Narrativa recensioni

La processione dei fantasmi – Gianluca Lioni

Trama
Isola della Maddalena, 1864. Mentre l’anarchico Bakunin approda al porto di Caprera, accolto da Garibaldi in persona e dalla sua corte di fedelissimi, nell’unica osteria dell’isola il vecchio capitano inglese Daniel Roberts apprende dell’improvvisa morte di Loriga, proprietario dell’emporio del paese. Solo pochi giorni prima, il commerciante aveva raccontato di aver visto la Réula, la macabra processione di fantasmi che, secondo una leggenda popolare, sarebbe presagio di sventure. Ma il maresciallo Bachisio Tanchis e il giovane brigadiere De Rosas non possono dar retta alle superstizioni e si mettono alla ricerca di un colpevole. Daniel Roberts, intanto, inizia a indagare per conto proprio assistito dal parroco, l’energico e anticonformista don Mamia… Non ci vuole molto per far emergere i loschi e pericolosi maneggi elaborati da Loriga nel corso degli anni. Ma il mistero è più profondo, e affonda le sue radici nei rapporti tra il commerciante e la composita popolazione dell’isola. Tra pescatori napoletani, scalpellini liguri e militari piemontesi, tra interessi del giovane Regno d’Italia e antichi segreti locali, ci vorrà tutto l’acume degli investigatori – e l’intervento di Garibaldi – per sbrogliare la matassa.

Recensione a cura di Laura Pitzalis

Una leggenda popolare sarda, molto sentita in Gallura, racconta di una macabra processione di fantasmi che sarebbe presagio di sventure: Sa Reula. Dopo la mezzanotte le anime dei penitenti, per espiare i propri peccati, vanno in processione per i sentieri vicino al cimitero indossando una lunga tunica bianca, alla luce tremolante delle candele. Prima del terzo canto del gallo rientrano nelle proprie tombe.
Se sfortunatamente ci s’imbatte in questa terribile processione, si deve sperare d’individuare tra i fantasmi un parente o conoscente che possa aiutarlo a scampare all’ira degli altri defunti. In caso contrario deve farsi il segno della croce e recitare, senza sbagliare, le dodici parole di San Martino:

Uno, sopra Dio non c’è nessuno
Due, sono le tavole di Mosè
Tre, è il numero dei Magi
Quattro, sono gli evangelisti
Cinque, le piaghe del Signore
Sei, le strade del dolore
Sette, i dolori di Maria
Otto, sono i doni
Nove, sono i cori degli angeli
Dieci, sono i comandamenti
Undici, le Vergini Sante
Dodici, gli Apostoli di Cristo
Fino a dodici posso arrivare, da tredici in poi che tu possa crepare

Nel caso non si sia fatto ricorso né all’aiuto del parente né alla preghiera di San Martino, un presagio di morte incombe sul malcapitato: entro breve tempo morirà.
Ė quello che, nel 1864, secondo i superstiziosi abitanti de La Maddalena, località al nord della Sardegna, è capitato a un commerciante del luogo, Loriga, trovato morto con i lineamenti del viso così alterati da sembrare proprio morto di paura.

Era passata meno di una settimana da quando, seduto su uno di quegli sgabelli, Loriga in carne e ossa aveva raccontato, ubriaco e nello scherno generale, di aver assistito alla Réula. Nessuno lo aveva preso sul serio mentre il vino scorreva a fiumi ma, all’improvviso, il ricordo balordo e scanzonato di quella serata assunse una luce diversa: quella tenebrosa superstizione sembrava aver lasciato il mondo delle ombre e degli incubi per irrompere nella realtà.

Naturalmente il maresciallo dei Reali Carabinieri di Sardegna, Bachisio Tanchis, e l’ex capitano della Royal Navy, Daniel Roberts, non possono accettare questa versione e indagano, separatamente, tra sospetti, indizi e tracce.

Sto parlando del libro di Gianluca Lioni, La processione dei fantasmi, ambientato nell’isola de La Maddalena nel 1864, un giallo storico piacevole da leggere grazie a uno stile narrativo semplice e diretto, strutturato in capitoli brevi che facilitano la lettura.

L’aspetto giallo della trama, ritrovamento del cadavere, indagini, soluzione del caso con arresto del colpevole, non è, a mio avviso, il punto basilare del romanzo, ma solo un supporto sul quale Lioni imbastisce un racconto ricco di citazioni storiche, artistiche e letterarie (più volte ho dovuto ricorrere al web per approfondire personaggi, eventi, storie … e la mia cultura ringrazia!).

Un racconto ricco di personaggi, alcuni di fantasia altri storici realmente esistiti, descritti in modo insolito a volte caricaturale che, più di una volta, mi hanno fatto sorridere, come il parroco Don Michele Mamia Addis:

Calvo, tarchiato, gli occhiali sul naso e due orecchini nei lobi che lo somigliavano più a un brigante che a un pastore di anime. E del resto si diceva che questo sacerdote nato ad Aggius, terra di boschi, graniti e banditi, fosse figlio di un famigerato criminale, capo di una banda di ladri di bestiame e contrabbandieri. Di sicuro della stirpe aggese aveva mantenuto il temperamento fiero e una certa abilità con lo schioppo.

La tenuta di Garibaldi a Caprera

Co-protagonista del romanzo Giuseppe Garibaldi, ma non aspettatevi l’immagine del valoroso generale dalla vita densa di vittorie e sconfitte, fughe rocambolesche, utopie e avventure; l’eroe dei due mondi consacrato alla Storia con l’impresa dei Mille che aprì la strada all’Unità d’Italia; colui che decise di ritirarsi a Caprera che, da quel momento, diventò meta di pellegrinaggio per amici, commilitoni, scrittori, cospiratori, aristocratici, provenienti da ogni parte del mondo.

Il Garibaldi di Gianluca Lioni ha un aspetto singolare, inaspettato: semina, zappa, cura il campo di carciofi, fave e patate, tiene in ordine la stalla e pulito il pollaio. Nella sua camera, che serve anche da studio, i vestiti, che lava da sé, stesi ad asciugare.

Una caratterizzazione molto originale e particolare che stravolge lo stereotipo dell’eroe sempre presente là dove una giusta causa va sostenuta, un popolo reso libero. Ė una persona appagata che nulla chiede se non la tranquillità e la pace che solo la vita a contatto con la natura può dare.

Il Generale comandava le manovre sul campo. In piedi su un grande masso, si ergeva come un monumento. Il vento riecheggiava i suoi ordini e faceva svolazzare i lembi del poncho. Avvolti da una nuvola di polvere, i suoi uomini seguivano le indicazioni, si spostavano rapidi secondo la strategia, scattando da una parte all’altra. «A sinistra! A sinistra! Attaccate da lì!» tuonò Garibaldi. L’altura di Pian delle Spugne era il teatro di questa battaglia animata da un solo obiettivo: riunire le vacche per farle cambiare di pascolo insieme con i tori e i vitelli.

Un romanzo che fa risaltare l’atmosfera, che sa d’antico, del villaggio che allora era La Maddalena, la vita di un paese dove nonostante si sentano dialetti e lingue diverse, tutti sembrano capirsi. Un’eterogenea comunità che Lioni riesce a caratterizzare splendidamente con un realismo che ti sorprende. E come in un paese che si rispetti ecco la perpetua, Maddalena Pagnetta minuta, raggrinzita ma energica; la chiacchierona del paese la vedova Ornano: non vi era sull’isola sussurro o diceria, confidenza o maldicenza che non arrivasse al suo orecchio; il banditore, Sciavadó, colui che percorreva le strade del paese per annunciare i fatti più rilevanti con la sua trombetta d’ottone appesa al collo, legata con lo spago; la “strega” cieca, Teresa Culioli, sempre vestita di nero in contrasto con i capelli e le pupille bianchi come la lana. Aveva il dono, o forse la maledizione, di predire il destino e la morte delle altre persone.

Un romanzo che tuffandosi intimamente nei ricordi dei protagonisti ti parla di Storia, di Letteratura, di Sociologia, portandoti a riflettere sulle varie esistenze: quella anticonformista, ribelle e disinibita di Percy Shelley, sua moglie Mary (autrice del famoso romanzo “Frankenstein”) e George Byron; quella dura, usurante e insicura degli scalpellini e dei pescatori; quella clandestina, crudele ma rispettosa del codice d’onore dei banditi.

Il sottotitolo del libro “La prima indagine del maresciallo Tanchis” mi fa presupporre che ci sarà un sequel. Lo spero perché grande è il desiderio d’immergermi di nuovo nelle emozioni sensoriali che Gianluca Lioni ha saputo trasmettermi portandomi davanti all’immensità del mare, alla selvaggia natura tra le granitiche rocce, agli stretti “ carrugi” dove:

… folate di vento mescolavano l’odore di salsedine con i diversi profumi delle cucine dei maddalenini, l’umanità meticcia che il mare aveva condotto in quest’isola.

Copertina flessibile : 192 pagine
ISBN-10 : 886702597X
ISBN-13 : 978-8867025978
Editore : TRE60 (3 settembre 2020)
Lingua: Italiano
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