Letture condivise

#Letturacondivisa gennaio 2020: “La bambina che guardava i treni partire” di Ruperto Long

In TSD, abbiamo iniziato il 2020 rendendo nel nostro piccolo un omaggio al giorno della memoria leggendo insieme un libro in argomento. La scelta è caduta su “La bambina che guardava i treni partire” di Ruperto Long, edito da Newton Comprton Editori. Vi lasciamo ai pareri di chi ha partecipato alla lettura condivisa TSD e che ringraziamo per la consueta e sentita partecipazione.
Trama
Francia, 1940. La guerra è ormai alle porte e i Wins, famiglia ebrea di origine polacca, rischiano di essere deportati. Alter, lo zio, è partito per la Polonia nel tentativo di salvare i suoi familiari, ma è stato preso e rinchiuso nel ghetto di Konskie. Il padre della piccola Charlotte vuole evitare che la sua famiglia subisca lo stesso destino, così si procura dei documenti falsi per raggiungere Parigi. Ma dopo soli quarantanove giorni si rende conto che la capitale non è più sicura e trasferisce tutti a Lione, sotto il governo collaborazionista di Vichy. Charlotte a volte esce di casa, e davanti ai binari guarda passare i treni carichi di ebrei deportati. Ben presto suo padre realizza che nemmeno Lione è il posto giusto per sfuggire alle persecuzioni e paga degli uomini affinché li aiutino a raggiungere la Svizzera. Un viaggio molto pericoloso, perché durante un incidente la famiglia Wins si troverà molto vicina alla linea nazista… Una fuga senza sosta, di città in città, per scampare al pericolo, sostenuta dalla volontà ferrea di un padre di salvare a tutti costi i propri cari. Ai vertici delle classifiche di vendita, vincitore del premio Libro de Oro, La bambina che guardava i treni partire ha commosso il mondo.
Flavia Zaggia Non è mai facile commentare libri che trattano un argomento così importante come quello dello sterminio degli ebrei durante la II guerra mondiale. Anche quando si tratta di storie inventate come in questo caso leggere ciò che accaduto fa male, rende tristi e increduli. Questo libro mi è piaciuto molto, l’ho trovato ben strutturato, scorrevole e nonostante tutto in un certo senso dolce. Si, perché la storia degli ebrei, delle sofferenze che hanno patito e delle ingiustizie che hanno subito viene raccontata attraverso gli occhi di una bambina (Charlotte) che racconta quella che è stata la storia della sua famiglia in quel periodo e, attraverso i suoi lunghi viaggi in cerca di una sicurezza e di una pace impossibile da trovare per chi era ebreo, ripercorre la storia di molte altre famiglie, di molti altre anime perseguitate e uccise perché non appartenenti alla razza ariana. Ho trovato, dal mio punto di vista, molto buona la stesura del libro sotto forma di “ricordi” dei singoli protagonisti. Ognuno di loro, per uno o più capitoli, mi ha raccontato la storia rivivendola in prima persona e quindi secondo la sua visione dei fatti accaduti e mano a mano le storie si sono incatenate tra loro dando una visione complessiva molto efficace. Cattiveria, dolore, egoismo, solidarietà, scetticismo, paura…..c’è un po’ di tutto questo in un libro che ripercorre un periodo buio della storia dando una visione cruda ma credo reale di quello che è avvenuto e riservando un ampio e doveroso spazio al racconto di chi è partito dal Sud America per difendere la libertà ed essere in prima linea fino alla fine. Una bambola e una pera. Sembrerà strano ma queste sono le cose che mi hanno colpito di più e alle quali continuo a pensare. L’importanza delle piccole cose che credevi perdute e che invece (chi ci avrebbe scommesso?) ritornano a far parte della tua nuova vita.
Daniele Chiari
Un gran bel libro, piuttosto complesso, sia per i temi trattati che per la modalità narrativa. Intetessantissima la visione degli stessi eventi da punti di vista differenti, che consentono di avere un quadro di insieme e danno la sensazione di partecipare in prima persona. A tratti racconto intimo, in altro momenti documentario storico….davvero molto interessante, arricchito dagli approfonfimenti e dalle riflessioni sempre intelligenti dei compagni di lettura…. Grazie.
Angela D’Albis
Dal titolo pensavo che il libro trattasse solo della storia di Charlotte e della sua famiglia, perseguitata dal nazismo. Invece si è rivelato un libro diverso, dove le voci narrative sono tante e raccontano la guerra secondo la loro esperienza e sensibilità! Questo rende il romanzo originale e lo annovera tra i libri che fanno riflettere sulla banalità della guerra! Non è un capolavoro, ma si fa leggere!
Cristina Pozzi
Ho letto decine di libri sull’argomento, ogni anno almeno uno, e di anni ne ho parecchi… forse per questo la lettura non mi ha entusiasmata, ne ho trovati di molto più coinvolgenti. L’idea di sviluppare un racconto corale, a più voci, è interessante ed aiuta a capire come lo stesso evento possa essere diversamente vissuto e percepito, ma risulta talvolta dispersiva. Ho appreso comunque, nonostante la premessa, qualcosa di nuovo, o che non avevo mai approfondito: il coinvolgimento di molti volontari non europei sul fronte africano, ad esempio.
Emilia Milucci Guido
Come ho già scritto, avrei abbandonato la lettura se non fossi stata nella “condivisa”…inizialmente il libro proprio non mi piaceva, mi sembrava si perdesse in un’introduzione troppo lunga, senza arrivare al “cuore” della narrazione. Per fortuna non mi sono arresa e mi sono resa conto che il giudizio negativo era basato su un “pregiudizio” o, meglio, su aspettative basate sui libri letti in precedenza. Questo è diverso, perché presenta le vicende da diverse prospettive, con molte voci narrati (azzarderei paragonare lo stile narrativo a quello di Martin ne “Il trono di spade”), evidenziando non solo i diversi punti di vista, ma i legami impensabili che la guerra ha creato tra persone inizialmente lontanissime… A tratti poetico ed emozionante, ricco di informazioni (molti fatti e personaggi non li vonoscevo), sempre molto preciso nei riferimenti, nella ricostruzione storica degli eventi e nella presentazione dei vari personaggi. Mi ha conquistata.
Giordana Guadagnini
Mi è piaciuto moltissimo soprattutto per la trama molto articolata …tanti personaggi , anche sconosciuti tra loro ma tutti legati ad una bambina con un “passatempo” particolare . Ha alcune cose in comune con altri due libri sull’argomento che ho molto amato : ” Un sacchetto di biglie” e ” I ragazzi di Villa Emma”
Laura Pitzalis
Shock, sconcerto, un pugno allo stomaco … è quello che ho provato dopo la lettura di questo libro. Un libro che all’inizio mi ha molto spiazzato e confuso, sia per la sua struttura, diviso in capitoli in ognuno dei quali i vari personaggi, parlando in prima persona, descrivono la storia dal loro punto di vista; sia per lo sforzo che ho fatto per seguire bene la trama, causa i nomi impossibili di cui è costellato il romanzo, come quelli polacchi, ucraini o georgiani, così difficili da memorizzare … Andando avanti con la lettura, però, tutto si è incastrato e un turbine emozionale mi ha accompagnato fino alla fine, grazie anche a un testo che, in modo molto realistico, è riuscito a farmi respirare le atmosfere vissute dai personaggi . Queste loro testimonianze, raccontate in prima persona e secondo la loro esperienza, sensibilità e punto di vista, sono un qualcosa di pazzesco, perché mentre leggo sono con loro, vicino a loro e come loro ho paura, sono ansiosa, soffro, spero, gioisco, rido, piango … e capisco. Capisco l’orrore della guerra, la sua bestialità, dove l’uomo perde la propria dignità. Capisco che da qualsiasi punto di vista si guardi, sia tu un ebreo, un gendarme nazista, il parroco cattolico, il confinato in un ghetto, il soldato della legione straniera, un comune cittadino o il malvagio persecutore nazista, la guerra è quella cosa che non ha vincitori ma solo una grande quantità di vinti. E capisco che queste orribili pagine di storia non possono e non devono essere dimenticate per evitare che questo si ripeta, e che uno strumento importante per farlo è quello di ascoltare la voce dei testimoni e di chi è stato direttamente coinvolto negli avvenimenti. E Ruperto Long lo fa, in questo libro, dando voce a chi c’era, a chi, questi avvenimenti, li ha vissuti sulla propria pelle. Voci opportunamente documentate, di persone realmente esistite, ricostruite con un duro lavoro di ricerca, tramite archivi, interviste e corrispondenza. Mi è piaciuta molto l’idea di inserire delle fotografie come altra testimonianza degli avvenimenti di quel periodo, foto che purtroppo non ho potuto apprezzare interamente perché, in modalità kindle, sono molto piccole e ne ho potuto ingrandire solo qualcuna. Per finire vorrei riportare una citazione che mi ha fatto rabbrividire in quanto, purtroppo, ancora attualissima:
“[…] Non potevo smettere di riflettere sul fatto che l’essere umano è un vaso di sorprese. E che molte volte, scoperchiandolo, si scoprono delle sorprese terribili. Avevo imparato a mie spese, e per sempre, che non c’è limite alle aberrazioni che si possono commettere in nome di una presunta ideologia o per denaro.[…]”
Paola Nevola
Ci facevano sentire colpevoli della nostra stessa sventura, E ci inculcavano che non valevamo niente. Ci sentivamo sconfitti da noi stessi. Il tempo del disprezzo era cominciato
È terribile come si sia arrivati a far sentire le vittime colpevoli, vuote, a vergognarsi di se stesse. Questo è un romanzo a più voci, la voce principale è quella di Charlotte una bambina ebrea che racconta ciò che lei e la sua famiglia hanno vissuto durante la guerra, la persecuzione e i rastrellamenti nazisti. Mi ha emozionata questa storia raccontata col cuore e i pensieri di una bambina che la guerra ha fatto crescere e diventare adulta, insieme alla sua bambola abbandonata a casa per scappare coi genitori ha abbandonato anche la sua infanzia. Mi ha toccata molto la foto della sua famiglia, nel libro ci sono molte foto delle persone che fanno parte della narrazione, fa comprendere quanto vere e reali sono queste testimonianze. Le testimonianze raccontate sono anche quelle di parenti, amici o persone che per un incontro casuale hanno incrociato i loro destini , di uomini che per senso del dovere e di libertà decidono di partire dall’Uruguay per arruolarsi nella legione straniera. Fa riflettere come le guerra incrocia i destini, come rende solidali alcuni, impavidi altri, e altri ancora subdoli approfittatori come “I passeur”. Fa rabbrividire solo a leggerla la testimonianza degli aguzzini, la loro freddezza priva di alcuno scrupolo, senza alcuna coscienza. Un romanzo che parla anche di battaglie, generali, comandanti e strategie, racconta quello che vivevano i soldati in particolare della Legione Straniera, il loro ardore ma anche la paura, i loro patimenti fisici e le emozioni. Questo libro è scritto con sobrietà e semplicità, e la semplicità fa si che le parole arrivano dritte ad emozionare, a far riflettere, e spesso sono un pugno nello stomaco, specialmente quando è la voce dell’innocenza a raccontare, una bambina che ti fa riflettere sul valore delle piccole cose: di un sorriso, di un abbraccio, di una passeggiata all’aria aperta, del sapore di una pera.
Michela Vallese Questo libro mi è piaciuto molto! Le testimonianze dei protagonisti donano al racconto una grande autenticità che in altri romanzi sull’argomento non ho ritrovato (anche se sviluppati in modo più “accattivante”). Mi sono più volte emozionata sia nel bene che nel male. Difficile rimanere indifferenti davanti alle vicende descritte. Quello che più mi è rimasto sono comunque una serie di interrogativi sull’animo umano, e quando un libro ci permette di riflettere significa che è un buon libro!
Giovanna Cosatto Confesso che inizialmente ho fatto fatica ad accettare il modo in cui l’autore ha strutturato il libro,ma l’argomento mi ha tenuta incollata e mi chiedo ..ma come può esserci dentro l’essere umano tanta cattiveria? Grazie per la condivisione.
Sonia Brindisi
Leggere degli orrori della seconda guerra mondiale,in particolare, della persecuzione e della deportazione degli ebrei in quegli anni terribili non è facile. A volte si evita perché confrontarsi con quelle storie, con quel dolore lascia solo tristezza ,amarezza, domande infinite senza risposte sul perché di quella follia, sul perché quegli uomini cessarono di essere tali perpetrando quegli orrori. Questo libro,in particolare, parla di quell’orrore e della speranza di chi sopravvisse nonostante inimmaginabili e indicibili sofferenze e umiliazioni. Non è tra i più belli che ho letto ma narra la storia da diversi punti di vista ed è stata per me una novità: quello di Charlotte e della sua famiglia, di Alter che sacrifico’ la sua vita per salvare il suo popolo e non sottostare al ricatto dei tedeschi e anche dei soldati che si opponevano ai nazisti giungendo da tutte le parti del mondo per difendere un ideale e che incontrarono morte e sofferenza. Ma lo fa anche dal punto di vista di quei soldati tedeschi che , consapevoli, commisero i più atroci delitti in nome di una superiorità di” razza” ideata e diffusa da un folle … Hitler. Inizialmente , questo modo di proporre la storia mi ha sorpreso e destabilizzata, abituata a libri più ‘classici’ nella narrazione ma poi ho apprezzato e avuto modo di comprendere come questo modo di raccontare mi abbia dato una visione più ampia rispetto alla singola vicenda al centro del romanzo. Mi sento di consigliare la lettura di questo libro,in primis, perché è necessario sempre ricordare cosa è successo per non dimenticare e non permettere che neanche l’ 1% di quell’orrore si ripeta, ma anche perché questo libro dà una visione più ampia del contesto e permette di contestualizzare tanti fatti che a volte in altre letture a me , personalmente, erano sfuggiti.
Maria A. Bellus Il libro è diviso per cosi dire in 6 parti e la storia principale che piu mi ha coinvolto è quella di una bambina ebrea Charlotte e della sua famiglia . Leggere l’orrore le barbarie le persecuziini patite dagli Ebrei in quel periodo non è stato facile ti lascia senza fiato come un pugno nello stomaco senza saper dare delle risposte a tanti perché Un po a fatica ho letto le parti che riguardano le battaglie sicuramente avrei preferito solo la storia di Charlotte . Ma nel complesso un buon libro
Maria Marques Difficile esprimere un giudizio su un libro che tratta un storia così terribile e drammatica. Scindere la parte letteraria dalla parte reale è quasi impossibile, vista la presenza anche delle foto dei protagonisti che compaiono sparse tra le pagine come a ribadire che nessun protagonista di fantasia sia stato inserito. Sono proprio le foto che impediscono qualunque atteggiamento critico, sono lì, monito perenne di quello che è stato fatto, degli uomini che hanno cercato e hanno voluto combattere una guerra contro un nemico che nulla aveva più di umano. I tanti personaggi che raccontano la loro storia, i cui racconti si intrecciano gli uni con gli altri formando una serie di tasselli che scivolano l’uno accanto all’altro,talvolta sfiorandosi, possono un poco disorientare, ma preso atto che il libro ha più voci narranti, si viene avvinti dalle storie di ciascuno e ci si chiede chi avrà la fortuna di vedere la fine del conflitto. Non è certamente una delle letture indimenticabili su quella pagina di storia terribile che continua a pesare sulla coscienza del mondo, ma è un libro che fa comunque e sempre riflettere. È un libro che ti conduce nell’abisso senza speranza affrontato a testa alta, con timore ma estrema dignità. È un libro che conduce nella disperazione di un padre che non sa come aiutare i figli, come proteggerli da un mondo in cui si perdono il nome, la dignità e la vita in un istante.Un mondo in cui si devono fronteggiare non solo i soldati tedeschi, i collaborazionisti, ma anche chi offre pagando prezzi elevati, una speranza di salvezza, lucrando sulla vita di persone disperate. Molti protagonisti, molte voci narranti tutte con un unico fine:non dimenticare mai! Da leggere, per riflettere comunque e sempre.
Isabella Novelli Un libro che mi ha colpito molto anche se non è il primo libro che leggo sull’argomento, che conosco molto bene per aver visitato molti campi di concentramento insieme all’Aned (associazione nazionale ex deportati) e aver letto molta memorialistica sull’argomento. Mi ha colpito molto la storia di questa bambina, che abbandona l’infanzia molto presto per crescere in un momento, suo malgrado. Anche la narrazione da più punti di vista ne fa un libro molto particolare che ci permette di avere diversi modi di vedere la guerra in tutte le sue sfaccettature. La vicenda è molto commovente e lascia, come tutti i libri di questo tipo, con l’amaro in bocca. Mi ha ricordato i libri di Helga Schneider, in special modo il Rogo di Berlino, anche lì c’erano due bambini alle prese con la guerra. Sono molto contenta di averlo letto.
Roberto Orsi Un libro particolare raccontato dalle tante e varie voci che hanno vissuto queste vicende. Non è mai facile approcciarsi ai fatti legati alla guerra, ancora più difficile se questi fatti sono raccontati anche tramite la voce di una bambina. Si tratta di un libro a (almeno) due ritmi e velocità. La parte relativa ai racconti di vita vissuta, alla fuga di chi rischiava di essere deportato, è la storia di Charlotte e della sua famiglia; l’altra visione della guerra, quella dei campi di battaglia, della campagna del nord africa. Particolare leggere le parole degli arruolati nella legione straniera, addirittura disposti ad abbandonare la tranquilla vita in Uruguay per prendere parte alla guerra con la divisa di un altro paese, in nome della libertà e della giustizia. Un libro che fa riflettere. Forse il titolo inganna un po’ perchè pensi di leggere un libro leggermente diverso, mentre in molte parti è preponderante la visione quasi saggistica degli eventi del conflitto. Non indimenticabile ma non per questo un libro da buttare, anzi. Certi libri vanno letti a prescindere. per ragionare sui molteplici aspetti legati alla sofferenza causata dalla barbarie dell’uomo.
Macrina Mirti
Io il libro non l’ho finito e lo sapete già. Premetto che sono un’insegnante di italiano e storia di scuola di superiore, quindi, per mestiere ho ben chiara la differenza tra un romanzo e un saggio, per quanto divulgativo esso possa essere. Mi rendo conto che stando ai dati Eurispes il 15% degli italiani (con la i minuscola) è negazionista. Lo recepisco come un insulto, dato che a scuola si spiega bene che cosa è successo, si celebra il giorno della memoria e non si perde occasione per partecipare a eventi che lo ricordano. Quando leggo un romanzo, però, vorrei che fosse tale, anche se basato su fatti storici realmente accaduti. Questo non lo è e non è nemmeno un saggio, dato che i saggi devono avere una struttura precisa che il libro non ha. Può essere visto come una serie di testimonianze mescolate in maniera pasticciata. Non racconta una storia che appassiona (o almeno tenta di farlo) come dovrebbe fare un romanzo. E’ un libro brutto e scritto in maniera sciatta, che un ragazzo lascerebbe a pagina 10. Quindi, dal mio punto di vista, non serve nemmeno a fare cultura.
Noelia Costa
Non è mai semplice leggere di uno dei periodi più orrendi del nostro passato, ma quando a raccontarlo sono proprio coloro che lo hanno vissuto è peggio che ricevere una pugnalata diretta al cuore. Il libro l’ho “vissuto” come se fosse un documentario. Molto originale il modo in cui è stato esposto: delle vere e proprie interviste ai protagonisti, che hanno avuto la sfortuna di vivere negli anni del nazismo e che hanno avuto, in qualche modo, a che fare con la famiglia belga, ma di origine ebrea, Wins. Secondo me, vale la pena leggerlo, anche perché, grazie ai vari approfondimenti fatti durante la condivisa, sono venuta a conoscenza di vicende un po’ meno note, accadute durante il secondo conflitto mondiale.
Jessica Pennini Questo tipo di argomento mi tocca sempre. È sempre forte conoscere ancora più nei dettagli le storie di chi ha vissuto l’Olocausto sulla propria pelle. Il libro mi è piaciuto, anche per la sua impostazione diversa dal solito. Il titolo è un po’ ingannatore perché mi aspettavo qualcosa di diverso ma comunque non mi ha delusa la lettura. Il fatto che fosse una storia corale, con più punti di vista, mi ha coinvolta di più, anche perché permette di conoscere i fatti da più angolazioni. Ho apprezzato anche le note e le foto che hanno arricchito la lettura e dato spunti per ulteriori approfondimenti. Per quanto riguarda lo stile, l’ho trovato semplice e scorrevole. I libri su questo argomento si assomigliano un po’ tutti e ce ne sono di migliori ma comunque il mio giudizio complessivo resta positivo.
Maria Francesca C. Ho letto il libro in brevissimo tempo, è stato istruttivo per me leggere i vari punti di vista di quell’orribile periodo storico. La voce della bambina mi ha coinvolto molto, la paura, la fatica, l’angoscia di una bambina stradicata da un momento all’altro da casa, dalla sue abitudini, dalla sua vita di sempre traspariva dalle sue parole. Ho sofferto con lei e ho gioito per la sua salvezza e per quella di tutta la sua famiglia. Orrore e rabbia per le parole dell’ufficiale delle SS e alla fine un interrogativo mi ha assalito: la Storia ci ha insegnato qualcosa? Ricordare affinché tutto ciò non si possa più ripetere!?
Elisabetta Boarini Mi ha preso molto….non vedevo l’ora di finirlo…. a volte mi sono venute anche le lacrime a pensare a queste povere persone che non capivano il perche di tanto odio…terribile …
Giancarla Erba È stato un libro faticoso, non certo di quelli che ti coinvolgono di primo acchito, del resto chi ama farsi coinvolgere in uno spaccato di morte e dolore… l’inizio della lettura quindi è stato piuttosto difficoltoso date le varie voci che si esprimevano, un po’ difficili da seguire, questo in aggiunta al fatto che è una tecnica che amo ma solo se ben delineata e qui non mi è sembrato che lo fosse. Però è una storia coinvolgente, come sempre lo sono le tragiche storie sull’OIocausto, con diversi punti di vista, anche quelli più agghiaccianti dei nazisti che hanno continuato a giustificarsi nel tempo con la frase “eseguivo gli ordini”. Oggi sappiamo che chi gli ordini non li voleva eseguire, aveva modo di eludere questo scempio , in maniera totale o parziale. Apprezzo moltissimo la capacità dell’autore di esprimere le varie voci e di mettersi dalla parte di chi narra che fosse la bambina, un adulto o anche un nazista. È un romanzo molto forte che consiglio per entrare appieno in ciò che è successo in quegli anni e che mi è più caro dopo aver appreso, grazie ad Eliana, che la storia di Charlotte è una storia vera, paragonabile quindi a quella di Anne Frank ma con un esito decisamente più positivo. Oggi nessuno di noi può immaginare cosa significhi essere ebreo (o anche zingaro, o gay) negli anni del nazismo, fu un periodo di crudeltà pura che possiamo dire di esserci lasciati alle spalle. Ma possiamo dirlo solo noi europei, perchè in realtà nel mondo ancora tanti nazismi sono in atto e perseguono categorie di persone che cambiano di volta in volta (oppositori, donne, difensori della legalità), ma che hanno un denominatore comune: la violenza contro chi si oppone ad un ordine precostituito. Sarebbe il caso di rifletterci maggiormente perchè non è detto che ciò che è successo in passato non possa ripetersi in futuro.
Eliana Corrado Di libri sull’argomento (Shoah, nazismo, guerra mondiale, vita nei ghetti e nei lager) c’è sempre un po’ il rischio che, alla lunga, si assomiglino un po’ tutti. E questo era il mio “timore” con “La bambina che guardava i treni partire” e invece mi sono trovata subito in un libro diverso e che mi ha spiazzata. Innanzitutto mi è piaciuta la struttura corale, che consente di vedere e partecipare alla vicenda – la fuga per diversi anni di una famiglia ebrea dal Belgio per scampare alla deportazione – da diversi punti di vista, incluso il nazista. Scritto sottoforma di interviste ai protagonisti della vicenda, il lettore può passare dalla commozione pura per la vicenda di Charlotte, alla rabbia davanti alla derisione dei nazisti per gli ebrei, dalla compartecipazione con Michelle e il suo profondo senso di umanità, al rischio e al timore di coloro che, ciascuno per sua parte, aiuterà la famiglia di Charlotte e non solo. Nel mezzo, c’è anche un racconto di guerra su un fronte poco raccontato in genere; una parte, questa, forse un po’ troppo lunga e a tratti, per mio gusto, un po’ noisa ma che solo in apparenza è slegata da quella che possiamo definire il cuore del libro, il cui intreccio se ne scoprirà solo alla fine. Storicamente interessante e a mio avviso anche curato, racconta certo anche dei campi di stermino, delle barbarie di cui tutti sappiamo, ma questo libro ha il pregio di raccontarti l’orrore senza scendere troppo nei dettagli, e l’orrore lo senti, lo vivi anche, ma è l’orrore di quella che ha trovato la sua giusta definizione in un articolo di Roberto Orsi ed è l’orrore de “l’altra guerra”, quella che non si combatte sui campi, quella che si subisce perché qualcuno ha “giocato” a farla, quella che sradica famiglie, sconquassa città, nazioni, vite; la guerra che lascia macerie psicologiche in chi un campo di battaglia manco l’ha visto ma forse ha patito lo stesso se non maggiore, orrore. E il finale del libro mi è piaciuto molto. Un finale “a doppio binario” perché dipende da che lato lo guardi e lo percepisci, può essere dolce, ma può essere anche molto amaro. C’è tutto in questo libro, un caleidoscopio di sguardi e di emozioni in cui ci si può compenetrare o stare semplicemente a “guardarli”, ma in ogni caso resterà sempre la domanda: perché? Perché è accaduto tutto questo? Come possono aver sopportato anni anni di vita non-vita, di fughe, di paure, di fame, di stenti? Perché l’umanità è arrivata a tanto? Quando è diventata disumanità? E per me, un libro che pone domande, e non dà risposte, è un libro riuscito.
Cinzia Colombi Di questi libri ne ho letti un bel po’…. Credo che non mi abituerò mai al racconto di tanto orrore…. È la prima volta che leggo però un libro, chiamiamolo corale: devo essere sincera ho fatto un po’ fatica a ingranare la lettura…. Ma alla fine sono riuscita ad apprezzare il punto di vista di più personaggi….0 alla fine devo dire che mi ha proprio convinto perché non potevi fare a meno di immedesimarti nelle paure dei personaggii e nell’orrore che ogni protagonista viveva…
Cristina Mariella Donati
Ho conosciuto la tragedia della Shoah alle medie, quando ho letto Se questo è un uomo, e dai racconti di alcuni familiari che, pur non essendo ebrei, hanno visto cosa succedeva durante la guerra. Ho letto tanti libri e saggi, ho visto film, ho sentito interviste, ho visitato musei, e sono convinta che testimoniare la Shoah – e tutti gli altri crimini nazifascisti – sia sempre giusto, comunque venga fatto. Quindi ben vengano libri sulla Shoah come La bambina che guardava i treni partire. Detto questo, non è automatico che ogni libro sulla Shoah rientri nei miei gusti, cosa che è capitata con questa lettura: le voci mi sono sembrate tutte uguali, come se parlasse sempre la stessa persona, senza quelle sfumature che caratterizzono come l’individuo vive ogni situazione. Inoltre, ho avvertito una specie di sottotono non so se freddo o superficiale, simile a quello che i bambini usano nei temi “Cosa hai fatto domenica”. Forse questo è colpa della traduzione, sono certa che l’autore abbia voluto con tutto se stesso riportare l’angoscia di quelle orribili vicende, però mi sembra che non ci sia riuscito del tutto. Infine, il titolo: sappiamo tutti che viene deciso dall’editore, ma in questo caso mi sembra ingannevole, visto che la bambina è il collante per tante altre storie e non la protagonista. Purtroppo si sa che, qualunque sia il genere o l’argomento, parlare di bambini suscita molta più attenzione. Visto anche il numero di pubblicazioni sulla Shoah in gennaio a volte mi domando se non si stia commercializzando anche quella.
Mariagrazia Dicarlo Non è mai facile leggere libri su questo argomento… anche se ogni autore lo propone in modo diverso… e in questo caso l’autore ha preferito far parlare i protagonisti… far raccontare la propria storia… mi è piaciuto molto non solo per come è stato strutturato… ma anche per come è stato raccontato, il suo linguaggio l’ho trovato semplice e scorrevole.
Fabiola Màdaro È sempre difficile approcciarsi a un libro che narra fatti così forti e dolorosi, ho avuto un po’ di difficoltà iniziale dovuta all’impatto emotivo con le vicende dei vari personaggi, ma sono contenta di non aver mollato perché si è rivelato un racconto a più voci che ha dato un quadro più vasto delle atrocità che sono state perpetrate in quegli anni. I vari punti di vista, le storie viste da chi viveva quel dramma e da chi era solo spettatore. Mi ha sconvolto un po’ leggere i punti di vista di chi quello scempio lo ha compiuto, l’esaltazione e la follia che si impossessava di loro è sconcertante, disarmante. Scoprire che la storia di Charlotte è una storia vera, come tutte quelle che si sono intrecciate in questo racconto, mi ha emozionato. Ho particolarmente apprezzato la forma di questo libro, con le voci dei personaggi che raccontano il loro vissuto, il loro punto di vista, come a rispondere a delle domande invisibili. Gli approfondimenti mi hanno permesso di comprendere bene e contestualizzare al meglio tutto il racconto. Una lettura non facile, impegnativa ma importante, per tutto ciò che è stato in quegli anni orribili, ma con l’aiuto del gruppo è stato possibile.
Isabella Cavallari Affrontare questo periodo storico per me è sempre un po’ un trauma. Soprattutto quando si ha a che fare con testimonianze di sopravvissuti, che portano nel cuore delle ferite che non potranno mai venir sanate. Il libro, che viene narrato a più voci, permette un approccio più soft rispetto ad altri (soprattutto rispetto ai diari a cui siamo abituati) e consente di spaziare tra varie vicende pur dando più spazio ad alcune in particolare. Ogni personaggio ha la sua storia, che si mescola a quella degli altri solo a causa degli eventi accaduti, e non per volontà loro. I documenti e le fotografie hanno sottolineato la realtà di quello che già il testo ha fatto di suo, arricchendolo al meglio. Un viaggio silenzioso e attento in un momento tanto forte… che da sola non avrei fatto.
Gloria Burgaletta Ho letto il libro l anno scorso, scelto per l importanza della tematica..sinceramente mi aspettavo qualcosa di più, la scrittura non mi ha entusiasmata. Condivido poi il commento di Cristina Mariella Donati sul titolo. Vista però la tematica, scritto bene o male poco importa..L importante è leggere, ricordare e condividere.
Copertina rigida: 411 pagine Editore: Newton Compton Editori (4 aprile 2019) Collana: Gli insuperabili Gold Lingua: Italiano ISBN-10: 8822720067 ISBN-13: 978-8822720061 Link di acquisto cartaceo: La bambina che guardava i treni partire Link di acquisto ebook: La bambina che guardava i treni partire
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