Viaggio nella storia

25 aprile: Festa della Liberazione

Articolo a cura di Raffaelina Di Palma

“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre  officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.

Con questo appello, il popolo italiano si ribella al nazi-fascismo. È la Liberazione! È il segnale che gli Italiani non possono più tollerare di vedere la propria patria schiacciata e privata della Libertà.

L’8 settembre 1943 attraverso i microfoni di Radio Algeri, l’Italia venne informata dal generale Eisenhower che: “Il governo italiano si è arreso a queste forze armate. Le ostilità tra le forze armate delle Nazioni Unite e quelle dell’Italia cessano all’istante.” Era l’annuncio dell’armistizio, firmato cinque giorni prima a Cassibile, che segnerà uno spartiacque nella storia italiana. Finì l’alleanza con la Germania nazista e iniziarono gli ultimi sedici mesi di guerra: mesi di stragi, di bombardamenti e di rappresaglie che portarono al 25 aprile 1945.

La Resistenza e gli Alleati (americani e inglesi) combatterono una sanguinosa guerra contro le truppe fasciste e naziste per liberare l’Europa da Hitler e da Mussolini. La guerra non coinvolse soltanto i soldati, ma anche civili, che diedero la vita per la libertà. Fu quello che accadde, e non solo, nella città di Napoli nelle “quattro giornate”, come il regista Nanni Loy descrisse magistralmente nell’omonimo film. 

«L’ora delle decisioni irrevocabili»

Il 10 giugno 1940 dal balcone di Piazza Venezia, gremita di folla, con la celebre frase ai “Combattenti di terra, di mare, dell’aria,” il duce annunciava l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Mussolini era fermamente convinto che la Germania avrebbe vinto la guerra in poco tempo. “E lui voleva essere al fianco dei vincitori.”

La scelta era stata soppesata in precedenza e poté essere emessa in rapporto con la politica di potenza seguita con ostinazione dalla ideologia fascista fin dalla sua nascita.

Fin dall’ascesa al potere, difatti, il fascismo di Mussolini dava molta importanza alla politica estera, concordata in una prospettiva espansionistica e imperialistica, perché l’Italia potesse conseguire una

funzione internazionale di spicco, con domini territoriali, con ricchezza economica, in un ruolo emergente che, secondo i fascisti, le competeva di diritto.

Il Mediterraneo doveva diventare la grande area che ruotava intorno all’Italia, forza imperiale e progresso, in un ordinamento di nazioni che desse via ad un nuovo ordine: il Nord-Africa, le isole Ionie, la Corsica, i Balcani, innanzitutto, ma il fascismo ambiva ad ampliare la propria azione anche sulla Francia, la Spagna, la Bulgaria, la Romania e il vicino Oriente.

La strada per arrivare a tale scopo era la guerra, un motivo di idealità sul quale il fascismo perseguiva sin dalle origini, sia sul piano della costanza del nuovo movimento politico, con la competenza dei combattenti della Prima Guerra Mondiale, sia su quello della vana e artificiosa retorica, dell’effetto nei confronti della controparte internazionale, che metteva in conto la guerra come mezzo di incitamento e minaccia o come reale mezzo per la conclusione delle contese.

Quello che accadde prima di quel 25 aprile.

La dichiarazione dell’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania, nel giugno del 1940, fu il compimento del cammino della politica estera di aggressione voluto anzi, sempre auspicato da Mussolini, che segnò, dopo gli entusiasmi iniziali, il punto di rottura nel rapporto fra gli italiani e il regime. I partigiani avevano idee diverse, erano cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici, anarchici, ma tutti erano compatti nell’intento di liberare l’Italia dai nazifascisti  riunendosi nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che dopo la guerra sarà il nucleo portante per la futura Repubblica.

Già dal 25 luglio i tedeschi avevano un piano pronto nel caso l’Italia si fosse arresa agli Alleati.

Dopo l’8 settembre 1943, diramarono a tutti i comandi la parola convenzionale Achse (Asse) con l’ordine di occupare tutti i centri nevralgici del territorio italiano.

Gli italiani non erano pronti, nonostante i vertici di governo e militari avessero avuto cinque giorni di tempo dalla firma dell’armistizio lasciando così l’esercito allo sbando.

Soldati e ufficiali si tolsero le divise. Alcuni cercarono di riunirsi alle proprie famiglie, altri si rifugiarono in montagna formando con i civili, le prime formazioni partigiane.

Migliaia di partigiani combatterono per contrastare l’occupazione tedesca e la repubblica di Salò nell’Italia settentrionale con un moderato ordinamento dal punto di vista militare. Nel marzo 1945, a sud della pianura padana, molti soldati occupanti cercavano di opporre resistenza all’offensiva decisa degli alleati, che divenne più intensa a partire dal 9 aprile. Due linee fortificate tagliarono in due l’Italia: la linea Gustav e la linea Gotica. Sia per la superiorità di uomini e di mezzi degli attaccanti, sia per la sfiducia e l’inevitabilità della sconfitta che ormai serpeggiava tra i soldati tedeschi e i repubblichini, l’offensiva ebbe un successo immediato.

Come vivevano la guerra le persone comuni?

Le persone comuni vivevano la guerra in modi molto diversi, a seconda del ruolo che ricoprivano e del contesto in cui si trovavano.

A causa delle dure condizioni e dei ritmi forzati che la guerra imponeva, fra i soldati al fronte si verificarono casi di depersonalizzazione, di dissociazione e di confusione d’identità: rinunciavano ad avere una identità propria per difendersi dall’annientamento. Le guerre, da sempre, costringono milioni di persone ad abbandonare la loro terra, le loro case e i loro posti di lavoro. Fame e carestie sono i rischi che questi popoli si trovano costrette ad affrontare. 

Piero Calamandrei, uno dei padri della nostra Costituzione, nel 1955 diceva:

“La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.”

“E come potevamo noi cantare

con il piede straniero sopra il cuore,

fra i morti abbandonati nelle piazze

sull’erba dura di ghiaccio, al lamento

d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero

della madre che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto

anche le nostre cetre erano appese,

oscillavano lievi al triste vento.”

(Alle fronde dei salici,  S. Quasimodo)

C’è in questa struggente poesia, un richiamo biblico al Salmo 137, che descrive il lamento degli esiliati a Babilonia dopo la caduta di Gerusalemme nel 587 a. C.

Versi potenti, attualissimi ancora oggi. È la riflessione volta al significato e al ruolo della poesia stessa, muta e priva di valore dinanzi all’orrore e al dolore provocati dalle guerre.

Il ricordo, ascoltato anche attraverso la viva voce delle persone che hanno vissuto quel ventennio (delle quali il numero si assottiglia sempre di più) è fondamentale, proprio per capire quanto sia labile la nostra libertà e quanto essa vada preservata per le generazioni future.

Consigli di lettura

Nelle novità in libreria (trovate l’articolo qui), in occasione proprio di questo importante anniversario che TSD non ha mancato di consigliare, ci sono molti titoli interessantissimi.

La staffetta senza nome. Autobiografia di una partigiana – Sandra Gilardelli e Jessica Chia

«No, non era coraggio. Era incoscienza. Era un ideale. Se dovessi pensare al coraggio, credo che su in montagna ci sarebbero saliti in pochi». Sandra Gilardelli ha novantanove anni e mezzo e, come racconta in queste pagine, quando ha preso parte alla Resistenza ne aveva soltanto diciotto. Nata in una famiglia antifascista, il seme della libertà germoglia subito, quando negli anni della guerra Milano si trasforma in un rogo a cielo aperto e costringe molte famiglie a sfollare. Ma il battesimo del fuoco avviene a Pian Nava, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, dove la ragazza inizia a collaborare con i partigiani della brigata Cesare Battisti, improvvisandosi infermiera e fabbricando bende e medicamenti con materiali di fortuna. In poco tempo diventa staffetta per la consegna di lettere segrete ai medici del Comitato di liberazione nazionale di Verbania. Il suo coraggio e le sue convinzioni si rivelano fondamentali anche quando incontra per la prima volta il tenente “Mosca”, primula rossa dei combattenti per la libertà, che si presenta travestito da soldato delle SS e riuscirà in seguito a sfuggire più volte alla forca. Con lui condividerà sessantacinque anni di vita e avrà una figlia, «cresciuta in mezzo ai partigiani». La storia del Paese s’intreccia con quella più intima, il passato con il presente in una confessione a cuore aperto scritta da Sandra Gilardelli con Jessica Chia, per ridare vera voce alla «Resistenza taciuta» delle donne.

Come parole sussurrate al vento – Serena McLeen

Cresciuta fra le mura di un orfanotrofio, Anna si prepara ad affrontare un mondo che le ha sempre voltato le spalle. Proprio quando l’amore per Marino le offre uno spiraglio di speranza, la Storia si abbatte su di lei con tutta la sua brutalità. La guerra, il fascismo, le deportazioni naziste: Anna si trova a combattere non solo per la propria sopravvivenza, ma per salvare vite innocenti. In un’epoca in cui l’umanità sembra smarrita, il suo coraggio la spinge a rischiare tutto, rivelando una forza che nessuno avrebbe immaginato.
Oltre sessant’anni dopo, Elena, restauratrice volitiva e indipendente, scopre i diari di Anna, la nonna che credeva di conoscere. Con l’aiuto di Daniele, un misterioso antiquario, inizia un viaggio tra documenti ingialliti che la condurrà dentro segreti di famiglia a lungo taciuti.

La Resistenza. Atlante storico – Emilio Gentile

In occasione degli 80 anni dalla Liberazione, Emilio Gentile, una delle voci più autorevoli sul fascismo e sull’antifascismo, ci regala un’opera unica nella sua storiografia: un atlante storico della Resistenza italiana. Un viaggio attraverso la storia, i luoghi e i protagonisti che hanno dato forma alla lotta per la libertà del nostro Paese. Questo volume parla sia a chi ha vissuto o respirato da vicino quei giorni cruciali, sia alle nuove generazioni che desiderano scoprire una pagina fondamentale della nostra storia. Grazie a una narrazione coinvolgente e rigorosa, arricchita da immagini e mappe dettagliate, Gentile offre uno strumento indispensabile per comprendere le vicende, i luoghi e i personaggi che hanno segnato il destino dell’Italia. La Resistenza, con la sua complessità e il suo valore universale, è un tema che non smette mai di interrogarci. Questo atlante non è solo un’opera di storia, ma un tributo e un invito a ricordare e tramandare una memoria che appartiene a tutti noi.

Mostruosa mente – Mauro Mazza

Mostruosa mente è un viaggio nella follia che si è fatta Storia. La parabola del nazismo viene ricostruita qui attraverso gli occhi e i ricordi di Magda Goebbels che, nell’aprile del 1945, decise di porre fine alla sua vita e a quella dei sei figli avuti da Joseph Goebbels, il gerarca più vicino a Hitler, ideatore della poderosa macchina propagandistica del regime.
Rinchiusa nel bunker del Führer insieme alla sua famiglia, mentre i russi avanzano verso Berlino e la guerra è ormai persa, Magda vive come un incubo i suoi ultimi giorni di vita. Per chi ha scelto di restare fedele a Hitler non c’è altra scelta se non la morte. Ne è consapevole lo stesso Führer, conscio della disfatta, che a sua volta si suiciderà con Eva Braun, sposata in extremis prima dell’arrivo del nemico.
Senza più scampo, Magda ripensa alle vicende che hanno segnato la sua esistenza e i suoi quindici anni di nazismo componendo nella memoria un mosaico confuso eppure estremamente lucido e stilando, tra colpe e assoluzioni, il proprio bilancio esistenziale. Per lei, che è stata la donna più in vista del regime, il nazismo è stato una sorta di destino inevitabile per tutta la Germania. Attraverso un flusso di coscienza fatto di frasi spezzate, ricordi e pensieri tormentosi che tornano al passato, Mauro Mazza dà voce a una delle donne più enigmatiche che siano mai esistite per una riflessione su un momento storico cruciale e le ragioni che hanno condotto il nazismo a una clamorosa sconfitta e alla condanna senza appello nel tribunale della Storia.

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