Recensione a cura di Valentino Apolloni
Si sarebbe tentati di dire che è la storia di due sorelle e della loro tormentata relazione, ma alle loro spalle ci sono un popolo e una cultura, come viene spiegato nell’introduzione che è fondamentale leggere, data la specificità di questo romanzo.
“La storia dell’indipendenza vietnamita inizia non con la vittoria sui francesi a Điện Biên Phủ, non con l’ascesa di Chí Minh e nemmeno con la caduta di Saigon e il ritiro delle truppe statunitensi dal Việt Nam, ma duemila anni prima, con due sorelle di un villaggio affacciato sul Fiume Rosso.”
Siamo in un’ampia zona asiatica che conosciamo più che altro per le terribili vicende novecentesche; istintivamente la memoria va alla cinematografia americana, ai film di Oliver Stone, Coppola, Michael Cimino, Kubrik, al tema della sporca guerra, alle foto che mostrano uccisioni di civili e la distruzione di villaggi sorti intorno ai fiumi. Mi ha molto colpito la dedica del libro da parte dell’autore verso la nonna, uccisa da un pilota coloniale francese nel 1947.
Ma qui ci troviamo in epoche antiche; ossia intorno alla nascita di Cristo, come tempo. La scena si apre sul Palazzo dei Trung, dove i signori locali hanno due figlie molto diverse tra loro, Nhi, selvaggia e avventurosa e Trang, disciplinata e ambiziosa. La loro nazione da tre generazione patisce la supremazia degli Han.
“Da tre generazioni gli Hán occupavano il Lạc Việt e imponevano al popolo conquistato le loro leggi e i loro costumi. I Việt – tribali, comunitari e matriarcali – erano stati suddivisi in unità familiari governate da uomini, secondo la tradizione confuciana. Il retaggio dei loro antenati, però, era conservato nelle storie tramandate di madre in figlia e cantate nei corridoi di ogni casa, e la nuova generazione di aristocratici Việt stava trovando il coraggio di sfidare l’ordine confuciano”.
È il caso a questo punto di parlare del titolo, appoggiandoci ancora sulla preziosa introduzione; i vincitori Han imposero ai vinti la consegna di tutti i tamburi di bronzo; alcuni però furono nascosti in quanto simbolo culturale e nazionale. Vennero seppelliti; finché fossero stati tenuti al riparo dalla furia predatoria del nemico, ci sarebbe stata una possibilità di riscatto.
Poi, mentre tutti i monaci erano a letto, Kha e Triệu Ẩu si avventurarono nell’orto di notte, facendo attenzione a non calpestare i germogli, e dissotterrarono un paio di giovani orchidee. Sotto la terra, che lui fece scorrere tra le dita, c’era un tamburo di bronzo.
La vicenda è estremamente articolata e si sviluppa su una serie di contrapposizioni e conflitti, che presentiamo solo in parte per non svelare troppe cose. C’è il forte divario generazionale tra i genitori e le figlie che vorrebbero reagire alla sottomissione verso gli Han mentre i genitori sono più accorti e cauti. Nhi è impetuosa e istintiva, Tang invece più razionale e acuta; inevitabilmente si creano contrasti tra loro. L’altra contrapposizione naturalmente è tra la gente del posto e la dura dominazione degli Han.
Nhi è una ribelle. Oggi diremmo anticonformista. Frequenta i bassifondi, dà scandalo per strada, cerca un amante non del suo rango, vive in modo apparentemente fatuo e capriccioso, agisce senza pensare alle conseguenze. Tang invece ha un’intelligenza politica e per questo è maggiormente nelle grazie dei genitori.
È importante notare come le protagoniste siano due donne che vengono educate alla lotta, studiano e vengono sollecitate a porsi problemi di strategia e di potere. A educarle inoltre, all’inizio c’è la madre, non il padre che è piuttosto corrivo e privo di carisma. Naturalmente nel corso della narrazione troveremo anche personaggi maschili importanti, ma la centralità delle donne è palese.
La lotta per la libertà comporterà forti lacerazioni e dolori; trattandosi di una guerra contro un avversario molto superiore, essa ha principalmente il ruolo di testimonianza e permette alle due giovani di legarsi in una intesa molto viva, dopo vari dissidi.
“Diranno non che abbiamo liberato il Lạc Việt, ma che abbiamo realizzato la loro libertà e abbiamo mostrato loro come si fa.” Trưng Vương tese la mano alla sorella, che piangendo la prese.
La prosa è estremamente valida e curata; ci permette di entrare in una cultura a noi lontana, nell’ambito di una storia ricca di schermaglie, confronti tra caratteri molto diversi, passioni; si scoprono, in questa realtà, il valore del canto e il legame delle persone con la natura e gli animali. Sono aspetti che non hanno un valore in sé, ma lo hanno in rapporto agli umori e agli stati d’animo dei protagonisti, nel senso che servono per arricchire di sfumature la psicologia delle due sorelle.
pro
Ottima prosa
contro
In realtà quasi nulla; semplicemente al lettore italiano si richiede di accostarsi a un periodo storico e a un’area geografica e culturale molto lontani da noi.
Trama
Tra le mura del palazzo dei Trung, accanto alle rive placide del Fiume Rosso, due giovani sorelle meditano vendetta contro l’impero cinese che da decenni ha sottomesso le loro terre. Trung Trac è la maggiore, è obbediente, timida, ama scrivere. Trung Nhi è la minore: competitiva, le piace correre nella foresta e combattere. Le due discendenti della dinastia Trung non potrebbero essere più diverse, ma entrambe amano e rispettano le antiche tradizioni vietnamite, sono contrarie alle nuove imposizioni confuciane e soprattutto si tengono pronte allenandosi tutti i giorni, sia nella lotta che nella strategia militare. Quando i soldati cinesi si impadroniscono del loro palazzo, prima, e iniziano poi a uccidere la servitù e i loro cari, le sorelle finiscono in esilio. Ma ben presto decidono di reagire e radunano in breve tempo ottantamila combattenti, tra persone comuni e guerriere Degan. Ha così inizio il contrattacco. Sarà una guerra per la libertà, per far sentire al mondo la voce di chi non accetta più di subire gli abusi di potere. Sarà il grido di ribellione di migliaia di innocenti.