recensioni Saggistica

Manfredi di Svevia – Paolo Grillo

Recensione  a cura di Maria Rita Truglio

“Biondo era e bello e di gentile aspetto” ricorda Dante nel terzo canto del Purgatorio. Lui e Virgilio sono giunti sulla spiaggia dell’Antipurgatorio e mentre cercano una via per poter salire l’alta montagna, Dante viene distratto da un gruppo di anime a cui decide di chiedere informazioni. Uno dei defunti si stacca dal gruppo e raggiunge i due chiedendo se non si fossero conosciuti nel mondo terreno.

Da qui comincia la descrizione che tanto rese famoso Manfredi, idealizzandolo. Quando le fonti giunte a noi sono esigue, quello dello stereotipare un personaggio storico può essere un rischio a cui si va incontro, vuoi per gusto politico o ideologico, per citare, a buon ragione, l’autore Paolo Grillo.

Come accadde al padre Federico II di Svevia, anche Manfredi si trovò tra due fuochi: da un lato i Ghibellini, detrattori della Chiesa, dall’altro i Guelfi che sotto i dettami ecclesiastici ci volevano vivere. Anche la sua vita quindi è pervenuta a noi senza vie di mezzo. Conosciamo il Manfredi, eroe ghibellino, visto quasi come un martire della cupidigia papale, e il Manfredi ereditario della natura maligna del padre. È pensiero comune che tutto stia negli occhi di chi guarda, ma in casi come questo, mi verrebbe da dire, nella mano di chi scrive. Perchè anche i cronisti del tempo giocarono un ruolo fondamentale.

Basti pensare a Saba Malaspina, filopapista, o a Pseudo-Jamsilla appartenente alle fila sveve. Ci sono buone possibilità che i loro punti di vista fossero influenzati dalla fedeltà al proprio signore. Non è nemmeno da escludere che fossero proprio questi ultimi a dettarne, a volte, le parole; bisognava portare acqua al proprio mulino, no?  Probabilmente agli occhi di molti Manfredi rimase sempre il figlio illegittimo di Federico II e non potendo contare sul plauso allora concesso dal nascere nel sacramento del matrimonio, tenne molto a costruirsi un’immagine degna, anche attraverso l’arte.

Ecco, l’autore di questo libro pone l’attenzione proprio su questo, andando ad analizzare le informazioni a noi pervenute e cercando di distaccare la figura di Manfredi dall’uno o l’altro pensiero, provando a donare la multiformità che gli spetta.

“Altrettanto scorretto, inoltre, sarebbe limitarsi a scegliere fra queste molteplici immagini quella che meglio corrisponde ai nostri pregiudizi politici, ideologici o semplicemente sentimentali e proporla come quella reale”

Avremo di fronte un essere umano dalle varie sfaccettature come è giusto che sia. Sfumature che cambiano con l’età, il contesto storico e con l’occhio di chi osserva, naturalmente. Manfredi cominciò a governare il Regno di Sicilia, appena diciottenne, alla morte del padre, facendo le veci del fratello Corrado, l’erede legittimo. Anche questo fu motivo di speculazione da parte di molti.

Credevano infatti, fosse nell’interesse del reggente divenire Re. Ma per la sorpresa di tutti, ciò non accadde (non subito almeno e per cause naturali, se così possiamo chiamarle) perché all’arrivo di Corrado nel meridione d’Italia, i due, almeno in apparenza, mantennero rapporti civili e Manfredi si fece da parte. Inutile dire che alla morte di Corrado (probabilmente malaria) molti cominciarono a tessere trame che davano come mandante del decesso lo stesso Manfredi (cosa che accadde anche alla morte del padre). Se la maggior parte dei cronisti si limitò a darne solo la notizia, altri come il sopraccitato Saba Malaspina, racconta l’episodio come una vera e propria scena del crimine. Una storia che divenne la preferita di Chiesa, Guelfi e Angioini.

“[…] accusava il principe di aver fatto uccidere Corrado corrompendone il medico personale perché gli somministrasse un farmaco trattato con polvere di diamante”

Stessa cosa accadde quando l’eredità del Regno di Sicilia passò a Corradino, figlio di Corrado IV. Essendo troppo piccolo per poter governare e vivendo in Germania, la reggenza passò ancora nelle mani di Manfredi che fece di tutto per ristabilire l’ordine. Anche queste azioni vennero viste come atte a cercare di usurpare il trono al nipote. La Chiesa e gli stessi parenti di Manfredi, quelli più vicini a Corradino, non avevano alcun dubbio.

L’incoronazione a Re di Sicilia fu una “conseguenza” voluta?  Dopo aver passato anni a cercare di riportare il Regno ai vecchi fasti e a sedare i ribelli, Manfredi si sentì in diritto di avere la corona di Sicilia? Secondo Malaspina, Manfredi fece spargere la voce della morte di Corradino, mentre secondo le fila sveve, furono le forti richieste da parte dei nobili del Regno a far accettare al Principe la Corona. Comunque stiano le cose, nell’agosto 1258 venne incoronato Re di Sicilia nella Cattedrale di Palermo.

Nell’ultimo capitolo lo scrittore sottolinea che inevitabilmente, questa è una biografia politica, proprio per  l’immagine che ci restituiscono le fonti. Penso anche sia quasi impossibile non collegare la figura di un Re, tutt’oggi, a sotterfugi politici in un periodo in cui persino i matrimoni ne erano collegati. Quello che fa la differenza è l’aver distaccato Manfredi da alcuni suoi profili più noti come quello antipapale, per citarne uno, districandone le fila.

Ciò ha dato decisamente un gusto diverso alla lettura. L’immagine quasi romanzata che molto spesso accompagna sia lui che il padre, ha lasciato il posto al Manfredi figlio, al Manfredi principe, Re, Usurpatore, Ghibellino. Caratteristiche studiate e analizzate fin dove possibile, slegate completamente da “suggestioni letterarie”. Quel tipo di suggestione, ad esempio, che è presenta nella biografia di Federico II scritta da Kantorowicz  che tanto colora le gesta dell’Imperatore, mostrando neanche tanto velatamente la sua ammirazione verso questa figura. In contrapposizione a questo autore tedesco, fa capolino la biografia di David Abulafia: praticamente tutto l’opposto.

La figura di Federico è vista dal lato più oggettivo e si abbandona quell’atmosfera quasi fiabesca che invece impregna quella di Kantorowicz . Ecco, per dare un’idea sommaria di ciò che Paolo Grillo ha costruito su Manfredi, potrei dire che la scia sia quella dell’Abulafia. Ma sarebbe riduttivo. Sicuramente in comune, la ricerca della verità storica la fa da padrone, ma in questo scritto l’autore è andato oltre. Analizzando punto per punto ogni passo e caratteristica del Principe ha dato vita ad un excursus personale ricco di nozioni storiche, con un quadro dell’epoca decisamente esauriente, rendendolo uno dei libri più ricco di contenuti che abbia letto su Manfredi. Un lavoro non facile considerando l’esigua documentazione contaminata da opinioni discordanti, anch’esse messe sotto esame.

“Forse è per questo che il Manfredi dolente, ma pacificato, descrittoci da Dante conserva un fascino radicato nei secoli: poter ridurre a piena coerenza il volto umano e i sentimenti di una figura così lontana è però privilegio dell’immaginazione poetica, non della ricostruzione storica.”

Una figura quella di Manfredi che ha sicuramente vissuto più vite nei secoli a venire. Vite suggestionate dal tempo, rilette a proprio piacimento ma tutte legate da un comune denominatore: la volontà e la pretesa di riavere il regno che fu del padre. Il Manfredi guerriero lega a se tutti gli altri aspetti che Paolo Grillo ha religiosamente slegato uno a uno. Sciolti i nodi  la chiave di lettura è servita.   

Editore : ‎Salerno (20 gennaio 2022)
Lingua : ‎Italiana
Copertina flessibile : ‎280 pagine
ISBN-10 : ‎8869736407
ISBN-13 : ‎978-8869736407
Link d’acquisto cartaceo: Manfredi di Svevia
Link d’acquisto e-book: Manfredi di Svevia

Trama

Di Manfredi di Svevia si ricorda soprattutto il celebre ritratto tracciato da Dante nel Purgatorio (“biondo era, bello e di gentile aspetto”), mentre la sua esperienza quale re di Sicilia (1258-1266) è da molti considerata una semplice appendice minore del grande regno del padre, Federico II. Schiacciato fra il poeta e l’imperatore, Manfredi è stato spesso ridotto a un’immaginetta oleografica, ritratto come il bel giovane morto troppo presto e vittima di una sorte ingiusta e delle trame dei papi e di Carlo d’Angiò. In tal modo, però, non si rende giustizia a una figura ben più complessa e sfaccettata, in grado di scalare il trono partendo dalla posizione di figlio illegittimo e di giungere, per qualche anno, a essere uno dei sovrani più potenti del Mediterraneo. Questo libro vuole ricostruire i molti volti di un uomo che fu amante della filosofia e della musica e spietato persecutore dei propri nemici, protagonista di un’ascesa conquistata con abilità e cinismo e abilissimo promotore della propria immagine, custode del ricordo della grandezza paterna e complice degli abusi degli zii materni. Comunque, uno dei grandi protagonisti della vita europea del Duecento.

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