recensioni Saggistica

Come Roma insegna – Valerio Massimo e Fabio Manfredi

Recensione a cura di Maria Marques

Che cosa lascia dietro di sé una civiltà? Solo rovine oppure un ricordo indelebile dei suoi valori e del suo mondo? Valerio Massimo Manfredi e il figlio, Fabio Emiliano, storico contemporaneo, dedicano questo breve saggio a una sorta di “testamento” morale della civiltà romana.

…l’epopea di Roma sa sintetizzare magnificamente una costante dal comportamento umano: la pretesa di un mondo migliore. Per questo può essere più che mai maestra dei nostri domani…

Articolato in dieci capitoli, in ognuno di essi, gli autori, affrontano e analizzano una particolare peculiarità di quella che fu la civiltà romana a partire dall’elemento che colpisce di più la fantasia di molti, l’esercito.

Attenzione però, gli scrittori non affrontano il lato più banale di ogni argomento, al contrario, nel caso dell’esercito, là dove ci si aspetterebbero descrizioni di trionfi e vittorie, si analizzano invece le sconfitte. Quale insegnamento si può trarre da una sconfitta? Intanto di non ripetere mai gli stessi errori e, con un parallelismo che si ritrova puntuale ad ogni capitolo, il raffronto si fa stretto e stringato con il nostro presente o il passato più vicino a noi. Là dove sembrerebbe piuttosto forzato un confronto, in realtà l’argomentare scivola facilmente e si intreccia tutto abilmente per divenire una riflessione sulla nostra civiltà le cui radici affondano su una cultura antica, ricca di suggerimenti e attualità. Dal diritto, all’ambiente, al razzismo, alla tolleranza, alla salute come bene pubblico, alla importanza della cultura e alla politica corrotta, Roma ha lasciato un insegnamento che a volte è difficile da cogliere, ma spesso è così evidente che non ce ne accorgiamo. Non si tratta in queste pagine di stabilire la “bontà” o meno dei Romani, come evidenziano gli stessi autori, perché essi uccisero, distrussero, annientarono, come altri popoli, ma essi lasciarono però tracce indelebili del loro passaggio nelle civiltà che nel corso dei secoli si avvicendarono.

Perché voltarsi a guardare il passato, potrebbe obiettare qualcuno? Circostanze, situazioni diverse non possono adattarsi ai nostri giorni, la grandezza della civiltà romana è stata la sua capacità di astrarsi da una singola città e di farsi universale, unendo genti e culture diverse e coprendo un territorio amplissimo. La rete di collegamenti stradali che si ramificavano per tutto l’impero, l’organizzazione dei servizi di sosta, le biblioteche fruibili a tutti, il diritto, l’embrione di un” servizio sanitario”, passatemi il termine, antesignano dei nostri, tutti insieme hanno contribuito alla grandezza di una civiltà che ci accompagna sempre come un’ombra.

Certo, questo non significa che molto non sia cambiato tra noi e loro, ma la base da cui tanto è stato costruito, è mutuata da quella civiltà non solo per noi italiani, ma anche per altri popoli europei con cui condividiamo per esempio l’origine della lingua e del diritto. La capacità di analizzare i propri errori e da questi imparare sempre per migliorarsi, sembra una banalità, ma nel caso delle sconfitte subite dai Romani divenne il loro punto di forza, come la capacità di affidarsi a personaggi nuovi sulla scena politica, per affrontare situazioni di pericolo. Ecco, il mettere in gioco se stessi, provare oltre quello che sembra impossibile, questo Roma ha insegnato. Nulla conta di più di riuscire a creare una società in cui ci sia un giusto equilibrio tra oneri e servizi, questi ultimi specialmente rivolti al benessere dei cittadini e per discorso più amplio, nei confronti di molti che beneficiarono di quanto l’impero seppe costruire.

Il saggio si legge rapidamente e non è impegnativo per chi non ha dimestichezza con la storia romana, perché lo stile è colloquiale e le informazioni fornite sono circostanziate ed estrapolate dal contesto storico per poter permettere agli autori di arrivare a creare quello che per loro è punto focale della dissertazione: il confronto con la storia contemporanea. Pertanto, il lettore che si aspetta un saggio incentrato solo sulla civiltà romana è accontentato solo a metà, ma le curiosità fornite e gli spunti per ulteriori approfondimenti, non mancano e riescono ad affascinare chi ne sfoglia le pagine, allo stesso modo di quelle più vicine a noi. La storia è viva, fluida, si trasforma in un divenire continuo, che pur nella sua unicità si ripete. Bisogna quindi evitare che :

Ogni lezione appresa rischi di essere dimenticata. Spetta a ogni generazione la responsabilità di ricordare gli errori commessi e di continuare a farne tesoro.

Editore: ‎ Libreria Pienogiorno (31 marzo 2021)
Copertina flessibile: ‎ 224 pagine
ISBN-13: ‎ 979-1280229083
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Trama

Molti imperi scompaiono avendo lasciato dietro di sé un campo di sterminio, rovine, massacri e… niente altro.
Roma ha lasciato una civiltà. Viviamo ancora nella sua legge, ci avvantaggiamo del suo sistema di comunicazione, delle poderose e geniali tecniche costruttive, parliamo la sua lingua, in tante e diverse parti del mondo.
Alcuni dei popoli che sono stati interessati dalla dominazione romana non avrebbero poi avuto alcuna pietà quando, a loro volta, si sarebbero trovati nel ruolo degli invasori. Avrebbero distrutto, ucciso, saccheggiato: in questo, la storia del genere umano è tristemente quella che è.
Gli “altri” non erano migliori.
Una volta ancora la differenza è in ciò che rimane dopo. O che non rimane affatto.
La narrazione storica rifugge illusorie classifiche morali, ma quel che è certo è che bisogna sentirsi orgogliosi della civiltà che l’antica Roma ci ha lasciato, orgogliosi di esserne, in tanti, eredi.
Dalla dura lezione delle pandemie al razzismo, dal virus della corruzione alla tensione per l’innovazione, l’entusiasmante epopea di Roma – a saperla leggere – può scacciare il buio che spesso ci inghiotte, illuminare il nostro presente, edificare il nostro futuro.

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