Narrativa recensioni

L’illusione perduta di Mata Hari – Eva-Maria Bast

Recensione a cura di Serena Colombo

La casa editrice Tre60 ha portato in libreria a inizio anno un romanzo su un personaggio controverso e forse poco narrato: Margaretha Geertruida Zelle, al secolo Mata Hari.

Ma non aspettatevi di leggere la storia dell’agente/spia Mata Hari, perché ne rimarreste delusi. Il libro è interamente incentrato sulla danzatrice Mata, sulla donna che fece della sua danza non professionistica né professionale, il suo mezzo per sbaragliare, conquistare e lasciare dietro di sé, a ogni esibizione, una scia di pretendenti e adulatori a bocca aperta, e poche volte asciutta.

La danza, proprio come le storie che inventava in proposito, era diventata una parte del suo essere. Se non ballava, non si muoveva in società come la danzatrice Mata Hari, se era solo un accessorio, rinnegava una parte della sua identità.

Quasi come un assillo, come una danza liberatoria dal dolore che si portava dentro (la morte, per sospetto avvelenamento, del figlio più piccolo, di cui si sentiva assai in colpa; la separazione da un marito violento; l’aver dovuto abbandonare l’altra figlia Non, affidata al padre) Mata insegue i palcoscenici su cui danzava fino a spogliarsi del tutto, velo dopo velo, lasciando coperti sempre i seni, unica parte del suo corpo che non amava, anzi, sembrava quasi vergognarsene (senza però che se ne capsica il perché).

Con la sua danza, improvvisata, mai studiata, priva di ogni base tecnica, Mata Hari costruiva il suo mondo, la sua storia personale, fatta di storie inventate a cui, alla fine, credeva anche lei stessa, i suoi amori, ma soprattutto la sua fortuna.

La danza non la deludeva mai. Era la costante nella sua vita, ed era bello sapere che in qualunque momento e a uno schioccare di dita era richiesta sulle scene del mondo. La danza era la sua passione e la sua sicurezza. E dunque le dava ciò che aveva sempre sognato dall’amore.

Grazie alle sue esibizioni, prima in forme private, poi in teatri e su scene sempre più prestigiose, Mata incontra via via uomini ogni volta più ricchi e facoltosi, che si innamorano di lei – forse – che ne restano ammaliati – certamente – che la prendono via via sotto la loro ala protettiva, che la ricoprono di lussi, gioielli, abiti, e di una parvenza di affetto che a Mata dà l’illusione di avere su di loro un grande potere.
Perché questo è ciò che in fondo Mata Hari vuole davvero, essere aprezzata, idolatrata, necessaria, applaudita.

Parigi, Vienna, l’Italia (della quale resta delusa, trovando la fontana del Bernini un ammasso di pietre, sigh). E ancora Berlino, la Russia, e di nuovo Parigi. Case, palazzi, abiti, gioielli e soprattutto uomini, tanti uomini, facoltosi, nobili, con ognuno dei quali ogni volta sembra essere sull’orlo della felicità ma che, come su una ruota, ogni volta la portano a scendere dal palco e dal treno in corsa per la felicità.
E così anche per Mata arrivano i momenti di rifiuto, le delusioni, le porte in faccia, ma soprattutto arriva la consapevolezza che non è più nelle grazie del mondo, che gli uomini e il pubblico non sono più ai suoi piedi.

Avere il potere, avere il controllo, era una cosa che nella vita di Mata aveva sempre svolto un ruolo fondamentale
[…]
anche se aveva più denaro di quanto ne avrebbe mai potuto spendere, a che cosa serviva se non era più desiderata, idolatrata, e nemmeno più apprezzata?

Lei, Mata Hari, la manipolatrice, la suadente incantatrice, la seducente ballerina senza arte è giunta al copolinea. E qui sarebbe iniziata poi la sua carriera di agente dello spionaggio tedesco prima e francese poi, la doppiogiochista che pagò con la vita l’unica messa in scena che non le riuscì fino in fondo.

Ma qui il libro si interrompe, alla parte della sua vita come spia la scrittrice dedica solo un manciata di pagine dell’epilogo. Ed è questo, a parer mio, il limite del libro.
Apprezzabile l’aver voluto porre il riflettore sulla vita della Hari che in pochi, probabilmente, conoscono, quella della danzatrice, ma il libro alla lunga risulta monotono e ripetitivo in questa continua reiterazione di fatti che vanno sempre allo stesso modo – esibizione, incontro con uomo facoltoso, scintille, convivenza, rapporto amoroso, delusione – con una totale assenza di intreccio narrativo a tener su la struttura e con spesso degli inserti storici (in cui si raccontano la storia di luoghi e edifici) calati così male (e in maniera assai banale) nel contesto che finiscono con l’essere artificiosi e didascalici.
Inoltre, nonostante la apprezzabile e apprezzata estesa bibliografia sciorinata a fine libro, ho avuto l’impressione in qualche punto che la Storia non sia sempre stata rispettata.
Un libro che, alla fine, mi ha in parte arricchito, ma che mi ha anche tanto deluso; un libro che nel voler narrare la parte poco nota della Hari, ha il suo suo punto di forza ma, al contempo, anche il suo punto debole   

Pro: La messa in  luce della Mata Hari danzatrice, donna e non spia

Contro: Uno schema narrativo che alla lunga diventa ripetitivo; un inserimento dei dettagli storici su luoghi, edifici e quant’altro eseguito con poca scioltezza e mal inserito

Citazione preferita: Quando qualcosa non ha potuto concludersi, una relazione, di qualunque natura, cerchiamo altre persone per trovare in esse questa conclusione.

Trama
Parigi, 1905. In seguito al fallimento del suo matrimonio, Margaretha Geertruida Zelle ha perso il marito, i figli e tutti i suoi averi. Costretta ad abbandonare l’Indonesia in cerca di fortuna, approda in Francia, ma tutto ciò che possiede è un fascino fuori del comune e una passione per le danze orientali. Grazie al suo carisma, presto riesce a conquistare gli uomini più ricchi e potenti dell’alta società e a esibirsi nei migliori salotti cittadini. Vestita di soli veli e con un reggiseno di pietre preziose, Margaretha balla danze esotiche e affascina il pubblico con un misto di erotismo ed eleganza. Nessuno può resistere alla danzatrice che ha scelto un nome d’arte orientale tanto seducente quanto evocativo: Mata Hari, il sole nascente. E questa luce ammaliante fa di lei una delle donne più ambite di Parigi, portandola a esibirsi sui palchi dei teatri di tutta l’Europa. Tuttavia la luce è destinata a spegnersi: ha lasciato troppo a lungo in ombra una vita privata infelice, fatta di solitudine e nostalgia per i veri affetti. E a causa del carattere sempre più capriccioso e autoritario, Mata Hari è costretta ad allontanarsi per sempre dalle scene. Per sopravvivere deve accettare il pericoloso incarico di spia. Ma proprio come la Salomè che aveva interpretato, la sua fine sarà quella tragica di una donna che ha vissuto con coraggio e passione ogni momento della sua vita. In questo romanzo, Eva-Maria Bast ha narrato la vita di un personaggio diventato leggenda, offrendoci un ritratto inedito di una donna che ha dedicato la sua vita alla libertà, sfidando ogni pregiudizio e convenzione.

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