Letture condivise

Lettura condivisa di Novembre – I commenti a “Il rospo e la badessa” di Roberto Tiraboschi

La lettura condivisa di novembre si è appena conclusa, i lettori partecipanti sono rimasti tutti molto soddisfatti e, ancora caldi, vi lasciamo ai loro commenti a “Il rospo e la badessa”, l’ultimo thriller storico di Roberto Tiraboschi.

Alfio Virzì
Uno dei pochi libri che mi ha tenuto incollato alla poltrona. Trama ben congeniata, thriller avvincente con continui colpi di scena, affascinante spaccato storico-culturale della Venezia medievale, personaggi di grande personalità e spessore. Il migliore tra i 4 gialli veneziani di Tiraboschi…spero tanto in una seconda puntata.

Valentina Ferrari
Noir storico, ambientato a Venezia nell’anno 1172, quando la città che conosciamo oggi non esisteva ancora. Protagonista è la giovane (e non nobile) badessa del monastero di San Lorenzo, Sicara Caroso, personaggio storico, cui vengono applicati dallo scrittore dei risvolti romanzeschi: la monaca si trova infatti a svolgere un’indagine per svelare il mistero che ruota attorno alla morte di una consorella del monastero di San Giacomo in Paludo, la cui scomparsa tutti attribuiscono all’azione del demonio, simboleggiato dal rospo del titolo. Ad intrecciarsi a questo filone narrativo ne troviamo altri, che rendono a mio avviso dinamico e coinvolgente l’intreccio: l’uccisione del doge Michiel e l’incertezza in merito al suo successore e alle modalità della sua elezione, la peste diffusa in città e le agitazioni sociali che ne derivano, i giochi di potere tra le varie famiglie nobili della città (i Gradenigo, gli Ziani, i Mastropiero …), l’ambigua figura (anch’essa storica) dell’ambizioso e innamorato architetto Barattiero. Ho trovato davvero ben alternate e intrecciate queste tante piste narrative, così come mi ha colpita la figura della protagonista, donna di grande modernità e dalle molte sfaccettature, unica a dubitare che dietro alla morte di Persede ci fosse davvero il demonio. In conclusione, la lettura mi è sembrata davvero piacevole, ma anche istruttiva, perché mi ha permesso di conoscere un contesto storico-sociale che non avevo mai approfondito né incontrato nelle mie letture precedenti. Spero di poter ritrovare la protagonista di questo romanzo nei lavori futuri dell’autore. Grazie quindi a lui, a Roberto Orsi e a tutti i lettori di Tsd con cui ho condiviso l’incontro con questo bel romanzo.

Laura Pitzalis
La prima cosa di questo libro che mi ha catturato è il titolo, “Il rospo e la badessa”, incuriosendomi sul fatto che legame potesse esserci tra un rospo e una religiosa, tra oscuro e ieratico, tra profano e sacro.
Poi, man mano che leggevo, sono stata piacevolmente impressionata dallo stile narrativo di Roberto Tiraboschi: la sua scrittura vivace intercalata da termini aulici che, badate bene, non spezzano la fluidità della lettura ma impreziosiscono la narrazione come delle perle in un tessuto, mi ha entusiasmato parecchio.
Bravissimo nella descrizione minuziosa del periodo storico e geografico, dei luoghi e delle atmosfere di una Venezia quasi inedita, lontana dalla raffigurazione classica dell’immaginario collettivo, dove fango, paludi, acque putride la fanno da padrone; dove la sporcizia, la povertà delle catapecchie contrasta con la ricchezza, i colori dei palazzi signorili. Ma, nonostante ciò, sempre bellissima e misteriosa nella sua classicità. Ed è qui che si rende palese il Tiraboschi grande documentarista dai pertinenti quadri storici e il suo grande amore per Venezia.
Numerose le percezioni sensoriali, soprattutto quella olfattiva: sentiamo distintamente i tanfi, gli afrori dei cadaveri in putrefazione, delle acque mefitiche. Avvertiamo distintamente l’atmosfera di paura, di sospetto, di pericolo ma anche di riscatto, d’intraprendenza, di giustizia in una società medievale, dove tutto quello di mostruoso che capita ha un’unica spiegazione nell’opera del demonio, incarnato nel romanzo dal rospo, che nella simbologia cristiana rappresenta la lussuria, la morte.
Sono rimasta incantata dai personaggi femminili, soprattutto da Sicara che Tiraboschi ha descritto in modo ricercato e preciso soprattutto nel suo essere introspettivo: determinata nel far valere la sua dignità di donna, nella voglia di riscattarsi in una società maschilista, nella lotta contro il potere, decisa a scoprire la verità sulla morte oscura di una giovane monaca. Ma anche una donna fragile, tormentata da stimoli emotivi e sessuali, che lotta per domare i propri sentimenti, che fa riflettere con i suoi dubbi: ma esiste un amore giusto e un amore sbagliato?
Sicuramente un romanzo da leggere.

Daniele Chiari
Un romanzo storico di piacevolissima lettura, con una trama avvincente e nello stesso tempo ricca di spunti, stimoli e inviti ad approfondire eventi storici, costumi, biografie di personaggi poco conosciuti.
Ambientazione storica molto accurata, con descrizioni dettagliate e precise.
Divertenti e di grande effetto i paragoni utilizzati per descrivere le sensazioni olfattive, come quella dell’alito di un cinghiale in agonia…
Grande Tiraboschi, promosso a pieni voti,​ al più presto altre letture.

Daniela Castagnino
Il romanzo è scritto molto bene ed ha un ritmo incalzante che fa crescere l’interesse con il passare delle pagine. La storia è ambientata a Venezia nel 1172, in una città molto diversa dalla Serenissima che conosciamo oggi, si tratta di una città in tumulto e flagellata da un’epidemia. La narrazione riesce con le descrizioni, a volte crude e molto realistiche, ad immergere il lettore tra le calli con minuzia di particolari e dettagli.
Mi è molto piaciuto il personaggio di Sicara, la badessa alla ricerca della verità sulla morte della giovane monaca ma anche della verità dentro sé stessa.
La lettura mi ha appassionato ed il finale inaspettato mi ha sorpresa. Spero ci sia un seguito che leggerò sicuramente.

Martina Sartor
La strada verso l’illuminazione è contorta e faticosa, talvolta procura cocenti delusioni. Il labirinto è oscuro e complesso. Il percorso dell’esistenza non è una linea retta costellata di prove, di alti e bassi. Al contrario, è pieno di circonvoluzioni, di passi falsi, di entusiasmi e sconfitte. Un modo diverso di avvicinarsi alla verità.”
Un libro che è un giallo (abbiamo un morto sospetto, anzi due), ma anche la storia della poco conosciuta Venezia medievale, prima dei grandi splendori della Serenissima. Ma è anche un viaggio introspettivo nell’animo di personaggi complessi e a tutto tondo, ispirati da figure reali (nel 1772 il nome della badessa di San Lorenzo era davvero Sicara Caroso) o comunque realmente esistiti (Nicolò Barattiero, i vari dogi…).
Tiraboschi, con la sua scrittura limpida ma anche ricercata (penso al termine “pregna” che ricorre spesso nel libro), ci immerge in un mondo affascinante, tutto da scoprire: com’era Piazza San Marco prima di avere l’aspetto attuale, chi e perché le diede questo splendore, com’era la laguna con le sue isole e isolotti. Tiraboschi usa i nomi propri dei luoghi dell’epoca: il fiume Brenta è Medoacus e il Piave Plavis. Murano è Amurianum. A tal proposito mi sarebbe piaciuto avere una cartina della Venezia dell’epoca da confrontare con quella attuale: alcune isole sono ora addirittura scomparse.
Il lato “giallo” della storia è intrigante perché ci propone il caso della morte della monaca Persede: morta indemoniata o uccisa da mano umana? Anche alla fine l’autore ci lascia un elemento misterioso, inspiegato e inspiegabile, che rende il tutto ancor più intrigante.

Donatella Palli
Questo è un libro che ti strega. Ti coinvolge e non ti lascia più libero. Anche se non lo stai leggendo continui a pensarti a Venezia nel medioevo con tutti i protagonisti della storia.
Molto abile Tiraboschi nel coinvolgere il lettore attraverso tutti i sensi: sentiamo gli odori, vediamo la natura, il fango, le acque limacciose di Venezia, i disgraziati, i derelitti, i malati.
E poi ci sono i personaggi: la badessa Sicara, l’architetto Barattiero, i dogi, e gli intrighi. Insomma, è un mondo così completo da sentirlo reale e per ottenere questo effetto l’autore ci regala una prosa scorrevole e accattivante ricca ma non pedante. Che volere di più?

Sonia Brindisi
Storico ambientato a Venezia nell’anno 1172 con protagonista una giovane badessa del monastero di San Lorenzo, Sicara che si trova infatti a svolgere un’indagine per svelare un mistero. Titolo intrigante e lettura scorrevole, trama non monotona. Una monaca del monastero, infatti, muore e mentre tutti attribuiscono l’azione al demonio che è simboleggiato dal rospo l’indagine porta a ben altre scoperte con un finale non scontato.

Maria Bellus
Un romanzo che cominci e ti tiene legato fino alla fine. Siamo in una Venezia del 1172 sconvolta dalla peste e dalle sommosse popolari, dopo l’uccisione del Doge. L’atmosfera è oscura le descrizioni dei personaggi, degli ambienti sono accurate l’autore ti fa vivere la decadenza, il grande momento di difficoltà in cui sta precipitando Venezia. La protagonista è Sicara un madre badessa che suo malgrado, deve indagare sulla morte di una monaca, appartenente ad una ricca famiglia veneziana, trovata cadavere in fondo ad un pozzo. La tesi è che si sia tolta la vita posseduta dal diavolo. Sicara dubita fortemente di questo e va alla ricerca della verità. Una lotta tra il bene, il male e interessi nascosti un finale assolutamente non scontato! Molto bello speriamo in altre avventure di Sicara.

Costanza Marzucchi
Il rospo e la badessa” è una lettura non convenzionale che offre un ritratto inedito su Venezia, qui rappresentata come una città in crisi politica, ben lontana dalle immagini placide e apparentemente statiche che ci offre la tradizione. In questo luogo, dove le lotte di potere si manifestano dentro e fuori le mura dei palazzi, dove le epidemie colpiscono la popolazione fomentando gli animi desiderosi solo di pace e stabilità, si muove Sicara, una badessa piena di dubbi, d’incertezze, dolorosamente umana nella sua spasmodica ricerca di una verità spesso scomoda. Questa religiosa si troverà a dover indagare su una morte sospetta, finendo invischiata nelle diatribe tra le grandi famiglie patrizie. La ricerca della verità entrerà in conflitto con gli interessi politici, di casato e con quei capitoli irrisolti della propria vita che neppure la protagonista pensava di avere. È un libro dove l’irrazionale va a braccetto con verità inaccettabili, che finiranno con emergere, pretendendo un conto salato. La verità uscirà allo scoperto, forse, ma a quale prezzo?

Alessandra Ottaviano
Una Venezia dalle atmosfere cupe e mefitiche fa da sfondo alla vicenda: la flotta veneziana è stata sconfitta a Costantinopoli dall’imperatore Comneno, l’esercito è stato colpito dalla peste, il morbo dilaga così nella laguna, fame e miseria la fanno da padrone, il Doge Michiel viene brutalmente assassinato da mano ignota, scatenando lotte interne tra le potenti famiglie veneziane che si contendono il soglio dogale. In questo pandemonio viene ripescato in un pozzo il cadavere di una giovane monaca indemoniata, nella cui bocca viene ritrovato un rospo, considerato un simbolo del demonio.
Ad indagare su questo terrifico fatto viene chiamata la giovane badessa Sicara Caroso, donna caparbia, esperta erborista e in cerca della verità a tutti i costi e per questo si ritroverà coinvolta in intrighi, bugie, falsità e lotte politiche tra le nobili famiglie veneziane.

È troppo facile accusare il demonio di ogni colpa … Ho perso la ragione, il discernimento, la pace dell’anima.

Sicara è un personaggio che ho amato molto, che è combattuta dai suoi tormenti interiori personali ma prende a cuore il caso della giovane Persede e non può permettere che un errore di giudizio, la lasci seppellita in terra sconsacrata, in un certo qual modo sono vicine le due donne perché vivono il peso di non avere una propria libertà di amare.
Un thriller storico dalle tinte noir, sapientemente imbastito, il lettore viene catturato dal brillante intreccio e dalle vivide descrizioni dell’autore che ci conduce tra le pieghe di una Venezia antica e decadente. È fuor di dubbio che il personaggio di Sicara mia ha conquistata e voglio assolutamente leggere altri romanzi con lei protagonista.

Raffaellina Di Palma
1172: Venezia è una città molto diversa da quella che conosciamo oggi. Ancora priva di piazza San Marco, dei ponti più famosi e di molti palazzi che sono stati costruiti nei secoli successivi. Quando leggo un romanzo, storico e non, mi immedesimo nella storia per assorbire le sensazioni e le emozioni dei personaggi che ne fanno parte. Non si fa fatica a entrare nel clima de “Il Rospo e la Badessa”: sarà perché Venezia anzi, Venetia, è una città molto amata che assorbe, immancabilmente, con il suo fascino, sarà che immergersi nei secoli passati è sempre seducente e coinvolgente. In questo romanzo, Roberto Tiraboschi, da scrittore esperto, mette la sua capacità nel bilanciare la parte storica con lo sviluppo dei fatti, facendone un autentico thriller. Con l’assassinio del doge, Vitale II Michiel, cosa non insolita per l’epoca, ma sempre sconvolgente e mentre la peste sta decimando la popolazione una giovane monaca, Persede Gardenigo, viene trovata cadavere in fondo a un pozzo con un rospo in gola. Il rospo: una delle sette piaghe inviate da Dio sull’Egitto, rappresenta, nella simbologia cristiana, la morte, la lussuria, l’incarnazione del demonio. Il rospo diventa protagonista del romanzo proprio per questa sua simbologia. Ci troviamo di fronte a una storia molto ben ambientata in una Venezia impoverita e fétida: si viene catapultati in quell’epoca con la curiosità di sapere; di tuffarsi in quella verità ben celata come se fosse una sorta di gelosa, privata ritrosia. Bello l’intreccio del potere temporale e spirituale che si intesse nella trama tra le figure di Sicara Caroso, badessa di San Lorenzo e Sebastiano Ziani, uno degli uomini più ricchi della città. Con la morte della giovane Persede, dichiarata deceduta ad opera del demonio, verranno alla luce gli intrighi che si nascondono negli antichi palazzi e nelle strette calli. Una bruma che avviluppa Venezia e i suoi cittadini che arrivando dalle profondità fa emergere i loro sentimenti più nascosti. Così Nicolò Barattiero si scopre più padre che innamorato e Sicara Caroso scopre la parte più carnale di se che si sovrappone a quella spirituale. In questa accurata ricerca l’autore riesce a fare una scelta attenta di ogni termine entrando così nella psicologia dei personaggi, facendo quasi una cronaca dei loro errori e delle loro debolezze. Un mix di storia, di inganni e tradimenti in cui Venezia viene “piagata” non dalla peste, ma dall’ambizione e dal potere.

Roberto  Orsi
Roberto Tiraboschi ci porta nuovamente alle origini della città di Venezia. Dopo la trilogia con protagonista lo scriba Edgardo, ambientata nella prima metà del XII secolo, l’autore avvia una nuova storia enigmatica e affascinante agli albori della Serenissima.
È il 1172 e Venezia attraversa un periodo turbolento. La spedizione della flotta veneziana a Costantinopoli è stata un fallimento e in città scoppia la rivolta contro le istituzioni. A farne le spese è il Doge Vitale II Michiel assassinato da mani ignote. Scatta la lotta per la successione al ruolo dogale, di guida della città. Le famiglie più in vista di Venezia, tra cui i Gradenigo, i Mastropiero, gli Ziani, alimentano una discussione annosa sulla scelta del successore. Viene messa in discussione la stessa metodologia di elezione, avviando un confronto sempre attuale su una elezione diretta del popolo o la formazione di un consiglio di Elettori che possano accordarsi sul nome più indicato.
La vicenda sociopolitica si affianca al giallo storico più nudo e crudo. Una giovane monaca, Persede Gradenigo, apparentemente posseduta dal demonio, viene ritrovata senza vita in fondo al pozzo del monastero di San Giacomo in Paludo. A indagare sarà Sicara Caroso, badessa del monastero di San Lorenzo, la quale, come spesso accade in questi casi, non dà ascolto alle credenze popolari ed è decisa ad andare a fondo nella questione.
Un romanzo che, grazie alla grande capacità di scrittura dell’autore, restituisce una Venezia che ancora non ha raggiunto i fasti della Repubblica Serenissima che abbiamo imparato a conoscere. È una città che si sta formando, Piazza San Marco non è quella che siamo abituati a vedere e a percorrere. Termini desueti intercalati a una fluida scrittura e un ritmo incalzante rendono il libro una garanzia del romanzo storico, confermando ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la grande capacità evocativa di Roberto Tiraboschi.
La ragion veduta che si scontra con le credenze popolari e la superstizione. La lucidità di Sicara Caroso accompagna il lettore in una situazione ingarbugliata alla scoperta di segreti e intrighi che nella Storia di Venezia assumono un fascino particolare.

Eliana Corrado
Venezia e la sua Storia hanno da sempre un fascino particolare; se poi a raccontarle c’è la penna di un bravo romanziere come Tiraboschi, allora quella fascinazione è all’apice.
“Il rospo e la badessa” è molto più di un romanzo storico sulla Venezia del Medioevo; è molto più di un semplice noir/giallo storico atipico; è l’esatto mix di queste due cose insieme. C’è la Storia, quella di una Venezia che si trova a dover scegliere, forse “inventare”, un nuovo modo di eleggere il Doge (quello in carica è stato appena ucciso), una Venezia in cui i nobili, i potenti, quelli che contano, giocano a impossessarsi del potere, fanno alleanze, spostano pedine, anche se queste, molto spesso, sono esseri umani, innocenti, cui nulla sarebbe importato di quel potere, anzi.
È la Venezia fetida e putrida, come fetidi e putridi sono le macchinazioni degli esseri umani; ristagnante come l’aria di una laguna nella quale di una badessa molto più laica nei sentimenti di quanto potremmo immaginare, e di quanto siamo abituati a leggere (e finalmente, direi!).
È la Venezia di superstizioni e diaboliche cui Tiraboschi, in modo notevole, toglie quel velo di mostruosamente fantasioso e orrorifico e gli restituisce la realtà della cosa: una fede nel male per non accettare che la realtà e l’uomo sono peggiori.
È la Venezia, e la Storia, degli enigmi che solo la mente umana, e non la fede o un potere sovrannaturale, può dipanare, anche se la verità a volte è più difficile da accettare.
È il libro dei personaggi, Sicara in primis, che si muovono perfettamente calati nel tempo e nel luogo; è un libro di immagini, di parole, di odori, del “voi lettori siete qui, ora” un libro cinematografico da vivere, da assaporare, da respirare, da consigliare!

Maria Marques
Anno domini 1172.In una Venezia lontana da quella che conosciamo, fiaccata dalla pestilenza, dove il doge è stato appena ucciso in un tumulto e le grandi famiglie nobili sono pronte a darsi battaglia con le unghie e con i denti per far sì che il successore sia scelto tra i propri membri, Sicara Caroso, badessa del convento di San Lorenzo, viene chiamata a prestare soccorso a una giovane e nobile monaca, Persede Gradenigo, indemoniata. Dopo alcuni giorni, aver eseguito la formula per scacciare il maligno, la monaca viene trovata senza vita, suicida in fondo al pozzo e nella sua gola, viene rinvenuto un rospo. Da questo momento comincia l’attività investigativa della badessa che persevera nella sua determinazione non solo di dimostrare l’omicidio della giovane Persede e anche il suo diritto di venire sepolta in terreno consacrato. Un giallo storico molto gradevole, con numerosi colpi di scena che tengono desta l’attenzione del lettore senza riuscire, almeno nel mio caso, a svelare nulla. Tiraboschi regala al lettore una Venezia inconsueta come l’investigatrice che ne percorre le piazze o che si avventura sulle isole. Sicara e Venezia, la prima avvenente che mortifica i doni che le sono stati offerti dalla natura e la seconda che è un embrione della bellezza che acquisirà successivamente. Due antipodi che si avvicinano, si cercano, si compenetrano l’una nell’altra, anime inquiete che vivono sopra la stessa laguna. Investigare e scoprire anche se stessi e i più reconditi segreti dell’animo, in un crescendo di rivelazioni che condurranno alla soluzione finale.

Patrizia Martellini
Prima di questo romanzo io avevo già letto la Trilogia dedicata dall’Autore a Venezia, ed in particolare già nel primo libro “La pietra per gli occhi. Venetia 1106 d.C” avevo apprezzato la descrizione di questo luogo fatto da isole e barene, che le maree alternativamente sommergevano e mostravano. C’erano poi isole, indicate con nomi differenti dagli attuali, alcune ora sommerse come Metamaucco, posta all’altezza del Lido; anche i Sestieri erano diversi dagli attuali, e il tutto costituiva da un luogo selvaggio, ben diverso dalla Venezia che tutti conosciamo! Personaggi come Edgardo, Kallis e Magister Abella si muovevano in questo luogo arcano. Ovviamente molte cose sono cambiate in questo nuovo libro, essendo passati 50 anni. La Badessa è un personaggio di grande spessore, una donna forte ed indipendente, cresciuta alla Scuola di Ildegarda di Bingen, si destreggia bene nelle indagini e nelle autopsie post mortem. Ben delineato anche il personaggio della giovane novizia.Il romanzo descrive inoltre l’evoluzione di Piazza San Marco da un semplice prato alla meraviglia che tutti conosciamo, introducendo anche personaggi realmente esistiti come l’architetto Niccolò Barattiero. Importante è stata la possibilità di confronto con l’Autore, che ha chiarito molti nostri dubbi. Devo quindi a Roberto Tiraboschi le mie fantastiche escursioni alle Isole della Laguna durante il mio recente viaggio a Venezia. Ancora complimenti a Roberto Tiraboschi.

Luigia Amico
In una Venezia sferzata dalla peste e dalle lotte di potere tra le famiglie più influenti della città, la badessa Sicara Caruso si muove con lucidità in un’indagine intricata e di non facile risoluzione. È un romanzo che regala al lettore pagine intrise di descrizioni dettagliate e vivide, il contesto storico è ben tratteggiato e ben rende l’idea della condizione sociopolitica della città medievale. Tra i vari personaggi che animano le scene quello di Sicara è sicuramente il più riuscito, donna scaltra e intelligente si trova ad esaminare indizi labili e confusi riuscendo a risalire al bandolo della matassa non senza difficoltà.Un romanzo storico che mi sento di consigliare, dove realtà e fantasia sono amalgamati con grande capacità e conoscenza.

Editore: ‎ E/O (1 settembre 2021)
Copertina flessibile: ‎ 299 pagine
ISBN-13: ‎ 978-8833573717
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Trama
Venezia, maggio 1172. La città è in fiamme, devastata da una sommossa scoppiata dopo la sconfitta della flotta veneta nei pressi di Costantinopoli. Il doge Vitale II Michiel viene assassinato dai rivoltosi sul sagrato della chiesa di San Zaccaria. Di cento galee inviate in oriente ne sono tornate solo diciassette. E con i superstiti è sbarcata anche un’epidemia di peste. La prima di cui si ha notizia nella storia di Venezia. Il compito più urgente è scegliere un nuovo Doge. Intorno a questa nomina si scatenano gli appetiti di tutta la nobiltà veneziana. Sicara Caroso, badessa del monastero di San Lorenzo, donna dalla bellezza inquietante, quando scoppia la rivolta sta recandosi a San Giacomo in Paludo, un convento sperduto nella laguna. Una giovane monaca indemoniata, Persede Gradenigo, figlia di uno dei nobili più in vista della città, è stata trovata affogata in fondo a un pozzo. Le consorelle sostengono che si è tolta la vita, spinta dal demonio che la possedeva. La badessa è piena di dubbi. Ha inizio così un lungo e tortuoso percorso alla ricerca della verità. Negli stessi giorni Venezia si trova davanti a una svolta politica, uno scontro tra “populismo” e “democrazia” ancora oggi attuale. Molti membri del Consiglio spingono per un cambiamento radicale del metodo elettivo del Doge: non più affidato alla proclamazione diretta del popolo, ma scelto da pochi prescelti, selezionati tra i rappresentanti dei cittadini. Un cambiamento epocale che può determinare il futuro della città.


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