Narrativa recensioni

Ex vita – Francesco Grimandi

Recensione a cura di Laura Pitzalis

Vicario, voi dovete scoprire chi mi ha uccisa!

Così inizia “Ex vita” di Francesco Grimandi, e subito capisco che questo romanzo ha qualcosa di diverso dagli altri che l’autore ha scritto con protagonista il Vicario di Giustizia Jacopo Lamberti.

Il genere è uguale, giallo storico. L’ambientazione spaziale e temporale sempre la stessa, Bologna nel XIV secolo, come anche i personaggi principali: l’integerrimo Jacopo Lamberti e il suo amico collaboratore, lo speziale Niccolò Garzoni. Anche la struttura del romanzo segue i classici temi del genere giallo: mistero da risolvere, investigatore, indagini, soluzione dell’arcano.

Allora dove sta la differenza? Nell’originalità della storia, nel suo sviluppo e, soprattutto nella conclusione dell’indagine, anzi indagini, perché il nostro Jacopo ne segue due contemporaneamente.

Ma andiamo con ordine.

Jacopo Lamberti non è più il Vicario di Giustizia, è stato licenziato e deve fare i conti con il suo nuovo status di ex sbirro disoccupato e quindi con urgente necessità di trovarsi un lavoro.

Da quando il suo integerrimo superiore, il Capitano del Popolo Gusta da Radicofani, era deceduto in circostanze misteriose, l’ufficio era stato assunto ad interim dal Collegio degli Anziani Consoli che l’aveva bruscamente sollevato dal suo mandato, affidandolo al bargello e ai suoi tirapiedi. E lui si era trovato di punto in bianco alla porta, senza un grazie e mezzi alternativi di sussistenza.

Gli viene in aiuto l’amico speziale Niccolò Garzoni proponendogli d’indagare su un caso d’omicidio abbastanza singolare: è avvenuto in una vita precedente e la vittima, cosa che ha dell’incredibile,  è la persona che ha chiesto di far luce sull’omicidio e di trovare l’assassino, Rita Galluzzi.

Ciò che posso raccontarvi, e vi farà dubitare di me, è l’esperienza sconvolgente di una mia vita precedente. Non si tratta di qualche vaneggiamento o del parto malato della mia fantasia, ma di ricordi reali …

Si tratta di allucinazioni di una persona instabile mentalmente o veramente esiste la “metempsicosi”, il passaggio dell’anima da un corpo all’altro come asserivano i filosofi greci?

Un’indagine molto particolare, quindi, un caso abbastanza ingarbugliato, diverso e lontano da quelli cui Jacopo è abituato: nessun cadavere a disposizione per osservare quei particolari che avrebbero potuto tradire un assassino o avrebbero potuto costituirne la “firma”; nessun contatto “con i vestiti o con gli odori che restavano vicino al corpo”, nessun oggetto rinvenuto in prossimità del cadavere che avrebbe potuto essere utile all’indagine.

Con simili premesse, il nostro ex vicario di giustizia potrà venire a capo dell’arcano? Avrà la capacità di Auguste Dupin, il mitico investigatore creato da Poe, che riusciva a risolvere qualsiasi caso solo attraverso la lettura dei fatti di cronaca e senza mai presentarsi sul luogo del delitto?

Le risposte a queste domande non le avrete da me ma solo leggendo il libro e vi garantisco che l’autore non mancherà di stupirvi con un finale … sospeso!

Questa indagine non è la sola che seguirà Jacopo nel romanzo, ma si sa, senza soldi se si vuole campà bisogna accettare tutto, anche se si ha in corso un altro caso. Così quando il notaio Graziano Bambaglioli, Cancelliere del Comune di Bologna gli propone d’indagare sulla morte del Capitano della Montagna Giuliano Malvezzi, morto ufficialmente per un attacco apoplettico ma, per il notaio, perché ucciso, Jacopo accetta pensando alle sue magre finanze, ma non solo: sentirsi ancora in pista lo fa sentire di nuovo vivo, impegnato e, soprattutto, utile a qualcosa.

L’eccitazione febbrile che l’agitava in quel momento era il suo scopo di vita, da tempo, se n’era reso conto non appena il lavoro gli era venuto a mancare. Mettersi sulle tracce di un misfatto, cercare le prove, collegare i pezzi come un mosaico fino ad arrivare a scoprire cos’era successo, quindi risalire a chi aveva agito in prima persona, ecco, quella era la cosa che più gli interessava. L’unica che gli stesse veramente a cuore

In queste pagine, a mio parere, Francesco Grimandi riesce benissimo, attraverso la narrazione, a coinvolgere il lettore, ad addentrarlo nel privato dei personaggi, in questo caso di Jacopo, aumentando la sua sensibilità e le sue emozioni.

Jacopo, dal fortissimo senso della giustizia e di grande lealtà, è uno sbirro un po’ fuori dalle righe con un atteggiamento, se mi è concesso dire, quasi di rottura se si pensa al momento storico in cui si trova. Lui va controcorrente rispetto al pensiero comune del periodo, non accetta di vivere quella vita che, spesso, viene progettata da altri, si ribella accettando tutte le conseguenze che ne possono conseguire. In parole semplici è un dissidente, rivoluzionario e questo mi ha affascinato molto.

Grazie a lui che ci fa scorrazzare nei vicoli bui e maleodoranti e nei quartieri nobili ordinati e lindi, l’autore ci introduce in una Bologna trecentesca facendoci cogliere gli odori, le sfumature, la vita scalpitante del popolo medioevale, con le locande buie, fetide e affollate; con le persone che riempiono le strade come i bambini che giocano in strada, artigiani che creano oggetti da vendere, donne intente a lavare e stendere i panni.

Una Bologna medioevale con i suoi alchimisti, medici, speziali, bargelli,capitani del popolo e , ovviamente, l’eterna rivalità tra le più importanti famiglie cittadine per ottenere la supremazia: i Galluzzi e i Carbonesi.

Le cronache sono piene di loro duelli … Bastava un incontro o una parola a scatenare la scintilla, come quando anni prima le dispute aveva condotto al guasto, all’incendio di case e torri, e all’esilio di migliaia di cittadini, in un avvicendarsi di giorni d’ira e pubblici appelli alla pace

La perenne rivalità tra le casate più influenti, l’ingordigia di uomini potenti disposti a tutto pur di raggiungere il potere e arricchirsi facilmente e indebitamente: ecco un altro tema di grande interesse messo in evidenza nel romanzo.  Un’assurdità il sanguinoso spreco di vite che quelle inimicizie comportano, ma la Storia la fanno i più potenti con le loro armate e qui c’è la Storia.

Una scrittura chiara e lineare, un ritmo che va in crescendo fino alla fine del romanzo, destando non poca curiosità a chi legge, una giusta dose ed equilibrio fra suspence, storia e pathos narrativo, rendono “Ex vita” un romanzo genuino e schietto che vive, palpita e appassiona. E per tutto questo, vi garantisco, il libro non tradirà le vostre aspettative.

Per finire due “news storiche” che Francesco Grimandi ci fornisce nelle Note a fine libro:

Due notizie storiche per i più curiosi. La prima, sembra che Alberto e Virginia siano stati veramente assassinati nel 1258. La seconda, Giuliano Malvezzi fu sepolto nella chiesa di San Giacomo dei Frati Eremitani a Bologna, nel settembre 1326

Editore: ‎Independently published (17 gennaio 2022)
Copertina flessibile: ‎190 pagine
ISBN-13: ‎979-8404917079
Link di acquisto cartaceo: Ex vita
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Trama
Bologna, settembre 1326. È un momento spinoso per Jacopo Lamberti, che deve fare i conti con una realtà imprevista, ossia trovarsi senza il lavoro con cui s’identifica profondamente per questioni di giustizia. La sua razionale concretezza è scossa alle radici. Lo speziale Niccolò Garzoni giunge in suo soccorso fornendogli un aiuto insperato. D’altronde è nelle situazioni difficili che si vedono gli amici. Ma l’indagine che Jacopo si troverà a sostenere va oltre qualsiasi previsione. Come può la nobile Rita Galluzzi, affascinante erede della più importante famiglia di Bologna, chiedere di scoprire chi l’ha assassinata? È forse uno scherzo di cattivo gusto, oppure la ragazza soffre di disturbi mentali? Rita Galluzzi però è seria e indica i dettagli del suo omicidio. Una bella gatta da pelare per il Vicario di Giustizia, alle prese contemporaneamente con un’altra indagine, commissionata dal notaio Graziano Bambaglioli, Cancelliere del Comune di Bologna. Un personaggio potente che può influire sulle sorti future di Jacopo se saprà risolvere il caso che gli ha affidato.

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