Narrativa recensioni

L’impostore – Zadie Smith

Recensione a cura di Mara Altomare

Un romanzo che prima di essere letto deve essere preparato, con cura e attenzione e con quella accoglienza con cui si sistema una stanza in casa per un ospite che viene da lontano. Una disponibilità a lasciarsi coinvolgere, ma anche confondere, dai numerosi personaggi che ci presenta, o meglio, che ci fa apparire dal nulla davanti agli occhi, per poi riprenderseli.

Un libro che inganna, e allora lasciatemi svelare che “L’Impostore” è proprio lui, il libro stesso.

Perché si presenta furbo, con una copertina luminosa e semplice, perché sfogliandolo si notano subito i tanti brevi capitoli, alcuni anche di mezza pagina, e quando inizi a leggere pensi che lo divorerai, che quel genere di impaginazione sarà compagna di una lettura comoda e agile, perché la storia che racconta, uno dei processi che hanno maggiormente scosso l’opinione pubblica inglese nella seconda metà dell’800, è di grande impatto e suscita vera curiosità: Il caso Tichborne.

Ma il filo va tenuto stretto tra le mani e nella mente, il percorso non è sempre in avanti e dunque, prepariamoci, perché a volte si torna indietro, ci si ferma, si evade, si digerisce e si riparte, con una marcia in più!

Siamo nel 1874 quando Mr Roger Charles Tichborne si imbarca da Londra, con una nave diretta a New York che svanisce nel nulla e viene dato per morto. Sua madre, Lady Henriette, non si rassegna a questa scomparsa e offre ricompense a chiunque possa riportarle notizie. Si scopre che in Australia è arrivato un gruppo di sopravvissuti al naufragio tra cui un sedicente baronetto che coglie l’occasione per spacciarsi per lo scomparso Tichborne. Alla morte di Lady Henriette, a causa delle le emergenti questioni ereditarie, la famiglia Tichborne porta L’impostore in tribunale per smascherarlo con un doppio processo, quello per delegittimare l’eredità e quello per falsa testimonianza.

Al di là degli esiti, quello che è interessante è la grande attenzione dell’opinione pubblica intorno al processo, fatto che viene seguito dalle masse come uno spettacolo teatrale a puntate… Nessuna storia ha mai catturato il pubblico quanto la saga del “Pretendente Tichborne”, perché contiene di tutto: gente ricca, cattolici, denaro, sesso, scambi d’identità, un’eredità, giudici dell’Alta Corte di Giustizia, ambientazioni esotiche…

“La gente era arrivata preparata: avevano cartocci di castagne per accompagnare lo spettacolo e ridevano e applaudivano interrogatori e controinterrogatori esattamente come fossero a un concerto”

Imputato, testimoni, avvocati, sono gli attori di uno spettacolo di portata nazionale. Ma la lettura necessita spesso di qualche approfondimento e deviazione, per contestualizzare gli eventi, questo perché i fatti non ci vengono raccontati, bensì citati o richiamati come se fossero noti a tutti, come se i lettori di oggi fossero lo stesso pubblico consapevole di allora.

Un taglio insolito, grazie al quale un fatto storico viene descritto come un evento di costume e ci immerge con tutti i sentimenti nell’atmosfera dei salotti e dei circoli letterari dell’epoca. E’ qui che si dibatte maggiormente e in questi luoghi incontriamo personaggi inaspettati, come Charles Dickens, Thackeray, Forster e lo scrittore meno conosciuto William Ainsworth, un romanziere un tempo di grande successo, ma ormai caduto in disgrazia e in crisi di ispirazione, in perenne competizione con l’irriverente Dickens.

“Apprezzare William e leggerlo erano due questioni profondamente differenti!”

William rappresenta l’anello di congiunzione con i due reali protagonisti del romanzo, i cui ritratti sono in copertina, La Signora Touchet e lo schiavo Bogle: dal processo si aprono nuove porte, e il grande vero tema del libro, che è quello dell’identità. A partire dalla chiave autobiografica con cui l’autrice gioca: la scrittrice Zadie Smith infatti, di padre britannico e di madre giamaicana, esprime inequivocabilmente tramite questi due protagonisti i richiami alle sue origini e culture. Con una sequela di flashback intermittenti e ritorni al presente e poi ancora alla storia, descrive la Londra vittoriana e letteraria di fine ‘800, che viene spesso redarguita con ironia; e poi le tradizioni, i riti e la natura della Giamaica, terra incontaminata e dolorosa della schiavitù dei neri, raccontata con passi su cui vale la pena soffermarsi, di intensa poesia

“Ancora una volta sentì lo stridio senza sosta e il crrr dei pappagalli fondersi col vociare e le chiacchiere dei neri.”

“… Ancora una volta i suoi occhi spaziarono tra le pianure costellate di abitazioni d’un bianco accecante, vaste praterie bordate di boschetti d’alberi di cacao e cespugli di cactus, piantagioni di canna da zucchero e caffè. Ancora una volta guardò quelle baie d’una bellezza inarrivabile che più volte aveva raggiunto in barca e quelle montagne blu che così spesso aveva sognato di scalare…”

La signora Eliza Touchet è la governante e anche cugina di William Ainsworth, al suo servizio da decenni, donna mentalmente libera e a volte spregiudicata, con ampi interessi culturali; partecipa ai circoli letterari esponendosi nelle lotte sociali e sostenendo l’abolizionismo.

“Firmò vecchie petizioni, ne lanciò di nuove, cucì, preparò torte e scrisse lettere per raccogliere fondi… e ogni volta che leggeva i Salmi e pensava a Giuseppe venduto in schiavitù, non era un pensiero astratto, era un figlio sofferente, con le piaghe infette e purulente sulla schiena.”

Si appassiona talmente tanto al caso Tichborne, che vuole conoscere il super testimone del processo e intavola con lui una profonda amicizia: questo testimone è Bogle. Cresciuto proprio in Giamaica, per poi approdare in Inghilterra, conosce la fatica, il dolore e si fa portavoce di una dura storia di schiavitù.

“Ogni uomo che viene marchiato a fuoco come una vacca sente quel dolore all’infinito: esso riecheggia attraverso il tempo e lo spazio. Giovanna d’Arco brucia ancora oggi.”

Sono tutte persone realmente esisitite, ma di minor notorietà, rispetto alle numerose personalità letterarie e storiche di cui il romanzo è popolato … sembra allora che la missione dall’autrice sia quella di dare nuovo lustro alle anime non tanto degli ultimi, quanto dei dimenticati, e dar loro una possibilità di riscatto.

Come l’imputato del processo, che tramite l’inganno persegue l’intento di raggiungere una rivalsa sociale e diventare un nobile.

Come Bogle e il suo sogno di affrancarsi dalla schiavitù.

E proprio come William Ainsworth, che dopo un periodo di fama vive nel dimenticatoio. Lui, che pur essendo il collante di tutte le parti in causa non gode del privilegio di un ritratto in copertina. E che con queste parole ci lascia ben intendere la sua disincantata rassegnazione al declino del suo successo:

“Non mi dispiaccio di quelli che forse a un certo punto hanno provato a mettermi in ombra, non porto rancore e davvero non riesco a capire quegli scrittori che invece lo fanno, come se una cattiva recensione fosse una ferita mortale! Io dico: mettiamoci una pietra sopra!”


pro

Il racconto di un processo che può essere considerato un fenomeno mediatico storico

contro

Una struttura contorta della trama, che sebbene proponga temi di grande profondità, non sostiene facilmente la lettura

Trama

Hustpierpoint, Sussex, 1873. Eliza Touchet è da trent’anni la governante di suo cugino acquisito, William Ainsworth, un romanziere un tempo di grande successo ma ormai caduto in disgrazia e in crisi di ispirazione. Donna spiritualmente e intellettualmente libera, Eliza ha sempre partecipato ai circoli letterari di Ainsworth, crescendo all’ombra del successo di William e dei suoi amici letterati, tra cui il Signor Charles Dickens, che non esita a considerare un prevaricatore moralista. Attraverso Sarah, la giovane e sciocca seconda moglie di William, Eliza si appassiona al più celebre processo dell’epoca, passato alla storia come “il caso Tichborne”, che per un decennio dividerà l’opinione pubblica vittoriana e che vede un semplice macellaio reclamare l’immensa fortuna della ricca famiglia Tichborne, sostenendo di esserne il legittimo erede, scomparso in un naufragio molti anni prima. In particolare Eliza viene colpita dalla dignità e vulnerabilità di Andrew Bogle, testimone chiave del processo e vuole sapere tutto di lui. Cresciuto come schiavo nelle piantagioni di zucchero della Giamaica e servitore dei Tichborne per decenni, Bogle è l’uomo la cui storia può confermare o smentire le incredibili affermazioni del Pretendente alla fortuna di una delle più antiche famiglie aristocratiche inglesi. Chi dice la verità e chi è un impostore?

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