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Interviste con la Storia: la monaca di Monza (con scoop finale)

Siamo un po’ emozionati perché questa, anche per noi viaggiatori del tempo abituati alle interviste impossibili, è una occasione veramente speciale. Fin da quando leggevamo I promessi sposi a scuola avremmo fatto carte false per poter far domande al personaggio forse più intrigante di tutto il romanzone e ora siamo qui a parlarle. Non solo, ma ci sarà anche un’ospite a sorpresa… Intervistiamo donna Marianna de Leyva, più nota come suor Virginia, la Monaca di Monza. E poi anche… leggete e scoprite… Un sentito ringraziamento a Marina Marazza che ci ha riportato le sue parole!


Reverenda madre… (andrà bene rivolgerci a lei così?) ehm, mia signora, sappiamo che a Monza è stato da poco mostrato al pubblico nell’ottobre del 2020 un vostro inedito ritratto del pittore Molteni… e di nuovo si è molto parlato di voi…

La monaca di Monza del Molteni


Buona donna, ritratto è una parola grossa. Fatevi due conti: io sono morta nel 1650, Molteni ha dipinto quella monachella due secoli dopo. Ma va bene così, lui mi ha immaginata come mi ha descritta il Manzoni, più giovane però di quando incontro Lucia. A dire la verità io ero di una bellezza diversa, più scavata, più sofferta, più spagnola, ma di ritratti miei non ce ne sono in giro tranne uno schizzo del Crespi neanche certo, per cui va bene così. La mia faccia vera non la conosce nessuno, così come la mia vita vera.

Io ci ho provato, leggendomi tutti gli atti del vostro processo. E poi ho scritto dei libri…

Ho visto. E brava. Era ora che qualcuno lo facesse prendendosi la briga di documentarsi, prima, e non inventando a ruota libera. Non avete idea di che cosa hanno detto di me… tutte fandonie, per lo più. Ma siete di nobile casato, almeno?

Temo di no, reverenda madre.

Pazienza. Voi cronisti dovete solo saper reggere bene la penna, in fondo. Ora possono farlo anche le donne, a quanto pare, e questo mi rallegra.  E che cosa avete scritto di me?

La verità. Di come siete stata monacata a forza, di come vi siete innamorata, del vostro travaglio interiore… dei delitti che furono commessi, delle condanne… ma soprattutto di Alma, la vostra figlia segreta.

Oh, di Alma! Siete la prima a ricordare che il mio peccato ha dato un frutto, ve le siete studiate bene, le carte… l’unica cosa bella della mia vita, Alma. Lei e Giovan Paolo Osio, certo, quello che Manzoni chiama Egidio… chissà perché Egidio, poi.  

Era questo il punto: l’essere stata anche madre fa di voi una donna ancora più umana, nella quale immedesimarsi…

Non ve lo consiglio, di immedesimarvi. Quattordici anni dentro un buco murato di un metro e mezzo per due e mezzo… l’ho pagato caro, il mio sbaglio e quello che ha comportato.

Lo so… e molti pensano che non ne siate uscita. Che siate morta lì dentro, murata viva.

Ti muravano lasciando uno spioncino e ti passavano pane e acqua.  Quasi tutte prima o poi soccombevano, si vede che ero di fibra forte. Quel che era rimasto di me ne è uscito: avevo 33 anni quando mi hanno rinchiusa. Quando ne sono uscita per grazia del cardinale ne contavo 47 e me ne sentivo e ne mostravo mille… ma son vissuta ancora un quarto di secolo, più del mio sventurato amante, più di mio padre, più del Borromeo… del resto mio nonno ne campò quasi cento, quel Tommaso Marino che eresse il palazzo dove sta ora il vostro podestà di Milano.

Sindaco, lo chiamiamo sindaco… Ma la vostra Alma quando era nata?

Chiedetelo a lei! Alma? Figliola, c’è qui una cronista che cerca conferme… vuol sapere quando sei nata.

Alma Osio si fa avanti e risponde alle mie domande…

Io? Chiedono sempre di te, madre… sei sicura che vogliano me? Oh, mi piacciono quelli che cercano conferme. Io sono nata nel 1604, i primi di agosto… dicono gli astri che siamo forti di carattere, noi agostani. Ma voi siete colei che ha scritto Miserere? Ho visto qualcosa in giro…

Proprio io, donna Alma…

Mi incuriosite. Che vi importa di me?  Le mie tracce si son perse nella Storia. E poi io non sono famosa. Erano i miei genitori quelli sulla bocca di tutti…

Appunto. Mi son chiesta che cosa potesse significare avere questo peso sulle spalle… e che cosa poteva esservi accaduto…

Avete idea di che cosa fosse la vita di una donna del mio tempo? Mio padre fu uomo d’onore e mi riconobbe come Osio. La famiglia di mia madre ci ha condannate all’oblio, ha cancellato il nome di lei dai libri di famiglia, figurarsi della sua figlia bastarda… e mio padre, poveraccio, si è fatto ammazzare a casa di un presunto amico dove si era rifugiato.

Da lì son partita, donna Alma… dai fatti. E proprio dalla condizione delle donne del vostro tempo! E ho raccontato di voi e di vostra madre… ho immaginato quando vi siete incontrate…

Ah, non è stato facile! Vero, madre…? Lei non voleva coinvolgermi nella sua disgrazia… ma io cercavo le mie radici… non puoi vivere senza. Sono andata a cercarla in quel posto infernale, al rifugio delle convertite di Santa Valeria…

Sì, l’ho immaginato e lo racconto… questo e tutto il resto della vostra vita avventurosissima, naturalmente.

Anche se non sono una santa?

Soprattutto perché non siete una santa, né voi né vostra madre, ma delle donne vere, di carne e sangue. Come tutte noi.

E l’avete intitolato Miserere per via che mia madre fu torturata con i sibilli, quei bastoncini per torcere le dita, per il tempo che serve a recitare due volte il Miserere?

Anche… e anche perché gli uomini e le donne hanno sempre tanti motivi per chiedere pietà e aiuto. In questo periodo da noi infuria una peste nuova…

Me ne dispiaccio. Fece grandi danni, il contagio che io ho vissuto. Non solo la malattia. Ma gli uomini… non li ha resi più buoni, sapete. Magari nella vostra epoca, ora che son passati dei secoli, non sarà così. Avranno previsto tutto e tutto organizzato, con l’aiuto degli uomini di scienza. Nessuno sarà lasciato a se stesso, nessuno cercherà di speculare sulla disgrazia per guadagno o per trarne vantaggio politico, nessuno si mostrerà egoista o imprudente e metterà gli altri a rischio, nessuno scaricherà le responsabilità o tarderà a prendere le giuste decisioni per paura di dispiacere ai potenti … tutti saranno uniti, nessuna discordia, nessun inganno…

Io… ecco, spero proprio che sarà così, donna Alma. Me lo auguro proprio…

Grazie Marina Marazza per averci fatto conoscere meglio questi due personaggi straordinari. E voi lettori, se volete approfondire le vicende delle due donne non potete che leggere il nuovo romanzo “Miserere”! A presto!

Nella Milano del 1630 infuria la peste, ma Alma Osio non ha paura, è convinta che non morirà prima di aver compiuto la sua missione: vendicare sua madre e suo padre. Alma infatti è figlia della relazione proibita tra Virginia de Leyva, la Monaca di Monza, murata viva, e Giovan Paolo Osio, signore di Usmate, torturato e ucciso nelle segrete di un traditore. Dopo una vita di fughe e molti compromessi con il destino, oggi Alma è una donna libera e ricca che può permettersi il maggiore dei lussi, la verità. Per trovarla però dovrà scendere nell’anima nera della città, tra feste equivoche in palazzi nobiliari, intrighi di aristocratici e prelati alla corte del Borromeo, delitti di artisti avidi di sangue quanto di ispirazione, mentre il suo passato la insegue a sua volta. Al suo fianco Dulce, l’amica e amante conosciuta in una casa di tolleranza spagnola, e un coraggioso cacciatore di lupi e di uomini che lei ha salvato dalla morte. Marina Marazza firma l’ideale seguito del suo Io sono la strega, la vicenda di una donna decisa a placare la propria sete di giustizia. Intorno a lei, lo scenario straordinariamente vivido di una città travolta dal panico per un morbo che uccide senza distinzioni di classe o di censo. Personaggi di fantasia e figure realmente esistite si alternano in una Milano insieme manzoniana e incredibilmente contemporanea.

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One Reply to “Interviste con la Storia: la monaca di Monza (con scoop finale)

  1. La lettura di ‘Io sono la strega’ è stata una piacevole scoperta: storia intrigante, stile perfetto e storicamente interessantissimo. Certo non mi farò sfuggire ‘Miserere’.

     

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