Narrativa recensioni

Weyward – Emilia Hart

Recensione a cura di Serena Colombo

Tre donne, tre epoche diverse e lontane tra loro, tre vite accomunate da altrettante tre cose: soprusi da parte del mondo maschile, insetti, un corvo e una W.
Sarebbe questa la sintesi estrema del libro che Fazi ha pubblicato nel luglio scorso. Tre storie che si intrecciano e si incastrano tra loro, ricche di rimandi dall’una all’altra.

Altha, Violet e Kate. Sono questi i nomi delle 3 protagoniste. La prima è una guaritrice in un secolo, come il Seicento, in cui tale “mestiere” esercitato da una donna la assimilava all’essere strega e in quanto tale si trova ad affrontare un processo che la accusa di aver ucciso un uomo con le sue arti da strega.

Strega. È una parola che sguscia dalla bocca come un serpente, gocciola dalla lingua densa e nera come catrame. Non avevamo mai pensato a noi in questi termini, mia madre e io. Perché “strega” è una parola inventata dagli uomini, una parola che dà potere a chi la pronuncia, non a coloro che descrive. Una parola che erige forche e roghi, che trasforma donne vive in cadaveri.

La seconda è Violet, con lei facciamo un gran balzo in avanti nel tempo, siamo agli inizi del Novecento, un secolo di sicuro più progredito rispetto a quello di Altha, ma non ancora così tanto per le donne soprattutto, vittime e succubi della volontà maschile, tanto fuori quanto, ancor più, in famiglia.
È ingenua, Violet, coi suoi quindici anni sogna l’amore, crede di averlo trovato nel cugino Frederick, amato e stimato dal padre che lo vede un ottimo partito per la figlia e gliela promette in sposa. L’ingenuità è solo un altro modo per sottomettere le donne.

Le aveva portato via la possibilità di scegliere. Il suo futuro. Per quello non lo avrebbe mai perdonato.

E poi c’è Kate, che vive ai nostri giorni una storia purtroppo comune a molte donne: è vittima di un amore malato, di un uomo violento, che l’ha soggiogata, spogliata di una vita sua, di un lavoro, delle amiche, di affetti e a tutto ha sostituito sé stesso, la sua violenza, la sua apparente superiorità

In fin dei conti portava a casa a stento un quarto dello stipendio di lui. Fu l’ultima frase a far scattare qualcosa…

Kate ha ereditato, a sorpresa e con molta meraviglia, un cottage da una prozia che non vede da più di vent’anni. Perché lo ha fatto?
In quella casa non c’è nulla che possa darle una risposta, solo lettere e una W incisa dietro un comodino.

Com’era possibile che una persona fosse vissuta e morta in una casa e avesse lasciato soltanto una collana e un mucchio di lettere?

E da qui, andando a ritroso, si ricongiungono gli anelli di una catena del tempo. Si coglie l’essenza del significato primario di quel mondo animale fatto di insetti e di uccelli e di corvi che sembra più benevolo di quanto lo sia il mondo umano.

Weyward è un romanzo corale dove, in apparenza, si seguono tre storie diverse, tre romanzi in uno, di cui pian piano si scoprono i tasselli di congiunzione, gli anelli che legano indissolubilmente la storia di Althea a quella di Violet a quella di Kate. Ma è anche, e forse soprattutto, un romanzo che narra una storia senza tempo, una storia di ieri ma anche di oggi, in cui il tempo scorre e transita da un secolo all’altro, da una vita a un’altra, ma che in realtà è un tempo che ritorna.

Chi decide dove iniziano e dove finiscono le cose? Non so se il tempo si muove in linea retta, oppure se gira in tondo. Ecco, più che passare, gli anni si riavvolgono su loro stessi: l’inverno diventa primavera che diventa estate che diventa autunno che diventa di nuovo inverno. A volte penso che tutto il tempo si stia svolgendo nello stesso momento

E il lettore attende che quell’eterno ritorno smetta di essere tale, che l’uomo, il maschio, la società, smetta di essere prevaricatore, che le parole, quelle che finiscono col bollare le persone e condannarle a un destino ingiusto e crudele, restino solo come pietre da scagliare lontano. Il lettore resta in attesa che

Forse un giorno, aggiunse, sarebbe arrivato un tempo più sicuro. Quando le donne avrebbero potuto percorrere la terra, esercitando il loro potere, eppure continuare a vivere.


Pro
Un bel romanzo che sicuramente colpisce per la sua trama, sulle donne ma non solo per loro. Nei Pro metto anche la grafica, di copertina e dell’interno: molto bella e creata ad hoc.

Contro
Non è un romanzo storico, piuttosto di ambientazione storica e nemmeno poi tanto. In alcuni aspetti un po’ banale e prevedibile.

Citazione preferita: «La vista è una cosa strana», diceva sempre mia madre. «A volte ci mostra ciò che abbiamo davanti agli occhi. Ma a volte ci mostra ciò che è già successo o che sta per accadere».

Link cartaceo: Weyward
Link ebook: Weyward

Trama
Kate, 2019
Kate fugge da un marito violento lasciandosi alle spalle la sua vita a Londra e cercando rifugio in campagna, al Weyward Cottage, ereditato dalla prozia. Le mura di quella vecchia casa custodiscono un segreto, nascosto lì dai tempi della caccia alle streghe.
Violet, 1942
L’adolescente Violet è più interessata a collezionare insetti e ad arrampicarsi sugli alberi che a diventare una vera signorina. Finché una catena di eventi sconvolgenti non cambierà per sempre la sua vita.
Altha, 1619
Altha è sotto processo per stregoneria, accusata di aver ucciso un uomo del posto. Conosciuta per la sua misteriosa connessione con la natura e gli animali, è una minaccia che deve essere eliminata.Ma le donne Weyward appartengono alla natura selvaggia. E non possono essere addomesticate. Intrecciando tre storie attraverso cinque secoli, Weyward è un avvincente romanzo sulla resilienza femminile.

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