Novità in libreria

TSD consiglia le nuove uscite in libreria: le novità di Febbraio – seconda parte

Torna il nostro articolo sulle novità in libreria, tra i più seguiti del mese. A febbraio vi avevamo annunciato una doppia uscita per potervi dare un panorama più completo possibile dei tanti libri che saranno in libreria.

L’impavida. La vita ribelle di Cia degli Ordelaffi
Rita Coruzzi
Piemme
In libreria dal 23 gennaio

È il 1334 quando la giovane e bellissima Marzia degli Ubaldini, detta Cia, sposa Francesco degli Ordelaffi, signore di Forlì e di Cesena. E con quel matrimonio sancisce l’abbandono a tutto ciò che è stata la sua vita fino a quel momento. È sempre stata un’abile cavallerizza, amante più dei giochi d’armi che del ricamo e della pittura, ma più come fossero uno svago, un divertimento. Accanto al marito, invece, dovrà affrontare prove durissime, inganni e tradimenti, sconfitte, a cui però non si piegherà mai. Quando papa Innocenzo VI, da Avignone, decide che è giunto il momento di restaurare lo Stato Pontificio e di rimpossessarsi delle terre di Emilia e Marca, Cia e Francesco non abbassano la testa: quella è la loro terra e, se il Pontefice la vuole, dovrà prenderla col ferro e con il fuoco. Per contrastare le truppe inviate da Roma, i due sono costretti a separarsi e a difendere ognuno una città: lui resta a Forlì, il feudo di maggior prestigio, mentre lei, sola, insieme ai figli e a uno sparuto manipolo di soldati, si chiude nella Rocca di Cesena in attesa della battaglia. Sarà un assedio terribile, con una popolazione stremata che alla fine cederà alle lusinghe dei guelfi, ribellandosi alla sua signora in nome del Papa, ma Cia non lascerà mai il posto nelle prime linee, accanto ai suoi soldati neanche quando la sua vita sarà in pericolo. Dopo Matilde di Canossa ed Eleonora di Arborea, Rita Coruzzi riporta in vita una donna straordinaria e impavida, un personaggio storico femminile modernissimo da riscoprire.

Il compratore di anime morte
Stefano D’Arrigo
Rizzoli
In libreria dal 30 gennaio


Rimasto nascosto finora tra le carte del Gabinetto Vieusseux di Firenze, Il compratore di anime morte di Stefano D’Arrigo è un viaggio inedito e spassoso tra la Napoli e la Sicilia di metà Ottocento, che mescola i toni della commedia e del romanzo picaresco. È la storia di Cirillo, orfano della Madonna, che superati i trent’anni di età non ha ancora perso la speranza di farsi finalmente adottare. La sua esistenza ordinaria di scrivano per il Regno delle Due Sicilie si ribalta una mattina per uno scherzo di rione, quando di bocca in bocca passa la notizia che il ragazzo nel sonno indovina i numeri buoni del lotto. Il principe Don Ettorino di Margellina, che ai botteghini si è giocato il palazzo e la fortuna di famiglia, decide di prenderlo come figlio seduta stante. Cirillo non si tira indietro, e ha un’intuizione geniale per risollevare le finanze della nuova famiglia. Intende vendere allo Stato le terre e le “anime” che ci lavorano, perché approfittando di una legge mal scritta i morti possono fruttare esattamente quanto i vivi. Con questo piano si imbarca verso la Sicilia dove, a pochi giorni dall’arrivo di Garibaldi, trova ad attenderlo, oltre a molte anime morte da vendere a peso d’oro al Re, anche un inaspettato amore.

L’elisir dei sogni. La saga dei Campari
Silvia Cinelli
Rizzoli
In libreria dal 30 gennaio

Milano, 1862. Gaspare Campari mesce fiori, spezie e bucce d’agrumi nel suo laboratorio da liquorista sotto il Coperto dei Figini. È arrivato da poco dalla provincia, pieno di speranze dopo il successo del suo Caffè dell’Amicizia a Novara, e nella grande città in trasformazione, animata da una borghesia ricca e desiderosa di godere dei piaceri della vita, è determinato a realizzare il suo sogno. Gaspare cerca qualcosa che non esiste, un elisir: il Bitter perfetto, che piaccia a signore raffinate, intellettuali e uomini di mondo. Poco dopo la magia avviene: nasce il Bitter Campari, inconfondibilmente rosso e dal sapore dolceamaro, destinato a diventare un’icona. Da allora, l’ascesa è inarrestabile: è il 1867, e nella nuova Galleria Vittorio Emanuele II apre le porte il Caffè Campari, luogo di ritrovo per politici e scrittori, frequentato dai musicisti del vicino Teatro alla Scala e dai giornalisti del neonato “Corriere della Sera”. Ma quando Gaspare muore all’improvviso, lasciando cinque figli e una formidabile vedova dalla chioma rossa, è subito chiaro che la successione non seguirà i piani del capostipite. Sarà l’intraprendente e coraggiosa Letizia a traghettare l’azienda verso il futuro, consegnandola nelle mani dei suoi figli, Davide e Guido, che non possono essere più diversi: visionario e orientato al potere il primo, ribelle e passionale il secondo. Due fratelli caparbi, destinati inevitabilmente a scontrarsi sull’eredità paterna.

L’Iliade cantata dalle dee
Marilù Oliva
Solferino
In libreria dal 30 gennaio

Chi combatte sotto le mura di Troia? Gli eroi, ma anche gli dèi e, con molto accanimento, le dee. Dopotutto, questa immane contesa è stata scatenata da una rivalità tra divine: la famosa mela d’oro assegnata da Paride ad Afrodite, che in cambio gli ha dato Elena. E così, con occhi femminili stavolta è raccontata l’Iliade. È Atena a parlarci dell’ira di Achille, ed è la madre dell’eroe, Teti, a spiegare i moti dell’animo di suo figlio, le sue scelte che tanto sangue costeranno ai due eserciti. Afrodite tiene un occhio sul campo di battaglia e un altro sui suoi protetti Paride ed Enea, di cui ci narra le gesta, senza nascondere le proprie ingerenze. La sua rivale Era, per contro, tifa per i Greci e cerca di favorirne la vittoria. E poi ci sono due donne speciali, l’una figlia di Zeus, l’altra toccata da Apollo: Elena e Cassandra, che da dietro le mura di Troia testimoniano il fato atroce dell’altra metà del cielo in ogni conflitto. Ma di chi è la voce che grida la sua disperazione e si predispone al sacrificio, mentre la città brucia? È la moglie di Enea, Creusa, una protagonista che la storia ha lasciato indietro ma che ha qualcosa di molto importante da rivelare.
Riportando in vita l’Iliade come un coro di voci femminili, Marilù Oliva ribalta la prospettiva sulla più maschile delle vicende, la guerra, riappropriandosene a nome di tutte: delle troppe vinte, umiliate, violate, ma anche delle poche vincitrici apparenti, destinate ad afferrare trionfi effimeri come la vendetta. Un’epica potente, commovente, palpitante: indimenticabile.

La cuoca di Radetzky
Stefano D’Arrigo
Rizzoli
In libreria dal 30 gennaio

Milano, anni trenta e quaranta dell’Ottocento. Un misterioso personaggio, fuori dal tempo e dallo spazio, un io narrante cui è facile affezionarsi perché indiscreto, arguto, profondo conoscitore della commedia umana, si trova a commentare fatti storici più o meno noti e vicende private della Milano asburgica. Tra cui quelle del feldmaresciallo Josef Radetzky – controverso eroe austriaco tra i principali artefici delle vittorie contro Napoleone, nonché responsabile di impiccagioni e fucilazioni di rivoluzionari – e della sua cuoca e amante Giuditta, giovane di origine contadina dotata di un notevole senso dello humour. Insieme alla loro storia, lei poco meno che trentenne, lui ormai prossimo ai settanta, si intrecciano quelle di nobili famiglie milanesi, nei palazzi, nei caffè alla moda, nei salotti frequentati da figure di spicco, da Manzoni a Balzac, da Giusti a Rossini, da Liszt al giovane Verdi. Con la leggerezza e l’ironia che da sempre lo contraddistinguono, Stefano Jacini firma un romanzo fresco ed esilarante, che è allo stesso tempo un excursus puntuale delle vicende che hanno contrassegnato il nostro paese, in particolare Milano, prima e durante il Risorgimento, e disegna un panorama politico dove monarchie rivali temono i repubblicani più del nemico sul campo di battaglia, il patriottismo è utilizzato dai potenti per il loro interesse, i cattivi maestri mandano allo sbaraglio i giovani idealisti a costo della vita, eppure è già nell’aria l’idea di una federazione di Stati europei.

Cani di paglia nell’universo
Ye Chun
Neri Pozza
In libreria dal 6 febbraio

Dopo che una carestia ha devastato il suo villaggio nelle campagne della Cina, Sixiang, dieci anni, viene venduta a un trafficante di schiavi per un sacchetto di riso e sei monete d’argento. La madre non vuole lasciarla andare, eppure la speranza che l’amata figlia possa andare incontro a una vita migliore è piú forte di qualsiasi altra cosa. Cosí Sixiang arriva in America con in tasca solo i proventi della sua vendita, che la madre le ha ceduto, e una fotografia di Guifeng, il padre assente che non ha mai conosciuto. E subito inizia per lei un viaggio coraggioso con l’obiettivo di riunire la famiglia in un paese difficile e ostile, in particolare nei confronti degli immigrati cinesi. Il padre, infatti, come molti altri sta partecipando a quel grande sforzo collettivo che è la costruzione, in California, di una ferrovia trascontinentale. Ma, al contrario di altri, la sua provenienza e la sua identità lo rendono un facile bersaglio di razzismo e violenze. Costruirsi una nuova vita in quel panorama di oppressione sembra impossibile, anche senza il fantasma di un amore da tempo perduto che continua a tormentarlo… Dalle campagne dell’Asia alla California spazzata dalle ondate dei movimenti anti-cinesi, Cani di paglia nell’universo è una storia di immigrazione, identità e resilienza capace di insegnarci di che materia sono fatti i legami che tengono unita una famiglia e di quanta tenacia e coraggio servono per sopravvivere in un mondo nuovo.

Virdimura
Simona Lo Iacono
Guanda
In libreria il 6 febbraio

Nata in un giorno di pioggia e di presagi, Virdimura porta il nome del muschio che affiora tenace dalle mura di Catania e della sua nascita non sa quasi nulla. A crescerla è suo padre, il maestro Urìa, medico ed ebreo, «il più alto dei giudei, il più forte, il più santo ». Un uomo che conosce i segreti delle spezie e i progressi delle scienze, che parla molte lingue, che sa che da tutto bisogna imparare: dalla natura, dalla strada, dalla poesia. A Virdimura insegna a guarire sia i corpi sia le anime, senza distinguere tra musulmani, cristiani o ebrei. E soprattutto le trasmette il segreto più importante: «La medicina non esige bravura. Solo coraggio». Queste parole Virdimura ripete, ormai anziana, alla Commissione di giudici riunita per decidere se concederle, prima donna della storia, la «licenza per curare». E davanti a loro Virdimura ripercorre, in un racconto vividissimo, tutta la sua vita: la lotta di suo padre contro l’epidemia di tifo che infesta la città, la solitudine dopo la sua scomparsa, gli studi instancabili sui libri che le ha lasciato, le donne visitate in segreto e operate di notte, le accuse di stregoneria da cui deve difendersi, e soprattutto il legame con Pasquale, l’amico d’infanzia che torna al suo fianco dopo un lungo apprendistato in Oriente, anche lui medico, per restarle accanto sempre, alleato fedele contro tutti gli attacchi della sorte. Sullo sfondo di una Catania fiammeggiante di vita, commerci, religioni, dove i destini si incrociano all’ombra dell’Etna ribollente, Simona Lo Iacono ci regala il grandioso ritratto di una protagonista indimenticabile, fiera e coraggiosa, che combatte le superstizioni e le leggi degli uomini per affermare il diritto di tutti a essere curati e delle donne a essere libere.

Trafalgar
Gastone Breccia
Einaudi
In libreria il 6 febbraio

Tra “histoire totale” e “war game”, l’avvincente ricostruzione di una battaglia leggendaria al fianco di tutti i suoi protagonisti. A voler essere radicali, e muovendosi liberamente tra la Scuola delle «Annales» e le serie cinematografiche, si potrebbe dire che, in storia, i giorni e gli eventi che vi si verificarono, per quanto straordinari possano essere stati, in sé e per sé non esistono. E se è spesso agevole arguire i loro sequels d’ampio respiro (benché quello di Trafalgar riservi alcune sorprese), meno scontato ma altrettanto, se non più, coinvolgente è risalire ai prequels o agli epiloghi definitivi, singoli e singolari. Così, se il «21 ottobre 1805 la Royal Navy si impadronì dell’incontrastato dominio sui mari del mondo» e la pax Britannica che ne derivò si estese per oltre un secolo, quella giornata non avrebbe potuto verificarsi senza un imponente pregresso, legato ai protagonisti, Nelson in testa, non meno che a un minuto e complesso insieme di fatti tecnici e sociali, che vanno dall’ingegneria navale al reclutamento, alla paga e alle ore di sonno dell’ultimo dei marinai. Perché eroi leggendari si diventa anche grazie a queste cose, nonché grazie a una “modernità” (il “Nelson touch”: nuovo, originale, semplice) riconosciuta da contemporanei a loro insaputa altrettanto moderni (e di sicuro molto sportivi) e, perché no, grazie al fatto di essere innamorati. Ma altrettanto eroico e leggendario è stato a suo modo ogni individuo che abbia navigato in queste pagine di guerra, fino ad approdare alla fine di un mondo. «Gli ultimi reduci della battaglia scomparvero alla fine del XIX secolo […] nel 1892, all’età di centocinque anni, se ne andò Gaspar Costela Vazquez, un marinaio spagnolo della Santa Ana, accompagnato da una banda della fanteria di marina. Le navi da guerra a vela erano ormai un relitto del passato: mai più due grandi flotte avrebbero affollato il mare e coperto l’orizzonte con le loro pallide piramidi di tela, al tempo stesso leggere e maestose, come era accaduto all’alba del 21 ottobre 1805 sull’onda lunga dell’Atlantico».


Contro Antigone o dell’egoismo sociale
Eva Cantarella
Einaudi
In libreria il 6 febbraio

In una rilettura controcorrente della più celebre figura tragica della classicità, Eva Cantarella smonta pezzo per pezzo le basi su cui si fonda il mito di Antigone. Per la sua determinazione a dare sepoltura al fratello Polinice, violando la legge cittadina per obbedire a una legge non scritta, Antigone ha rappresentato nei secoli il modello insuperato di chi si oppone a un regime tirannico, di chi reagisce di fronte ai diritti calpestati e negati, di ogni donna in lotta contro il potere maschile. Ma questa figura che sembra racchiudere in sé ogni virtù non corrisponde al personaggio cui Sofocle ha dedicato l’omonima tragedia oltre 2500 anni fa. Ed è esplorando la distanza tra mito e personaggio che Eva Cantarella mette in luce lati sorprendentemente negativi dell’eroina da tutti osannata e arriva a contestare il ruolo di despota attribuito a Creonte, protagonista di una drammatica vicenda umana e politica che lo rende una figura non meno interessante e non meno tragica. Proprio come in un’orazione, portando prove a sostegno della propria tesi e confutando gli argomenti di potenziali avversari, la più grande studiosa italiana di diritto greco traccia un profilo di Antigone spiazzante e inevitabilmente divisivo.

I superbi. Una donna fra amore e vendette
Corrado Occhipinti Confalonieri
Minerva
In libreria il 7 febbraio

Piacenza, settembre 1545. La città accoglie il suo primo duca Pier Luigi Farnese, che semina da subito malcontento nella classe dirigente per la sua volontà di recidere i fili col passato, nonostante i consigli alla prudenza di suo padre Alessandro, eletto papa con il nome di Paolo III. Spinto dall’ambizione di voler estendere il suo ducato, Pier Luigi si inimica anche l’imperatore Carlo V che sostiene una congiura di nobili locali volta a destituirlo con l’uso della forza. Anche il conte Gianluigi Confalonieri viene chiamato a partecipare al complotto, ma la moglie Elisabetta cerca di farlo desistere: infrangere il giuramento di fedeltà al duca sarebbe un atto di lesa maestà, punibile con la damnatio memoriae. Gianluigi, nonostante gli avvertimenti della moglie, si farà coinvolgere in un intrigo più grande di lui e molto pericoloso: ad andarci di mezzo sarà anche la felicità di Ortensia, la figlia tanto amata. Elisabetta, suo malgrado, si troverà a prendere le redini della famiglia per evitare che cadano tutti nel baratro. Basato su fatti storici e personaggi realmente esistiti, il romanzo è ambientato in un Rinascimento nepotista, spietato, sanguinario, combattuto solo dalla forza dei sentimenti di donne come Elisabetta. Così la descrive l’umanista e biografo Lodovico Domenichi nel suo saggio “La nobiltà delle donne” del 1552: «Mostra una certa schiettezza e generosità in tutti i suoi costumi, con cui le cose noiose e avverse pazientemente sopporta; e ritrovandosi in altezza e felicità non è punto sopra l’humana misura levata…».

La casa di mio padre
Joseph O’Connor
Guanda
In libreria il 9 febbraio

Roma, settembre 1943. L’occupazione nazista ha messo in ginocchio la città, il cibo scarseggia e la popolazione vive nel terrore: chiunque può fare una brutta fine anche solo per una parola di troppo. Paul Hauptmann, comandante della Gestapo, governa con il pugno di ferro e con feroce efficienza, deciso a mantenere il controllo, costi quello che costi. D’altronde l’esito della guerra è tutt’altro che certo. In questo clima, dopo aver visto di persona gli orrori dei campi di detenzione nazisti, un audace prete irlandese, che vive e lavora nello stato neutrale del Vaticano, decide di opporsi come può ai soprusi delle forze tedesche. Affiancato da un eterogeneo quanto agguerrito gruppo di complici, tra cui figurano una giovane contessa, un edicolante romano e la moglie di un diplomatico, si attiva per dare rifugio a ebrei, soldati alleati e a chiunque altro ne abbia bisogno. Un palazzo abbandonato in Vaticano diventa il luogo di ritrovo del gruppo, che sotto le mentite spoglie di un coro musicale, durante le prove mette invece a punto le missioni nei minimi dettagli, fino a quella più importante e pericolosa pianificata per la sera della Vigilia di Natale. La casa di mio padre è ispirato a una storia vera: la straordinaria impresa di monsignor Hugh O’Flaherty, che ha rischiato in prima persona per opporsi agli occupanti nazisti. E che ha dovuto scegliere ogni giorno tra obbedire ai suoi voti o alla sua coscienza.

Le invisibili
Elena Rausa
Neri Pozza
In libreria il 9 febbraio

Addis Abeba, Etiopia, 1937. Saverio Gargano, un giovane pugliese che si è trasferito nella colonia africana per lavorare come tappezziere, uccide un connazionale che ha violentato Ekelé, la ragazza che insieme all’anziano padre gli affitta una stanza. Qualche anno prima ha lasciato in Italia la fidanzata Nicoletta, che un giorno, allarmata da una lettera di Saverio, parte per cercarlo e resta in Etiopia lavorando come maestra. I due avranno un figlio, Arturo; mentre il figlio di Ekelé, Dawit, piú grande di Arturo di cinque anni, viene considerato da tutti, Nicoletta compresa, figlio di Saverio. Trascorrono gli anni e Arturo è ormai un uomo sull’ottantina e vive in un villino a Milano. Un incidente stradale gli procura una lesione cerebrale detta cecità corticale, ovvero vede cose che gli altri non vedono e che non esistono. Si prendono cura di Arturo l’infermiera Fatima, conosciuta durante la degenza in ospedale, e Tobia, un ragazzo inviato dai servizi sociali in seguito a una denuncia per atti vandalici. Dopo un iniziale periodo di diffidenza, Tobia e Arturo diventano amici: il ragazzo si appassiona cosí ai racconti africani di Arturo. Arturo racconta a Tobia anche del coinvolgimento di suo padre Saverio nella strage di Zeret, quella in cui gli italiani combatterono i ribelli della resistenza etiope, fino a colpirli con le armi chimiche nella caverna di Zeret. Una storia che, in modo inaspettato e misterioso, si intreccia a quella dello stesso Tobia…

La principessa Brambilla
Ernst T.A. Hoffmann
L’orma
In libreria il 9 febbraio

Ambientato in una Roma immaginaria e monumentale, brulicante di vita e ubriaca di festa, «La principessa Brambilla» (1820) racconta l’amore tra l’attore Giglio e la sarta Giacinta. In una girandola di equivoci e travestimenti gli umili protagonisti si trasformano in sfarzosi principi e si lanciano in furiosi duelli, pazze danze e teneri corteggiamenti fino a un brioso lieto fine. Ispirandosi al grande incisore francese Jacques Callot e giocando con le maschere della Commedia dell’arte, E.T.A. Hoffmann riflette sulle dualità dell’animo umano, discetta sull’«influsso di un piatto di maccheroni sull’amore» ed evoca con rara maestria il folle spirito del Carnevale. Un vertice della fantasia romantica presentato in un’edizione illustrata e annotata, arricchita da uno scritto di Charles Baudelaire.

I Santi Mostri
Ade Zeno
Bollati Boringhieri
In libreria il 9 febbraio

Tutto ha inizio in una sera estiva del 1924, quando lo scimmiesco Jörg Brandt esce di casa senza dire niente a nessuno portando con sé due grosse valigie e un cuore pieno di formiche rosse. Al suo fianco Gebke Bauer, il «ragazzo dalle dodici dita», fraterno complice nella formidabile impresa dei Santi Mostri, una compagnia di artisti deformi destinata, nel ventennio successivo, a incantare i palcoscenici dell’intera Germania. L’uomo piovra, la donna dal doppio sorriso, l’acromegalico gigante Nikolaus, il giovane Polifemo, sono solo alcuni dei protagonisti che seguiranno Jörg e Gebke in un lungo viaggio fatto di trionfi, cadute, e incontri straordinari. Dai primi spettacoli sotto il fatiscente tendone del Circo Vogt, ai vagabondaggi a bordo di un buffo veicolo chiamato Geraldine, sfileranno insieme, con infantile allegria, ai margini di eventi molto più grandi e spaventosi di loro: l’ascesa al potere di Hitler, le leggi razziali, lo scoppio della Seconda guerra mondiale, ma soprattutto il programma Aktion T4, criminoso piano nazista finalizzato allo sterminio delle «vite indegne di essere vissute». In un mondo sprofondato nelle tenebre e sempre più incapace di riconoscere la bellezza nella diversità, armati della sola arte i Santi Mostri si troveranno così a condividere il tragico destino dei reietti in fuga. Dopo L’incanto del pesce luna, Ade Zeno torna con un romanzo avventuroso e malinconico, in bilico fra realtà e meraviglia, che attraverso il linguaggio della fiaba grottesca rivisita la figura del freak per parlare ancora una volta del mostro che vive in ciascuno di noi.


La foresta del nord
Daniel Mason
Neri Pozza
In libreria il 13 febbraio

New England, xvii secolo. In principio ci sono un uomo e una donna, in fuga dalla Colonia puritana cui appartengono, braccati da uomini con archibugi e sciabole che vorrebbero trascinarli davanti al giudizio della comunità. Si nascondono, si amano cullati nel verde abbraccio della grande foresta del Nord, nuotano nudi nei torrenti, finché il giovane fuggiasco sceglie una pietra bianca e liscia per posarla in una radura in cui sorgerà una casupola in pietra e legno, il nuovo inizio. Non possono sapere, quei giovani amanti, che la casa nata dalla passione illecita e da un selvaggio ottimismo sarà abitata nei quattrocento anni a venire. Da un soldato inglese destinato alla gloria che abbandona i campi di battaglia del Nuovo Mondo per dedicarsi alla coltivazione delle mele. Da due gemelle nubili che insieme affrontano guerra e carestia, invidia e desiderio. Da un cronista di nera che porta alla luce una fossa comune, solo per scoprire che la terra si rifiuta di svelare i propri segreti. Da un pittore innamorato, un sinistro truffatore e, ancora, un puma famelico e uno scarabeo lussurioso. In quattro secoli, i protagonisti di questa grande storia dell’America si confrontano con la meraviglia e il mistero che li circonda, piccole esistenze lineari rispetto al perenne ciclo della Natura che si rigenera, eppure dirompenti al loro passaggio. La foresta del Nord ne porta i segni indelebili, con i boschi maestosi che si tramutano in radure, coltivi, prati pettinati. Tuttavia, all’ombra di quegli alberi antichi, si sente il passo cadenzato del tempo che avanza, al cui paragone ambizioni, trasgressioni, amori, tradimenti, rimpianti umani appaiono di una vanità struggente, insignificanti contro l’immensità.

45 milioni di antifascisti
Gianni Oliva
Mondadori
In libreria il 13 febbraio

«In Italia sino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo, 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti»: la frase attribuita a Winston Churchill fotografa con la forza del sarcasmo la condizione di un paese che nel 1940 è entrato in guerra inneggiando all’aggressività fascista e tre anni dopo se ne è prontamente dimenticato. Dopo la Conferenza di Pace di Parigi del 1946, tutte le responsabilità della disfatta vengono infatti attribuite esclusivamente a Mussolini, ai gerarchi e a Vittorio Emanuele III. Una volta eliminati i primi a Dongo e in piazzale Loreto ed esautorata la monarchia con il referendum del 2 giugno, l’Italia può riacquistare la sua presunta integrità politica e morale usando la Resistenza, opera di una minoranza, come alibi per assolversi dalle responsabilità del Ventennio. Quando i perdenti salgono sul carro dei vincitori la memoria storica viene spazzata via e ha inizio una nuova stagione. Per eliminare una classe dirigente bisogna però averne un’altra a disposizione: come defascistizzare tutto e tutti se in quegli anni pressoché tutto e tutti erano stati fascisti? La rottura con il passato si rivela così un brusco e disarmante riciclo senza pudore di uomini, di strutture e di apparati: come nel caso eclatante di Gaetano Azzariti che, da presidente del Tribunale della Razza, massimo organismo dell’aberrazione razziale, diventa vent’anni dopo presidente della Corte costituzionale, massimo organismo di garanzia della democrazia, senza che nessuno gli abbia chiesto di ritrattare, né il monarchico Badoglio, né il comunista Togliatti, né il democristiano Gronchi. Gianni Oliva ci costringe, ancora una volta, a guardare alla storia con onestà, facendo luce su quanto i «conti non fatti sul passato» pesino ancora sul presente.

Plutarco. L’arte della politica
A cura di Carlo Carena
Einaudi
In libreria il 13 febbraio

Traducendo alcuni Moralia e alcuni libri di Detti memorabili Carlo Carena, in questo suo ultimo lavoro che viene pubblicato purtroppo postumo, ha messo a punto un volume che rappresenta la summa dei pensieri di Plutarco sul tema della politica. Sia dal punto di vista delle qualità morali necessarie agli uomini politici, sia da quello degli ordinamenti legislativi. Plutarco sprona gli intellettuali («i filosofi») ad occuparsi di politica, a consigliare re, principi e legislatori. Ma non per interesse personale e nemmeno per ambizione, bensí perché è un loro dovere mettere al servizio della collettività il proprio sapere e la propria saggezza. La virtú e il disinteresse devono essere il punto fermo di ogni approccio alla cosa pubblica. Sulle forme di governo Plutarco è abbastanza eclettico: in cuor suo – lo afferma chiaramente – ritiene che la monarchia sia il sistema migliore, ma il suo buon senso gli fa anche dire che il sistema migliore è quello in cui operino i politici migliori. Cioè: meglio una democrazia o un’oligarchia gestita da uomini capaci che una monarchia con un re incompetente o vanaglorioso. E viceversa. Come sempre un Plutarco non dogmatico sulle teorie, ma fermo sui principî di moralità, nelle vite private e tanto piú nella politica.

Democrazia e anarchia. Il potere nella polis
Donatella Di Cesare
Einaudi
In libreria il 13 febbraio

La democrazia è legata da un nesso indissolubile con l’anarchia. Nel tempo delle svolte autoritarie, in cui si pretende di difendere la democrazia chiudendola e murandola, questo libro muove dal pensiero radicale per guardare al mattino greco della pólis. La storia monumentale viene così decostruita grazie a un’originale rilettura delle fonti: un racconto avvincente che mette in luce le sequenze ribelli, gli scenari rivoluzionari. Pronunciata con trepido entusiasmo o con attonito disprezzo, la parola demokratía, di cui viene ripercorsa sia la storia semantica sia quella politica, indica due eventi collegati: l’ingresso del popolo alla ribalta della storia e la revoca di ogni potere che presume di essere originario. Lo spettro dell’anarchia turba la città. Lo paventano i tragici, lo registrano gli storici, lo denunciano i filosofi. L’arché di padri, proprietari, autoctoni, eredi viene profondamente minata e destituita di legittimità, mentre si inaugura lo spazio della politica. «Né comandare, né essere comandati» è il sigillo della democrazia, lo stendardo della libertà an-archica. Protagoniste di questo racconto sono le donne. È una rivolta di straniere, in fuga da violenza familiare, a far emergere, in un verso di Eschilo, il composto che indica la capacità del popolo di affermarsi. La democrazia nasce con l’accoglienza. E il dêmos non potrà mai né regredire a éthnos, fondandosi su legami di sangue e di suolo, né tanto meno soffocare il conflitto e la divisione. In un confronto serrato tra gli altri con Hannah Arendt, Claude Lefort, Cornelius Castoriadis, Reiner Schürmann, Miguel Abensour, pensatori della democrazia dopo la deriva totalitaria, Donatella Di Cesare riporta alla luce un rimosso di secoli e apre un’inedita prospettiva di ricerca sul nuovo anarchismo.

Psiche e Amore
Luna McNamara
Garzanti
In libreria il 13 febbraio

L’Oracolo di Delfi ha parlato: il figlio del re di Micene sarà un eroe capace di fronteggiare persino gli dei. Nella culla però non c’è un maschio, ma una femmina: Psiche. Impossibile che la profezia sia sbagliata. E, quando incontra lo sguardo della piccola, il padre della bambina capisce: sarà valorosa e coraggiosa e saprà compiere il proprio destino. A Psiche viene insegnata l’arte della guerra e del combattimento e, crescendo, la ragazza si renderà conto di quanto la sua formazione sia diversa da quella delle altre donne, che devono sottostare alle decisioni dei padri, o dei mariti. Lei, invece, è libera. Ed è per la libertà altrui che Psiche combatte la sua prima battaglia. Gli dei, però, non sono d’accordo: il mondo deve restare tale e quale. Afrodite, adirata, si scaglia contro Psiche e manda sulla terra suo figlio Eros per esigere la propria vendetta. Eros è il dio del desiderio, ma non riesce a comprendere perché gli uomini, dominati dalla passione, si affannino tanto in cerca dell’anima gemella. Fino a quando non incontra Psiche. Solo allora scopre che esiste qualcosa di più forte del potere degli dei: l’amore. La ragazza non sa chi sia Eros, ma intuisce la profonda affinità che l’accomuna a quel giovane. Un legame profondo, per cui è pronta ad affrontare la guerra cui è destinata sin dalla nascita. Anche se non credeva di dover lottare per amore. Perché lottare per amore dà un senso diverso a tutto. Non esiste maledizione che, così, non possa essere sconfitta. Il classico racconto di Amore e Psiche, riletto in chiave inedita: non sono più gli uomini a fare la storia, ma le donne. In particolare, una donna sola contro gli dei. Una donna sola in difesa di un amore impossibile. Una storia antica, certo, ma mai più attuale di ora.

Il mistero della figlia del re
Lisa Beneventi
Nua
In libreria il 15 febbraio

Dopo la fuga di Varenne, la famiglia reale di Francia è imprigionata nella cupa torre del Tempio nel cuore di Parigi. Dopo un sommario processo Luigi XVI, Maria Antonietta e Madame Elisabetta, la sorella del re, sono condannati dai capi rivoluzionari che hanno instaurato il regime del terrore. Unici superstiti sono i figli Maria Teresa Carlotta, detta Madame Royale, e il delfino Carlo. Dalla voce di Maria Teresa Carlotta veniamo a conoscenza delle sue paure, dei suoi tormenti, delle sue emozioni e dei suoi ricordi. Vittima inconsapevole Carlotta, a soli quindici anni, è catapultata dal lusso e dalla vita spensierata della reggia di Versailles nella cella buia, umida e spoglia del Tempio. Fino al dicembre del 1795 quando dovrà affrontare un nuovo periodo della sua vita. È a questo punto che ha inizio “Il mistero della figlia del re”. Che ne sarà di lei?

Baudelaire e l’esperienza dell’abisso
Benjamin Fondane
Le lettere
In libreria il 15 febbraio

Benjamin Fondane è stato al centro del pensiero occidentale. Nato in Romania da una famiglia di intellettuali ebrei, si trasferisce a Parigi nel 1923. Pensatore anomalo, dal linguaggio selvaggio, confidente di Emil Cioran, scrive il suo capolavoro “Baudelaire e l’esperienza dell’abisso”, in corsa, nell’estro della fuga. Fondane setaccia tutti i paradigmi e straccia tutti i veli per giungere nelle segrete della poesia, lì dove l’uomo, la creatura che scrive, non è che un filatterio di cenere. Secondo l’intellettuale romeno, Baudelaire non è il fondatore della poesia moderna ma il suo esecutore, il poeta che ha avuto il coraggio di uccidere la poesia per vagliarne il veleno. Arrestato nel 1944, deportato ad Auschwitz, morì in una camera a gas. Aveva il volto di un vogatore, ricordano alcuni amici, di uno che sapeva attraversare i fiumi.

Dante di Shakespeare III. Come è duro calle
Monaldi&Sorti
Solferino
In libreria il 19 febbraio

Dante Alighieri è in esilio, e non tornerà. Giunge ora al culmine il grande spettacolo «tra cielo e terra» del dramma perduto di William Shakespeare, l’unica penna al mondo in grado di mettere in scena la Divina Commedia e il suo autore. Alleanze, assedi, battaglie, suppliche e tentativi diplomatici si susseguono, ma le porte di Firenze non si riapriranno: il vento dei tempi soffia contro il Poeta, in cerca di rifugio e di aiuto, mentre la moglie Gemma, i figli e gli amici ne seguono con ansia le peripezie. Nel girovagare di Dante trovano posto la Verona dei Montecchi e Capuleti e le notti di mezz’estate tra i Monti Sibillini, si danno battaglia sul suo capo le forze celesti e quelle infernali, e fa da cantastorie Fool, il Matto di Re Lear: una volta di più brilla la dantesca potenza di Shakespeare nel dare vita e passioni al mondo degli spiriti. La sequela di sconfitte e umiliazioni – unita ai rimorsi per la fine dell’amico Guido Cavalcanti, di cui teme la dannazione eterna – precipita Dante nella selva oscura del dubbio: il Cielo è indifferente alle tragedie umane? La privazione dei primi canti della Commedia, rimasti a Firenze, non aiuta. Ma lui non si rassegna a perdere Guido. Sarà proprio grazie al suo affetto per l’amico che l’esule troverà forza e illuminazione sul sentiero oltremondano verso l’«Amor che move il sole e l’altre stelle», e ultimerà il massimo capolavoro di tutti i tempi.
In questo terzo volume della trilogia di Monaldi & Sorti, sullo sfondo di un mosaico storico e psicologico sapientemente ricostruito, epoche, parole e immaginazione dei due sommi geni letterari si intrecciano e si nutrono. Un romanzo unico, magico e incredibile, che riporta in vita come su un grande palcoscenico i personaggi e le storie più amati di sempre.

Shakespeare in Hollywood
Arturo Cattaneo
Gianluca Fumagalli
Einaudi
In libreria il 20 febbraio

«Più di ogni altro scrittore, ce n’è uno che ha fornito al cinema drammi, poesie e canzoni. Centinaia di attori, scrittori e registi hanno lavorato in film ispirati dalla sua magnifica eredità». Così Kenneth Branagh presenta un omaggio filmato di Hollywood a Shakespeare, durante la notte degli Oscar del 1997. È l’epifania di un processo di appropriazione culturale che ha accompagnato, con un andamento di tipo carsico, tutta l’evoluzione di Hollywood nella sua sfida al teatro per l’egemonia nell’entertainment moderno. Shakespeare è la figura più titolata nell’intera storia degli Academy Awards: 86 candidature hanno portato a 30 Oscar per 26 film considerati shakespeariani a vario titolo. Questo sorprendente «culto dell’antenato» ha coinvolto, oltre ai canonici Laurence Olivier, Orson Welles, Franco Zeffirelli e Kenneth Branagh, grandi artisti hollywoodiani come D. W. Griffith, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, Katharine Hepburn, Charlie Chaplin, George Cukor, Ernst Lubitsch, John Ford con Victor Mature, Joseph L. Mankiewicz con Marlon Brando, Elizabeth Taylor e Richard Burton, Charlton Heston, Al Pacino e molti altri. Un viaggio lungo un secolo tra cinema e teatro, Europa e America, mito e cultura popolare.

La donna della bomba atomica
Gabriella Greison
Mondadori
In libreria il 20 febbraio

“16 luglio 1945. È la mattina del giorno X. Io sono qui, a Compania Hill. Appena si avvicinano le 5.30 comincia il conto alla rovescia. La musica di Čajkovskij diffusa dall’interfono ha il compito di rasserenare gli animi mentre aspettiamo la detonazione.” Sono parole della fisica Leona Woods, la donna più giovane a partecipare direttamente alla creazione della bomba atomica. Gabriella Greison, fisica, attrice, autrice, grazie a un lungo percorso di ricerca svolto da Los Alamos a Chicago, da Princeton a Santa Fe, ricostruisce il famoso Progetto Manhattan dando voce alla principale protagonista femminile di una vicenda che ha cambiato connotati dell’esistenza umana. Nel riportare la leggendaria impresa della scissione atomica si parla di Oppenheimer, Fermi, Compton, ma si dimentica la presenza di Leona, assunta a lavorare al Progetto subito dopo il dottorato in fisica, all’età record di 23 anni, esperta nella rilevazione delle particelle con il trifluoruro di boro, addetta al calutrone, e abile nel misurare il flusso di neutroni del reattore nucleare. Con questo libro Greison ricorda e valorizza il lavoro di una delle grandi scienziate del passato, scienziate che troppe volte sono state dimenticate e discriminate dalle ricostruzioni storiche. La donna della bomba atomica è un viaggio interiore, un coinvolgente flusso di coscienza che ci proietta all’interno del sapere e della sensibilità di un’importante figura della Scienza e della Storia con la S maiuscola. Greison ci consente di rivivere i momenti più elettrizzanti della vicenda, ma anche di compiere un salto in alto, verso gli aspetti spirituali del progetto che, oltre ad aver spostato i confini della natura, ha innescato anche la consapevolezza dell’esistenza dell’intelligenza spirituale, trasformando per sempre il vivere dell’intera umanità.

La signora di Husaby. Kristin Lavransdatter (Vol. 2)
Sigrid Undset
Utopia Editore
In libreria il 23 febbraio

Nella Norvegia medievale, la giovane Kristin si appresta a lasciare la fattoria del padre Lavrans per seguire l’uomo che ha appena sposato, Erlend, nella tenuta di Husaby. Il viaggio per mare è complicato e la ragazza riesce a stento a nascondere che è rimasta incinta prima del matrimonio. Il parto si avvicina e la protagonista spera che la madre Ragnfrid giunga ad assisterla, ma deve accontentarsi dell’aiuto di un gruppo di donne pressoché sconosciute. Ormai è la signora di Husaby e il suo primogenito è sano e bello. Il conteggio dei mesi, tuttavia, attesta un concepimento prematrimoniale, un’onta per la famiglia. Lavrans ne è addolorato, ma prova a perdonare la figlia. Passano gli anni e Kristin mette al mondo altri sei bambini. Gli impegni militari tengono lontano Erlend e il matrimonio conosce periodi di crisi. Intanto giunge la notizia che Simon, una volta promesso sposo di Kristin, si è fidanzato con Ramborg, la sorella minore della protagonista. Quando Erlend è accusato di un crimine contro la corona, Kristin non sa più a chi rivolgersi, e cerca sostegno proprio in Simon. Riuscirà l’uomo che tanto l’ha amata, e che forse la ama ancora, a salvare il marito di Kristin? A cent’anni dall’uscita in Norvegia, e dopo decenni di oblio in Italia, torna in una nuova traduzione il secondo volume della trilogia che valse a Sigrid Undset il premio Nobel per la letteratura, uno dei capolavori della letteratura mondiale.

Una notte piena di luce
Armando Lucas Correa
Nord
In libreria il 23 febbraio

Berlino, 1939. È una casa insolita, quella di Lilith, in cui il vuoto lasciato da un padre mai conosciuto viene colmato dall’affettuosa presenza di Herr Professor, un anziano vicino di casa che, come tutti gli ebrei, ha dovuto smettere d’insegnare e adesso dà una mano a mamma Ally. Dal canto suo, Ally lavora instancabilmente e fa il possibile per proteggere la figlia che, con quei capelli ricci e la pelle scura ereditata dal padre, attira sempre più sguardi di disapprovazione. Finché la situazione non si fa intollerabile e, per salvare la vita di Lilith, Ally è costretta a compiere una scelta che rimpiangerà per tutta la vita…
Berlino, oggi. È stata fortunata, Luna lo sa. È stata cresciuta da genitori amorevoli, che non le hanno mai fatto mancare nulla. Eppure, c’è come un’ombra che incombe su sua madre, e un silenzio che cala ogni volta che Luna le fa domande sulla loro famiglia. Ma tutto cambia nel momento in cui Luna trova alcune vecchie poesie firmate Ally, un nome che lei non ha mai sentito. E allora decide che è arrivato il momento di scavare nel passato, riportando alla luce la storia di un amore sbocciato tra le ceneri della guerra e distrutto dalle fiamme della rivoluzione; di una decisione crudele e necessaria; di una verità terribile taciuta troppo a lungo…

La conversione di Costantino. Chronica Pisonum
Renato Carlo Miradoli
La vita felice
In libreria il 23 febbraio

Imbattutosi, durante la visita a un mercatino del libro usato, in un foglio in cui si cita una fonte storica denominata Chronica Pisonum, l’autore e protagonista del romanzo viene coinvolto in eventi più grandi di sé e accetta l’invito a recarsi presso chi egli, mai e poi mai, avrebbe potuto incontrare, o solo sperato di farlo; e cioè, un noto personaggio romano che sarebbe balzato alle cronache di lì a poco tempo.

Ecco in nuce, la trama di un romanzo di un autore, che, ripercorrendo la genesi dei due precedenti capitoli della trilogia, Epistola a Tiberio e Janus della collera di Nerone, si trova a scrivere, in un terzo, la parola fine a un lungo processo di ricerca tra le fonti storiche. Egli cerca di ricostruire, disponendo della fonte ad oggi sconosciuta, la storia della presunta conversione dell’Imperatore Costantino, Imperatore che, a partire dalla battaglia di Ponte Milvio del 312 e poi dall’Editto di Milano del 313, e del Concilio di Nicea del 325 sarà considerato il fondatore dell’Impero Cristiano.

Ma la trama, cioè la realtà dei fatti narrati, è proprio questa?

Il mondo dello zucchero
Ulbe Bosma
Einaudi
In libreria il 27 febbraio

Rovesciare una bustina di zucchero nel caffè è un gesto tanto comune da essere quasi invisibile. Eppure, non c’è niente di scontato nella straordinaria ascesa dello zucchero: la sua è una storia d’ingegno e potenza che nasconde un lato oscuro fatto di sfruttamento, razzismo e distruzione ambientale. «Bosma ha preso un minuscolo cristallo di zucchero e ne ha fatto un prisma attraverso cui osservare e capire il mondo in cui viviamo» («Los Angeles Review of Books»). Prendere una bustina di zucchero e rovesciarla nel caffè è un gesto quotidiano, naturale, lo facciamo più volte al giorno, senza dargli alcun peso. Eppure, lo zucchero bianco da tavola ancora fino a duecento anni fa era un bene di lusso, perché in realtà è tutt’altro che un elemento naturale: ci vogliono creatività e pazienza per arrivare ad estrarlo dalla molecola vegetale e poi un ulteriore sforzo per raffinarlo. La sua vicenda storica, proprio per via di questa difficoltà produttiva, è relativamente recente, non ha più di 2500 anni. In particolare, la vicenda dello zucchero bianco e cristallino, quello a cui siamo abituati, inizia mille anni più tardi, in Asia, dove viene consumato, a piccolissime dosi, nei grandi banchetti e nelle cerimonie di corte, oppure come medicinale miracoloso. Dai palazzi regali comincia una diffusione lenta e capillare in tutto il continente, che lo porta a raggiungere anche il Nordafrica. E infine l’Europa, dove si trasforma in una merce globale e il suo destino si lega a doppio filo con la schiavitù: si stima che più della metà dei 12,5 milioni di africani deportati dall’altra sponda dell’Atlantico fossero impiegati nelle piantagioni di zucchero. Oggi quella merce globale abbonda sulle tavole di mezzo mondo, nascosta anche dove non ci si aspetterebbe di trovarla, con costi ambientali e sociali che rischiano di essere devastanti. Ulbe Bosma ripercorre una storia affascinante ma al tempo stesso crudele, in cui s’intrecciano le piccole biografie dei contadini, le grandi sofferenze delle masse di schiavi e operai e gli avidi interessi degli industriali e dei governi di ogni tempo.

Il cammino del morto
Larry McMurtry
Einaudi
In libreria il 27 febbraio

Tutti sono stati giovani, anche Gus e Call, gli induriti venditori di bestiame protagonisti di Lonesome Dove. A quell’epoca, gli anni Quaranta dell’Ottocento, le praterie a ovest di San Antonio erano ancora selvagge e dominate dagli indiani. Dunque, chi meglio di due ragazzi sbandati e un po’ ingenui per rimpolpare la compagnia di Texas Ranger in partenza per El Paso? Un fucile, un cavallo, la promessa di una paga e si va. Ma in giro c’è Buffalo Hump, l’abile e brutale capo comanche, e il battesimo della strada si celebra con il sangue. La vita in città è senz’altro piú sicura, ma anche piú noiosa. Ecco, quindi, che Gus e Call si rimettono in viaggio unendosi a una spedizione per la conquista di Santa Fe, florida città del New Mexico. A guidarli c’è un ex pirata che della terraferma non si intende molto. È un male, perché stavolta la lista dei pericoli è davvero lunga: ai Comanche con la passione degli scalpi si aggiungono Apache amanti delle torture, messicani piú combattivi del previsto e una natura inospitale fatta di orsi inferociti, fiumi in piena e siccità estrema, che mostra il suo lato peggiore nel famigerato «cammino del morto». A partire sono in duecento, ma non tutti faranno ritorno. Il cammino del morto fa parte della quadrilogia del West che ha reso celebre McMurtry: pubblicato dopo Lonesome Dove e Le strade di Laredo, è il prequel che racconta come tutto ebbe inizio.

Tacito
Annali
A cura di Renato Oniga
Einaudi
In libreria il 27 febbraio

L’opera del piú grande storico della letteratura latina, percorsa dalla triste constatazione che il governo del mondo sembra non potersi sottrarre all’inevitabilità del male. «Di Augusto si sono occupati storici illustri, ma poi è prevalsa l’adulazione. La storia di Tiberio e di Caligola, di Claudio e di Nerone è stata falsata, per paura finché furono al potere, per odio dopo la loro morte. Io intendo illustrare la fine di Augusto, il principato di Tiberio e tutto il resto sine ira et studio. Non ho motivi di risentimento né ragioni per una particolare benevolenza verso quei principi». Gli Annales si aprono con questa solenne professione di imparzialità, ma Tacito, nel raccontare gli anni tra la morte di Augusto e la fine di Nerone, non è imparziale. Il meno che si possa dire è che è sovranamente tendenzioso. Non altera i fatti, sa presentarli però con un montaggio micidiale, e poi sottolinea, allude, commenta, insiste. Si pone di fronte alla storia con uno sguardo spietato, senza illusioni, di chi sa che l’unica alternativa all’impero è il caos, la guerra di tutti contro tutti..

Le ragazze della Baleine
Julia Malye
Mondadori
In libreria il 27 febbraio

Parigi, 1720. La superiora dell’ospedale della Salpêtrière, Marguerite Pancatelin, è tormentata dai dubbi: il veliero La Baleine salperà di lì a breve per la Louisiana e tocca a lei il difficile compito di selezionare novanta giovani donne in età fertile da dare in spose ai coloni francesi che abitano i territori occupati. Marguerite è consapevole che ad attendere queste ragazze c’è una terra dura e inospitale e che nessuna farà mai ritorno in patria. Nonostante sia una struttura in cui le pazienti sono spesso etichettate come pazze o criminali, la Salpêtrière ospita per lo più semplici orfane o ragazze stravaganti che hanno infranto le regole sociali. Tra loro ci sono Geneviève, ribelle e affascinante, rinchiusa nella Maison de Correction dell’istituto perché ha aiutato diverse ragazze ad abortire; Pétronille, una voglia bianca sul viso, figlia di una famiglia aristocratica in rovina che l’ha allontanata per i suoi comportamenti eccentrici; e Charlotte, un’orfana di soli dodici anni che non ha mai conosciuto il mondo fuori dalla Salpêtrière. Nessuna di loro sa cosa l’attende al di là dell’oceano, nessuna potrà decidere del proprio destino, ma la paura dell’ignoto trasformerà il viaggio sulla Baleine, lungo e pieno di pericoli, in un’occasione per costruire un legame profondo e un’incrollabile volontà di sopravvivere. Per Geneviève, Pétronille e Charlotte l’arrivo in Louisiana significherà affrontare la durezza e la violenza di un matrimonio imposto, il confronto con il desiderio proibito, la ricerca disperata di un figlio che non arriva, e l’incontro con chi ha abitato questi luoghi per secoli e vede ora la propria esistenza in pericolo. Un romanzo storico di grande suggestione, con tre indimenticabili eroine che nel cuore di una terra spietata restano animate da una straordinaria sete di amore e di vita.

Lady Tan e il circolo dei fiori di loto
Lisa See
Longanesi
In libreria il 27 febbraio

Cina, XV secolo. Secondo Confucio «una donna istruita è una donna senza valore», ma Tan Yunxian non è d’accordo. Rimasta senza la madre, fin da bambina le vengono insegnati dai nonni i pilastri della medicina cinese, i Quattro Esami – guardare, chiedere e ascoltare, annusare e toccare, sentire il polso –, un approccio che un medico uomo non può mai mettere in atto con una paziente donna perché la tradizione lo vieta, giudicandolo sconveniente. E così ci sono donne che devono curare altre donne, come Meiling, promettente levatrice che conosce la consistenza dei corpi e la viscosità del sangue: per lei toccare è prassi quotidiana, mentre per un medico è riprovevole. Yunxian e Meiling si scambiano nozioni e rimedi, diventano amiche e giurano che condivideranno gioie e battaglie.
«Niente fango, niente loto», si dicono: dalle avversità può sbocciare la bellezza.
Ma poi Yunxian è costretta a sposarsi e tutto quello che ha costruito sembra franare. Tutto quello che ha imparato sembra dover essere dimenticato, ora che è una moglie. Ma il suo desiderio di curare, di aiutare donne e ragazze di ogni ceto sociale è più forte persino della tradizione, alla quale si ribella. Con l’aiuto di Meiling, Yunxian si spingerà così dove nessuna donna cinese era mai arrivata, contribuendo in modo indelebile al progresso della medicina.
Ispirato dalla vita straordinaria della prima donna medico cinese, Lady Tan e il circolo dei fiori di loto è una storia avvincente di donne che aiutano altre donne.

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