Narrativa recensioni

Recensione de “L’oro del Poum” di Gianfranco Vanagolli

Recensione a cura di Raffaelina Di Palma

Sono stati per lungo tempo relazioni di comandanti di bordo, rapporti di capitani di porto, diari di bordo, comunicazioni di sinistro marittimo, commenti giornalieri della vita di bordo. Nel libro “L’oro del POUM”, di Gianfranco Vanagolli, diventano storie.

In questo vivido sprazzo storico della memoria mi è piaciuta molto, oltre alla narrazione, di un ambiente marinaro, il lessico ad essa legato (nuovo per me) e l’accattivante intreccio ininterrotto tra fantasia narrativa e le vicende storiche reali: in bilico tra la guerra di Spagna e l’avvento di Franco. L’internazionale comunista e l’avvicinarsi minaccioso della seconda guerra mondiale, trova una Italia totalmente impreparata: soprattutto scettica e divisa tra difensori e denigratori.

“Il comandante della Cayietana Ramirez dovette rassegnarsi ad acquistare l’esecrata  “Vanguardia Espanola”, dopo aver cercato <<Solidaridad Obrera>> o <<La Batalla>>, merce introvabile a Valencia, ora che si sentiva gridare sempre più forte lungo le sponde del Rìo Guadalaviar “Ya hemos pasao!” […] “Madrid è stata annessa alla Spagna”, passando dopo una sofferta pausa in cui sembrò che tutti trattenessero il respiro al sommario: “Ieri, a metà mattina, le truppe del Caudillo Franco, sono entrate vittoriosamente nella capitale, che le ha accolte con esultanza”. […] Quei marinai avrebbero voluto piangere, ma gliene mancò il tempo, perché dalla banchina si prendeva d’assalto la nave.”

Dopo I dannati del Priamar e le Storie di navi, naufragi e marinai, i suoi libri più recenti, Gianfranco  Vanagolli torna al mare con L’oro del POUM, nel quale racconta un drammatico episodio sviluppatosi intorno alla cassa del Partido Obrero de Unificacion Marxista, che si vuole portare in salvo su una nave al termine della guerra civile spagnola.

L’oro del Poum, edito da Il Frangente, offre un nuovo spunto per capire l’appassionante storia di un partito spagnolo indipendente: il P.O.U.M. (Partito Operaio Unificazione Marxista).

Il Poum, fu costituito nel 1935, poco prima della rivoluzione spagnola, sciolto poi nel 1980, dopo aver subito sia il dramma della repressione franchista che quella stalinista.

In quanto marxisti dissidenti, i poumisti avevano avuto il coraggio e la forza per superare paure e pericoli, di sfidare l’URSS, denunciandone gli interessi per l’aiuto occulto fornito alla Spagna repubblicana.

Marzo 1939, il cargo Cayetana Ramirez, la nave protagonista di questo interessantissimo libro, lascia la Spagna con a bordo un gruppo di combattenti repubblicani in fuga dall’esercito nazionalista, vittorioso nella guerra civile. Trasporta parte della cassa del Soccorso Rosso del POUM per essere trasferita in America.

Per non finire prigionieri delle autorità francesi gli appartenenti al partito decidono di occultare, in una cala sottocoperta, il denaro.

La Cayetana Ramirez, sotto sequestro e messa all’asta, viene acquistata da un armatore italiano. Arriva nel porto di Livorno dove le viene cambiato il nome in Dina Teis. Quando viene concesso il permesso di riprendere di nuovo il mare, la nave ha a bordo Tazio Romano, un agente  dei servizi segreti fascisti e Amedeo Carloni, un appartenente della cellula locale del POUM: il primo come fuochista , il secondo come meccanico; incaricati entrambi al recupero del denaro.

Guidati da Gianfranco Vanagolli, ci troviamo immersi nella contestualità della vita di bordo: incuriositi non soltanto dall’ambiente marinaresco che, già di per sé è insolito, ma anche dalla descrizione della vita dei due protagonisti; ora per ora, quasi un diario. Movimentato dalla comparsa  di uno studente ebreo con la mansione di carbonaio e di un giovane anarchico addetto alla lubrificazione delle parti meccaniche.

“Con la notte, che portò nel cielo dell’isola una straordinaria stellata, la gente si sparpagliò in coperta. Carloni e Russo scelsero d’andare a sedere sul castello di prua. << Se entreremo in guerra>>, cominciò Russo, <<si farà tutto più difficile. Potrebbe anche capitare qualcosa a uno di noi due…e io non so nemmeno cosa ti sto aiutando a fare…>>

Nei vari passaggi della vicenda, Romano e Carloni si mostrano l’un l’altro per quello che sono e la missione che è stata loro affidata dà inizio ad un faccia a faccia senza regole che vietino i colpi più pericolosi: con violenza, con accanimento a cui fanno da sfondo i porti del Mediterraneo e dell’Atlantico.

“L’oro del POUM” mi porta ad aprire una parentesi sulla stagione d’oro del giornalismo mondiale, che passa da Hemingway a George Steer, da George Orwell a Indro Montanelli: ognuno di questi grandi giornalisti, con il proprio stile, racconta  le atrocità della guerra civile spagnola.

L’eterno paradosso di vita e di morte, la loro dualità e non è un caso che l’una richieda l’esistenza dell’altra. Una passione per un ideale non si può descrivere; si può soltanto vivere.

La loro estromissione è uno dei temi che ricorrono spesso nella scrittura di Ernest Hemingway: quel sentimento di irresistibile entusiasmo per qualcosa; l’ammirazione per un’idea o una causa di un ideale, che suscita un’emozione coinvolgente. Queste emozioni le esprime bene e chiaramente, come corrispondente di guerra, nei suoi reportage dalla Spagna.

“<<Se quello che ho trovato è un nascondiglio, e ha tutta l’aria di esserlo>>, disse tra sé tornato in coperta da quel pozzo, << ecco la prova del buon lavoro fatto dall’Ufficio Spagna:la nave è sporca. Sporca di cosa, giurerei che possono dirlo i miei due sovversivi: saranno valori, saranno documenti…ma come in ogni altra partita anche in questa le carte non si vedranno che giocando>>.”

Tra marosi e impeto politico, il clima  della Cayetana Ramirez, contribuisce a sviluppare quel sentimento di intenso, irresistibile entusiasmo per l’ammirazione di un’idea, una causa, di un ideale che travolge emozionalmente i due fuggitivi che, abbagliati dalle proprie ideologie politiche, si ostinano  nel continuare a lottare: diventano il segno di riconoscimento di quel periodo storico, personificando l’estrema, assurda contrapposizione anche quando la Storia si fa carico di restituirla del tutto sorpassata.

Sullo sfondo del Mare Nostrum, Gianfranco Vanagolli, con incantevoli pennellate, ne fa un affresco che restituisce le molte tracce lasciate dai numerosi personaggi che, la storia, trasforma in istantanee capaci di trasportare il lettore nella lunga vicenda che troppo spesso travolge l’uomo di mare e la sua intera vita. L’autore elbano ci racconta il pellegrinaggio nel Mediterraneo di una di quelle  navi e la parte che ebbe nelle guerra civile spagnola che si mescola col “bordesare” (è un modo di dire tipicamente ligure per descrivere quella navigazione a bassa velocità e sotto costa) del cargo Cayetana Ramirez e della sua ciurma, tra dubbi e insidie fino alla fatale conclusione in cui i venti di guerra si placano, ma non l’odio e le passioni politiche, intrecciate a quelle personali dei protagonisti.

Trama

Marzo 1939, il cargo Cayetana Ramirez lascia la Spagna con un carico di combattenti repubblicani in fuga di fronte ale truppe nazionaliste vittoriose nella Guerra civile. Nelle sue stive si trova parte della cassa del Soccorso Rosso del POUM, il Partido Obrero de Unificacion Marxista, destinata a essere trasferita in America. Quando comprendono che verranno proditoriamente internati dalle autorità francesi militanti decidono di nascondere il denaro in una cala sotto coperta. La Cayetana, sequestrata e messa all’asta, viene acquistata da un armatore italiano e giunge nel porto di Livorno, dove diventa Dina Teis. Quando ottiene il permesso di riprendere il mare, la nave porta con se, imbarcati rispettivamente come fuochista e come meccanico, Tazio Romano, un agente dei servizi segreti fascisti e Amedeo Carloni, un membro della cellula locale del POUM, entrambi incaricati di recuperare il denaro. Nel contesto della vita di bordo, animato anche dalla presenza di uno studente ebreo imbarcato come carbonaio e di un giovane ingrassatore anarchico. Romano e Carloni si toglieranno la maschera per dare inizio a un duello senza esclusioni di colpi sullo sfondo dei porti del Mediterraneo e dell’Atlantico. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e l’affondamento della Dina Teis le missioni di Romano e Carloni perdono ogni senso ma essi accecati dalle rispettive ideologie, insistono nella loro lotta, divenendo il simbolo dell’assurda contrapposizione di posizioni estreme anche quando la Storia  si è ormai incaricata di rendere del tutto anacronistiche. Di contro il mare sullo sfondo, riflette ancora una volta la mutevolezza delle cose umane.

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