Narrativa recensioni

Rainulfo, il normanno che fondò Aversa – Elide Ceragioli

Recensione a cura di Luigia Amico

Grandi personaggi hanno lasciato la loro impronta nell’immenso e fertile terreno della Storia, uomini e donne conosciuti e rinomati che grazie alle loro gesta hanno radicalmente cambiato l’avvenire; figure storiche studiate sui banchi di scuola, incontrati nelle nostre letture, impersonati in fiction e serie tv. Chi non ha mai sentito anche solo parlare di Napoleone, Giulio Cesare, lo Stupor Mundi, Cicerone, giusto per citarne alcuni, ma ci sono anche figure meno conosciute e non per questo meno importanti. Uomini che con la loro intelligenza, furbizia e intraprendenza hanno reso possibile la fondazione di città che ancora oggi regalano scenari storici di immensa bellezza.

Elide Ceragioli, con sapienza e un tocco di fantasia, propone al lettore un romanzo incentrato sulla vita e sulle vicende che hanno visto protagonista un uomo forse poco conosciuto ai più: Rainulfo Drengot, fondatore e primo conte di Aversa.

Rainulfo Drengot è stato un nobile normanno appartenente alla famiglia Drengot Quarrel, originari della Bassa Normandia ed è grazie a lui se questo anno Aversa potrà festeggiare i mille anni di vita. Giovane dall’aspetto ammaliante e dal portamento fiero e cavalleresco, insieme ai suoi quattro fratelli intraprenderà un lungo viaggio che inevitabilmente cambierà le sorti della sua vita.

È un giovane e scalpitante adolescente colui che alza il sipario su un racconto intriso di lotte al potere, duelli, battaglie, sofferenza e gioie, nascita e morte. I cinque giovani fratelli saranno uniti nella fortuna e nella sventura; a causa di un tragico evento saranno banditi dalla corte del duca Riccardo II e dovranno lasciare la Normandia, la loro casa, i loro affetti. Partiranno con un seguito di centinaia di guerrieri con il peso sul cuore e, fra tutti, Rainulfo volgerà per l’ultima volta lo sguardo alla sua terra ben sapendo che quell’immagine resterà indelebile nella sua memoria.

Dove andremo? La Normandia è la nostra patria e il soldo del duca ci consente di vivere dignitosamente. […] Andremo a sud, nel paese dove il sole scalda il cuore oltre che il corpo. Troveremo un signore che ci prenderà al suo servizio e vivremo combattendo onorevolmente.

L’Italia sembra essere il luogo adatto dove lenire la sofferenza causata dall’allontanamento forzato, il Monte Sant’Angelo è la metà ideale per il loro pellegrinaggio. Attraversando lo Stivale, i fratelli Drengot effettueranno una tappa anche nella città eterna dove Rainulfo riuscirà a incontrare papa Benedetto VIII.

La scena dell’importante incontro è descritta dall’autrice in maniera impeccabile e soprattutto in quel frangente i pensieri di Rainulfo sembrano diventare i nostri; il lasso di tempo che intercorre tra l’arrivo a Roma e la partenza per la Puglia è descritto con fantasioso realismo, suonerà male questo ossimoro ma ho deciso di accostare i due termini perché purtroppo le fonti a cui si è dovuta affidare l’autrice per la stesura del suo romanzo sono discordanti e frammentarie, soprattutto quelle che trattano la conquista normanna in Italia meridionale.

Credo sia inoltre doveroso precisare che, nonostante le labili notizie arrivate fino a noi, la scelta dell’autrice di giocare con la sua fantasia accostando situazioni probabili ad altre certe, non hanno inficiato la realtà storica ma hanno semplicemente reso la lettura fluida e continua evitando di creare confusione e smarrimento nel lettore come lei stessa tiene a precisare nelle note finali.

Le fonti storiche danno per certo l’arrivo del gruppo normanno in Puglia, i Drengot si faranno conoscere per la loro abile bravura nel maneggiare le armi e nel combattimento e il capo della prima rivolta anti-bizantina, Melo di Bari, li vorrà al suo fianco nella battaglia che si svolgerà a Canne il 1° ottobre 1018. L’ennesimo fallimento dei rivoltosi costringerà il gruppo dei Drengot a cercare rifugio in Campania, lì dove Rainulfo deciderà di stabilirsi in “pianta stabile”.

Amo questa terra, quasi mi avesse generato. Il sapore dei suoi frutti, l’aria dolce, il mare, così azzurro da specchiare e superare in bellezza il cielo, mi hanno avviluppato l’animo. Non tornerei in Normandia, che mi rigettò come madre ingrata. Qui, nel meridione d’Italia, costruirò la mia casa e nasceranno i miei figli.

L’autrice mostra la sua bravura non solo nel raccogliere notizie e creare un romanzo storico intriso di avvenimenti ma anche nel descrivere con dovizia di particolari le battaglie, l’umore dei duellanti, la paura che sferza l’animo dei guerrieri, il dolore per la perdita di un proprio caro. È una narrazione nata da uno stile asciutto e pulito con un linguaggio e una terminologia adatta a raccogliere un ampio pubblico di lettori abbracciando molteplici fasce di età.

“Rainulfo, il normanno che fondò Aversa” è un titolo che potrebbe fuorviare perché in effetti la conclusione delle avventure raccontate dalla Ceragioli terminano nel momento in cui il normanno poggia piede nelle future terre aversane, ma questo potrebbe essere uno spiraglio su un eventuale sequel in cui ritroveremo Rainulfo finalmente conte.

Il nome dei Drengot non deve finire con noi. Voglio una terra che sia mia e una casa dove il riso dei miei figli risuoni allegramente.

Editore: ‎ Robin (29 marzo 2022)
Copertina flessibile: ‎ 529 pagine
ISBN-13: ‎ 979-1254671214
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Trama
Basandosi su fonti e notizie spesso discordi o imprecise, con fervida immaginazione, ma con rigorosa adesione ai fatti noti e precisa coerenza all’epoca, la vita di Rainulfo Drengot e dei suoi fratelli rivive nel romanzo dalla sua adolescenza all’insediamento che prelude la fondazione di Aversa. Agli albori del secondo millennio, fatti e personaggi di fantasia si amalgamano con luoghi, persone e situazioni attentamente documentate mentre la narrazione segue le strade percorse dai protagonisti in Normandia, Francia e Inghilterra, fino al viaggio più lungo e definitivo verso sud. Un viaggio dove all’angoscia della guerra e dell’incertezza si cerca di trovare conforto in un forte sentimento religioso, dove i valori ancestrali della famiglia, dell’amicizia, della lealtà e dell’onore non sono mai secondari.

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