Narrativa recensioni Recensore per un giorno

#Recensore per un giorno: Il tormento e l’estasi – Irving Stone

Recensione a cura di Barbara Prosperi

“Il tormento e l’estasi” è con ogni probabilità il titolo più celebre dello scrittore Irving Stone (San Francisco, 1903 – San Francisco, 1989), autore specializzato nella stesura di biografie romanzate, dedicate a personaggi storici di rilievo. Fra le tante si ricordano “Brama di vivere”, del 1934, su Vincent Van Gogh; “Le passioni della mente”, del 1971, su Sigmund Freud; “Il tesoro greco”, del 1975, su Einrich Schliemann; “L’origine”, del 1980, su Charles Darwin; “Vortici di gloria”, del 1985, su Camille Pissarro e gli impressionisti. Imperniato sulla figura di Michelangelo Buonarroti (Caprese Michelangelo, 1475 – Roma, 1564), “Il tormento e l’estasi” è stato pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti d’America nel 1961, riscuotendo fin dal suo esordio un lusinghiero successo di pubblico e di critica. Da allora è stato oggetto di numerose ristampe e di moltissime edizioni in lingua straniera, tra le quali si annovera anche quella italiana, che risale al 1962. Nel nostro Paese è stato pubblicato grazie all’interessamento dell’editore Enrico Dall’Oglio, all’epoca proprietario del marchio Corbaccio, che ancora oggi continua a proporre nel suo catalogo le principali opere di Stone.

Irving Stone

Il romanzo ripercorre quasi per intero la lunghissima vita di Michelangelo, partendo dal suo tredicesimo compleanno per concludersi al momento del decesso, avvenuto alla soglia degli ottantanove anni, un traguardo di tutto rispetto che pochissime persone riuscivano a raggiungere a quei tempi. Nell’arco degli undici capitoli in cui si articola il libro vengono infatti passate in rassegna le principali tappe del percorso biografico del Buonarroti, attraverso un itinerario cronologico che copre più di tre quarti di secolo: dall’ingresso nella bottega di Domenico Ghirlandaio, dove l’adolescente apprende i primi rudimenti del disegno e della pittura, all’ammissione nel cosiddetto Giardino di San Marco, dove si applica alla disciplina della scultura, dall’entrata a Palazzo Medici, dove viene introdotto da Lorenzo il Magnifico nell’Accademia Neoplatonica fondata da Cosimo il Vecchio, alla fuga da Firenze, a seguito della cacciata dei Medici dalla città, dall’arrivo a Roma, dove ormai più che ventenne crea i capolavori giovanili del “Bacco” e della “Pietà”, al rientro nel capoluogo toscano, dove riceve le commissioni del “David” e della “Battaglia di Cascina”, al ritorno nella Città Eterna, dove papa Giulio II gli affida l’incarico di realizzare il suo monumento funebre e di affrescare la volta della Cappella Sistina, e via di seguito fino all’istante in cui gli occhi dell’artista si chiudono per sempre.

La storia scorre veloce lungo le oltre ottocento pagine che costituiscono il volume, sciogliendosi in un racconto fluido e lineare che mantiene sempre desta l’attenzione del lettore, accompagnato nei momenti salienti della vita di Michelangelo mediante un resoconto puntuale e dettagliato degli eventi di cui il Buonarroti è stato protagonista o testimone e da un lessico accurato e preciso, che nella edizione italiana è anche merito del pregevole lavoro di traduzione svolto da Enrico Dal Fiume. Nel comporre il romanzo Irving Stone ha cercato di penetrare a fondo nell’animo dell’artista e di catturarne la psicologia, sforzandosi di comprendere e di trasmettere al pubblico le sue emozioni, i suoi sentimenti e i suoi pensieri, con particolare riguardo nei confronti delle idee da cui si sono sviluppate le sue creazioni. Il lavoro di fantasia è stato tuttavia sostenuto da una imponente e rigorosa attività di documentazione e di ricerca effettuata su una stupefacente mole di documenti originali, testi storici e pubblicazioni critiche (fondamentali a tal proposito gli studi monumentali di Charles de Tolnay), a cui si sono aggiunte numerose visite ad archivi, collezioni, raccolte museali, edifici religiosi, in occasione di vari soggiorni italiani che hanno toccato le città di Firenze, Roma, Siena, Carrara e Bologna.

Nel complesso la narrazione è avvincente, impreziosita da passaggi emozionanti e a tratti lirici, frutto della maestria e della sensibilità dell’autore, un vero caposcuola nell’ambito del romanzo storico del Novecento. Il libro, scritto fra il 1955 e il 1961, accusa il passare del tempo nella scelta di non affrontare il tema della omosessualità di Michelangelo, un argomento che in quegli anni veniva ritenuto sconveniente e in riferimento al quale è possibile cogliere solamente qualche allusione. Nel dipanarsi della vicenda al Buonarroti vengono anzi attribuite tre importanti relazioni con altrettante figure femminili, conosciute in differenti periodi della sua esistenza: una platonica con Contessina de’ Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico, una carnale con Clarissa Saffi, una cortigiana bolognese, ed una spirituale con Vittoria Colonna, poetessa di straordinaria levatura. Delle tre l’unica realmente accertata è quella con Vittoria Colonna, cui l’artista nella maturità fu effettivamente molto vicino soprattutto per motivi legati alla fede, in quanto entrambi auspicavano un rinnovamento radicale della Chiesa, attestandosi su posizioni non lontane da quelle della Riforma protestante. A questo riguardo è opportuno sottolineare che il contesto storico è ben delineato, dal punto di vista sia politico che religioso, tanto che in definitiva “Il tormento e l’estasi” può essere considerato anche un significativo affresco del Rinascimento italiano, oltre che una esauriente biografia di uno dei principali protagonisti di quell’età meravigliosa.

Lorenzo il Magnifico, Girolamo Savonarola, Leonardo da Vinci, Giulio II, Bramante, Raffaello, Leone X, Clemente VII, Paolo III sono solo alcuni degli innumerevoli personaggi storici che Michelangelo incontra nel corso della sua vita, alimentata fino all’ultimo da un inesauribile furore creativo e da uno sterminato amore per l’arte, fonti infinite di tormento ma anche di estasi. Vincendo finalmente il complesso di inferiorità che lo aveva sempre fatto sentire brutto, sgraziato e inadeguato, in punto di morte il Buonarroti riflette sulla bellezza e sulla quantità delle opere che ha saputo dare alla luce durante la sua lunga ed intensa esistenza e sull’amore che lo ha sempre alimentato e sostenuto anche nei frangenti più difficili e sconfortanti del suo percorso terreno. “La vita è stata bella – sono le parole che l’artista pronuncia nella parte finale del romanzo –. Dio non mi ha creato per poi abbandonarmi. Ho amato il marmo, sì, e anche i colori. Ho amato l’architettura, e anche la poesia. Ho amato la mia famiglia e i miei amici. Ho amato Dio, le forme della terra e del cielo, e anche la gente. Ho amato con tutta l’anima la vita, e adesso amo la morte che ne rappresenta la conclusione naturale. Lorenzo il Magnifico sarebbe contento: per me, le forze della distruzione non hanno prevalso sulla creatività”. La pagina che segue, e che di fatto chiude il racconto, contiene uno degli epiloghi più toccanti che siano mai apparsi nella letteratura di tutti i tempi.

Editore: ‎Corbaccio (17 febbraio 2011)
Copertina flessibile: ‎ 843 pagine
ISBN-10: ‎ 8863801703
ISBN-13: ‎ 978-8863801705
Link di acquisto cartaceo: Il tormento e l’estasi

Trama
“I miei lineamenti non sono ben disegnati”, pensò il fanciullo tredicenne, immerso in una seria concentrazione. “La testa è sproporzionata, con la fronte che sopravanza la bocca e il mento. Qualcuno avrebbe dovuto usare un filo di piombo.” Così comincia la biografia romanzata del grande Michelangelo, la storia della sua vita tormentata e burrascosa, segnata da sofferenze e umiliazioni ma anche da grandi trionfi. Il suo amore per Vittoria Colonna, la sua passione per il marmo, il tormento di fronte al blocco informe, l’estasi per la vita infusagli. Il Davide, la Pietà, il Mosè, la Cappella Medicea, la volta della Sistina e il Giudizio universale, la Basilica di San Pietro, la Pietà Rondanini.

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