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Da Blissett a Follett: osservazioni sul romanzo storico

Articolo a cura di Claudio Bedin

Ho letto “Q” la prima volta poco dopo l’uscita, saranno vent’anni fa.

All’epoca lavoravo e stavo fuori casa circa dieci ore al giorno; eppure… leggevo più di adesso! Vorrei dipendesse dal fatto che nel duemila non c’erano i social e l’unico pc di casa era di mio figlio: mi bastava quello dell’ufficio, ore e ore davanti allo schermo. La verità, ahimè, è che adesso mi avvicino agli scritti di meno, forse perché leggo con molta più attenzione e quindi con lentezza, oppure semplicemente gli occhi si affaticano per l’età.

Q - Luther Blissett - Libro - Einaudi - Super ET | IBS

Lo scorso novembre, quando ho ritrovato la mia copia rovinata dall’umidità (è una vera sciocchezza impilare i libri da terra: il pavimento non è una libreria!) ne ho subito ordinata un’altra; e quando mi è arrivata ho cominciato a rileggerla.

Ci ho messo alcune settimane, e “per i miei tempi” è cosa buona.
Non anticipo il mio giudizio; anzi, nemmeno farò una recensione, e questo per almeno due ragioni: anzitutto perché davvero non so farle e poi ricordo che “Q”, anni fa, è stato oggetto di una condivisa su TSD e riportata in questo blog. Basta quindi aver voglia di ripescare le recensioni fatte a questo link.

Finito il romanzo, ho provato un paio di gialli ma evidentemente non sono il mio genere. Allora, un mese fa ho ripreso in mano “Q”. Una rilettura ancora più attenta, “ricostruendo” i salti temporali di cui la prima parte del libro è piena. Fare tesoro di ogni minimo dettaglio, e questa volta ho impiegato solo un paio di settimane.

Alla fine posso senza dubbio affermare che “Q” è forse il libro più bello che abbia mai letto; stupenda la trama e la narrazione, oltre alla superba ricerca: così si dovrebbero scrivere i libri storici.

Non solo: a differenza di molti altri ben conosciuti, in questo capolavoro non ho trovato i minimi errori “storici”. Non mi riferisco agli immancabili refusi, quei piccolissimi, insignificanti errori che stanno ovunque, anche se, a dire il vero, non ho scovato nemmeno quelli.

Torno sulle recensioni: fra quelle che ho letto non tutte sono positive, ci mancherebbe. Però trovo inaccettabili i commenti di chi non l’ha finito! Non è di facile lettura, ci sono continui flashback e molte parti epistolari, ma è scritto molto bene. L’ambientazione storica è reale, e quindi risulta evidente che per scrivere questo libro il collettivo Blissett/Wu Ming ha fatto un intenso studio storico.

Non è un libro per tutti! E allora, se qualcuno è incapace di portare a termine una lettura (rispettando i motivi che portano ad abbandonarla), dovrebbe esimersi da giudizi, e lo dico dopo aver abbandonato (presunti) capolavori quali “Il pendolo di Foucault” di Eco o l’“Ulisse” di Joyce.

Diciamo allora che i fatti raccontati in “Q” non sono “alla portata di quanti non amano abbastanza la Storia”.

Dicevo del confronto con altri famosi romanzi. Sono note le critiche rivolte a Falcones per “La Cattedrale del mare”, che per me tra i suoi resta il migliore.

Mondo senza fine - Ken Follett - Libro - Mondadori Store

Su Follett molto si è obiettato sulla ricostruzione del “suo Medioevo”. Ci sono poi innegabili errori, ne ricordo solo uno: Tom, il futuro costruttore della cattedrale, sta errando per i boschi con la famiglia, senza lavoro e senza casa. E pur di dare un po’ di consistenza alla zuppa di erbe che è la loro cena, ci mette delle castagne di ippocastano, che non sono neanche commestibili. Be’, manco si è accorto che a quell’ epoca gli ippocastani non erano ancora stati introdotti in Inghilterra!

In “Mondo senza fine” è criticabile in particolare la sua posizione riguardo le epidemie, sostenendo un conflitto fra scienza e Chiesa (che invece a parer mio non ci fu affatto): la considero una “tirata” anticristiana e, soprattutto, anticattolica. I medici del tempo erano assolutamente inquadrati all’interno di un sapere coerente e coeso, nel quale teologia e fisiologia profondamente convivevano.

L'assiro. Tiglath Assur . Vol. 1 - Guild Nicholas | Libro Fanucci 04/2021 -  HOEPLI.it

Un romanzo storico che mi è molto piaciuto è “L’assiro”, di Nicholas Guild. Peccato che lo scrittore statunitense abbia avuto l’idea di dotare le schiere assire di sarisse, le picche lunghe almeno 5 metri. Peccato perché nel libro le vuole “di ferro”, mentre quelle usate dai guerrieri macedoni avevano, ragionevolmente, un corpo in legno (solitamente di corniolo), con punta e tallone di metallo. Mi chiedo come potevano quei poveri soldati fare lunghissime marce, sotto il sole di Mesopotamia, portandosi appresso pesantissime lunghe lance… Ma questo è nulla rispetto all’idea di Guild di dotare quella gente di staffe! Quando magari può essere che siano state inventate in India, ma almeno mezzo millennio dopo; e la loro introduzione in Europa (probabilmente Avari o Sarmati) un altro mezzo millennio più tardi.

Bene, in “Q” nulla di tutto questo. Ammetto che la maggior parte dei fatti narrati non la conoscevo, o non abbastanza. Mi ha sorpreso la descrizione di alcuni particolari, a esempio le torture e le esecuzioni di Jan di Leida e degli altri capi della rivolta di Münster, di cui invece ero a conoscenza. Anche i personaggi, come i fatti, sono quasi tutti veri, ma resta un non so che di misterioso, che di certo non guasta.

Insomma: un libro singolare, scritto con uno stile eccezionale e corredato da una cultura storica e letteraria egregiamente approfondita. Ciò che alcuni lettori hanno trovato “pesante”, e cioè i citati continui salti temporali, non solo non mi hanno disturbato, ma li ho trovati scaltri, perfettamente inseriti in una struttura innovativa.

Infine, non mancano pochi ma geniali messaggi moraleggianti: mi ha colpito la lezione secondo cui “la sconfitta non rende una causa ingiusta”.

Insomma, “Q” sta al primo posto fra quelli che ho apprezzato, alla pari de “L’azteco” di Gary Jennings. Così si dovrebbero scrivere i libri storici!

Forse l’avevo già detto…

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2 Replies to “Da Blissett a Follett: osservazioni sul romanzo storico

  1. Ritengo che la trama e i personaggi in un romanzo storico debbano essere il più possibile vicini alla realtà; e se mancano dei tasselli si aggiungono, ma questi devono risultare credibili. La precisione per quanto riguarda i fatti, il carattere del protagonista, che a norma dovrebbe essere realmente vissuto, gli usi, i costumi, la mentalità del periodo, la flora e la fauna eccetera, eccetera dev’essere corretta; diversamente un autore fa la figura dell’ignorante. Il genere storico è molto impegnativo, perchè prima di accingersi a stendere la storia, bisogna aver fatto ricerca e letto il possibile sull’argomento. Claudio Bedin dice quindi bene quando fa certe osservazioni. Articolo su cui ragionare.

     
    1. Grazie mille Luciana per l’attenzione che hai riservato all’articolo e per il tuo commento esaustivo. Mi trovi d’accordo, si parla spesso di quanto sia importante la ricerca e la capacità di rendere il romanzo avvincente e interessante da parte dell’autore.

       

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