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Mese Storico TSD: Genova da Repubblica Marinara a Capitale del Libro 2023 – le famiglie nobili della città

le famiglie nobili della città

Articolo a cura di Maria Marques

Quando si parla di pianificazione urbanistica a Genova nel XVI secolo, non ci sono dubbi, il pensiero corre immediatamente alla Strada Nuova che dal 1882 è diventata Via Garibaldi

Il 17 marzo del 1550 il governo della Repubblica di Genova, scelse un’area lontana dalla zona del porto, su cui far costruire splendidi edifici. L’attività edilizia si svolse dal 1558 al 1588 e il risultato fu tale da strappare consensi unanimi colpendo anche Pieter Paul Rubens che riprodusse i palazzi pubblicando poi un libro, ad essi dedicato, nel 1622.

La pubblicazione di Rubens contribuì non solo a far conoscere e a diffondere, nel nord Europa, lo stile Rinascimentale ma anche a far scoprire la bellezza delle dimore genovesi. Alla fine del ‘600 la famiglia Brignole–Sale fece erigere l’ultima dimora, chiamata poi “Palazzo Rosso” e trasformò il palazzo di Luca Grimaldi, l’attuale “Palazzo Bianco”; con questi due interventi la Strada Nuova fu completata. La via progettata volutamente come “di rappresentanza” dall’architetto Bernardino Cantoni, consiste in una strada rettilinea, leggermente in pendenza, larga circa 7,5 su cui si aprono, da entrambi i lati, gli ingressi di alcuni tra i più eleganti e sfarzosi palazzi della città, decorati dai principali artisti del manierismo e del barocco genovese, dimore delle ricche famiglie nobili. Queste dimore avevano una duplice valenza, sia di abitazioni private, sia di rappresentanza, perché di volta in volta, erano scelte per ospitare le personalità illustri in visita nella Repubblica. Queste residenze erano inserite in elenchi particolari chiamati “Rolli” e di qui deriva la definizione di “Palazzi dei Rolli” (potete leggere un approfondimento sui palazzi dei Rolli in questo articolo).

I palazzi dove ospitare i personaggi in visita erano estratti a sorte, secondo determinate graduatorie su cui influivano non solo l’eleganza e la bellezza della dimora, ma anche le vicende economico-finanziarie dei proprietari. In quest’articolo vogliamo descrivervi, succintamente, quattro famiglie che furono le proprietarie di alcuni degli edifici della Strada Nuova, famiglie che influirono sulla storia della città in quel secolo che fu detto appunto “El siglo de los Genoveses”, “il secolo dei Genovesi”, affiancando anche il ritratto di qualcuno di loro.  

gli spinola

La famiglia Spinola, una delle più antiche e importanti famiglie genovesi, insieme ai Doria, ai Fieschi e ai Grimaldi, contrassegnò la vita politica della Repubblica di Genova. Guido il primo della famiglia a portare il soprannome di Spinola e fu più volte console del comune; nel periodo delle lotte tra guelfi e ghibellini, gli Spinola appoggiarono quest’ultima fazione occupando posizioni di governo, incarichi militari e ambascerie. Tra gli ambasciatori possiamo citare Giovanni Andrea, che prese parte ai negoziati durante le contese di Genova con Luigi XIV; Lazzaro, fu inviato nel 1654 in Francia a cercare appoggio contro la Spagna. Tra i militari ricordiamo Alessandro, che si segnalò nella presa della Goletta durante la spedizione di Carlo V a Tunisi; Federico, condottiero e corsaro in Fiandra, che morì sulla sua nave combattendo per la Spagna contro gli Olandesi nel 1603, e soprattutto Ambrogio che divenne capitano generale delle armate spagnole nei Paesi Bassi e che riuscì a ridurre alla resa la città di Breda. Il suo ritratto, lo possiamo vedere in un celebre quadro di Velasquez dedicato proprio alla resa di Breda.

I Brignole – Sale

Appartenenti alla “nuova nobiltà” questa famiglia di origini plebee già citata nelle cronache medievali del 1300 come commercianti di seta, erano legati al partito dei Guelfi. Attraverso delle alleanze con altre casate, in particolare quelle dei Durazzo e dei Balbi, trasformarono le proprie attività, entrando nel mondo finanziario. Nel 1550 la rete finanziaria e commerciale dei Brignole era enorme e divennero una delle famiglie più ricche della città, ottenendo infine nel 1626 un titolo di nobiltà feudale (solitamente riservato all’antica nobiltà). Grazie alle loro ricchezze, a un’oculata politica matrimoniale e al loro prestigio politico, culturale e intellettuale, fu delle famiglie genovesi più influenti dal XVI secolo fino alla metà del XIX. Politicamente furono sempre filofrancesi. La famiglia si estinse nel 1888, quando morì Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, che lasciò alla città di Genova la splendida collezione d’opere d’arte che compone ancora oggi le raccolte di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso.
Quando Pieter Paul Rubens soggiornò a Genova, in quello stesso periodo la famiglia Brignole aveva raggiunto l’apice della sua potenza, e gli furono commissionati alcuni ritratti, vogliamo ricordare quello di Anton Giulio Brignole -Sale, realizzato nel 1627.

I Lomellini

Il capostipite della famiglia, non di origini genovesi, fu doge per il comune nel 1197, ma la famiglia ne vantò, nel corso dei secoli, altri sei. Divenuti importanti sia dal punto di vista economico che politico, il loro banco nel XVI gestiva affari con le maggiori città europee. Nel 1543 Francesco Lomellini e Francesco Grimaldi ottennero dal re di Spagna, la concessione per la pesca del corallo nell’isola di Tabarca, situata dinanzi alla costa tunisina. Quando i Grimaldi si ritirarono dalla società, i Lomellini mantennero l’esclusiva dello sfruttamento, che conservarono fino al XVIII secolo e che fruttò loro grandi ricchezze perché oltre al corallo commerciarono anche in merci provenienti dall’Africa mediterranea. Il loro palazzo fu costruito tra il 1559 e il 1565 per volere di Nicolosio Lomellino, imparentato con il principe Andrea Doria. Un ritratto eseguito da Antoon van Dyck, durante il suo soggiorno genovese nel 1623, rappresenta la famiglia di Giacomo Lomellini: la seconda moglie con i due figli più piccoli e quelli di primo letto, già adulti. Chi non vi è ritratto è proprio il capofamiglia perché in quel periodo era Doge della città e gli era espressamente vietato essere raffigurato in dipinti e stampe.

I doria

I Doria sono un’antica famiglia genovese che ebbe una notevole importanza nella vita politica e commerciale della città. Tra i loro membri ne ricordiamo due in particolare. Il primo, Lamba Doria (Genova 1245-1323) famoso ammiraglio che sconfisse i veneziani nella battaglia di Curzola nel 1298. Tra i prigionieri portati a Genova, vi fu Marco Polo che, durante la prigionia, dettò a Rustichello da Pisa, Il Milione. Come ricompensa per questa vittoria, Lamba, ottenne dal Comune un palazzo in piazza San Matteo (ancora esistente) e possedimenti a Savona. Lamba fu poi Capitano del Popolo, ammiraglio dell’imperatore Arrigo VII e ai suoi discendenti diretti fu concesso di fregiarsi del titolo di marchesi e di poter aggiungere al cognome Doria il suo nome, diventando così Doria Lamba.

Il personaggio più famoso della famiglia fu però Andrea Doria (Oneglia 1466- Genova 1560) considerato fra i più grandi generali e ammiragli del suo tempo. Egli riportò numerose vittorie contro i pirati barbareschi e, durante la guerra tra l’impero e la Francia, appoggiò i francesi e, al comando della loro flotta, sconfisse quella di Carlo V. Tuttavia quando Francesco I non mantenne gli impegni presi con la città, Andrea Doria cambiò bandiera, schierandosi nel 1528 con Carlo V, chiedendo come ricompensa, per i suoi servigi, l’indipendenza di Genova. Alla sua morte nel 1560, non avendo avuto figli, divenne suo erede, il pronipote Gianandrea. Il palazzo della Strada Nuova, conosciuto come Doria Tursi, fu iniziato nel 1565 per volere però di Niccolò Grimaldi (1524-1593) soprannominato “il Monarca” per i tanti titoli nobiliari che deteneva e perché vantava crediti ingenti nei confronti dell’imperatore Filippo II, di cui era il principale banchiere. Quando questi dichiarò la sospensione dei pagamenti, Niccolò Grimaldi fu costretto a interrompere i lavori del suo palazzo e a recarsi in Spagna per cercare di recuperare i suoi beni. Nel 1593 la proprietà fu ceduta e pervenne poi a Gio. Andrea Doria, principe di Melfi, che lo destinò al ramo cadetto dei suoi discendenti, quello di Carlo I, duca di Tursi. Ed è con questo nome che oggi è conosciuto il palazzo, l’unico costruito su tre lotti di terreno, al cui interno nasconde ben due giardini e che ospita il comune della città. Un ritratto su tutti, quello di Andrea Doria opera di Sebastiano del Piombo risalente al 1526 circa.

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