Narrativa recensioni

Le sorelle di Auschwitz – Shari J. Ryan

Recensione a cura di Luigia Amico

“Ricordo di non aver passato nemmeno un giorno senza canticchiare una melodia. Ma questo era prima di Auschwitz…”

Il titolo del libro non lascia molto spazio all’immaginazione circa l’argomento trattato, è sufficiente leggere la parola Auschwitz affinché ogni singola cellula del nostro corpo inevitabilmente scatti in allerta ben consapevole delle emozioni cui andrà incontro. Le sorelle di Auschwitz” sono Arina e Nora, due gemelle di quindici anni sopravvissute all’inferno, ma soprattutto sono due ragazze che hanno ben scolpito nel fisico e nell’animo le conseguenze dei terribili esperimenti dell’angelo della morte, Josef Mengele (per mia scelta nella mia analisi evito l’appellativo dottore, la ritengo una offesa nei confronti della categoria dei medici).

Il dottor Mengele distribuiva caramelle ai bambini. Forse conosceva le tradizioni di Halloween negli Stati Uniti. Non capisco cosa c’entrino dolciumi e mostri con il divertimento. Non abbiamo mai visto il divertimento dopo una caramella.”

Da premettere che il romanzo è ispirato a una storia vera, ma credo si possa generalizzare e passare la frase al plurale perché, purtroppo, di storie simili quel campo, come tutti gli altri, è permeato in ogni singolo tratto.

Ed è in quel campo che le due sorelle affronteranno le peggiori nefandezze; allontanate dalla madre e dal padre, saranno a loro volta divise, per la prima volta nella loro vita, quando gli occhi del mefistofelico scorgono in loro tratti interessanti e dettagli utili ai suoi assurdi studi ed esperimenti. Nora purtroppo soffre di balbuzie e sarà sottoposta a un intervento chirurgico “sperimentale” per correggere la disfluenza che la accompagna da sempre. Inutile dire che i risultati di tale intervento saranno catastrofici, la degenza post-intervento sarà umanamente riprovevole -basti pensare alle condizioni igienico/sanitarie (in fondo sono “solo” delle cavie…) – e le conseguenze accompagneranno Nora per lungo tempo.

Divise fisicamente ma non nella mente e nel cuore, perché il pensiero costante di entrambe è ritrovarsi a qualunque costo e in qualunque modo. Alla liberazione del campo, ulteriori distanze tra le due sorelle sembrano rendere difficile tale desiderio, Arina sarà accolta negli Stati Uniti, Nora varcherà le porte francesi e nessuna notizia a riscaldare il cuore delle sorelle.

Il romanzo copre un arco temporale che va dall’entrata nel campo nel 1944 ai due anni successivi alla liberazione. Ogni capitolo è caratterizzato da un salto temporale che vede protagonista le sorelle a fasi alterne inquadrando sia il presente sia le vicende vissute nel campo. Arina e Nora raccontano in prima persona i drammi vissuti, le labili speranze di ritrovare un familiare, i tormenti, l’angoscia e la sensazione di smarrimento nel dover affrontare i ricordi che difficilmente abbandoneranno le due sorelle. La tragedia vissuta scalfisce negativamente le emozioni delle ragazze, ben consapevoli che essere sopravvissute all’inferno non compenserà mai le gravi perdite subite e le atrocità commesse da Mengele. L’immagine di quel viso deturpato, l’angoscia di aver perso l’ultimo frammento della propria famiglia, la paura della morte provata accompagneranno le gemelle costantemente.

Allungo una mano, lasciando che i petali setosi dei tulipani mi sfiorino le dita. Il dolce profumo di primavera pervade l’aria. Non è passato molto tempo da quando avevo dimenticato che esisteva qualcosa oltre ai fumi soffocanti dei cadaveri in fiamme.”

Credo che scrivere e leggere di quanto accaduto ai danni delle povere vittime sia alquanto difficile, occorre tatto e sensibilità per affrontare un argomento che ancora oggi DEVE scuotere gli animi; l’autrice riesce con garbo, chiarezza e precisione a delineare il profilo psicologico delle protagoniste adottando uno stile pulito e mai ridondante. Definisco questo genere di lettura una ruvida carezza lì dove l’autore riesce a descrivere situazioni strazianti senza dover necessariamente entrare in raccapriccianti particolari che potrebbero disturbare un lettore interessato ma non predisposto a immagini cruenti.

“-Cercami nelle gocce di pioggia, nel bagliore del sole, nel testo di una canzone che ami e mi troverai dall’altra parte a vegliare su di te. Ti voglio bene Arina. Spero che tu non perda ciò che ti ha reso la persona che sei…
-Cercami come un segno di speranza nei riflessi delle pozzanghere e nelle ali di una farfalla e quando disegni sarò parte di ogni dettaglio e della luce che illumina i tuoi capolavori. Il mio unico desiderio è che tu possa comprendere sempre i significati più profondi della vita e che faccia tesoro del passato, usando ogni lezione come un blocco di partenza verso un posto migliore di quello in cui sei stata prima. (A Nora)”


PRO
La scelta di dedicare i capitoli alle vicende presenti e passate delle sorelle inquadrandole singolarmente aiuta a non perdersi nella narrazione e si riesce senza difficoltà a muoversi nei salti temporali citati poco sopra.

CONTRO
Finale forse un po’ banale e affrettato. Avrei apprezzato maggiormente uno sguardo più attento ai capitoli conclusivi.

Link cartaceo: Le sorelle di Auschwitz
Link ebook: Le sorelle di Auschwitz

Trama
Auschwitz, 1944. Arina e Nora hanno appena quindici anni quando scendono dal carro bestiame che le ha strappate alla loro vita. All’arrivo, un ufficiale delle ss si aggira tra le famiglie deportate: sta cercando coppie di gemelli identici, proprio come loro. Non appena le intercetta, le allontana dai genitori trascinandole con sé. Le sorelle non immaginano ancora l’inferno che le aspetta. Abituate a vivere in simbiosi, saranno costrette a separarsi e subire i terribili esperimenti del dottor Mengele, che tortura i prigionieri in nome di una folle idea di ricerca scientifica. Dopo la liberazione, Arina approda negli Stati Uniti, Nora in Francia. Le gemelle trascorrono i successivi due anni senza mai avere notizie l’una dell’altra. Nessuna delle due ha idea di cosa sia successo all’altra, ma entrambe sanno di essere sopravvissute a quel calvario solo aggrappandosi alla speranza di potersi un giorno, finalmente, riabbracciare… Ispirato a una storia vera.

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