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Le interviste di TSD: Claudia Renzi e “Il sangue del drago”

Riapre il nostro salottino TSD e abbiamo il piacere di ospitare oggi l’autrice Claudia Renzi al debutto nel campo del romanzo storico con “Il sangue del drago” pubblicato dalla Casa editrice Scrittura & Scritture sul finire del 2022.

Claudia Renzi è nata a Roma, dove vive e lavora. Storico dell’arte, secentista e in particolare berninista, dopo una prima laurea su Gian Lorenzo Bernini si è poi specializzata sulla sua figura con il Ch.mo Prof. Tomaso Montanari. Disegnatrice, pittrice e coroplasta, scrive articoli scientifici su Caravaggio, suo pittore preferito, pubblicati sulla pagina Caravaggio Pictor Praestantissimus (attualmente sta pubblicando una serie di articoli su L’influenza di Caravaggio su Bernini) e su Roma e Bernini per la pagina Roma, capitale d’arte e di altre bellezze. Grande appassionata di Shakespeare, ne fa il protagonista di molti suoi quadri e racconti. I suoi scrittori preferiti, e modelli di riferimento, sono: Shakespeare, Alexandre Dumas padre, Victor Hugo, Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle, Ambrose Bierce.Nella sua scrittura coniuga rigore scientifico e quel filo di fantasia indispensabile ad imbastire un buon romanzo thriller storico; la serie con Bernini protagonista va a riempire un vuoto nel panorama letterario.”

Buongiorno Claudia e benvenuta nel nostro salottino. Prima di parlare del tuo romanzo pubblicato pochissimi giorni fa, ci piacerebbe conoscerti meglio. Oltre a essere autrice sei una storica dell’arte, specializzata nel periodo secentesco e in particolare sulla figura di Gian Lorenzo Bernini. Che cosa puoi raccontarci di quel periodo meraviglioso?

Grazie a TSD per l’invito!
Il Seicento è stato un periodo ricco di eventi straordinari e contraddizioni, guerre, scoperte scientifiche, disastri: per questo forse è poco affrontato o lo si tratta per gli eventi più sensazionali, quali le epidemie di peste del 1630 e del 1656. Dal punto di vista artistico è stato eccezionale; alcuni dei più grandi geni della Storia dell’Arte vissuti in quell’epoca hanno lasciato impronte indelebili: Caravaggio, Bernini, Borromini, solo per citare i più noti. Un periodo certamente complesso ma comunque affascinante che, con il filtro della letteratura, si può far apprezzare anche al lettore medio.

Qual è l’opera di Gian Lorenzo Bernini che più ami?

Bella domanda! Il vero genio non crea un solo capolavoro, ne licenzia diversi nella sua vita, e con Bernini c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Amo particolarmente la sua ritrattistica, che era la sua specialità, e posso citare busti-ritratto assolutamente strepitosi come quello di Francesco I d’Este conservato a Modena oppure quelli di Innocenzo X a Roma. Certo, anche i gruppi sono incredibili, né si può ignorare la sua architettura, ma un’opera alla quale sono particolarmente legata è la Fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona.

La fontana dei quattro fiumi – Piazza Navona, Roma

C’è un’opera di questo grande scultore, magari meno nota al pubblico, che consiglieresti di visitare almeno una volta nella vita?

Sì, in via di Monserrato il visitatore potrà ammirare il Ritratto di monsignor Pedro Montoya (1622), inizialmente destinato al monumento funebre che avrebbe dovuto essere posto nella non lontana San Giacomo degli Spagnoli in p.za Navona affiancato dai celebri Anima dannata e Anima beata (questi due marmi sono finiti invece altrove): un ritratto straordinario, talmente realistico che ai tempi c’era la fila per andarlo a vedere presso la bottega dello scultore.

Ritratto di monsignor Pedro Montoya (1622)

Non troppo distante, in San Giovanni dei Fiorentini in via Giulia/via degli Acciaioli, potrà ammirare invece i busti di Antonio Coppola (1612) e di Antonio Cepparelli (1623), due dottori e benefattori in onore dei quali l’annesso ospedale – oggi non più esistente – aveva commissionato delle memorie funebri. L’inquietante Coppola non è tecnicamente il primo ritratto licenziato dal precocissimo Giovanni Lorenzo, però è il primo nel quale si vede la “svolta caravaggesca” nella ritrattistica berniniana: ovvero il giovanissimo Bernini da quel momento in poi avrebbe eseguito ritratti improntati al più spietato realismo, abbandonando il manierismo che aveva caratterizzato le opere precedenti. Dunque il visitatore può accedere comodamente a ben tre busti di Bernini in tutta tranquillità, avendo anche la possibilità di notare la differenza che c’è nel ritrarre qualcuno senza averlo mai visto dal vivo (Coppola) e qualcuno visto invece di persona che posa per te (Montoya).

Ti abbiamo conosciuta come lettrice all’interno del nostro gruppo social “Thriller Storici e dintorni”. Come è nata la tua passione per i romanzi storici?

Alle superiori, come tutti, avremmo dovuto studiare I promessi sposi ma un cambio di prof. fece sì che la lettura rimanesse a metà, così finii il romanzo per conto mio, e lo scoprii avvincente nonostante la mole di pagine. Da allora lessi autonomamente grandi romanzi storici per poi appassionarmi al genere noir/gotico/thriller in particolare.

“Il sangue del drago” è stato pubblicato lo scorso 2 dicembre con la casa editrice Scrittura & Scritture di Napoli. Come è scaturita l’idea di questo thriller storico?

Lo scrittore è prima di tutto un lettore: leggo con interesse romanzi/thriller storici che sanno unire il mistero e il brivido all’Arte. Ho scritto quello che avrei voluto leggere: di romanzi/thriller storici ce ne sono molti su tre o quattro grandi artisti ultra noti, mentre su Bernini non c’era nulla del genere. Questo (ritengo) perché certi artisti hanno lasciato relativamente poche opere, erano senza figli, senza allievi diretti e/o morti prematuramente così che le oggettive lacune nelle loro biografie sono state riempite con notevole se non eccessiva fantasia; con Bernini non si può fare: non solo ha avuto una vita lunga, ma aveva figli, un esercito di allievi e ha realizzato una quantità quasi incredibile di opere, per la maggior parte capolavori, sulle quali già i contemporanei hanno versato fiumi d’inchiostro, dunque è rischioso inventare di sana pianta qualcosa su di lui, ci sono documenti e fatti dai quali non si può prescindere.
È vero che il romanzo in generale è un’opera di fantasia, ma un romanzo storico penso debba essere il più possibile fedele alla realtà laddove conosciuta. Conoscendo bene Bernini ho pensato di potermi cimentare nella scrittura di una serie di thriller storico-avventurosi che lo vedano protagonista e dato che di fatti cruenti e misteriosi a Roma durante la sua vita se ne sono verificati a iosa, ho cucito insieme cose realmente accadute con, lì dove manca notizia certa di un dato elemento, un filo di fantasia, rimanendo comunque nel solco del verosimile.

Il romanzo è ricchissimo di dettagli artistici e di chicche storiche legate alla figura del Bernini ma anche di altri artisti dell’epoca. Oltre a lui, quali nomi e quali opere consiglieresti ai nostri lettori?

Nel romanzo hanno un certo ruolo i pittori Giovanni Lanfranco e Domenico Zampieri detto Domenichino. In Sant’Andrea della Valle si possono ammirare gratuitamente sia la cupola affrescata da Lanfranco con la notevole Assunzione della Vergine che il ciclo di Storie di Sant’Andrea di Domenichino; di Borromini – del quale tutto è da vedere! – indico almeno Sant’Ivo alla Sapienza; di Pietro da Cortona, che pure ha fatto cose fantastiche a Roma, il Trionfo della Divina Provvidenza in Palazzo Barberini e di Guido Reni il celeberrimo San Michele Arcangelo in Santa Maria della Concezione in via Veneto.

La cupola della chiesa di Sant’Andrea della Valle: la prima cupola barocca di Roma

Come ti sei destreggiata tra verità storica e fantasia per scrivere questo romanzo?

Personalmente per scrivere parto sempre dai fatti: cos’è successo nel periodo che mi interessa? Dove posso infilare l’elemento noir/thriller? Inizio perciò dalle fonti, con un lavoro di ricerca e documentazione, poi adatto ad esse l’elemento di fantasia, che in genere nel thriller è un cliché (es. il delitto da risolvere, il libro maledetto, la reliquia perduta, l’oggetto potentissimo che non deve finire nelle mani sbagliate, ecc.) e lo incastro con fatti reali.

Intrigo e mistero sono ingredienti base per un thriller storico che si rispetti. Al fianco di Bernini in questo primo romanzo troviamo un personaggio femminile molto particolare: la giovane Porzia, una donna relegata tra le mura di un monastero che pare aver ricostruito, attraverso un modellino architettonico, le vicende del delitto su cui l’artista indaga. A chi ti sei ispirata per questo personaggio?

La figura di Porzia trae ispirazione dalle giovani donne che si ritrovavano in convento per circostanze indipendenti dalla loro volontà e dalle artiste donne che spesso, a meno che non fossero già figlie d’arte oppure benestanti, non potevano dedicarsi liberamente all’Arte. Porzia nel romanzo è testimone di qualcosa che solo in un secondo momento avrà un senso e “parlerà”, come tutti gli Artisti, attraverso la sua opera. Nel Seicento era prassi presentare modellini architettonici in scala ridotta ai committenti prima di realizzare materialmente un edificio, mentre l’idea di un’opera che narra una storia è tratta da un geniale racconto di Montagu Rhodes James intitolato “L’acquaforte” e dalla sua variante, sempre di M. R. James, “La casa stregata delle bambole”, che ho letto diversi anni fa: ecco come un fatto reale si intreccia plausibilmente a un elemento fantastico. Il nome Porzia è infine un omaggio a Shakespeare, il mio autore preferito (da Il Mercante di Venezia).

Nella quarta di copertina del romanzo leggiamo che si tratta dell’inizio di una serie con Gian Lorenzo Bernini protagonista, puoi già dirci qualcosa di più? Stai già scrivendo il seguito?

Il seguito de “Il sangue del drago. Un’indagine di Gian Lorenzo Bernini” è già terminato, attualmente sto lavorando al terzo capitolo della saga (i romanzi sono tutti collegati tra loro pur essendo autoconclusivi). Posso certamente anticipare che nel secondo capitolo comparirà un cattivissimo di dumasiana memoria. Perciò, rimanete sintonizzati!

Trama
Roma, 1634. Lo scultore Gian Lorenzo Bernini riceve una lettera che getta ombre sulla morte del cardinale Stefano Pignatelli, avvenuta undici anni prima. Si parla di avvelenamento: diceria o assassinio? L’artista, impegnato in innumerevoli commissioni da portare a compimento, non può tuttavia ignorare ciò di cui è stato messo a parte, anche in virtù di una muta promessa fatta a un suo mecenate, il cardinale Scipione Borghese, anch’egli morto da poco. Come può ora, dopo anni, risalire alla verità? L’indagine lo porta nelle celle di un monastero, dove trascorre i suoi giorni Porzia, una giovane stravagante, ma dotata di un grande talento artistico grazie al quale ha ricostruito quella che fu la scena del possibile delitto e modellato i suoi artefici. Ma Porzia all’epoca era solo una bambina: cosa c’entra con quell’omicidio? In una Roma barocca traboccante tanto di opere d’arte quanto di intrighi e misteri, Gian Lorenzo Bernini è protagonista indiscusso della magnificenza della città e del disvelamento di un assassinio ignorato da tutti. Temperamento iroso, ma al contempo testardo e geniale, si muove tra invidie e gelosie, fino a rischiare la vita e una scomunica.

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