lo arruola nell’esercito pronto a sfidare gli aretini.

Un animo tormentato quello del giovane Alighieri, ancora lungi dal diventare il Sommo Poeta che tutti conosciamo da sempre. Sposato con Gemma Donati in una Firenze di cui Strukul ci mostra la parte più complicata. Ma l’amore, quello autentico, quello che celebrerà nelle sue opere, è per Beatrice Portinari. Presenza sfuggente all’interno del romanzo, più volte citata e immaginata nei sogni di Dante, ma mai realmente presente. Una presenza effimera ma totalizzante.

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Mentre le vicende storiche procedono verso l’epilogo che porterà alla battaglia finale tra le fazioni in campo, nel cuore di Dante il tumulto è forte. Sposato con Gemma Donati ma con il cuore colmo d’amore per Beatrice Portinari.

“Si sentiva imprigionato. Era un uomo in catene: incapace di vivere appieno il proprio sentimento. Sentiva che il suo amore per Beatrice si faceva ogni giorno più forte, più violento, perfino intollerabile. E anche quando le sue nozze con Gemma Donati avevano ridotto quella basilica della passione a un mero ammasso di lacerti, egli ne aveva cullato il rogo fumante fra le proprie braccia.”

La guerra e il suo orrore mostrano il volto infernale della realtà umana. Quell’inferno in terra che Dante anni dopo vergherà su pagine e pagine, lasciandoci un’opera grandiosa, sintesi di un’epoca, delle sue pulsioni e forti contraddizioni.

È in questo periodo che si forma la conoscenza del mondo di Dante, è la partecipazione alla guerra come feditore di fede guelfa che lo mette di fronte alla tragicità degli eventi, alla caducità dell’essenza e dell’essere umano.

L’amore per Firenze, per le sue strade, le botteghe e le sue arti, falcidiata però da una bramosia di potere che la potrebbe portare alla rovina. Troppe le fazioni in gioco.

“Firenze mi appare ormai un imbuto infernale, colmo di dannati, una parodia della città che era, sbranata dalle fazioni oggi più che mai. Essa è sull’orlo di un’apocalisse che avanza e che presto sommergerà tutti noi come i flutti burrascosi del mare oltre le Colonne d’Ercole.”

Poeta guerriero. Questa l’immagine di Dante che abbiamo tra le pagine del romanzo, figura emblematica del tempo, amante della bellezza, della poesia e della conoscenza. Costretto a partecipare ad azioni di battaglia che se pur lo inorgogliscono, allo stesso tempo lo distruggono nell’animo, per la sofferenza gratuita perpetrata ai danni di tanti esseri umani. 

“Solo l’orrore poteva davvero aprirgli gli occhi”.

Ed è proprio l’orrore della guerra che, se da una parte sconvolge il cuore di Dante Alighieri, dall’altra lo forgia, lo rende ancora più incline al bello, al cercare con la parola e l’arte della scrittura di lasciare un segno tangibile del tempo che fu.

“La consapevolezza di riuscire a rendere i chiaroscuri del quotidiano in una sola frase era la ricompensa più bella, catturare quell’altalena di toni che si accendevano di lampi improvvisi negli istanti che meritavano di essere vissuti e ripiombavano nella tenebra più profonda a causa dell’avidità e della mediocrità degli uomini.”

Veramente un Dante inedito quello raccontato da Matteo Strukul. Un personaggio che normalmente conosciamo più per le sue opere e per il viaggio immaginario nell’aldilà, più che per il viaggio affrontato in vita. Esperto conoscitore del suo tempo, delle dinamiche di potere, di tradimenti e vita politica, Alighieri fu grande appassionato di classici, fine studioso di opere antiche, che probabilmente lo ispirarono per la sua Commedia.

Un romanzo storico in cui l’autore ha lasciato poco spazio alla fantasia, ripercorrendo eventi realmente accaduti, con solo qualche piccola digressione romanzesca ben spiegata al termine del romanzo. Capitoli brevi e incisivi, permettono una lettura scorrevole, con uno stile che siamo ormai abituati a conoscere fin dai primi libri dedicati alla casata dei Medici.

Amore e morte, attesa e speranza, disperazione e riscatto, tanti gli ingredienti tra le pagine di “Dante Enigma” in un medioevo affascinante di cui ci si sente orfani al termine della lettura.

Trama

Firenze 1288. 

Una città cupa, fosca, nelle mani di Corso Donati, capo dei guelfi, assetato del sangue dei nemici, quei ghibellini che hanno appena sterminato i senesi – alleati dei fiorentini – nelle Giostre di Pieve al Toppo. In questo teatro d’apocalisse si muove il giovane Dante Alighieri: coraggioso, innamorato dell’amore e consacrato a Beatrice, ma costretto a convivere con la moglie, Gemma Donati; amico di Guido Cavalcanti e di Giotto, amante della poesia e dell’arte ma chiamato dal dovere sul campo di battaglia. Firenze infatti si prepara a un ultimo, decisivo scontro, e Dante dovrà dar prova del proprio coraggio impugnando le armi a Campaldino. Quando Ugolino della Gherardesca, schierato coi guelfi e imprigionato nella Torre della Muda a Pisa, morirà di fame fra atroci tormenti, Corso si deciderà a muovere guerra ai ghibellini. Il giovane Dante si unirà allora ai feditori di Firenze, affrontando il proprio destino in una sanguinosa giornata che ha segnato il corso della storia d’Italia. E che segnerà necessariamente anche lui, come uomo e come poeta. Guerriero, appassionato, avventuroso. Un Dante inedito.

Editore: Newton Compton Editori (3 maggio 2021)

Lingua: Italiano

Copertina rigida: 320 pagine

ISBN-10 : 8822750284

ISBN-13 : 978-8822750280

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