Narrativa recensioni

Otto milioni di dei – David B. Gil

Recensione a cura di Raffaelina Di Palma

Otto Milioni di Dei. Mi sono chiesta; perché tanti? Ma poi nell’introduzione, l’autore David B. Gil spiega che: “otto milioni di dei” (in giapponese: yaoyorozu no kami) viene usata nella religione shindoista per definire l’insieme delle divinità o kami, che popolano il cielo e la terra. Il nome non ha quindi un significato letterale, ma rappresenta piuttosto una formula per evocare tutto ciò che di sacro esiste al mondo.

Ci vollero molti secoli prima che il Giappone venisse scoperto.

Per la prima volta il termine Cipango, (Cipangu o Zipangu) venne utilizzato in assoluto ne il Milione da Marco Polo per indicare il Giappone della cui esistenza ebbe notizia presso la corte di Kubai Klan a Khanbaliq durante il suo viaggio in Estremo Oriente tra il 1271 e il 1288.

La distanza, sia culturale che geografica, e la diffidenza nipponica verso gli stranieri alimentarono storie favolose e infittirono il mistero di questo popolo.

Grazie alla sua insularità, il Giappone ebbe uno sviluppo senza dubbio particolare. Considerato che l’età del feudalesimo in Europa si esaurì, approssimativamente, con la fine del Medioevo, in oriente durò praticamente fino all’Ottocento.

Toledo, febbraio 1579

A Padre Martin Ayala viene consegnato un messaggio. Nella missione giapponese due confratelli sono stati uccisi brutalmente: da alcuni indizi sembra che gli omicidi siano stati eseguiti dalla stessa mano. Per sciogliere l’intricato mistero padre Ayala ritorna nell’isola dove era già stato molti anni prima. Gesuita, traduttore, rinomato linguista, profondo e raro conoscitore occidentale della cultura e della lingua di quel lontanissimo Paese dell’Asia Orientale.

Il lettore viene immerso immediatamente nella lettura di questo romanzo che, all’inizio, sembra un inestricabile labirinto anche per i numerosi personaggi, ma una volta entrati nel contesto della storia scorre con un ritmo sostenuto e fluente e attraverso ponti emozionali avvicina  quei mondi  pur lontanissimi. La storia che segue si svolge in un epoca di incontri e scontri.

Padre Ayala era stato uno dei primi gesuiti con l’incarico di evangelizzazione in quei luoghi inaccessibili: uno dei pochi che era riuscito a comprenderne profondamente non soltanto la cultura e la lingua, ma la vera natura di quel popolo.  Ma un doloroso segreto avvolge quel periodo della sua vita poiché nel suo inserimento nella cultura di quella gente finì col rinsaldare rapporti non consoni al luogo e alle circostanze, ragione che gli causò l’espulsione dalla missione. Ora, paradossalmente,   quell’esperienza e quella conoscenza sembravano fondamentali per risolvere quella spinosa situazione.

Con quel doloroso periodo gli ritornano indietro, ancora brucianti, tutti i ricordi.

In quel XVI secolo il Giappone, diviso in tanti piccoli feudi sempre in lotta fra loro, conobbe uno dei periodi più tumultuosi della sua storia millenaria. In questo scenario di devastazione e di lotte fratricide, approdò nel Paese del Sol Levante il Cristianesimo

Per questo viaggio la protezione di Martin Ayala viene affidata a Kudo Kenjiro, un giovane contadino conoscitore di arti marziali e aspirante samurai; proprio da lui, dal suo comportamento possiamo capire il viscerale, profondo, attaccamento alle tradizioni del popolo giapponese.

Kenjiro annuì in silenzio, angosciato per ciò che stava succedendo. Chi era lui per proteggere un uomo che godeva del sostegno di Gifu? Non c’erano forse centinaia di samurai più idonei nel feudo per un simile privilegio? Ma quello che in realtà cominciava a tormentarlo era la certezza che, se avesse fallito, sarebbe stata la sua famiglia a pagarne le conseguenze.”

Kudo Kenjiro non si fida di questa missione che gli è stata affidata e della necessità di difendere uno straniero. Ma una volta intrapreso il viaggio tra i due si instaura quella sinergia di personalità ritrovate, di estremi opposti che seppur lentamente si avvicinano con spontaneità attratti dal magnetismo per il diverso.

“Non dovevi disturbarti” disse, dopo essersi portato un paio di volte la bacchette alle labbra. “Ho ancora del cibo nella bisaccia”. “Il cibo è nella bisaccia, non nel vostro stomaco. Lì serve a poco” concluse il goshi. Il gesuita si trovò a sorridere di fronte a tanta eloquenza. “Scusami se sono diventato una compagnia troppo silenziosa. Domani rincontrerò vecchi amici e lo farò in tristi circostanze. E’ questo a distrarmi.”

Tra superstizioni, voci misteriose, tenebre popolate da spettri, ombre che si aggirano irrequiete, scale sepolte nella foresta, il rapporto tra il gesuita e il samurai comincia a prendere forma. Lungo la strada Ayala racconta al giovane Kenjiro gli inizi di evangelizzazione di quella terra.

Il modo di narrare di David B. Gil, è decisamente originale: usa un linguaggio, un periodare, una struttura narrativa con un forte contenuto simbolico, ma anche carico di mostruose miserie. Ogni momento trova il fulcro in vorticose battaglie cruente che fanno venire la pelle d’oca, che si rimuovono l’un l’altra coinvolgendo il lettore e facendolo partecipe della storia.

A poco a poco emergono dolorosi i  ricordi… una ragazza di nome Junko…

Quel deserto che gli è rimasto dentro lo porta a chiedersi sulle vere motivazioni per le quali ha accettato di fare quel viaggio: davvero è lì solo per tenere lontano dai suoi confratelli altre sofferenze?

“Si alzò in piedi e la tazza che aveva in mano cadde rompendosi in mille pezzi. Appoggiandosi al primo scalino, allungò la mano verso Ayala, come se temesse di trovarsi davanti a un fantasma suscettibile di svanire da un momento all’altro. << Martin…>> sussurrò. <<Padre Martin>> ripeté, incapace di pronunciare altre parole. La verità colpì Ayala traboccando nelle sua mente, cancellando qualunque altra considerazione. <<Junko,>>gemette, terrorizzato alla possibilità che i suoi occhi lo ingannassero <<la mia piccola Junko, sei davvero tu?>> “

Tutto arriva a compimento, per mettere a tacere quella voce che attraverso sconfitte ideali e materiali, diventano aspirazioni universali: si liberano dei luoghi comuni, senza più vincoli; quelle popolazioni, riflette Martin Ayala, non è Dio che non capiscono, ma gli uomini che annunciano la sua Parola, poiché l’hanno adattata alla loro convenienza.

Di una civiltà così vasta e articolata, è impossibile non sentirne lo spessore: essa è come un corpo in continuo movimento, per tanti versi ancora avvolta nel mistero delle sue origini.

Tra Kudo Kenjiro e Martin Ayala si è creato il filo del Karma: quel magico filo del destino; se uno dei due fosse morto sarebbe morto anche l’altro…

Editore ‏ : ‎ Piemme (12 luglio 2022)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina rigida ‏ : ‎ 696 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8856679469
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8856679465
Link d’acquisto cartaceo: Otto milioni di dei
Link d’acquisto e-book: Otto milioni di dei

Trama

Un romanzo paragonato a Il nome della Rosa, tra viaggi avventurosi, morti violente, gesuiti con troppi segreti, lingue misteriose, ambigui monaci buddisti, spie, mercantesse truffatrici, giochi di spade e giochi di potere, sullo sfondo dell’intramontabile mistero di una civiltà lontana e sfuggente.

Nagasaki, 1578. In un Giappone feudale, ancora immerso in un medioevo violento e arcano, una serie di morti turba la quiete della missione dei gesuiti, i primi ad aver penetrato il mistero della remota “isola dorata” di cui si favoleggiava dai tempi di Marco Polo, scoperta solo pochi anni prima da navigatori portoghesi. Toledo sei mesi dopo. Un messaggero varca la soglia del Palazzo Episcopale, addentrandosi nel labirinto di corridoi che porta alle stanze della biblioteca. E’ qui che oltrepassando sale traboccanti di polverosi manoscritti, si trova il destinatario della missiva, padre Martin Ayala. Lo studioso, famoso linguista e traduttore, era stato tra i primi gesuiti ad approdare in Giappone, diventando l’unico conoscitore occidentale della sua cultura e della sua impenetrabile lingua. E adesso, a giudicare dalla missiva che ha appena ricevuto, sembra giunto il momento di tornarvi. Tre confratelli della missione giapponese sono stati trovati morti, uccisi brutalmente,  due a Osaka e uno a Tanabe. E nonostante la distanza tra le due città è chiaro che si tratta della stessa mano assassina. Affrontando un lungo viaggio, padre Ayala ritorna così nell’isola dove era stato tanti anni prima, deciso a indagare. A Nagasaki troverà ad attenderlo Kudo Kenjiro, un giovane contadino figlio di samurai,samurai lui stesso, scelto per l’ingrato compito di scortare lo straniero nei feudi più remoti del regno, dove entrambi affrontano paura e diffidenza, ma anche forze misteriose che sembrano cospirare contro di loro. Perché in un mondo avvolto dalla nebbia del tempo, il cielo è popolato da otto milioni di dei, chi ne adora uno solonon soltanto è straniero. E’ un pericolo.

Che ne pensi di questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.