Articolo a cura di Laura Pitzalis
“A Carnevale ogni scherzo vale“ … Come nasce questo detto? E da dove deriva il nome Carnevale?
Se siete curiosi, indossate una maschera, portatevi dei coriandoli, stelle filanti e seguitemi … Stiamo entrando nella festa più pazza e variopinta dell’anno, dove tutto è permesso e dove il gioco, lo scherzo e la finzione diventano, per un po’, una regola. Seguitemi dentro la storia e le curiosità del periodo così amato dai bambini … e non solo! In marcia mascherine…
Il Carnevale è tradizionalmente il periodo che precede la Quaresima ed è festeggiato con feste mascherate, sfilate di carri allegorici, danze. Finisce il giorno di martedì grasso, che precede il mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima.
Ma cos’è il Carnevale? Da dove nasce la sua tradizione?
L’etimologia della parola carnevale è incerta, secondo alcuni deriverebbe probabilmente dal latino carnem levare (“eliminare la carne”), poiché indicava il banchetto che si teneva il Martedì Grasso, subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Paradossalmente, quindi, trarrebbe il nome dal suo opposto giacché il periodo di Carnevale si caratterizza proprio dal godimento accentuato o addirittura sregolato dei beni materiali come cibi, bevande, piaceri sessuali, almeno nelle sue origini e radici storiche.
In alternativa si è ipotizzato che il termine possa invece aver tratto origine dalla parola carnualia, “giochi campagnoli”, o ancora dalla locuzione carrus navalis, “nave su ruote”, quale esempio di carro carnevalesco, se non addirittura da currus navalis, “corteo navale”, usanza di origine pagana e occasionalmente sopravvissuta fino al XVIII secolo tra i festeggiamenti del periodo.
Le prime testimonianze dell’uso del vocabolo “carnevale” (detto anche “carnevalo“) vengono dai testi del giullare Matazone da Caligano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.
L’origine della festa del carnevale si perde nella notte dei tempi: Babilonesi, Ittiti, Fenici ed Egiziani cercavano in tal modo di onorare i propri dèi. Greci e Romani adoravano il dio del vino.
Nell’Antico Egitto erano soliti tenersi periodi di festa in onore della dea Iside durante i quali si registrava la presenza di gruppi mascherati; una consuetudine simile a quelle delle feste in onore del dio Dioniso in Grecia e dei “saturnali” a Roma, che avevano in comune, oltre che l’uso del travestimento, il fatto di rappresentare un temporaneo “rovesciamento dell’ordine precostituito”, da cui la pratica dello scherzo ed anche della dissolutezza.
Così gli schiavi potevano considerarsi uomini liberi e comportarsi di conseguenza, eleggendo ad esempio un Princeps (caricatura della classe dominante) al quale affidavano ogni potere.
Vestito con capi sgargianti e una maschera, rappresentava la personificazione di una divinità degli inferi, Saturno o Plutone, preposta alla custodia delle anime dei defunti e protettrice dei raccolti. Era opinione comune, infatti, che queste divinità vagassero sulla terra per tutto il periodo invernale, quando la terra era a riposo, e che i riti e le offerte servissero a farle tornare nell’oltretomba, favorendo così il raccolto della stagione estiva.
Durante questi festeggiamenti si capovolgevano i rapporti gerarchici consentendo uno scambio di ruoli tra plebei e nobili tramite l’uso di maschere, e ci si dava al godimento sfrenato tramite cibo, bevande e piaceri sensoriali.
Fu su questo substrato, peraltro comune anche ad altre civiltà assai diverse da quelle europee, che l’Europa cattolica rielaborò la festa del carnevale dandogli un significato all’interno del calendario cristiano.
Con l’Imperatore Costantino e il cristianesimo dichiarato religione ufficiale, il carnevale fu definito una festa pagana e bandita come festività.
Nel tempo, le usanze del carnevale tornarono a emergere, e la chiesa cattolica fece un compromesso e dichiarò che poteva partecipare al carnevale solo chi era disposto a digiunare quaranta giorni prima della Pasqua.
I Saturnali, con il nome di Festa dei Pazzi (eletto un Papa scherzoso, questo era condotto a cavallo per le vie della città), e la Festa dell’Asino, entravano con qualche modifica tra le solenni celebrazioni cristiane e continuavano, nonostante il divieto, a sopravvivere come feste legate al ciclo delle stagioni e alla rinascita della terra.
Nel Medioevo, il Carnevale continua a garantire l’allegria e la sospensione momentanea delle regole e della morale comune.
La Chiesa la sposta in corrispondenza dell’inizio della Quaresima, al fine di rallegrare gli animi prima dell’inizio di quello che è notoriamente un periodo di digiuno e di penitenza in attesa della Pasqua. Durante la settimana di festeggiamenti, le azioni e i riti comici, come, ad esempio, l’elezione di re e regine per puro spirito goliardico, occupavano per giorni interi le piazze e le strade.
Gli uomini vestivano abiti femminili, i ricchi si travestivano da poveri, perché secondo antica tradizione semel in anno licet insanire … è lecito essere folli una volta l’anno, che ci riporta all’attuale “a Carnevale ogni scherzo vale!”.
I giullari e i clerici vagantes (gli studenti che passavano da una sede universitaria a un’altra) incoraggiavano il popolo, continuamente oppresso dal potere e dalle guerre, a esprimere, attraverso la parodia, il rovesciamento dei valori correnti, della serietà e autorità del potere politico e religioso, e delle sue leggi: si affermava allora un “mondo alla rovescia” che sosteneva le ragioni materiali e corporali, contro quelle spirituali dominanti, e che influenzerà la letteratura “carnevalesca”.
Anche le cerimonie e i riti civili della vita di ogni giorno (proclamazione dei vincitori di un torneo, cerimonie per la concessione di diritti feudali, vestizione di cavalieri, ecc.) vedevano la partecipazione di buffoni e stolti, che parodiavano tutti i momenti seri del cerimoniale.
Esattamente come per i Saturnalia, nel Carnevale tutti erano considerati uguali, e nella piazza carnevalesca regnava la forma particolare del contatto familiare e libero fra le persone, separate nella vita normale dalle barriere insormontabili della loro condizione, dei loro beni, del loro lavoro, della loro età e della loro situazione familiare.
Il Rinascimento, sembra segnare un periodo di grande fortuna per il Carnevale. Le persone, di diversa estrazione sociale, partecipavano in massa a feste sfarzose e spettacoli organizzate per il divertimento di tutti.
Nel XV e XVI secolo, a Firenze, i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate “trionfi” e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore, celebre è il suo “Il trionfo di Bacco e Arianna”.
Nella Roma del regno pontificio si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la gara dei moccoletti accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente .
Nel 1660 il freno e i divieti che la Chiesa impose sui festeggiamenti goliardici e folcloristici, indussero molte maschere, che nacquero all’interno della cultura popolare, a essere tenute in vita per mezzo di rappresentazioni teatrali. Fu così che Carnevale si rinnova grazie alla Commedia dell’Arte, spettacolo teatrale in cui i personaggi usavano maschere e costumi che rappresentavano vizi e virtù del popolo, ma anche della classe borghese e nobile. Ecco che nascono Arlecchino, Brighella, Pulcinella, Colombina, Pantalone …
Questi personaggi ereditavano dal Carnevale il gusto per lo scherzo, il travestimento e la battuta, mentre il Carnevale, a sua volta, assorbiva i loro costumi tipici.
E sono proprio personaggi quali Arlecchino, Pulcinella e Colombina che nel corso del 1700 e del 1800 rallegravano le feste di Carnevale e che continuavano ad essere celebrate, nel corso del 1900, da grandi artisti come Joan Miró (Carnevale di Arlecchino) e Pablo Picasso (Arlecchino allo specchio)
Le stesse maschere molto in uso a Carnevale quando ero piccola e oggi in pratica scomparse: i vari Zorro, Spiderman, Superman, Cenerentola & C, in quel periodo erano ancora di là da venire …
Per finire, sapete che travestirsi e mascherarsi è ritenuto molto importante in psicologia? Vestirsi da qualcun altro, nascondere l’identità, vuol dire prendersi una pausa dalla propria personalità e concedersi una divagazione rispetto alla vita quotidiana.
Non solo: nell’antichità la maschera era usata per raccogliere le energie delle divinità e delle forze della natura. Si trattava quindi di un modo per catturarne il potere e per sfruttarlo a proprio piacimento.
E allora, non pensiamoci su due volte e … in marcia mascherine!
FONTI
http://www.partecipiamo.it/carnevale/storia_carnevale.htm
https://www.misya.info/storia-del-carnevale
https://it.wikipedia.org/wiki/Carnevale
http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/storia_carnevale.htm
https://www.unadonna.it/lifestyle/cultura/il-carnevale-storia-significato-e-origini/89859/
http://www.coccolesonore.it/storia-carnevale/
https://cultura.biografieonline.it/carnevale-storia/
http://www.inoffida.it/CARNEVALE.html
http://historiemedievali.blogspot.com/2019/03/il-carnevale-nel-medioevo.html