Mese Storico Viaggio nella storia

Mese storico: gli autori raccontano i luoghi dei loro romanzi – Carmine Mari e Salerno

Oggi Carmine Mari ci racconta la “sua” Salerno attraverso questa intervista impossibile! Buona lettura!

Buongiorno Salerno, quanti anni ha?

Ho perso il conto, a una donna non si chiede mai l’età, ma ricordo più o meno il secolo in cui sono nata: era il II sec a.C. e ricordo perfettamente quando arrivarono quelle trecento famiglie di legionari romani coi loro carri di masserizie. Veterani della guerra punica, gente con la pelle dura. A quei tempi esisteva solo un castrum fatto di palizzate e torri lignee che dall’alto delle colline sorvegliavano la via Popilia e il litorale costiero. Gli ingegneri si misero subito all’opera per squadrare la nuova città, le insule, il foro e il tempio e poi le terme che oggi si trovano sotto la cappella longobarda di San Pietro a Corte, di fianco a un campanile mezzo sprofondato a causa delle alluvioni.

Opulenta Salernum è la scritta che appare su una moneta. Qual è la ragione?

Bei tempi quelli. Si tratta del follaro di Gisulfo, il principe longobardo vissuto attorno alla prima metà del XI sec.

Gisulfo a dire il vero non ci stava tanto con la testa, essendo mezzo pirata e incallito voltagabbana. Però aveva una sorella davvero in gamba, Sichelgaita, la futura sposa di Roberto il Guiscardo, condottiero normanno degli Hauteville al quale per poco non riuscì l’impresa di conquistare Costantinopoli. Opulenta Salernum era una moneta celebrativa, senza dubbio, ma metteteci i commerci, ero capitale di un granducato che arrivava in Puglia e in Calabria, avevo i migliori medici e la famosa scuola di medicina (la prima d’Occidente), un duomo con un quadriportico spettacolare, bei palazzi e quindi forse, opulenta non sembra esagerata. Gloria durata però tre o quattro secoli, poi sono arrivati gli svevi, Federico II e amen. Ah beata gioventù!

Ci è giunta voce anche che nel ‘500 vi abitava un principe.

Me lo ricordo bene. Ferrante Sanseverino, ultimo rampollo di una casata normanna, cresciuto da spagnoli, marito di una nobildonna spagnola e poi finito in esilio in Francia, per fare la guerra agli spagnoli. Si era fatto ugonotto e messo in testa di riconquistare il viceregno di Napoli con una flotta ottomana.

Ferrante Sanseverino

Comunque gli è andata male, come sempre a chi confonde i desideri con la realtà. Però diciamo che con lui ho avuto una fiammata, sono rinata dalle ceneri come una fenice; Ferrante era un vero mecenate e finanziava spettacoli, accademie di teatranti e letterati. C’erano anche spirituali in odore di eresia chiamati a predicare nelle piazze. Dopo di lui altri secoli bui e di decadenza, un sonno da Cenerentola durato più di trecento anni.

Quando Goethe passò da me, dormì una notte prima di rimettersi in cammino per Paestum e visitare i templi. Mi fece anche un ritratto dalla finestra dov’era alloggiato, chiedendosi chi non sarebbe stato disposto a studiare in questa cittadina nel tempo in cui vi fioriva una università? Bel complimento. Avrei preferito però che si fermasse di più, evidentemente non sono stata abbastanza affascinante.

Ha qualche ricordo che si porta dentro con maggiore emozione?

Lo sbarco degli alleati del ’43; che spettacolo signori, una potenza mai vista. Un cielo illuminato a giorno dai traccianti e dai proiettori. Al mattino il mare davanti alla spiaggia era zeppo di navi, e quando dico zeppo dovete credermi. Potevi saltare da una coperta all’altra senza cadere in acqua: mezzi da sbarco, cannoniere, dragamine, incrociatori, c’era di tutto e poi stormi impressionanti di bombardieri che andavano e venivano, corazzate che sparavano i loro colpi sull’entroterra.

Sulla spiaggia era sbarcato di tutto; migliaia di soldati inglesi, carri armati, jeep e camion che scaricavano montagne di casse e proiettili per le batterie appena montate. Mi sono chiesta come credevano di vincere la guerra contro quella gente che aveva tutto, mentre noi morivamo di fame. Purtroppo certi discorsi e certi regimi li capisci solo quando hai fame. Ma ero felice, ero convinta che la notte era passata e che una speranza sarebbe nata. Nel ’44 sono diventata capitale d’Italia (che soddisfazione), ho conosciuto Badoglio (be’ non proprio un vanto, ma è Storia) e qui c’è stata la famosa svolta di Salerno, voluta da Togliatti.

E il ricordo più doloroso?

L’appetito di quei giorni, i pidocchi, la sporcizia e la miseria nera, le mie figlie costrette a darsi per un paio di calze o per qualche scatoletta di carne. Uno spettacolo di squallore e di degrado indescrivibile, ci si vendeva per un pezzo di cioccolata. Credo sia stato il prezzo da pagare per i vent’anni persi dietro a un uomo e a una banda di criminali organizzati.

Dopo tanti secoli, come si vede?

Mi sento bene, direi come una donna matura, capace di ammaliare ancora con le sue storie. Sono circondata da turisti, tanti, hanno l’occhio attento e mi guardano con un certo interesse. Mi rammarico un po’ per i miei figli, li trovo spassionati, credo che se conoscessero di più la mia lunga Storia, ascoltare i miei racconti e le mie avventure, forse mi amerebbero di più e porterebbero più rispetto della loro Madre Terra.

Alla fine, mi sento ancora giovane per sperare..


Editore ‏ : ‎ Marlin (Cava de’ Tirreni) (28 gennaio 2021)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 416 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8860431603
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8860431608
Link d’acquisto cartaceo: Hotel d’Angleterre

1911. Una giovane Italia si appresta a compiere il gran balzo verso la conquista del mondo. Dall’Ufficio Approvvigionamenti del Ministero della Guerra sono scomparsi documenti delicatissimi, e il governo è consapevole che potenze straniere tramano contro i progetti coloniali italiani. In una calda estate, in un clima di Belle Époque, cinque ospiti alloggiano al Hotel d’Angleterre di Salerno: Alberto Brenzoni, stravagante matematico; Peter Aselmeryr, svizzero e rappresentante di tessuti; Marie Christine Bonsignorì, “mademoiselle” in Grand Tour; Teofilo Scorza, tipografo romano sull’orlo del fallimento; e David Stephenson, colonnello dell’esercito britannico in congedo. Edoardo Scannapieco, giovane disoccupato con ambizioni di giornalista, è al primo giorno di lavoro come maître all’Angleterre quando scopre che una busta gialla, affidata in custodia al portiere Geppino, è misteriosamente sparita assieme a lui. Scorza ne reclama la proprietà, dando inizio a ciò che Pavone – agente dell’Ufficio Informativo incaricato di acciuffare la spia – chiamerà “Operazione Angleterre”. Schedato dalla prefettura per le sue idee anarco-socialiste, Edoardo sarà costretto a collaborare giocoforza con Pavone al recupero dei documenti, trovandosi coinvolto in una trama complessa, fatta di personaggi ambigui, politici e gente di malaffare; in quegli stessi giorni è previsto un raduno di suffragette, capitanate dalla fiamma del suo cuore, Amelia Minervini, tenace femminista. Esponenti conservatori, collusi con la malavita locale, non vedono di buon occhio l’iniziativa – una petizione per il suffragio universale – che a loro dire, sarebbe il preludio a una stagione di pericolose rivendicazioni. Toccherà a Edoardo disinnescare la bomba femminista e cercare di garantire il successo dell'”Operazione Angleterre”.

Editore ‏ : ‎ Marlin (Cava de’ Tirreni) (3 marzo 2022)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 432 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8860431700
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8860431707
Link d’acquisto cartaceo: Il fiore di Minerva

Nel XVI secolo le navi corsare barbaresche infestano il Mediterraneo. Enrico II, re di Francia, non ha mai rinunciato alle proprie ambizioni di dominio sull’Italia, facendo leva sul malcontento della nobiltà napoletana, insofferente alla politica spagnola del viceré di Napoli Don Pedro Alvarez de Toledo. A Salerno l’ex conquistador Héctor dell’Estremadura è al servizio del principe Ferrante Sanseverino. I cannoni del suo Nibbio mandano a picco un brigantino francese e a salvarsi è il solo comandante. L’uomo ha con sé una lettera cifrata e alcuni documenti che Héctor consegna allo stratigoto Marcantonio Villano. Una serie di omicidi e la sparizione della lettera cifrata metteranno in agitazione l’astuta Isabella Villamarina, moglie del principe Ferrante e devota suddita dell’imperatore Carlo V. I piani di alleanza del marito con il re di Francia sono tanto ambiziosi quanto pericolosi: un’accusa di tradimento sarebbe la rovina. Per Héctor sarà un’indagine complessa che s’intreccerà con un altro mistero: il ritrovamento dello scheletro di una bambina, rinvenuto nel giardino di Costanza Calenda, affascinante ed esperta erborista. Egli farà i conti con loschi individui e dovrà scavare su una vicenda le cui radici risalgono alla cacciata degli ebrei dalla Spagna, tra intrighi e affari di corte. Lottando contro i suoi fantasmi, Héctor proverà a svelare ogni enigma della vicenda, cercando nell’amore per Costanza una nuova speranza di salvezza.

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