Narrativa recensioni

La congiura del doppio inganno – Tiziana Silvestrin

Recensione a cura di Roberto Orsi

“Era stato difficile, molto difficile e anche doloroso dover spiegare a gio Morisco e agli altri soldati perché aveva scelto di lasciare il servizio del duca. Qualcuno aveva obiettato che non avrebbe dovuto arrendersi così facilmente, qualcun altro aveva capito, ma a nessuno piaceva quella decisione, glielo si leggeva in faccia.”

Ho approcciato la lettura di questo sesto capitolo della serie con protagonista il capitano di giustizia Biagio dell’Orso con quella sensazione latente di “addio” nell’aria. Già dalla quarta di copertina si ha questo sentore: la difficile decisione nelle mani del duca Vincenzo Gonzaga di sostituire Biagio dell’Orso e nominare un nuovo capitano di giustizia lascia presagire una lettura che ha il retrogusto amaro di una fine.

Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, 1597 da Dominicus or Custodis Custos
Il duca Vincenzo Gonzaga, 1597

Se da una parte, durante la lettura, si aspetta il momento del saluto definitivo al capitano di giustizia, dall’altra si rafforza quel sentimento di ringraziamento per quanto Biagio dell’Orso è stato per gli appassionati lettori della serie. Un personaggio affascinante di cui abbiamo scoperto qualche nuova sfaccettatura in ogni romanzo. Carattere forte, ostinato e testardo ma che con il tempo si è ammorbidito, soprattutto nel rapporto con la sua amata Rosa. I segni del tempo non ne hanno mai diminuito il fascino innato, corroborato da arguzia e sagacia che lo hanno sempre condotto a risolvere i casi più spinosi che ha dovuto affrontare.

I suoi modi, la gentilezza spesso affiancata a una rigida fermezza di idee e di posizioni lo rendono molto amato dal pubblico.

Il successo dei primi cinque romanzi e un grande lavoro della Casa Editrice, che ha sapientemente alimentato l’attesa della pubblicazione, sono gli ingredienti giusti per un lancio in pompa magna di quest’ultimo giallo storico.

Fatta questa doverosa premessa, le considerazioni su questo romanzo di Tiziana Silvestrin, ancora una volta proposta dalle sorelle Corrado di Scrittura & Scritture, sgorgano spontanee.

Nella fredda città di Mantova, nell’inverno del 1597, proprio mentre Biagio sta prendendo una delle decisioni più difficili della sua vita, cioè quella di abbandonare la città a seguito degli eventi raccontati nel precedente romanzo, viene scoperto il cadavere di Barbara Marangoni. Sorella di Ginevra Marangoni, dama di corte della duchessa Eleonora De’ Medici, la giovane è sparita il giorno precedente dopo essersi recata in una spezieria della città per acquistare le medicine destinate al padre malato.

Pur conscia della decisione del capitano di giustizia di abbandonare le scene, la duchessa non può che rivolgersi a Biagio dell’Orso e alla sua grande capacità investigativa coadiuvato dal bargello Gio Morisco e dal suo gruppo di birri, per venire a capo della questione. Oltre alla vita, alla povera vittima viene strappato anche il testamento del padre che portava nella borsa. Una semplice casualità o il movente dell’omicidio era proprio quel documento?

Il caso si fa ancora più scottante quando poche ore dopo viene rinvenuto il corpo di un’altra sorella Marangoni: Attilia. Chi vuole la morte di queste giovani ragazze?

Nel frattempo, anche a Venezia, dove si svolge quasi tutta la seconda parte del romanzo, vengono ritrovati i cadaveri di alcuni soldati e di un capomastro dell’arsenale. Accanto ai corpi delle vittime, una berretta gialla simbolo degli ebrei confinati nel Novo Ghetto veneziano. La soluzione è da cercare lì o si tratta di un tentativo di depistare le indagini?

VENETIA 1600. Nascite e rinascite | Palazzo Ducale | Ciclo di Conferenze

Costretto a lasciare Mantova rimettendo l’indagine sugli omicidi Marangoni al bargello e al nuovo capitano di giustizia, Biagio si trova immediatamente coinvolto in questo nuovo caso. Antonio Mocenigo, Signore di Notte al Criminal del Sestiere di San Polo, non esita a chiedere il suo aiuto una volta giunto in città.

Anche perchè la giornata dell’incoronazione a dogaressa di Morosina Morosini, moglie del doge Mario Grimani, è alle porte. Qualcuno sta forse cercando di destabilizzare la Repubblica?

“Biagio non era mai riuscito ad accettare le ingiustizie e nonostante fosse consapevole che quasi mai era possibile porvi rimedio, non era capace di rassegnarsi”.

Le due indagini scorrono parallele apparentemente senza alcun punto di contatto. Come la tela del ragno che si forma con tempo e pazienza, così Biagio dell’Orso stringe il morso della giustizia attorno ai sospettati con un lavoro certosino di deduzioni e controdeduzioni. Inganni e tradimenti rimbalzano tra la città di Mantova e la laguna veneziana, in un insieme di mosse che si rincorrono in un dedalo di supposizioni e ipotesi. Come avvenuto anche nei precedenti romanzi, Tiziana Silvestrin allarga il campo storico del romanzo a una dimensione internazionale, coinvolgendo potenze estere come quella austriaca, quella francese e quella spagnola.

Morosina Morosini - Wikipedia
Morosina Morosini, dogaressa

Il racconto, frutto di una ricerca storica minuziosa come l’autrice ci ha abituato in ogni suo lavoro, esalta una narrazione sempre ricca di particolari legati all’abbigliamento, all’architettura e all’arredamento dell’epoca. Il tutto impreziosito da dettagli culinari che ci rendicontano della vita del tempo, con le abitudini a tavola, a corte e nelle tante locande frequentate da signorotti e soldati.

I dialoghi tra i personaggi regalano una dimensione quasi teatrale della narrazione a cui l’autrice ricorre con grande abilità nella gestione del ritmo.

La scenografia donata dalle due città protagoniste non può che alimentare il fascino della narrativa storica che trova terreno fertile in certe ambientazioni. I ponti di Venezia, i suoi canali e le calli, i palazzi meravigliosi di Mantova e le magnifiche opere che adornano questi luoghi restituiscono uno spettacolo unico.

Avvicinandosi alla fine del romanzo, si fa strada la convinzione che stia arrivando il momento del commiato, ma sembra rimanere una piccola speranza data da uno spiraglio che lascia presagire una nuova possibile avventura del capitano di giustizia. Il duca Vincenzo Gonzaga non perde occasione per ricordare a più riprese che Biagio è e rimane “un suo soldato e difficilmente sarebbe capace di rinunciare ai suoi servigi come capitano di giustizia”.

Non ci riesce difficile essere d’accordo con il duca in questo contesto, parteggiare per lui e ricordare queste parole anche alla stessa autrice, chiedendole ancora un piccolo sforzo per chi come noi ama questa serie fin dall’inizio.

Editore: ‎ Scrittura & Scritture (10 giugno 2022)
Lingua: ‎ Italiano
Copertina flessibile: ‎ 384 pagine
ISBN-10: ‎ 8885746373
ISBN-13: ‎ 978-8885746374
Link d’acquisto cartaceo: La congiura del doppio inganno

Trama

Il duca Vincenzo I Gonzaga deve prendere una decisione difficile: congedare Biagio dell’Orso e nominare un altro capitano di giustizia e questo proprio quando nel ducato sono stati rinvenuti i corpi di due giovani donne sui quali l’assassino si è accanito con ferocia. Tutti gli elementi delle indagini, fino ad allora condotte dal capitano dell’Orso, portano a due sospettati, uno dei quali è l’ex podestà di Mantova con cui Biagio ha un conto in sospeso: è a causa sua se ora lui si accinge a lasciare Mantova per proteggere la sua amata Rosa. Nel mentre, a Venezia un efferato sicario sta seminando morte nella laguna dando filo da torcere al Signore della Notte, Antonio Mocenigo: vicino a ogni cadavere è stata ritrovata una berretta gialla, segno inconfutabile che l’assassino viene dal ghetto ebraico. La neve che cade copiosa su Mantova e la nebbia tra le calli della Serenissima ammantano di freddo questo nuovo episodio della saga gonzaghesca che sta tenendo avvinti i lettori con le vicende del capitano di giustizia più affascinante della storia italiana del Cinquecento.

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