Narrativa recensioni

Il menestrello di Notre Dame – Patrizia Debicke e Alessandra Ruspoli

Recensione a cura di Matteo Palli

Scorrendo le pagine di questo intrigante romanzo, più volte mi sono soffermato a pensare. Ma chi è il protagonista?

Di getto avrei risposto che sono due. Sicuramente François Jules de Beauvilliers, il bizzarro e libertino uomo della giustizia incaricato di scoprire l’identità e catturare il menestrello e quest’ultimo, ovviamente, l’antagonista dall’identità ben celata fino alle ultime pagine. Ma mi rimaneva addosso una sensazione di incertezza. La percezione di non aver a pieno inquadrato il romanzo. Di essere di fronte a qualcosa di meno scontato.

Girata l’ultima pagina forse ho capito… Il vero protagonista di questo romanzo è il mondo all’interno del quale è ben radicata la storia.

Francia e Inghilterra e le loro sfarzose corti, popolate da aristocratici ambiziosi e arrivisti, donne potenti e viziose, ambasciatori, spie, cortigiani e servi.

Le autrici ci presentano un quadro a tinte forti con dovizia di dettagli e tanti (forse troppi) nomi. L’affresco che ne esce è inquietante: una società con molte ombre e poche luci, popolata da personaggi equivoci e con moralità dubbia, ma tremendamente affascinante.

Questo dunque è lo scenario dove muove i passi il nostro spietato e inarrivabile menestrello, inseguito, cercato, forse protetto e addirittura venerato da qualcuno.

Non siamo in presenza infatti di un banale assassino, ma di un soggetto che sceglie le sue vittime nel mondo dorato e corrotto dell’aristocrazia e che forse è animato da idee anticonvenzionali e rivoluzionarie.       

Sarà fatto, signor conte, ma quel Menestrello è uno del vostro mondo. Si muove tra di voi come una rana nello stagno. Ama il rischio, sfida il pericolo, lo corteggia, è coraggioso al limite dell’incoscienza e il suo bersaglio pare la cerchia del Reggente. Questa sicurezza è un segnale chiaro, preciso. Bisogna cercare tra gli aristocratici.

Per raggiungere l’ambizioso obbiettivo prefissato occorrono mani sapienti (in questo caso addirittura quattro) e una prosa colta e forbita che riesce a fotografare e a presentare agli occhi del fortunato lettore immagini vivide di ciò che appena letto.

Campi sfibrati, dove poveri teli ingrigiti avevano rimpiazzato il biondeggiare delle messi, si susseguivano in un paesaggio stanco, immalinconito, rotto ogni tanto da siepi di sempreverdi. Qualche raro albero, posto a vigile sentinella di misconosciuti confini terrieri, spandeva parsimoniosamente rosseggianti foglie autunnali che il vento faceva danzare.

Mi sono molto divertito e ho provato profonda ammirazione nei confronti delle autrici per la loro capacità di descrivere i personaggi, mischiando dettagli fisici, caratteriali e perfino morali. Ho pensato a Omero che ligio al concetto greco di “Kalokagathia” rappresentava come belli e possenti gli eroi ai quali voleva attribuire anche una valenza forte da un punto di vista morale e infieriva sui difetti fisici e sul brutto aspetto dei personaggi che presentava con un’accezione negativa .  

Anne Luoise Bénedicte de Bourbob Condé, duchessa du Maine, detta Ludovise, aveva ricevuto in eredità molti dei difetti del padre. Piccola di statura, era minuta, stravagante e capricciosa. Orgogliosa e prepotente, tiranneggiava il marito. Quella sera la duchessa era affogata nel suo costume da sirena dalla lunga coda a scaglie dorate e vacillava sotto il carico d’oro e di gioielli che l’adornavano.

Bello e completo il personaggio incaricato di cercare il menestrello.

Il nostro investigatore è un uomo complesso con le doti tipiche del protagonista buono, quali coraggio e intuizione, sorrette da una moralità un po’ discutibile. Un libertino che gode di tutti gli agi che il suo rango gli concede, a volte sopra le righe ma che indubbiamente si fa piacere. Non ha paura di sporcarsi le mani in un mondo che conosce e non si fida di nessuno.  Una doppia personalità e anche una discendenza mista sulle quali le autrici giocano durante il racconto.

Il duca non portava parrucca, i suoi capelli, bianchi e fermati sulla nuca da un nastro di raso, erano ancora folti, il volto glabro era marezzato dalle rughe e gli occhi blu che lo fissavano avevano lo stesso colore dei suoi. Quanto vide gli piacque e dichiarò:
<<Sono Francois Jules de Beavilliers vostro nipote.>>
<<Siete Lord Francis Julius Granville, Marchese di Spau, il mio erede. Lo contraddisse lui con sguardo di fuoco.>>

Ho volutamente raccontato poco della trama, perché credo che il libro vada letto e assaporato lentamente. Gli ingredienti del giallo ci sono tutti, con indizi veri e falsi, colpi di scena, inseguimenti ma anche riflessioni su un contesto storico  contraddittorio e in evoluzione.

<<Ragazzo mio, oggi hai conosciuto il vero Philippe d’Orléans, aperto di modi e di vedute. La sua tolleranza in materia di religione e la sua politica quasi rivoluzionaria fanno infuriare i vecchi coccodrilli del regno. Il resto? Grandezza e meschinità, forza e debolezza, bianco e nero si mischiano in lui. Il risultato? Il grigio. Nonostante sia considerato un ubriacone, un libertino, un cinico, lo ritengo un buon governante che mira solo al bene del paese.>>

Le autrici sono abili nel concedere spiragli, immediatamente chiusi e come ogni giallo che si rispetti, una volta arrivato il finale, dopo aver navigato tra qualche intuizione e molti dubbi (perlomeno nel mio caso) non si può fare a meno di pensare: Non poteva essere altrimenti… anche perché come recita il libro:

Se volete nascondere una cosa mettetela sotto gli occhi di tutti.

Buona lettura e complimenti alle autrici!

Editore: ‎ Delos Digital (1 giugno 2021)
Copertina flessibile: ‎ 280 pagine
ISBN-10: ‎ 8825415931
ISBN-13: ‎ 978-8825415933
Link di acquisto cartaceo: Il menestrello di Notre-Dame
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Trama
Un serial killer chiamato il Menestrello di Notre-Dame e una beffarda filastrocca che preannuncia ogni omicidio. Tra intrighi e tradimenti, avvelenamenti e agguati, si dipana questa vicenda di morte, sangue e passioni. Parigi, 1717. Durante una “cena privata” del duca d’Orléans, Reggente di Francia, il Visconte de Jouet viene barbaramente assassinato. Chi l’ha ucciso ha lasciato accanto al cadavere un foglio con una filastrocca. Il foglio è firmato “Il menestrello di Notre-Dame”. L’ultima strofa della filastrocca recita “Pour notre jouissance nous avons cassé un jouet” (per divertimento abbiamo rotto un giocattolo). Jouet, è evidente, si riferisce al cognome del morto. L’Abbé Dubois, consigliere del Duca, chiede al conte François Jules de Beauvilliers di far luce sull’accaduto. Ma quell’omicidio è addirittura il terzo firmato dal Menestrello di Notre-Dame. Un giallo da manuale con un crudele serial killer alla corte francese, un’ampia rosa di potenziali colpevoli e, per cominciare, tre misteriosi delitti da risolvere…

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