Articolo a cura di Claudio Bedin
La posa della prima pietra del ponte di Rialto di Venezia si fa risalire esattamente a 433 anni fa, il 9 giugno 1588. La data precisa non è però certa, perché alcune cronache fanno anticipare l’inizio dei lavori al mese di marzo.
Si tratta, oltre che di uno dei monumenti simbolo più noti di Venezia, anche di un’opera colossale, soprattutto se rapportata ai tempi: un’arcata di 28 metri che permette anche alle imbarcazioni più grandi di passarvi sotto e una fondamenta di palafitte in olmo e larice; una vera e propria meraviglia dell’ingegneria del ‘500.
Lo storico e critico d’arte veneziano, Giulio Lorenzetti (1885-1951), ci racconta come, sin dal 1172 sotto il dogado di Sebastiano Ziani, si fosse pensato all’opportunità di unire le due rive del Canal Grande con un ponte di barche.
Perchè Rialto?
Ma anzitutto, perché questo nome? Quando fu costruito il primo ponte venne chiamato così perché vicino al rione Rivalto, cioè “riva alta”. Treccani ci insegna infatti che “il rialto” è un rilievo del terreno, un’altura generalmente non rilevante.
Pare che nel 1181 Nicolò Baratieri ne avesse realizzato un altro che, secondo una delle versioni riportate, fu chiamato ‘Quartarolo’ (dal nome della piccola moneta che si spendeva per attraversarlo), oppure secondo un’altra, ‘della moneta’ per la sua vicinanza alla Zecca di Stato.
Verso la metà del XIII secolo il ponte di barche venne sostituito da una più solida struttura, sostenuta da pali.
Nel 1310 i congiurati della rivolta di Baiamonte Tiepolo, per coprire la loro ritirata, una volta sconfitti e messi in fuga, ne distrussero una parte.
Il ponte fu restaurato, ma nel 1444 crollò sotto il peso della folla accorsa al passaggio del corteo nuziale del Marchese di Ferrara.
Ricostruito sempre in legno, più largo e con una porzione mobile al centro per consentire il passaggio delle imbarcazioni con alberatura, vide fiorire ai lati attività commerciali e botteghe che pagavano un affitto alla Tesoreria di Stato, utilizzato in parte per la manutenzione del ponte stesso.
Conosciamo l’aspetto di questo manufatto in legno da un dipinto di Vittore Carpaccio della fine del XV secolo e dalla famosa mappa panoramica di Venezia di Jacopo de’ Barbari del 1500.
Ai primi anni di quel secolo fu restaurato dall’architetto Giorgio Spavento.
Le notevoli cifre necessarie per la manutenzione del ponte di legno convinsero la Repubblica nel 1554 a indire un bando per la sua sostituzione con uno di pietra.
Alla gara parteciparono i più famosi architetti del tempo, tra cui Michelangelo, Palladio e Sansovino.
La questione più spinosa riguardò l’opportunità di rendere agibile lo spazio sottostante per il passaggio delle grandi imbarcazioni che trasportavano le merci per il mercato e per lo stoccaggio nei vicini fondachi.
Canaletto, in un suo famoso capriccio d’artista, propose il ponte così come lo aveva progettato Palladio.
Anche eventi drammatici, come la pestilenza del 1576 e l’incendio di Palazzo Ducale del 1577, concorsero a dilatare il tempo tra il progetto e la sua realizzazione.
Dopo molte discussioni e polemiche si decise di scartare i vari progetti per realizzare quello dell’ingegnere veneziano Antonio Da Ponte, pensato con un’unica arcata di sostegno in modo da permettere agevolmente il transito in Canal Grande. A prima vista la nomina di Da Ponte, che allora aveva circa settantotto anni, poteva sembrare sorprendente perché era meno colto dei suoi colleghi; ma il suo mirabile restauro del Palazzo Ducale dopo l’incendio, aveva favorevolmente impressionato i funzionari veneziani,
La costruzione vera e propria ebbe inizio però solamente nel 1588 sotto il dogado di Pasquale Cicogna, osteggiata in tutti i modi dai proprietari delle botteghe collocate sul ponte che vedevano minacciati i loro interessi economici e le loro attività commerciali.
Per la sovrastruttura del ponte furono Benedetto Banelli e Antonio a realizzare i modelli delle balaustre e della cornice.
I lavori si conclusero con successo nel 1592, ma questo non bastò a sopire le polemiche e a silenziare i detrattori.
Era costato davvero un sacco di soldi: più di 250.000 ducati, come scrisse nella sua guida cartacea edita a Venezia Francesco Sansovino. Ma diventò subito uno degli edifici più iconici della città.
La struttura in pietra si rivelò talmente solida che nuovi restauri si resero necessari solo quasi centocinquant’anni dopo, nel 1738. E il ponte è stato fino al 1854, quando fu eretto quello dell’Accademia, l’unico modo per attraversare il Canal Grande a piedi: o meglio, il Canalazzo, come lo chiamano i veneziani.
Le leggende popolari sul Ponte di Rialto
Del Ponte di Rialto si cominciò a vociferare che i ritardi fossero da addurre a cause ben più misteriose rispetto alle sopracitate, dando vita a uno dei più inquietanti miti veneziani. Si narrava infatti che la costruzione dell’opera fosse ostacolata dal Diavolo in persona. In cambio del suo benestare alla prosecuzione dei lavori, questi pretese da Antonio da Ponte che gli venisse consegnata l’anima del primo essere vivente che lo avesse attraversato.
Per il bene della città, Antonio fu obbligato ad accettare, ma nel frattempo architettò un piano per aggirare la promessa: il giorno dell’inaugurazione del ponte avrebbe liberato un gallo facendo in modo che questo passasse per primo. Il Diavolo venne però a sapere dell’inganno escogitato da Antonio e si vendicò presentandosi sotto mentite spoglie alla moglie incinta dell’architetto ed esortandola a raggiungere di corsa il marito a causa di qualche urgenza. Ella si precipitò a cercare Antonio e vistolo sulla sponda opposta del Canal Grande si fiondò oltre il ponte appena ultimato. Fu così che il Diavolo s’impossessò della sua anima e condannò quella del nascituro a vagare per secoli senza riposo.
La voce popolare vuole che due curiosi capitelli, visibili dal Ponte, siano stati scolpiti per prendersi gioco di quanti criticavano l’opera del costruttore.
Un uomo che con espressione popolare aveva detto “sarà realizzato quando questo (indicando le sue parti intime) metterà l’unghia” è ritratto con una escrescenza unghiata tra le gambe. Una donna che invece prometteva di farsi bruciare il basso ventre, se e quando avesse visto il completamento dell’opera, è stata immortalata accovacciata sulle fiamme.
Gli altri ponti sul Canal Grande
Il Ponte dell’Accademia, chiamato anche “della Carità”, venne realizzato dagli austriaci e aperto al pubblico, a pedaggio, il 20 novembre 1854. Costruito in ferro fu sostituito nel 1933 da una struttura che doveva essere “provvisoria”: un’unica grande arcata di legno annerito, di 48 metri di luce: all’epoca dell’inaugurazione era il più grande ponte ad arco in legno di tutta Europa!
Ora si trova in pessimo stato di conservazione. Un detto si riferisce proprio alla “provvisorietà” di tale ponte per indicare una situazione che invece è diventata definitiva. “Provvisorio come il Ponte dell’Accademia”.
La sua manutenzione ha sempre posto dei grossi problemi, e nel 1986 il Comune di Venezia dovette sostituire gran parte delle struttura con l’aggiunta di alcune parti in ferro. In varie occasioni si è presa in considerazione la possibilità di rifarlo, ma adesso… è ancora là: molto amato e frequentato dai turisti per la splendida vista del Canal Grande e del Bacino di San Marco.
Il Ponte degli Scalzi (detto anche della Stazione o della Ferrovia) è una struttura in pietra d’Istria, ad arco normale.
La necessità di un passaggio sul Canal Grande si impose subito dopo l’inaugurazione della ferrovia, avvenuta nel febbraio 1846. La soluzione del problema era bell’e pronta: bastava riprodurre qui proprio il ponte dell’Accademia!
Seguendo la sorte del gemello all’altra estremità del Canalazzo, il ponte in ferro vicino alla stazione ferroviaria cominciò, dopo alcuni decenni, a mostrare i segni degli anni. Si decise la costruzione di un ponte in pietra e il 18 giugno 1931 Eugenio Miozzi presentava il proprio progetto, che sarebbe stato realizzato poco lontano dall’esistente attraversamento in ferro, in un punto dove la larghezza del Canal Grande non supera i quaranta metri.
I lavori ebbero inizio il 4 maggio 1932 e proseguirono per quasi due anni e mezzo senza mai intralciare il traffico sul Canale. Il 28 ottobre 1934 veniva inaugurato e, a chi dubitava che una struttura tanto esile fosse fatta di solo marmo, con motivato orgoglio l’ingegner Miozzi rispose che il ponte “non ha nessuna armatura, né in cemento armato, né in ferro, né in bronzo; non ha nessun misterioso malefizio” precisando anzi che era tutto in pietra d’Istria, della cava di Orsera.
Il Ponte della Costituzione (meglio noto come “Ponte di Calatrava”) è il quarto che attraversa il Canal Grande, collegando piazzale Roma, il terminale automobilistico di Venezia, con la stazione ferroviaria.
Il ponte è stato aperto al traffico l’11 settembre 2008, dopo diversi anni di progettazione e costruzione, su progetto del noto architetto Santiago Calatrava.
L’opera è stata oggetto di molte critiche, legate ai ritardi e soprattutto ai costi: inizialmente stimati in 7 miliardi di lire, poco più di 3,6 milioni di euro. Quando il ponte venne aperto dopo quasi 7 anni, il costo finale fu di oltre 12 milioni di euro. A causa di questo i veneziani gli hanno affibbiato l’appellativo di “ponte Calabraga“.