Narrativa recensioni

Il vangelo del boia – Nicola Verde

Recensione a cura di Roberto Orsi

Il destino la propria strada se la prepara con un certo anticipo, togliendo o seminando ostacoli, e possiamo dire che i semi di quell’incertezza che segnò la fine della mia carriera furono gettati molti anni prima.

“Il vangelo del boia” marchiato Newton Compton Editori, è il primo thriller storico di Nicola Verde con un protagonista molto particolare quanto affascinante: Mastro Titta, al secolo Giovanni Battista Bugatti, il boia papalino.

Vissuto nel XIX secolo in quella Roma che attraversa come tutta la penisola un periodo di transizione tra i più importanti della Storia. La spedizione dei Mille del 1860, la risalita delle armate rosse di Garibaldi, la fine del regno dei Borboni nelle due Sicilie e la resistenza dello Stato Pontificio ancora indipendente per qualche anno fino all’annessione al Regno.

Il contesto storico è quello del Comitato Nazionale Romano, movimento sociopolitico favorevole all’inclusione nel regno di Savoia di Re Vittorio Emanuele, il Regno di Francia accorso in aiuto del pontefice per ristabilire l’ordine dopo il periodo della Repubblica Romana. Un periodo che porta alla rottura tra pontefice e liberali, un divario che non sarebbe più stato colmato e che avrebbe sempre animato la polemica degli anticlericali nei confronti del papato.

Questa è l’aria che si respira nel romanzo di Nicola Verde, abile a ricostruire un momento storico complicato, con fazioni in campo che si contendono il potere sulla città eterna. Il potere temporale del papato che sta lentamente scomparendo, dopo i fasti dei secoli precedenti. Si sta delineando quell’impianto politico e sociale che conosciamo, si sta formando almeno sulla carta il regno d’Italia al grido di “via lo straniero”.

Roma che sembra così luminosa sa essere un verminaio, credetemi, oscuro quanto un pozzo dell’inferno.

La resa del contesto geografico è perfetta con tantissimi dettagli relativi alle vie della città eterna, dei mestieri e delle professioni come i sediaroli e i bruscolinari per gli spettacoli in piazza durante il carnevale.
La città di Roma è la protagonista latente di questo romanzo. Una Roma disordinata, sporca per certi versi, per le strade e nelle anime dei cittadini.

Uno di questi è Mastro Titta, il boia al servizio del Papa. Arcigno, misantropo, misogino, solitario e burbero al primo impatto. Un uomo tormentato dal passato. Lo troviamo ormai ultraottantenne alle prese con colui che ne vuole scrivere i ricordi di una carriera decisamente inusuale. Settant’anni sul patibolo, centinaia e centinaia di teste spiccate, per ristabilire la giustizia, buona o cattiva che sia.

Che ne sanno di quello che provo, del dolore che ogni volta sento qua dentro, dello strappo all’anima ridotta a brandelli: è una vita quella che tolgo, una vita! Ho timore che Dio non mi accoglierà quando busserò alla Sua porta.

E partendo dalla sua ultima esecuzione, quella che a causa di una indecisione fatale gli costa il ruolo di boia, Titta racconta allo scrittore Ernesto Mezzabotta le vicende degli ultimi anni che hanno dato il via a una successione di eventi apparentemente senza alcun filo conduttore.

Nicola Verde, come spiega nelle note finali, annoda vicende e fatti di Storia reale, cucendo un vestito perfetto per la sua trama. Partendo da eventi realmente accaduti, l’autore ne immagina e descrive i legami. Ed è ciò che un abile romanziere è tenuto a fare per presentare un buon romanzo, specialmente se questo è del genere thriller.

Morti misteriose, cadaveri ripescati nel Tevere privati di parti del corpo, sette sataniche che proprio nella città di San Pietro tramano per l’avvento del Regno dell’Anticristo.

Titta, con uno dei suoi pochi veri amici, Amilcare Laudadio, ispettore di polizia della Presidenza regionaria di Borgo, viene coinvolto nelle indagini e cerca una soluzione alle troppe coincidenze che si stanno verificando.

A Roma ogni segreto era un segreto di Pulcinella: quello che non si doveva sapere in giro, lo sapeva un semplice commesso!

I contorni del quadro si delineano con difficoltà, i legami non sono facili da chiarire. Titta e Laudadio rischiano di pestare i piedi a qualcuno di troppo potente, qualcuno di molto vicino al Papa. Spesso, personaggi anche più influenti e potenti del Pontefice stesso. E’ il caso del Segretario di Stato Antonelli, del giudice della Sacra Consulta Eucherio Collemassi o del Ministro alle Armi Monsignor De Mérode. Per questo motivo le indagini devono essere condotte con la dovuta cautela, cercando informazioni tra le spie e i delatori al servizio delle autorità.

Ritmo incalzante, scorrevolezza nella lettura con una buona fluidità. Le trame si rincorrono, i ricordi del boia si intrecciano con la sua angoscia e quel sentimento di smarrimento che lo pervade. La storia di Costanza Vaccari in Diotallevi, a prima vista slegata dal contesto, assume un’importanza fondamentale, una pedina decisiva sullo scacchiere della città, nella battaglia per il potere.

Una lettura di evasione che consente comunque un tuffo nella storia moderna del nostro paese grazie all’accurata ricerca storica dell’autore. Un romanzo che restituisce una visione più umana di Mastro Titta su cui tanto si è scritto, tormentato dai ricordi di un amore giovanile e sfortunato, riaffiorati alla vista del viso di Costanza. Personaggio temuto ma anche rispettato dal popolo romano, con all’attivo oltre 500 esecuzioni, Bugatti ragiona sul senso di giustizia e di quanto questa sia spesso asservita al potente di turno.

Romanzo autoconclusivo che fa da trampolino al secondo capitolo pubblicato nel 2021 per la Fratelli Frilli Editore “Mastro Titta e l’accusa del sangue”.

Trama

Roma, 1864. Mastro Titta, il boia del papa, esegue due condanne a morte per omicidio. Ma quando sta per esporre al pubblico, accorso come al solito in massa, le due teste mozzate, intravede un volto che sperava di aver dimenticato. Quell’incertezza gli costerà cara, costringendolo a dire addio alla sua gloriosa carriera. Che cosa è successo al famoso boia romano? Tutto ha inizio nel 1861, con l’uccisione di un gendarme, e, poi, un paio di mesi dopo, con il ritrovamento, sulle sponde del Tevere, di due cadaveri, uno dei quali senza testa. Fatti all’apparenza non legati fra loro, ma che danno il via a una catena di eventi che scuotono la Città Eterna. A occuparsi dei processi per quelle morti è il giudice della Sacra Consulta Eucherio Collemassi, oscuro personaggio legato a delle sette sataniche, che si serve delle false rivelazioni di Costanza Diotallevi, una fotografa dai facili costumi, per colpire il segretario di Stato, il cardinale Antonelli. E proprio Costanza ha trascinato Mastro Titta in una torbida vicenda dai contorni misteriosi, che a distanza di tre anni riemerge e tormenta il boia sul palco di un’esecuzione…

Editore: ‎ Newton Compton Editori (2 marzo 2017)
Copertina rigida: ‎ 320 pagine
ISBN-10: ‎ 8822702026
ISBN-13: ‎ 978-8822702029
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