Narrativa recensioni

La battaglia di Durante Alighieri – G.P. Rossi

Recensione a cura di Roberto Orsi

Durante degli Alighieri, detto Dante. Prima di essere colui che scrisse la Commedia, poi Divina, Dante fu un feditore dell’esercito fiorentino. I feditori erano cavalieri delle schiere comunali tra le prime linee in battaglia, con il compito di procurar battaglia. Erano i primi a subire l’urto e l’impatto con le truppe nemiche, un compito decisamente rischioso ma allo stesso tempo di grande prestigio. Questi cavalieri erano scelti tra i cittadini di più elevata estrazione sociale, tra loro proprio un giovane Dante Alighieri impegnato nella Battaglia di Campaldino del 1289, all’età di 24 anni, tra le fila dell’esercito guelfo fiorentino contro l’esercito ghibellino perlopiù formato da cittadini della città di Arezzo.

Proprio su questo episodio è incentrato il nuovo romanzo di G.P. Rossi, edito da Edizioni Efesto. Pietro e Jacopo, figli del Sommo Poeta, all’indomani della morte del padre si imbattono in un misterioso manoscritto che racconta le vicende di Dante all’epoca della battaglia tra Firenze e Arezzo, tra guelfi e ghibellini. Persuasi che il racconto nasconda più di una verità sulla vita del padre, chiedono aiuto al fedele discepolo di Dante, Pietro Giardini, per decifrarne il messaggio nascosto.

“Presto anche lui, (Pietro Giardini, ndr) come già i figli del poeta, avrebbe scoperto un lato segreto di Dante, la cui grandezza non erano state solo la sua poesia, la sua dialettica e la sua filosofia, ma anche ciò che da giovane uomo d’azione era riuscito a fare e che negli anni aveva ispirato la sua arte, i suoi scritti e le sue idee.”

Nel manoscritto, oltre a narrare le eroiche gesta degli eserciti sul campo, si racconta di una segreta missione in cui Dante Alighieri fu egli stesso protagonista. Insieme a due cavalieri, il senese Cecco Angiolieri e il fiorentino Filippo Argenti, Dante intraprende un viaggio tra le campagne toscane alla ricerca di una misteriosa arma fondamentale per la vittoria delle truppe guelfe nello scontro imminente.

“Non fanciullo nelle armi, mi ritrovai in una selva oscura dove stanco, insieme ad altri compagni, mi ristoravo dopo la marcia…”

L’incipit del racconto ha gli echi della Commedia. Rimandi all’Opera che si inseguono lungo tutta la narrazione. G.P. Rossi ha sapientemente disseminato citazioni e alcuni tra i passaggi più famosi dei versi del Sommo Poeta, come briciole su un sentiero in cui il lettore segue le tracce più o meno evidenti. Tra le colline del casentino, da un castello ad un altro, da una prigione a un accampamento, questo romanzo breve si snoda con facilità e un ritmo sostenuto intrigando il lettore che, ignaro come lo stesso Dante, si mette alla ricerca di un’arma della quale non conosce la forma né la sostanza.

Ecco allora che le giornate che precedono la Battaglia di Campaldino, con la missione di Dante e degli altri due cavalieri, diventano un antipasto a quello che sarà il viaggio figurato del Poeta all’interno della Divina Commedia. Non c’è dubbio che le esperienze giovanili di Dante abbiano contribuito alla formazione del suo pensiero sociopolitico, come succede a tutti noi del resto. E proprio dalle vicende legate a Campaldino, Dante avrebbe tratto spunti per il messaggio che sta dietro ai versi della Commedia.

Un’Opera di denuncia della situazione politica della nostra penisola, in cui i grandi attori del periodo storico subiscono pene da contrappasso, punizioni e dannazioni eterne. La denuncia di un mondo che Dante ha vissuto sui campi di battaglia, contraddizioni di termini specialmente all’interno del partito guelfo che sosteneva un Papa e un clero ormai corrotto dal potere.

Al centro del pensiero di Dante, e della presunta setta iniziatica dei “Fedeli d’Amore” di cui lo stesso Poeta avrebbe fatto parte insieme ad altri grandi nomi della Storia, un ritorno alle origini del messaggio cristiano, una riappacificazione tra impero e papato che consenta a ogni fazione di avere il proprio ruolo all’interno della Società.

“Io, infatti, pensavo da sempre che una futura convivenza tra imperatore e papa sarebbe stata perfetta, e quello di una Renovatio Imperii basata su di uno spirito cristiano sarebbe sempre stato il mio sogno.”

Diversi i personaggi che Dante incontra in questa breve avventura, irta di pericoli, tradimenti e confronti. Protagonisti della storia fiorentina medievale in un contesto cavalleresco tra strategie di battaglia e combattimenti all’ultimo sangue.

Una visione di Dante “diversa” ma affascinante per aggiungere un tassello alla conoscenza dell’uomo e poeta immortale che tutti conosciamo. La scrittura è fluida e regolare, una narrazione lineare senza salti temporale se non all’inizio e alla fine del romanzo stesso, per chiudere il cerchio della ricerca dei figli Pietro e Jacopo. 

Una menzione particolare per il ruolo dei personaggi femminili a partire dalla musa Beatrice posta al centro della vicenda pur in una versione onirica. Il pensiero di Dante sulla donna è lampante e diretto in uno spezzone di conversazione:

“Per voi, Dante, e per il vostro ordine, la donna è un simbolo puro, non un oggetto di passioni o carnali concupiscenze. Essa è uno specchio di virtù e celestiale bellezza su cui si riflette la bontà divina.”

Un romanzo medievale in cui sacro e profano si incontrano e dove fede e ragione ancora una volta trovano terreno di incontro e scontro.


pro

Lettura godibile e leggera capace di regalare qualche ora di intrattenimento al lettore. Diversi messaggi interessanti sulla filosofia del Sommo Poeta

contro

Il romanzo è breve per cui non approfondisce alcuni aspetti della vicenda che potevano essere interessanti.

Trama

Dopo la scomparsa di Dante a Ravenna, i figli s’imbattono in un manoscritto segreto che narra le gesta del padre quando partecipò alla battaglia di Campaldino e, prima della quale, fu stranamente scelto per la ricerca di un’arma segreta. I due, non sapendo come interpretare il documento, cercheranno l’aiuto del discepolo preferito di Dante, Pietro Giardini. Nella storia narrata Dante dovrà intraprendere un viaggio; scortato nel suo tragitto per il Casentino da Cecco Angiolieri e Filippo Argenti, combattenti come lui nelle file guelfe, ma anche suoi acerrimi nemici. I tre dovranno scontrarsi contro strane fiere e pericoli nascosti, fino a raggiungere il castello di Borgo alla Collina dove Dante dovrà, insieme a un misterioso personaggio, rubare l’arma tanto agognata, e che si dimostrerà essere molto di più di un semplice manufatto creato dall’uomo. Dante e suoi compagni, infine, si troveranno a combattere nella battaglia di Campaldino.

Che ne pensi di questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.