Letture condivise

Lettura Condivisa di Maggio: i commenti dei lettori al romanzo “Le due mogli di Manzoni” di Marina Marazza

Nel mese di Maggio abbiamo letto insieme il libro di Marina Marazza “Le due mogli di Manzoni” per celebrare il 150esimo anniversario dalla morte del grande scrittore. Ecco i commenti di chi ha partecipato!

Annamaria Leoncini

E pensare che non lo volevo leggere, che ero convinta di non voler aggiungere niente a quella immagine un po’ stereotipata e libresca; invece, questo romanzo si è rivelato una bella sorpresa. È stato come entrare in casa di una persona che conosci da tempo, o credevi di conoscere, e ti trovi ad osservarla nei suoi aspetti quotidiani.

Nel romanzo Manzoni appare in una luce diversa dal solito: si confermano le sue fobie, ma al posto di quel signore dalla religiosità un po’ rigida, educata al giansenismo, trovi un focoso amatore, di cui neppure il numero dei figli con Enrichetta faceva sospettare l’esistenza.

Poi ci sono ” gli altri”, uno su tutti, Tommaso Grossi, di cui credo ci siamo tutte un po’ innamorate, proprio nel confronto con lo stesso Manzoni.

Teresa è stata invece, per me, una piccola delusione, non tanto in rapporto all’immagine comunemente tramandata, sempre abbastanza negativa nel confronto con Enrichetta, ma piuttosto per le aspettative che si hanno all’inizio: si innamora di ” un mito”, dello scrittore famoso e delle sue opere, come un’adolescente di oggi con un personaggio della musica, poi sembra delusa che questa immagine che si è creata non corrisponda sempre alla realtà.

E che dire della Giulia ormai in là con gli anni? Che ne è della ragazza ribelle che ha lasciato il marito per inseguire il suo amato? È diventata una vecchia signora, che ha innalzato la nuora su un altarino, ma il carattere è sempre quello!!

Molto in ombra, a mio parere, il resto della famiglia, soprattutto le figlie, su cui avrei apprezzato una trattazione più approfondita.

Ho trovato di piacevole lettura le pagine che riguardano il tentativo di Manzoni di adeguare il lessico, anche familiare, al toscano, eliminando i dittonghi , con un piccolo appunto: “il tocco” corrisponde alle 13, non a mezzogiorno  .

Nel complesso una piacevolissima lettura e una bella immersione in una dimensione familiare del periodo risorgimentale.

Valentina Ferrari

Romanzo dal titolo azzeccatissimo… le vere protagoniste sono infatti loro: Teresa, seconda moglie di Manzoni, ed Enrichetta, prima moglie, che, sebbene non agisca nella vicenda che si apre proprio con la sua morte, è sempre presente nel ricordo del vedovo e della suocera Giulia Beccaria che non perde occasione per sottolinearne le qualità morali di fronte a Teresa. E poi c’è lui, don Lisander, con le tante sue paure, fragilità, ipocondrie, chiusure, che, di fronte a Teresa, moderna, sensibile, attenta, appare bigotto e talvolta insensibile ai problemi dei figli, spesso legati alla salute.

Davvero ben ricostruiti clima e dinamiche famigliari, così come il continuo viavai di frequentatori, amici e personaggi illustri, che entravano e uscivano da casa Manzoni e dalla villa di Brusuglio; allo stesso modo sono ben resi il contesto storico del tempo, l’insofferenza verso gli Austriaci, il nostro Risorgimento. Ritmo non particolarmente serrato, ma ci sta perché non è un thriller mozzafiato, va letto lentamente apprezzandone il racconto pagina dopo pagina. Certo, l’immagine di Manzoni che emerge non è granché positiva … non regge di certo il confronto con Teresa. Dal romanzo “La correttrice” che sto leggendo ora, appare decisamente più amabile… chissà quale sarà stato il vero Manzoni …il dubbio mi rimane.

Donatella Palli

Scrive Marina Marazza a proposito delle sue fonti” All’epoca scrivevano tutti tantissimo, (..) memorie, diari, lettere, discorsi.”

Quindi non ha avuto bisogno di inventarsi una realtà già molto documentata.

Vorrei partire proprio da qui: il romanzo è così vivido e lucido che, in alcuni momenti, ho avuto quasi l’impressione che fosse proprio l’autobiografia di Teresa.:

Il resoconto degli avvenimenti, tutti i vari personaggi importanti incontrati, tra cui spicca Tommaso Grossi, (di cui non conoscevo l’esistenza) i problemi familiari, i tanti decessi dei figli in età giovanile e lo stesso don Lisander, così umano e inespugnato da una moglie che lo amava.

La scrittura della Marazza, molto precisa, circostanziata e fluida non è da leggere tutta d’un fiato perché è così densa di notizie e di emozioni da centellinare come un brandy.

Devo confessare che l’immagine che avevo di Manzoni scrittore, era di un intellettuale severo e non proprio simpatico ma il romanzo della Marazza che accentua i suoi difetti, la balbuzie, la ritrosia, la sua difficoltà ad affrontare i problemi me l’ha reso così reale e vero da apprezzarlo di più .Non avevo letto ancora niente di Marina Marazza e sono rimasta estasiata dalla sua bravura.

Raffaellina Di Palma

Per il suo stile di vita molto riservato non è facile individuare il Manzoni uomo. Quando Teresa incontra Alessandro, in occasione della morte di Enrichetta Blondel, lei ne è già innamorata. Come racconta Marina Marazza nel suo romanzo, “Le due mogli di Manzoni”, Teresa si innamora prima che dell’uomo dello scrittore. Eppure, non è il tipo da perdere la testa. E’ una donna con una forte personalità e con una vasta cultura letteraria. E’ una giovane vedova con un figlio. La sua cultura e la sua estrazione sociale le permettono di frequentare i salotti raffinati della Milano dell’Ottocento. Così, quando lui rimane vedovo alcuni amici combinano un incontro galeotto per farli conoscere. Teresa è la voce narrante, racconta la sua storia in prima persona e questo raccontare e raccontarsi la rendono simpatica.

Entriamo in una Italia in pieno Risorgimento, ci si immerge nella Milano delle Cinque Giornate, che porteranno a un cambiamento epocale; le persone di ogni ceto sociale si uniscono per combattere contro gli austriaci. Teresa non ha vita facile in casa Manzoni. Viene continuamente messa a confronto con Enrichetta dalla suocera, persona indiscreta, arrogante e bigotta, la quale non può certo vantare una vita esemplare. Si intuisce la profonda sensibilità di Teresa quando parlando dei figli del marito dice: “i nostri figli”. Alcuni di loro sono una “fabbrica” di preoccupazioni ed è proprio Teresa che appiana gli screzi che nascono tra il padre e i figli, facendo da tramite. Ci racconta di questa casa, dei gravi lutti che si abbattono sulla famiglia, dei problemi economici, delle amicizie, dell’uomo Manzoni. Si può rimanere delusi dal Manzoni privato. D’altronde ci hanno sempre presentato di lui un’immagine iconica, perfetta fin dai tempi della scuola: ma alla fine non è colpa loro se questi grandi personaggi vengono elevati a semidei dall’arte e dalla storia. Tutta la letteratura dell’Ottocento rimane un po’ “pesante”, ma è un periodo di transizione. Già dal Rinascimento nasce l’esigenza di una lingua più semplice, alla portata di tutti e Manzoni è uno degli esponenti basilari più significativi di questo periodo storico.

È lui a tessere quell’equilibrio tra vero storico e vero poetico, impostato poi nel suo romanzo. È senza dubbio tra i maggiori esponenti del Romanticismo a livello europeo. I critici griderebbero allo scandalo, ma io preferisco il Manzoni uomo. Il ritratto che ne fa Teresa lo rende più “avvicinabile” senza nulla togliere al Manzoni scrittore che ho amato fin da quando, da autodidatta, ho letto I Promessi Sposi. Si può amare un’icona per i suoi pregi, ma anche per i suoi difetti. Ancora grazie a Marina Marazza; con il suo romanzo ha aperto uno spaccato non soltanto nella vita di un grande scrittore, ma anche nella storia d’Italia.

La scrittrice Marina Marazza

Roberto Orsi

Marina Marazza in questo Romanzo ci racconta la vita di Alessandro Manzoni attraverso gli occhi della sua seconda moglie Teresa Borri.

Un romanzo dettagliato che, a partire dalla morte di Enrichetta Blondel, ripercorre la vita del Manzoni e dei tantissimi personaggi che gravitarono attorno alla casa di Via Del Morone a Milano.

È il racconto dei tanti figli nati dal primo matrimonio, il racconto delle tante donne di famiglia con i loro caratteri, le loro voluttà e le loro debolezze, a partire da Donna Giulia, la madre di Alessandro.

Nelle parole di Teresa Borri che si insinua nella famiglia Manzoni come fulmine a ciel sereno, con il continuo e per certi versi pedante confronto con la prima moglie Enrichetta, rivive un Alessandro Manzoni che ci sorprende. Un personaggio diverso da quello che l’immaginario ci restituisce grazie agli studi scolastici. Scopriamo un uomo fragile, affetto da balbuzie e agorafobia come da claustrofobia, molto focoso e passionale ma con una fede vacillante.

Marina Marazza ci racconta quasi trent’anni di vita della coppia e dei tanti personaggi che in un modo o nell’altro li accompagnarono lungo il cammino, senza tralasciare quella che fu la Storia del periodo: i moti del 1848, la lotta per l’indipendenza della Lombardia dagli Austriaci, le manovre di Camillo Benso conte di Cavour per una Italia unita senza la dominazione straniera, le Cinque Giornate di Milano e il cambiamento sociopolitico della seconda metà dell’800.

Un romanzo che a tratti può risultare più lento ma che avvicina un immortale come Manzoni alla sua dimensione più umana.

Natascia  Tieri

Hanno già scritto molto gli altri lettori su questo libro e quindi non mi dilungo sulla trama e le vicende.

A me non è piaciuto, l’ho trovato troppo lento e poco coinvolgente. Ho faticato ad arrivare alla fine ma sono gusti personali. 

Virzo Laura

Nessuno dovrebbe incontrare i propri eroi. Non so se la timidezza sia una scusa plausibile per il suo comportamento sfuggente.

Tutti i personaggi reali citati sono poi stati nominati nelle vie di Milano. Eroi del Risorgimento, che poi in privato non erano così tanto eroi.

L’autrice ha scritto anche “Io sono la strega” stesso effetto nel ritrovarsi a casa. Tutti i luoghi nominati, per noi milanesi, sono la quotidianità e quante volte siamo passati davanti a villa Manzoni a Brusuglio, o a passeggiare per Lesa in riva al lago.

Le “cure” cui venivano sottoposti erano da incubo. Non è passato molto tempo ma per la medicina sono millenni. Una ecatombe per quella famiglia che però era comune a tutti in quei tempi.

Un bellissimo spaccato storico, che studiato a scuola ci ha annoiato, ma che in questa forma abbiamo potuto vivere a tutto tondo.

Eliana Corrado

Il romanzo è una bella cronistoria della famiglia Manzoni fotografata dal momento della morte della prima moglie del romanziere ottocentesco, Enrichetta, fino alla morte della seconda moglie dello stesso, Teresa Borri Stampa. In questo arco di tempo, si susseguono un mare di eventi, storici e personali dei Manzoni, tutti, per lo più anche luttuosi con le varie morti di diversi figli del poeta.

Ne emerge un profilo del Manzoni che non mi aspettavo, un padre freddo, poco disposto all’amore filiale e molto, di contro, a quello verso gli amici. Un uomo egoista, concentrato su stesso, a discapito degli affetti di chi gli stava intorno. O forse, troppo ingabbiato nei suoi tic, nelle sue imperfezioni (la balbuzie era per lui un problema che lo segnò). Insomma, quanto ho amato e amo “I promessi Sposi”, con questo romanzo della Marazza, ho capito di non amare il suo autore. Anzi, mi è sembrato di rintracciare una profonda dicotomia tra lo scrittore e il romanticismo e gli ideali del suo capolavoro.

Vero è che il romanzo è narrato in prima persona dalla sua seconda moglie, Teresa, vera e proprio “vittima” di un amore verso un uomo forse troppo idealizzato. E forse proprio questa narrazione in prima non mi ha fatto del tutto amare il libro.

Pur riconoscendo alla Marazza uno stile di scrittura incantevole, e un poderoso lavoro di ricerca, il romanzo mi è parso eccessivamente lungo e ricco, di fatti, di eventi e di personaggi, che non mi ha reso snella e agile la lettura del romanzo.

Dieci e lode, invece, per le Appendici, parte integrante e interessantissima del libro; ne ho apprezzato anche lo stile, più affabile, con cui l’autrice le ha redatte.

In conclusione, della Marazza, ho preferito altri scritti.

Ivana Tomasetti

Quando inizia il romanzo, Enrichetta Blondel, la prima moglie, è appena morta. Alessandro Manzoni ha già scritto “I promessi sposi”, è famoso.

Teresa Borri Stampa è una giovane vedova milanese, con un figlio, Stefano. È una donna colta, simpatica, eclettica, estroversa e decisamente ricca. È innamorata di Manzoni ancora prima di conoscerlo: prima che dell’uomo, si innamora del romanzo. È fatto “suivant mon coeur” confida rapita alla madre, riferendosi all’autore, che non conosce di persona. Un’affinità spirituale nata dalla lettura dell’opera nella quale Manzoni svela un’anima che piace a Teresa, lei si invaghisce di un sogno romantico.

Tommaso Grossi è innamorato di Teresa, eppure combina l’incontro tra i due.

Dopo il matrimonio, celebrato nel gennaio del 1837, conosciamo lati insospettabili di Manzoni e della madre di lui, sempre presente, oltre che le vicissitudini dei figli di primo letto e le disgrazie che si susseguono. Sullo sfondo l’Italia del Risorgimento le Cinque giornate di Milano dal punto di vista della piccola e media nobiltà milanese, intellettuale, liberale. L’autrice dipinge scene storiche ricche di dettagli di costume: il teatro con i suoi protagonisti, cantanti, musicisti, librettisti, i salotti con il loro entusiasmo culturale e i pettegolezzi, le acconciature e gli abiti alla moda, le tecniche di trucco, il cibo, la lavorazione della seta. La vita di Teresa è diversa da come l’aveva immaginata, eppure lei continua ad amare Manzoni e a superare le difficoltà.

Il suo personaggio, che è la voce narrante, crea simpatia, ma anche pena e rabbia allo stesso tempo, per non aver trovato la forza di ribellarsi alla gabbia sociale in cui ha scelto di rinchiudersi, pensando la sottomissione come dovere.

Il titolo si giustifica perché il ricordo di Enrichetta Blondel, così diversa da Teresa, rivive nelle pagine dell’autrice. Tutto il romanzo è basato su fatti veri. Sono pochissime le licenze narrative, come dice la stessa autrice.

Cercare di inserire nella narrazione le notizie delle molteplici fonti, ha talvolta creato dialoghi che anziché rispondere a batture sciolte e vivaci, narrano fatti da far conoscere al lettore e che riguardano molteplici personaggi che non agiscono. Risulta perciò qualche passo di lettura lenta e poco coinvolgente.

Al contrario, in altri punti, il linguaggio dell’autrice appare arguto, tra vocaboli dialettali e nomignoli e appare forse ispirato allo stile manzoniano.

Le appendici testimoniano l’approfondimento storico, che ci permette di conoscere la figura di Manzoni in un’ottica diversa da quella ufficiale, con le sue nevrosi e le sue passioni. Insomma, alla fine, a mio parere, vince la figura maschile, nonostante il titolo!

“Gli piace bere vino, non riesce a stare senza il sesso, è un chocolate addicted, è un camminatore compulsivo, si spaventa a morte per un nonnulla e soffre di balbuzie. Ed è il primo a riconoscere tutti i suoi difetti, basta leggere quel che ha scritto quando gli hanno proposto di diventare deputato e poi senatore: spietato con sé stesso, lucido, ma anche indulgente. Anche in questo caso non è colpa sua: è la volontà di Dio, è Dio che lo ha fatto così”.(Sulla mentalità dell’epoca ci sarebbe da discutere!)

Laura Pitzalis

“Le due mogli di Manzoni”, due donne che entrano nella vita di Alessandro Manzoni in due periodi molto diversi della sua esistenza. Enrichetta Blondel, la prima, la più famosa e la più amata, è una sedicenne tenera e inesperta quando sposa un Alessandro di belle speranze dall’aura romanticheggiante. Una fanciulla perbene, non bellissima, non troppo colta che ha ben chiaro il compito della donna nell’Ottocento: far felice il marito, dargli dei figli, immolarsi per la famiglia. È quello che farà accettando, con un misto di senso del dovere e di fede cieca, 15 gravidanze che, su un corpo minato dalla tisi, la porterà alla morte a poco più di quarant’anni.

Teresa Borri Scarpa è tutt’altra cosa: ha già sposato un altro uomo rimanendo vedova giovanissima e con un figlio. È colta, vivace, curiosa, legge il romanzo del momento, “I promessi sposi”, anzi lo divora, e il Manzoni autore la conquista e la fa innamorare. È un amore spirituale, lei non lo conosce come uomo, non immagina chi lui sia veramente e poi è ancora sposato con Enrichetta, ma poi lei muore, il destino li fa avvicinare e si sposano. Teresa, però, non è Enrichetta, non è affatto angelica ma intraprendente, indipendente, propositiva, entusiasta e si trova prigioniera di una relazione tossica dove c’è chi ama troppo e chi troppo poco.

È lei la voce narrante del libro, è lei che ci fa entrare in Casa Manzoni, condividendone i segreti e le cadute, ci fa vivere l’epoca, toccare con mano le situazioni, le mode, gli stati d’animo.

Ci fa incontrare moltissimi personaggi storici che entrano in rapporto con lo scrittore, chi in misura quotidiana, chi come comparsa: Tommaso Grossi, Massimo d’Azeglio, Francesco Hayez, Honoré de Balzac, Cesare Cantù, Federico Confalonieri, Clara Maffei …

Ma soprattutto ci fa conoscere un Manzoni inedito, tutt’altra cosa dal Manzoni severo, elegante, altero del ritratto, opera di Francesco Hayez, datato 1841. Ci rivela l’uomo ansioso, focoso a cui piace bere vino, che va matto per la cioccolata, un camminatore compulsivo. Non era un mostro di simpatia né un grande oratore, soffriva di balbuzie, tendenzialmente indolente, anaffettivo e, per usare una frase cara al lui, “non era nato con un cuor di leone”.

Un uomo la cui vita fu costellata da successi ma anche da dispiaceri e lutti dai quali cercò di salvarsi erigendo un muro emotivo, negando fino all’ultimo l’evidenza, proteggendosi con incredibile egoismo: “ … quando Teresa muore”, scrive la Marazza nel capitolo “Appendici” alla fine del romanzo, “Manzoni scappa per il dolore, si sottrae fisicamente, passa al volo a piangerla ma poi torna a Brusuglio perché a Milano fa caldo … e non va nemmeno ai funerali e non scrive nemmeno l’epitaffio, vuole solo dimenticare più in fretta che può.”

Tutto quello che la Marazza scrive nel romanzo, ogni aneddoto, episodio, è tutto vero, pochissime sono le licenze narrative. Non serve inventare perché tutto è stato raccontato da loro stessi tramite libri, come Stefano Stampa, o i numerosissimi documenti epistolari: la famiglia Manzoni ha sempre scritto moltissimo, lasciando una fonte storica documentale consistente.

La scrittura della Marazza è avvincente, arguta, fine, ironica e drammatica. Tutti i protagonisti del romanzo, tutti personaggi storici reali, sono descritti in modo così concreto e affascinante da sembrare personaggi da “romanzo”, di fantasia.

Per quanto mi riguarda trovo che le pagine più interessanti del romanzo non siano quelle della “cronistoria” familiare di casa Manzoni, ma quelle dove la Marazza ci trasporta nel tempo e nello spazio:

La Milano della Scala, della dominazione austriaca, delle prime innovazioni come i lampioni a gas o il velocifero, del salotto della contessa Maffei patriota e mecenate, che raccolse i più significativi rappresentanti dell’arte e della letteratura del tempo aperti al nuovo clima patriottico e dove il fervore culturale si mescolava al pettegolezzo disinvolto.

Le minuziose e ricche scene storiche, superbe quelle che descrivono le “Cinque giornate di Milano”, con uno sfondo popolato da figure leggendarie: patrioti come Amatore Sciesa, militari come Radetzky, preti innovatori come don Ratti, che sviluppa i primi asili ideati da Ferrante Aporti, femministe ante litteram come Cristina del Belgiojoso.

E ancora i dettagli di costume, il teatro con i suoi protagonisti, cantanti, musicisti, librettisti, le acconciature e gli abiti con le mode, le tecniche di trucco e di vestibilità, il cibo, i vini, la lavorazione della seta.

E da non dimenticare le due eccellenti “Appendici” post romanzo, di grandissimo interesse, vere e proprie perle che concludono in grande stile il libro.

E dopo aver letto questo romanzo, sapete che vi dico? Rileggerò i “Promessi Sposi” e chissà se, come Teresin, non rimarrò affascinata dal vero e umano Don Lisander.

Daniela Castagnino

Il romanzo è la storia della famiglia Manzoni raccontata dalla seconda moglie del romanziere, Teresa Borri.

Il Manzoni che emerge dalla lettura del romanzo è un uomo passionale e contraddittorio e soprattutto un padre egoista e non molto presente nella vita dei figli. Una figura molto diversa dal bigotto e noioso scrittore che avevo conosciuto attraverso le lezioni della mia insegnante delle scuole superiori.

Il romanzo è un’immersione nella vita di questa famiglia, numerosa e complicata, una storia costellata di gioie, tristezze, fallimenti e soprattutto gravi malattie e numerosi lutti.

Le storie famigliari mi hanno sempre affascinato e questo romanzo in particolare l’ho trovato molto curato nella ricerca storica, ricco di episodi ed aneddoti interessanti, scritto molto bene e piacevolmente scorrevole.

Matilde Titone

Io non ho letto il libro della Marazzi ma quello della Ginzburg… La famiglia Manzoni…

Ho seguito voi, nel frattempo, e mi ritrovavo con la mia lettura. Il libro di N. G. è un epistolario fittissimo dei componenti della famiglia Manzoni allargata tra di loro e con altri. Non ho mai visto tra i vostri commenti parlare di Claude Fauriel intellettuale francese che ebbe molta influenza su Manzoni. È molto interessante il periodo francese di Alessandro e Giulia, che prosegue poi con Enrichetta in un anomalo menage a trois. Giulia sceglie la moglie per il figlio, lui è completamente innamorato di sua madre. Enrichetta dolce e remissiva lo conquisterà, anche fisicamente. 15 forse gravidanze che lei vive come un volere di Dio. Tante figlie delicate di salute e figli di cui l’unico che Manzoni amerà ma anche userà molto è Pietro. Le figlie avranno tutte tranne Vittoria vita breve. Matilde supplicherà’ suo padre di andarla trovare prima di morire ma non otterrà la desiderata visita. Enrico è Filippo gli daranno tanti problemi vivranno di elemosine e saranno poverissimi… Ma non muovono il benvolere del padre, forse giustamente, ma insomma neppure per i nipoti si commuove. È un uomo strano, balbuziente, nervoso, fobico, sviene spesso. Scrive pistole epitaffio epigrafi oltre al romanzo dei romanzi. È un. Botanico appassionato… Non andrà ai funerali della moglie Teresa. Mi ha sconvolto quest’uomo. Il libro della N. G. È molto interessante ma anche molto pesante. L’autrice è pressoché assente non giudica, osserva e prende nota. Tutte lettere tra i vari componenti del mondo manzoniano, scritte in Lombardo, francese, italiano toscano. Elenchi di oggetti, liste di beni, descrizioni di malattie, salassi per qualsiasi malanno. Insomma, ho faticato, ma l’ho letto con molto interesse.

Maria Bellus

Una cronaca familiare raccontata in prima persona da Teresa Borri Stampa seconda moglie di Manzoni. Teresa una donna che mi ha subito ispirato simpatia e tanta comprensione, innamorata di un uomo anaffettivo e non un esempio di simpatia. Il dover convivere con le “manie “del marito, con il ricordo dell’adorata sua prima moglie e di una suocera invadente non doveva essere stato semplice.

La lettura è scorrevole anche se a volte rallenta e il racconto diventa leggermente noioso. La ricostruzione storica è molto particolareggiata e ben fatta i tanti personaggi descritti, il racconto delle 5 giornate di Milano e le lotte di tanti uomini contro l’oppressione austriaca fanno fare un bel ripasso di storia .Alla fine del romanzo rimane una piacevole sensazione di aver terminato una bella lettura come tutti i libri della Marazza .

Costanza Marzucchi

Ho avuto non poche remore ad avvicinarmi a questo libro perché temevo una trattazione stereotipata dei personaggi, e invece sono contenta di dire che mi sono sbagliata. Marina Marazza ha realizzato un libro notevole, con una narrazione suggestiva e storicamente accurata. Chi sostiene che non sia possibile essere attinenti alla versione storica di una determinata vicenda, dovrebbe leggere libri come questo. I personaggi e le vicende non sono semplici descrizioni ma figure vive e vibranti. Teresa Borri è una vedova ricca e facoltosa. Grande ammiratrice di Manzoni e della sua opera, ha l’occasione di realizzare il suo sogno e di diventare la sua seconda moglie. Alessandro Manzoni è infatti diventato vedovo. La sua prima moglie è morta, stroncata da una serie di gravidanze consecutive che ne hanno consumato il fisico. Con l’aiuto di personaggi più o meno vicini, Teresa diventa la sua seconda moglie…ma ogni sogno ha un costo.

Alessandro Manzoni è un uomo pieno di fobie e molto diverso dall’immagine che Teresa si era fatta di lui. E’un marito immaturo ed egoista, un padre indifferente ai propri figli, che antepone il suo benessere a tutto il resto. Teresa dovrà combattere per tenere viva l’immagine che ha del suo secondo consorte e per non dover riconoscere di aver commesso un grave errore di valutazione. Dovrà farlo contro le ingerenze di Giulia Beccaria la quale, dopo una giovinezza dissoluta e dopo aver trascurato il figlio per tutta l’infanzia e adolescenza, è divenuta una madre bigotta e invadente che le rinfaccia il suo non essere Enrichetta, una sposa molto più sottomessa e passiva. Dovrà farlo contro l’opinione degli “amici” di Manzoni i quali, pur compiangendone la vedovanza, non possono tollerare il fatto che si risposi. Teresa vedrà la sua reputazione infangata a più riprese dalla suocera, dalle sue vecchie amicizie e dai figliastri che le attribuiscono, a torto, la causa dell’indifferenza paterna. Per tutta la vita si farà custode e vestale della memoria del Manzoni, sacrificando al genio letterario tutto. Nel fare questo, dovrà combattere contro sé stessa, auto ingannandosi per tutta la vita per poter credere di non aver commesso un madornale errore sposando un uomo che desidera una donna che lo accudisca ma che non è capace di amare nessuno tranne la sua persona, un uomo che è fonte costante di delusioni e che di fatto non sa fornirle quel conforto di cui anche una donna forte come Teresa ha bisogno. La storia è poderosa, un intreccio di vicende private e pubbliche che si mescolano tra loro in modo suggestivo. Non ultimo, ci terrei a sottolineare gli apparati finali, ovvero gli approfondimenti inseriti dall’autrice, davvero ben curati e interessanti da leggere. In sintesi, il libro è bello e ben fatto. Ne consiglio la lettura.

Maria Marques

Voce narrante, Teresa Borri Stampa ci racconta la sua vita insieme a Alessandro Manzoni, a cominciare dalla sua “infatuazione” poiché dapprima ha amato lo scrittore e poi l’uomo. Il racconto inizia in ambito famigliare, circoscritto alle rispettive famiglie, ai molti amici, ai numerosi figli di Manzoni con cui Teresa dovrà trovare un modo per inserirsi in mezzo a loro, convivendo sempre con l’ombra di Enrichetta Blondel, la prima moglie dello scrittore. Il confronto tra le due mogli è esasperato da Giulia Beccaria, la madre di Manzoni, legata alla memoria della nuora defunta che, caratterialmente, aveva ben poco a spartire con Teresa molto più indipendente. Così, grazie alla penna di Marina Marazza, si solleva un velo su Manzoni, che appare nel romanzo in tutti i suoi pregi e i difetti, mostrando un personaggio che è difficile far combaciare con i ricordi scolastici. Fragile, affetto da balbuzie, agorafobico, chiuso lontano nel suo mondo eppure vicino ai famigliari, sorprendentemente passionale. Teresa racconta di sé, di Manzoni, allargando e spostando il baricentro della narrazione, dalla Milano dei salotti, ai moti rivoluzionari del 1848, alla politica di Cavour per arrivare all’unità d’Italia, per poi tornare nella sfera intima, ai molti lutti che colpirono la famiglia e gli amici. Marina Marazza regala uno spaccato di intimità famigliare della famiglia Manzoni, ma anche del tempo in cui egli visse, regalando un romanzo stilisticamente e storicamente impeccabile.

Sabrina Corti

Ho letto questo romanzo sentendomi parte del salotto di Casa Manzoni. Ho vissuto i luoghi e le persone di quel tempo “bevendomi” tutti gli accadimenti famigliari e storici.

Grande spazio alle donne di Manzoni: Enrichetta, Teresa e Giulia (a proposito di quest’ultima: ma che fine ha fatto la giovane e spregiudicata Giulia Beccaria?!)

Don Lisander: accipicchia, lo speravo un po’ più impavido.

Tommaso Grossi: avrei fatto carte false per lui (se fossi vissuta in quel tempo) un romanzo che ho amato tantissimo. Marina Marazza non delude

Luigia Amico

Ammetto che per alcuni versi non è stata una lettura semplice per me. Non metto in discussione la bravura dell’autrice, il suo lavoro di scrittura è obiettivamente eccezionale. Purtroppo, per mio gusto personale, ho avuto difficoltà a portare a termine il libro; ho trovato molti passaggi lenti e prolissi, ho avuto l’impressione di leggere una semplice cronaca familiare giornaliera. Il Manzoni che ne esce fuori mi ha sorpreso, leggendo le sue opere mi ero fatta un’altra idea dell’uomo che ha dato i natali ai celeberrimi Renzo e Lucia. Per chi ama il genere è sicuramente un romanzo da prendere in considerazione.

Giovanna Cosatto

Grazie per questa interessante condivisa ,interessante leggere che Manzoni non era così bigotto come pensavo, era un uomo – seppur grande scrittore-un tantino poco generoso con figli ,comunque un bel libro.

Anna Maria viola

Le recensioni che avete fatto di questo libro sono molto esaustive e io avrò bisogno ancora di qualche giorno per finire il libro. Per quale motivo ho aderito subito a questa lettura? Principalmente per scoprire da un altro punto di vista un autore che per me si lega soprattutto agli anni del liceo. Tuttora ritengo “I promessi sposi” un romanzo imprescindibile per un lettore. Occasione quindi imperdibile di fare una conoscenza un poco più “personale” dell’uomo che ha scritto quelle pagine tanto importanti per me. Teresa era già innamorata prima di conoscerlo, soltanto per aver letto quelle pagine: donna forse un po’ troppo idealista? Oppure una che segue soltanto il suo cuore e questo ce la rende vicina.

Isabella Novelli

Un libro che ho amato molto, esaustivo nel narrare la vita di un Manzoni sconosciuto e nelle vicende della seconda moglie Teresa che lo sposa ammirandolo come scrittore, ma non sapendo di che pasta è fatto l’uomo che si è scelta.

Ricco di personaggi di ogni tipo, fa luce anche sui molti figli di Manzoni: Giulia, Sofia, Vittoria, Pietro, Filippo, Matilde, Enrico e sul suo genero più noto, Massimo D’Azeglio, sposo di sua figlia Giulia. Enrichetta la sua sposa molto amata e Teresa che sta al fianco del marito, ma finisce di essere poi quasi velocemente dimenticata. Triste che nessuno abbia presenziato al suo funerale.

Molto bella l’ambientazione storica ed interessanti gli argomenti in appendice al racconto. Si vede che è un libro frutto di grandi ricerche tra memorie, diari e lettere. Tra tutti i personaggi ho amato molto Tommaso Grossi, davvero una gran bella figura d’uomo, di letterato e di scrittore.

Un bel libro che sono stata molto contenta di leggere.

Emilia Guido

Nulla da aggiungere ai commenti degli altri. Condivido pienamente soprattutto quanto scritto da Raffaelina Di Palma. Un bel romanzo che ha saputo immergermi nel quotidiano di un grande autore, svelando l’uomo… con le sue luci, le sue ombre, le sue fragilità.

Mara Altomare

Questo romanzo è stato per me l’incontro con un “Gigante” che ho sempre ritenuto lontano e inavvicinabile, e che oggi scopro nella sua umanità e raggiungo anche nei suoi limiti! Incredibilmente vicino grazie al racconto di Teresa e alla scrittura di Marina Marazza.

Non si finirà mai di parlare di Manzoni, quello che qui è coinvolgente è il “punto di vista”, quello di Teresa.

Un altro viaggio interessante nella vita quotidiana e intimità dei protagonisti, con il valore aggiunto dei riferimenti ai personaggi reali che hanno costellato la vita di Manzoni… si potrebbero aprire numerose strade e altrettanti capitoli e libri da questo romanzo, uno per la vita di ogni personaggio citato… ad esempio ho trovato affascinante, e non la conoscevo, la storia maledetta di Balzac!

Ho amato più di tutti il personaggio di Teresa e il suo percorso un po’ simile a quello del lettore: lei che è innamorata del Manzoni prima ancora di conoscerlo, da lontano, da devota ammiratrice, per poi scoprirlo personalmente e spogliarlo di quell’aura di perfezione. Tenace, determinata e intelligente nel sostenere il confronto con il fantasma di Enrichetta e con l’ingombrante suocera! Una donna che ho ammirato e che ho trovato molto moderna. Un romanzo per me promosso e che mi stimola in tante direzioni, tra cui rispolverare “I promessi sposi” con la maturità di oggi e riscoprirli magari con lo sguardo di Teresa (e… perché no? con una lettura in condivisione con chi ne sa più di me!) ; e continuare il percorso leggendo altri romanzi di questa autrice che ha dato voce a tante donne interessanti!

Trama

Teresa non si sarebbe mai aspettata di innamorarsi di Alessandro Manzoni ancora prima di incontrarlo di persona. Eppure, non è tipo da perdere la testa facilmente: è una giovane vedova benestante con un figlio, una posizione sociale, una cultura che le permette di brillare nei salotti della Milano ottocentesca. Così quando anche lui rimane vedovo della prima moglie Enrichetta, stroncata dall’ennesima gravidanza, un amico devoto combina un incontro galeotto durante una prima della Scala. Le nozze si celebrano nel gennaio del 1837 ed è un matrimonio fin da subito pieno di passione, ma Teresa si ritrova matrigna di sette difficili figli di primo letto, nuora di una suocera impossibile e moglie di un uomo assai diverso da quello che si aspettava: pieno di nevrosi, problematico e incapace di amare. Un anno dopo l’altro, una delusione dopo l’altra, mentre intorno si compiono gli avventurosi destini dell’Italia da unificare, persino il sentimento forte che la lega ad Alessandro rischia di vacillare. La voce di Teresa che racconta la sua storia è la voce di ogni donna che ama troppo e queste pagine, impeccabili nella ricostruzione storica, trasportano la sua vicenda nella dimensione universale dell’amore che esalta ma che può anche distruggere. Manzoni, svelato in una luce intima e nuova, scende dal piedistallo e ci appare umano, con le sue tenerezze e le sue miserie. Così che in questo romanzo si incontrano e si riconoscono, come in una vertigine, il tempo dei protagonisti e il nostro, la vita e la letteratura.

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