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Il torneo invernale degli autori TSD: la prima sfida – intervista doppia Michela Rivetti vs Livio Gambarini

Prende il via quest’oggi il torneo invernale tra autori di TSD! Il primo turno come da regolamento prevede quattro sfide dirette in modalità “Intervista doppia”. Abbiamo sottoposto cinque domande a ognuno dei partecipanti e le metteremo a confronto per voi lettori. Al termine dell’intervista trovate il sondaggio per votare l’autore o l’autrice che vi ha convinto di più con le sue risposte. Chi otterrà più voti passerà il turno! Buon divertimento!

michela rivetti vs livio gambarini

Perché hai scelto di dedicarti proprio al romanzo storico?

M.R.: Pur amando da sempre la storia (da bambina spesso all’intervallo giocavo a fare scavi “archeologici” nel  cortile della scuola) e la scrittura, non immaginavo che sarei arrivata a unire queste passioni. Ho trascorso l’adolescenza a scrivere fantasy e fan fiction. Dopo il diploma, però, fui ispirata per una trama thriller, mi immaginavo la prima scena immersa in una notte di nebbia e assassino e vittima indossavano tabarri e cappelli a cilindro. È stata la voglia di un’ambientazione ottocentesca che mi ha spinta a svolgere le prime ricerche, poi è venuta la decisione di inserire un paio di personaggi realmente esistiti e così ho cominciato a informarmi per bene su di loro. Per fortuna, all’inizio di questo percorso, ho contrato uno studioso meraviglioso: lavorava per il museo della mia città ed era assai disponibile. Iniziai a fargli domande, dopo averne ascoltato una conferenza. Il più delle volte non mi dava risposte complete e definite, bensì mi indicava dove reperire le informazioni. Stimolata in questo modo, mi si è accesa la fiamma per la ricerca sui documenti d’epoca e manoscritti. Gli archivi custodiscono tante storie meravigliose e alcune mi colpiscono più di altre e mi nasce la voglia (o bisogno?) di raccontarle per condividerle con gli altri.

L.G.: Perché è a un romanzo storico che devo il mio amore per la Storia. Accadde quand’ero in terza liceo: a scuola avevo studiato Storia per molti anni, e mi era sempre sembrata una materia incredibilmente noiosa, nient’altro che una sequela di date di battaglie, nomi e parole astruse da imparare a memoria, compito in cui sono sempre stato una frana.

E un giorno la professoressa di Storia e Filosofia mi assegnò la lettura dei Pilastri della Terra di Ken Follett. Ne rimasi folgorato. Quella era la storia? Non era affatto noiosa! Dunque i libri di testo avevano sempre mancato il punto fondamentale: presentare la Storia come la somma di tutto ciò che rende interessante la vita, avvenuto alle generazioni passate. E il medioevo, poi, lo adoravo particolamente!

Mi precipitai dunque da Simona, la bibliotecaria del paese dov’ero cresciuto, e le chiesi se non ci fossero romanzi come I Pilastri della Terra ambientati dalle nostre parti. Volevo capire cosa fosse accaduto in Lombardia, ai tempi degli intrighi di Kingsbridge e Shining. Volevo approfittare di quel modo affascinante di imparare per scoprire i segreti dei luoghi che vedevo tutti i giorni! Purtroppo, dopo una ricerca nel catalogo, Simona mi rispose che non poteva accontentarmi perché non c’erano libri del genere. Ricordo che pensai: “Allora da grande li scriverò io!”

Se la Storia (in generale) fosse una pietanza, quale sarebbe?

M.R.: Una lasagna! Non lo dico solo perché sono emiliana. Della lasagna, quando è nello stampo, vediamo solo la superficie, essa non mostra che cosa ci sia sotto. I grandi eventi della storia, quelli che tutti conosciamo, quelli più famosi, sono il risultato di tanti strati di fatti minori, sovrapposti l’uno sull’altro, che sostengono e danno consistenza e sostanza a ciò che emerge.

L.G.: Mi pare che la Storia contenga tutti i sapori e tutte le consistenze possibili, perciò più che a una singola pietanza mi verrebbe da paragonarla a un gigantesco mercato di ingredienti. Proprio come uno chef, un bravo narratore deve sapersi destreggiare tra quegli innumerevoli bancali di spezie, tagli di carne, frutta, verdura e pescato, e valutare quali starebbero bene insieme nello stesso piatto. Una volta scelti, il narratore dovrà anche saper valutare con occhio esperto i suoi ingredienti, così da scegliere quale preparazione e tipo di cottura ne esalterebbe meglio le caratteristiche, per preparare un’esperienza gastronomica indimenticabile per i suoi commensali.

Se poi parliamo dei tranci di Storia che personalmente preferisco cucinare, siamo lontani dall’alta cucina delle glasse, mousse e destrutturazioni, che gli chef amano perché sottolineano il loro virtuosismo. Nei miei romanzi punto tutto sulla qualità e il sapore delle materie prime, e attraverso un laborioso lavorio di lama e fornelli, lascio che sia il profumino a far venire l’acquolina in bocca ai lettori.

Nella casa di quale personaggio storico avresti voluto vivere?

M.R.: Ah, mi piacerebbe sbirciare oltre gli usci di tante abitazioni. Non mi dispiacerebbe sedermi a tavola con Garibaldi e respirare i valori e le battaglie del Risorgimento; oppure accompagnare Marco Giunio Bruto a far visita allo zio Catone e sentirli discutere sugli ultimi disperati tentativi di difesa della Repubblica.
Dovendone scegliere solo uno, però, probabilmente andrei alla corte dell’imperatore Chandragupta Maurya così da vedere la vera vita nell’antica India, che conosco solo tramite poemi. Mi piacerebbe molto ammirare lo splendore dei palazzi, assistere ai rituali e le cerimonie, scoprire la quotidianità e, in più, sarebbe un’ottima postazione per osservare gli incontri/scontri tra la civiltà indiana e quella dei Greci, giunti al seguito di Alessandro Magno.

L.G.: Sarebbe emozionante passare qualche giorno nel palazzo che Azzone Visconti fece costruire in centro a Milano nel terzo decennio del XIV secolo, con la galleria di affreschi di Giotto, i cortili alberati in cui gironzolavano pavoni e animali esotici (tra cui persino un elefante) e il primo orologio meccanico “privato” d’Italia. Ma, tutto considerato, penso che alla lunga rimpiangerei le comodità della mia casetta del 2023!

Film storico preferito?

M.R.: Ho amato tantissimo “Elizabeth” (1998). Le atmosfere della corte inglese rinascimentale sono affascinanti, gli intrighi e complotti matrimoniali sono resi molto bene e l’interpretazione di Sir Walsingham fatta da Geffrey Rush è per me sublime.
Voglio, però, menzionare anche “300” perché alcune scene iconiche (che possono apparire come “americanate”) sono riprese proprio da quanto riferito da Erodoto e lo apprezzo parecchio.

L.G.: Se mettiamo da parte classici come Alexander Nevskij o Il Nome della Rosa, non ho un film storico preferito. Per deformazione professionale sono molto esigente in tema di accuratezza ricostruttiva, e quasi inevitabilmente i film storici tendono ad affastellare elementi anacronistici. In ambito audiovisivo, ma spostandomi su un medium che spesso i lettori di thriller storico guardano con sospetto, ho invece adorato i videogiochi Kingdom Come: Deliverance e i titoli della serie Crusader Kings, più profondamente accurati di qualunque film io abbia visto finora, sempre restando nel campo di opere piacevolmente divulgative.

Hai la possibilità di cambiare qualcosa di un romanzo storico (non tuo, ovviamente): qual è? E cosa cambi?

M.R.: Modificare le opere altrui non mi si addice, rispetto molto il lavoro degli altri, anche quando qualcosa non mi convince. Avendo, però, il permesso di farlo, mi fionderei sulla saga di Sandokan e troverei il modo di inserire qualche flashback sul passato di Yanez e su come sia diventato amico della Tigre della Malesia.

Salgari ci dice solo che il Portoghese si trovava su una nave arrembata dai pirati e che il suo coraggio e valore gli fece ottenere grazia della vita. Ecco, a me piacerebbe saperne di più e, se potessi scrivere io il suo passato, vedrei Yanez come il figlio minore e scapestrato di un importante mercante. Poco interessato agli affari, il padre lo allontana dalla famiglia, dopo averlo tirato fuori dall’ennesimo guaio. Il giovane Yanez viaggia, vive di espedienti, stringe amicizie disparate e si arrabatta tra avventure e imprese non sempre legali, finché il fratello non lo rintraccia per chiedergli aiuto: il padre è stato ucciso in un’apparente rapina, dopo aver compromesso la compagnia mercantile con dei malavitosi, nel tentativo di salvarla dal fallimento. Yanez sfrutterà l’esperienza acquisita per salvare la famiglia e, risolto tutto, si imbarcherà, ignaro dell’imminente incontro con la Tigre della Malesia.
Un po’ lunghino per un flashback? Meglio un prequel? Eh, mi lascio sempre prendere la mano.

L.G.: Non cambierei nulla dei romanzi storici altrui, perché ognuno è libero di affrontare come vuole questa complicata materia, sempre sospesa su un equilibrio delicatissimo tra accuratezza e intrattenimento. Certo, mi capita spesso di abbandonare romanzi storici che a mio gusto personale eccedono troppo da una parte o dall’altra, ma ogni volta che trovo qualcosa che non mi convince, ne approfitto per domandarmi subito se non faccia anch’io qualcosa del genere nei miei romanzi. Il più delle volte scopro di sì, e che semplicemente non me ne accorgevo: è più facile vedere la pagliuzza negli occhi altrui che la trave nei propri. Consapevole di questo, ne approfitto per lavorare su me stesso così da aumentare la mia consapevolezza narrativa e confezionare opere sempre migliori per i miei lettori.


Giunti al termine di questa prima sfida quale dei due vi ha convinti di più con le sue risposte? Esprimete il vostro voto nel sondaggio di seguito!

99
Scegli chi passa il turno tra i due autori!

Chi tra Michela Rivetti e Livio Gambarini ti ha convinto di più? Esprimi il tuo voto in questo sondaggio!

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