Narrativa recensioni

Recensione de “L’urlo della sirena” – Maria Enea

Recensione a cura di Costanza Marzucchi

Prima di iniziare questa recensione, desidero dire che leggo raramente libri autopubblicati e che mi sono avvicinata a questa tipologia di pubblicazione solo da quando leggo ebook. L’urlo della sirena è il titolo del romanzo della scrittrice Maria Enea. Il testo presenta un editing di buona qualità. Il layout non presenta nessun tipo di criticità né, tantomeno, refusi, caratteristiche che rendono il testo piuttosto piacevole a vedersi.

Il titolo è suggestivo perché contiene un riferimento poetico alla condizione della protagonista, Cristina. Come le sirene nordiche sono creature che hanno la parte superiore del corpo di donna e la parte inferiore di pesce, così Cristina ha difficoltà di deambulazione piuttosto marcate, conseguenza della poliomielite che l’aveva colpita in giovane età.  La malattia condiziona l’esistenza del personaggio, ponendola in una posizione di marginalità permanente. A differenza delle sue coetanee, Cristina ha difficoltà a camminare. Muoversi le provoca dolore e questo stato le fa guadagnare la pietà dei suoi familiari e lo scherno degli sconosciuti, che la considerano una creatura inferiore.

A chi apprezza le fiabe di Andersen non potrà sfuggire il parallelismo tra Cristina ed la sirenetta protagonista dell’omonima storia, sia nella forma, sia nelle difficoltà che nel generale isolamento in cui vive…ma non solo. Il titolo è quasi un ossimoro, se si pensa che la protagonista della fiaba rinuncia alla sua voce. L’urlo della sirena è dunque un suono muto, che si manifesta solo nel gesto del personaggio, ma non produce rumore e nessuno può udirlo.

Ma a chi appartiene? Appartiene alla protagonista, per le analogie appena presentate, ma a questo grido se ne unisce un altro, più fragoroso. L’urlo di Palermo e della Sicilia, colpita dalla seconda guerra mondiale. L’urlo delle donne, vittime di ogni conflitto della storia, per le quali non vi sono possibilità di ottenere giustizia.

Cristina, amata eppure emarginata, subisce il peggiore degli abomini, crimine che la segna in più aspetti della sua vita presente e futura. La vicenda della protagonista diventa dunque qualcosa di corale e universale, alla quale è difficile rimanere indifferenti, grazie alla narrazione in prima persona che permette di entrare nel racconto senza alcuna mediazione.

Su questo aspetto non mi pronuncerò oltre, ma posso dire che l’autrice dimostra una certa delicatezza nel trattare queste tematiche perché, pur usando un linguaggio che esprime appieno la crudezza di alcune scene, non vi indulge in alcun modo, soffermandosi sul senso d’impotenza che travolge Cristina, condizionandone la vita futura. Il personaggio non è comunque una figura isolata. Attorno a lei, ruotano dei coprotagonisti altrettanto ben caratterizzati, con i quali Cristina interagisce: la cugina Franca e la marchesina Laura Betalli.

La prima rimane orfana della madre, morta sotto i bombardamenti di Palermo, e seguirà un percorso di vita indipendente. È una ragazza forte, provata dalla vita, che condivide con Cristina un desiderio di riscatto che la porterà verso un destino che non si sarebbe mai aspettata di percorrere.

La seconda, invece, è una ragazza ricca che ha la fortuna di crescere in una famiglia dalle idee moderne ed è proprio grazie a questa appartenenza che Laura si avvicina a Cristina e Franca. Femminista ante litteram, fornirà un aiuto ed un supporto fondamentale alle due ragazze non solo grazie alla sua agiatezza ma anche grazie alla sua cultura, che trasmetterà ad entrambe…ma non il suo aiuto non si limita solo a questo.

Laura sarà per entrambe una sorta di seconda famiglia, quando il mondo di Franca e soprattutto Cristina, finirà in frantumi. Il legame che si istaura tra queste tre ragazze è un’amicizia solida, una sorta di “sorellanza” che travalica lo status, la provenienza e le indoli dei personaggi molto diversi tra loro. È una delle parti meglio riuscite di questo romanzo che bilancia le vicende traumatiche della storia. È un’amicizia sana, dalla quale le tre protagoniste escono migliori e attraverso la quale riescono a superare i dolori che incontrano lungo il cammino, sofferenze tangibili e molto diverse, che le spezzano ma non le piegano perché ognuna di loro può contare sul sostegno delle altre.

Si tratta di una storia tutta al femminile, ma non dobbiamo dimenticare anche i personaggi maschili, sui quali tornerò nel corso della recensione.

L’epoca storica è accompagnata da una serie di riferimenti precisi, legati alla sfera della quotidianità dei personaggi e non appesantiti da informazioni eccessive, che renderebbero meno scorrevole la narrazione. La prosa è contraddistinta da frasi brevi, che rendono dinamica la narrazione e incisive le scene descritte. Questa tecnica diventa particolarmente efficace nella descrizione dei bombardamenti su Palermo e delle riflessioni del personaggio.

Catalogare il romanzo è un’operazione tutt’altro che semplice. L’elemento storico emerge laddove esso entra in contatto con la protagonista, senza che tutto questo determini la presenza di sequenze di carattere storiografico tipiche del romanzo storico ottocentesco. Le informazioni sul contesto nel quale si muove la protagonista riguardano l’ambiente familiare e le persone che entrano in contatto con quest’ultimo. L’incontro con la storia avviene nella misura in cui essa è accessibile al personaggio.

L’urlo della sirena è un romanzo storico, un romanzo di formazione, un romanzo introspettivo ed un romanzo femminile. Sul primo aspetto, vi basti quanto detto sopra, mentre sul secondo, tale elemento si evince dal percorso esistenziale di Cristina, che la porta a diventare, da adolescente un’adulta. In questa narrazione emergono i timori, la rabbia, le speranze e le insicurezze di questa giovane.

È anche una storia introspettiva, poiché le vicende contengono le riflessioni, i pensieri e le considerazioni del personaggio.

Per quanto riguarda l’ultimo aspetto, invece, possiamo dire che l’urlo della sirena rientra parzialmente in questa categoria, perché le figure femminili hanno un peso determinante, influenzando le vicende e i loro sviluppi. In questa dinamica, gli uomini hanno generalmente un ruolo marginale in termini di spazio narrativo. Possono essere degli antagonisti, degli aiutanti o dei personaggi marginali, troppo deboli per poter proteggere i personaggi femminili.

Tale caratterizzazione ha lo scopo di esaltare la capacità, da parte delle donne, di attraversare esperienze spiacevoli, uscendone più forti e più sagge. Questo aspetto è sicuramente l’elemento che mi ha colpito in modo particolare. Generalmente, l’esaltazione del coraggio delle donne è un tema ricorrente della narrativa più recente, però l’autrice riesce a trattarlo in modo originale e efficace perché non trascura il contributo delle figure maschili positive, personaggi che riconoscono il valore delle protagoniste e le sostengono nel loro percorso. Il loro contributo sarà tutt’altro che marginale poiché, come degli deus ex machina, si rivelano determinanti per il superamento dei problemi che le tre ragazze vivono. Questa scelta è secondo me una delle parti più riuscite perché impedisce alla narrazione di cadere in una trama ricca di stereotipi e consente di empatizzare con i personaggi della storia.

A mio parere, questo romanzo offre una trama potente, ben bilanciata nei suoi elementi e con un’impostazione narrativa equilibrata e scorrevole. I temi sono molteplici e variegati: la condizione della donna, la disabilità, la violenza contro le donne e le sue conseguenze, il fascismo, il dopoguerra, la presenza degli americani in Sicilia, l’amicizia, l’amore, la famiglia, i rapporti con l’altro sesso, la solidarietà, il desiderio di giustizia e di riscatto. Proprio per queste ragioni, ho trovato molto difficile realizzare questa recensione perché il libro è molto bello ma ha al suo interno così tanti argomenti che non ritengo opportuno prediligerne uno a scapito degli altri. Posso dire però che il quadro delineato dall’autrice è ben complesso e variegato, perché offre la possibilità di affrontare molteplici temi all’interno di una storia che inizia come la storia di un singolo e si trasforma, con lo scorrere degli eventi, in un racconto collettivo.

In conclusione, l’urlo della sirena si è rivelata essere una lettura per nulla scontata, con una trama potente e molteplici sfaccettature, incentrate su numerosi aspetti, come la condizione della donna, che conducono il lettore a riflettere su un insieme eterogeneo di argomenti che, insieme, offrono una lettura composita di una realtà complessa quale è la Palermo nel periodo compreso tra gli anni Quaranta e Settanta. Questo libro è particolarmente adatto ai lettori sensibili ai temi come la condizione della donna, perché affronta l’argomento sotto diversi punti di vista ma dato il contenuto eterogeneo è una lettura avvincente anche per chi è interessato a tematiche di tipo storico o introspettivo.

Per quanto mi riguarda, mi è piaciuto molto leggere questo libro, proprio per questa natura multiforme e per la bravura dell’autrice di costruire una trama complessa e ben calibrata.

L’urlo della sirena – Edizione cartacea
L’urlo della sirena – Edizione e-book

Trama

1943
In una Palermo devastata dai bombardamenti degli Alleati, la dodicenne Cristina, affetta da poliomielite, perde la propria casa nell’antico quartiere dell’Albergheria e con la famiglia è costretta a rifugiarsi in casa della nonna, in periferia.
Nel racconto, che segue la crescita della protagonista lungo un arco temporale che ci porta al 1970, le vicende e le violenze della Storia s’intrecciano con quelle di cui è vittima Cristina. La sua ancora di salvezza è rappresentata dalla profonda amicizia con la cugina Franca e con la ricchissima marchesina Laura Betalli, colta e femminista ante litteram.
Tra mille difficoltà, eventi bellici, letture, sorrisi, musica, paure, orrori e prime esperienze sentimentali. le tre ragazze realizzeranno le proprie aspirazioni,e Cristina riuscirà, grazie alla sua caparbietà e alla sua passione per l’arte, a trovare il riscatto umano a cui aspira. Una storia di speranza e resilienza.

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