Recensione a cura di Roberto Orsi
Dopo averci abituati alle sue avventurose storie dei precedenti romanzi, ambientati in epoche più vicine ai giorni nostri, G.L. Barone questa volta ci accompagna in un contesto storico al tempo di Gesù, agli albori della Cristianità.
Il nuovo romanzo di Barone, “Il falso Messia”, affronta un tema spinoso come quello dell’origine della religione Cristiana e l’interpretazione delle Sacre Scritture.
In chiave thriller religiosa, l’autore affronta un tema scottante come quello legato alla natura divina o umana del Figlio di Dio. Un dogma su cui generazioni di studiosi, filosofi e teologi hanno dibattuto e troppo spesso combattuto in nome di un Dio che probabilmente non lo avrebbe mai voluto.
Le vicende prendono le mosse nel 32 d.C. quando, durante i festeggiamenti per un matrimonio, tre giovani vergini vengono uccise barbaramente, squartate e smembrate a opera di ignoti. I loro organi interni vengono bruciati sul luogo del delitto come in un rito ancestrale di sacrificio caro agli dei. Una sola ragazza, incinta, viene ritrovata illesa.
L’episodio, agli occhi dei testimoni, ricorda in tutto e per tutto quanto avvenuto circa 25 anni prima: stessa dinamica, stesso tipo di atrocità perpetrate nei confronti di giovani vergini e una sola ragazza che riuscì a mettersi in salvo.
“Il sangue era ovunque, come in un mattatoio. I corpi di alcune donne, nude e smembrate, giacevano ai lati della stanza. Al centro c’era una grande voragine annerita di fuliggine. Quella scena non aveva elementi mistici, era troppo concreta, reale nella sua crudezza.”
Denunciato il fatto dal sinedrio al prefetto romano Ponzio Pilato, quest’ultimo incarica il tribuno Attico Valerio Servilio di scoprire la verità dietro a queste macabre uccisioni. Il tribuno, aiutato dal servo fedele Demetrios, che lo ha seguito in Medio Oriente dopo aver lasciato la città di Pompei, si mette sulle tracce degli assassini interrogando l’unica ragazza sopravvissuta: Semele.
La giovane pronuncia un nome misterioso su cui si indirizzano i sospetti fin da subito: Gavri’El.
“Ha fatto spogliare solo le mie sorelle, a me ha chiesto solo di coprirmi i capelli. Non avrebbe permesso che mi facessero male”.
L’indagine immediatamente lascia presagire una certa difficoltà nel districare la matassa. Taluni indizi portano su una pista che di umano sembra avere poco. Chi sono i Figli di Dio? Davvero esistono donne che hanno dato luce a una nuova vita senza aver mai incontrato un uomo carnalmente?
Chi erano i Malakim nominati nel Vecchio Testamento? Queste creature dal nome misterioso vengono indicati in diversi modi nelle varie traduzioni che si sono succedute nei secoli: angeli, ambasciatori, messaggeri, inviati.
Messaggeri da parte di chi? E di quale messaggio? Angeli nel verso senso della parola? Entità spirituali o esseri in carne e ossa?
“La sua razionalità era determinante. Non c’erano fatti inspiegabili, leggende a cui credere, c’erano solo uomini buoni o cattivi. Solo pedine da spostare e saper organizzare.”
Lo studio delle Sacre Scritture, la Bibbia e il Vecchio Testamento su tutti, lascia spazio a varie interpretazioni. È il racconto di vicende perse nei secoli, trasmissioni del sapere che si perdono nella notte dei tempi e con il passare degli anni si sono modificate e rinnovate. Campo molto controverso quello delle religioni, soprattutto nel periodo affrontato da G.L. Barone, quando popoli di diversa estrazione ed etnia combattevano per la supremazia sul territorio.
L’Impero Romano, ormai forte del proprio dominio sui tanti territori d’Europa e in Medio Oriente, ha incontrato, ha influenzato e ha ricevuto contaminazioni da varie dottrine religiose, tradizioni, usi e costumi che hanno reso sempre più complesso distinguerne i contorni.
La storia del cristianesimo, come quella di tutte le religioni, è ricca di episodi tramandati, di interpretazioni più o meno letterali o spirituali.
“Tutti i popoli che noi romani abbiamo soggiogato, hanno accetto gli Dei dei conquistatori. I nostri Dei. Non gli ebrei, però, che sono rimasti fedeli al loro Signore Yahweh e aspettano un messia Salvatore”.
Barone è abile nel proporre la lettura delle Sacre Scritture inserendola in un contesto narrativo fluido, veloce, dal ritmo importante come un thriller deve essere. Con l’espediente delle indagini, l’autore ci restituisce il racconto degli ultimi mesi di vita di Gesù, così come le conosciamo dal racconto degli evangelisti, ma inserisce un’interpretazione originale affidandosi a quelli che sono i significati delle parole. I significati letterari.
“La paura di un nuovo messia pronto a rimescolare il potere, era ormai diventata una consuetudine in quelle terre soprattutto per chi aveva qualcosa da perdere.”
La narrazione è quella a cui Barone ci ha abituati con le precedenti pubblicazioni. Capitoli brevi, diretti, incisivi, con diversi colpi di scena. Una scrittura fluida e mai troppo descrittiva per lasciare spazio ai dialoghi e all’azione.
“Il falso messia” è un thriller storico che esula dalla mera vicenda macabra delle uccisioni delle vergini. Nel corso della lettura si avvicina agli eventi che conosciamo legati agli insegnamenti e le tesi del Cristo, fino al sacrificio per tutti gli uomini. Il merito di G.L. Barone è quello di aver voluto indirizzare un tema scottante, in un modo particolare. Un thriller storico non ha (o non dovrebbe avere) velleità di saggistica o di insegnamento ma può dare una chiave di lettura che finisce per sorprendere il lettore.
Trama
Gerusalemme 32 d.C. Nell’ultimo giorno della festa dei Tabernacoli alcuni uomini armati di bastone irrompono a un ricevimento nuziale: tre vergini, tra cui la sposa, vengono squartate e uccise mentre una quarta ragazza resta miracolosamente illesa. È questo il racconto che il Sinedrio sottopone al prefetto romano Ponzio Pilato. Prove inconfutabili inducono il Sommo sacerdote Caifa a ritenere che gli assassini possano essere legionari, ma se così fosse i ribelli zeloti che aizzano le folle, avrebbero motivo per una nuova ribellione contro Roma. Pilato, che l’imperatore Tiberio ha incaricato di sedare le rivolte in Giudea, non può permettersi nuovi disordini, così affida al giovane tribuno Attico Valerio Servilio il compito di scoprire la verità. L’ufficiale sa bene di essere in una posizione estremamente scomoda, che si complica ulteriormente quando scopre che la ragazza sopravvissuta è incinta e che, si dice, sia inspiegabilmente vergine. Chi è il fantomatico legionario Gavri’el, che un testimone ha riconosciuto sul luogo del delitto e perché il Sommo sacerdote sembra addirittura volerlo proteggere? Per scoprirlo, Attico, aiutato nell’indagine dallo schiavo Demetrios e dal centurione Cassio Longino, sarà costretto a spingersi fino a Betlemme, dove, anni prima, un’altra ragazza di nome Maria pare avesse partorito pur essendo vergine.