Narrativa recensioni

Recensione de “Il segreto del calice fiammingo” – Patrizia Debicke Van Der Noot

Recensione a cura di Roberto Orsi

1422. Nel pieno della seconda fase della Guerra dei Cent’anni che contrappose i regni di Inghilterra e Francia fin dal lontano 1337. Un conflitto lunghissimo, a più riprese e generazioni, che vide l’origine dalla rivendicazione del trono francese da parte di Re Edoardo III d’Inghilterra e duca d’Aquitania, nipote di Filippo IV il Bello.

Negli anni descritti da Patrizia Debicke in questa sua ultima fatica sul trono di Francia siede Carlo VII di Valois. Sono gli anni che videro protagonista anche un personaggio del calibro di Giovanna d’Arco che fa la sua comparsa anche tra le pagine di questo libro.

Mentre sul suolo francese si consuma la guerra fratricida per il trono, il resto d’Europa non gode certo di una stabilità politica invidiabile. Il XV secolo per la penisola italiana fu un periodo turbolento con le tante Signorie, i Ducati e i Regni a contrapporsi sui campi di battaglia e quelli, decisamente più tranquilli, della diplomazia. Nel Regno di Napoli è Giovanna II d’Angiò-Durazzo a governare ma, non avendo prole, la successione è appesa a un filo e la guerra dietro l’angolo. La contesa è tra la dinastia dei Valois, rappresentati da Renato detto il Buono, e quella degli Aragonesi con Alfonso di Trastamara detto il Magnanimo, di cui l’autrice ci lascia questa descrizione:

“Diventato sovrano assoluto a vent’anni, aveva grande confidenza con il potere e mirava ad allargare e consolidare i confini del suo regno. Re d’Aragona e di Sicilia, non aveva rinunciato a Napoli, che riteneva sua di diritto.”

Alleato degli spagnoli è Re Filippo III il Buono, duca di Borgogna, Artois e Fiandre: la patria dei grandi pittori fiamminghi tra cui spicca sicuramente Jan Van Eyck, protagonista del romanzo con il nipote Barthélemy. L’artista è chiamato dalla corte di Filippo per alcune missioni diplomatiche al fianco del comandante delle guardie Erwin Weiss. Ufficialmente i loro viaggi tra le corti europee, in Italia, Francia, Spagna e Portogallo hanno l’obiettivo di trovare la giusta pretendente per il trono di Borgogna. Filippo ha bisogno di una consorte che gli possa donare un erede.

Ufficiosamente, è necessario controllare da vicino cosa succede tra gli alleati e i nemici. Un artista come Van Eyck, con la possibilità di offrire i propri servigi ai sovrani, ottiene così la possibilità di inserirsi nei meandri di corte carpendo ogni possibile tentativo di intrigo e complotto.

Ne sa qualcosa Yolande d’Aragon duchessa d’Anjou, suocera di Carlo VII Re di Francia. Una donna machiavellicamente diabolica, capace di ribaltare le corti di mezza Europa per portarle dalla sua parte, di trovare alleanze anche tra le mura dei conventi dove badesse meno innocenti di quanto la regola imporrebbe, sono capaci di muovere pedine insospettabili.

“La Francia è una fucina in ebollizione, un teatro di rivalse e ambizioni e lei l’accorto burattinaio che tira le fila. La sua lunga mano arriva ovunque”

Insomma, una situazione decisamente intricata in cui il lettore viene catapultato dalla sapiente penna di Patrizia Debicke, abile nel destreggiarsi tra le complicate alleanze e i matrimoni di convenienza.

Sullo sfondo del romanzo storico, per una connotazione più misteriosa, una profezia pronunciata da una gitana direttamente a Re Alfonso d’Aragona.

“Il talismano condurrà alla vittoria. Ci saranno acqua, fiamme e un pericolo, un grande pericolo. Il serpente sorgerà dall’acqua minacciando il re e il potere. Solo l’apostolo potrà mettersi in salvo per diventare il primo custode. Quando il Leone e l’Aquila saranno uniti indissolubilmente, il sole non tramonterà mai”.

Una profezia dal significato oscuro capace di unire in vincoli segreti le grandi potenze del tempo. Alla base della stessa un talismano capace di condurre alla vittoria. Quel Sacro Graal giunto fino a Valencia dalla Terra Santa, preziosa reliquia, testimone della vita di Gesù Cristo.

“Ammirarono sbalorditi la piccola coppa finemente tornita, in pietra semipreziosa che appoggiava a un corpo centrale d’oro doppiamente ansato e lavorato a motivi d’intreccio. Calamitava lo sguardo e, sfavillando, rifletteva il fervore delle candele.”

Non solo politica e lotta per il potere ma anche tanta arte anima le pagine del racconto, con le tecniche dei pittori fiamminghi che si affermano con il loro stile rivoluzionario. Opere come il Polittico dell’Agnello Mistico o di Gand, il Ritratto dei coniugi Arnolfini o, ancora, la Madonna del Cancelliere Rolin, restano icone di un impatto innovativo senza precedenti sulla scena artistica.

Un romanzo corposo e ricco di personaggi, ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, della grande conoscenza di Patrizia Debicke del periodo storico di riferimento. La vita di corte scorre nelle pagine de “Il segreto del calice fiammingo” tra una battuta di caccia e un ricevimento sontuoso, tra un incontro amoroso e un agguato in piena regola. La narrazione prosegue spedita per permettere di abbracciare quasi quindici anni di storia in cui i personaggi crescono, maturano, cambiano, si innamorano, subiscono delusioni, gioiscono e soffrono. Forse, in alcuni frangenti, la velocità è eccessiva con il rischio che il lettore possa perdersi tra le troppe relazioni del tessuto dei personaggi che calcano la scena.

Una menzione speciale per i personaggi femminili del romanzo, capaci di tenere testa e spesso essere anche un passo avanti, rispetto a quelli maschili, troppo facili a cedere alle lusinghe del gentil sesso. Beatriz Arriga, scaltra e ammaliante donna portoghese al seguito della regina Yolande d’Angiò, è una sorta di Mata Hari ante litteram. Nata dalla fantasia dell’autrice, è un personaggio enigmatico, una spia di corte, pedina fondamentale, occhi di fiordaliso che incantano.

Una trama intricata in cui, in certi passaggi, può risultare complicato seguire i gradi di parentela e le alleanze tra le casate, ma che non perde mai il focus principale della storia con la contrapposizione principale tra Francia e Spagna da una parte per il regno di Napoli, e Francia e Inghilterra dall’altra nella fase finale della Guerra dei Cent’anni. Un grande e completo affresco storico dipinto su una tela di carta da un’autrice come sempre maestra nell’introduzione dell’elemento fantasia all’interno di un contesto reale e documentato.

Trama

1422. Una feroce guerra fratricida insanguina la Francia. Jan van Eyck, maestro pittore fiammingo, viene inviato da Philippe le Bon, duca di Borgogna, come spia per tastare il polso dei suoi alleati. Ma il mutare degli eventi incalza, e una misteriosa e tragica profezia legata al Sacro calice di Valencia intreccerà i destini del pittore, di Philippe Le Bon e di Alfonso V, cesellando la strenua alleanza tra Borgogna e Aragona. La sacra reliquia sarà oggetto di intrighi politici e passionali, minacciose congiure e biechi tradimenti, nel feroce teatro di scontro tra aragonesi e angioini. La sua strenua difesa impegnerà come protettori e custodi lo stesso Jan van Eyck e Barthélemy, suo nipote ed erede. Una promessa e un fatale e cavalleresco impegno li condurranno da Bruges a Valencia a Barcellona, dall’Aragona a Gaeta e a Genova, da Milano ad Arras e in Borgogna. E infine a Bruxelles e Napoli, superando battaglie navali, guerre e ostacoli, fino alla vittoria finale.

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