Mese Storico Viaggio nella storia

Mese Storico TSD – Extra Time: donne di Storia, storie di Donna – Le donne nell’arte e nella letteratura

Articolo a cura di Raffaelina Di Palma

La figura femminile, nel panorama artistico, è controversa e affascinante, emana vibrazioni emozionanti con toni forti, colori, aspetti costantemente mutevoli: un mondo percorso da potenti stimoli vissuto da presenze magiche e sensuali che si schiude al nostro sguardo sorpreso.

Nel panorama artistico fin verso la fine dell’Ottocento, ha dato vita a molte bellissime opere; nella letteratura, nella pittura e nella scultura.
La donna, nella cultura occidentale e non solo, è stata sempre sottoposta all’uomo: la differenza uomo-donna ha portato il maschio ad avere maggior valore e a occupare un posto agevolato nella società.
Di conseguenza la donna, fin dall’antichità, si è evoluta in una società fondamentalmente misogina, oppressa dalle regole sociali.
Molti pregiudizi dannosi, che esistono ancora oggi nell’immaginario collettivo, hanno un’origine molto lontana, influenzati anche dal pensiero dei classici.
La dice lunga il pensiero che Giovenale e Petronio hanno sulle donne: l’uno tramite le sue satire, l’altro con il suo Satyricon; dipingono la figura della donna insidiosa, perfida, despota.
Un ritratto che, oggi come allora, non è mai stato considerato realistico: poiché nel Medioevo l’immagine della donna fu decisamente fittizia perché condizionata e delimitata fortemente dalla Chiesa.

Gli artisti del Rinascimento scolpivano e dipingevano ritratti profondamente caratteristici di uomini rimanendo imprigionati, quando si trattava di ritrarre il sesso opposto, nella superficialità della bellezza esteriore.
Leonardo da Vinci fu il primo a conferire personalità, carattere e individualità alle sue donne. Per lui non erano soltanto l’immagine della bellezza, ma persone.

Alle donne di Caravaggio sono stati intitolati libri e romanzi, studi e ricerche, ma in nessun documento è stato mai trovato un suo pensiero personale sulla donna. Stupisce sempre il fatto che l’artista, per ritrarre le sue vergini e le sue sante, si sia servito, come modelle, di cortigiane nella Roma tra il XVI e il XVII secolo. Michelangelo Merisi esaltava le emozioni di quei volti, traeva il sacro da una fisicità dimessa, insultata e angosciata: quello che lui vedeva dietro quei volti era l’emozione, era la donna: non aveva bisogno di parole.

Il Munch pittore vede la donna come fonte di un inquietante mistero sessuale, di cui sente tutta la complessità e le composite stratificazioni, senza però poterlo studiare perché privo degli strumenti che si fondano su di esso.
Una profonda alterazione dell’equilibrio psichico e affettivo, suscita in lui viva impressione e profondo turbamento.
Esprime, nelle sue opere il suo malessere verso la figura femminile. Artisticamente la concepisce come la “femme fatale”, che divora , attraverso la sua sensualità l’uomo. Vede la donna come fonte di uno sconvolgimento misterioso, di cui avverte tutta la complessità e le molteplici stratificazioni, senza però poterlo esplorare perché privo di un’accurata valutazione psicoanalitica, di cui invece dispongono i famosi romanzieri del ‘900 come Joyce e Proust.

Gustav Klimt rappresenta le donne dei suoi quadri come donne capaci di destare passioni improvvise e impetuose.
Molte sue opere hanno per protagonista l’intensa figura di Giuditta, la donna che decapitò il generale Oloferne grazie al suo fascino sensuale.
Il rapimento dell’abbandono non può non essere per Klimt declinato al femminile e il viso della sua donna è dipinto in piena luce con estrema delicatezza che, nel tempo, l’artista trasforma non più in una donna fatale, ma in una fonte di vita. Una figura controversa e affascinante nel panorama artistico.

Simbolismo e decadenza trovano riscontro anche nella letteratura di Baudelaire, in cui la donna è l’incarnazione del “sogno di un altrove dove l’esistenza possa trascorrere serena e carica di promesse”.
La donna artista ha errato per secoli in un abbandono che ha fatto sprofondare l’arte femminile nell’oblio, senza alcuna variazione di epoche e di luoghi.
Solo a partire dagli anni sessanta del Novecento con l’inizio della contestazione femminile per la parità dei diritti, anche nel mondo dell’arte c’è stata una crescita nel movimento di liberazione che è al centro della ricerca di molte artiste donna.
Studi approfonditi ne hanno richiamato alla memoria numerose.


Con l’Umanesimo e successivamente col Rinascimento, la donna, non è più raffigurata solo in veste di Santa, ma si modernizza, avanza, cresce negli aspetti sempre più contrastanti, effigiata in episodi di vita quotidiana: soltanto così si può parlare di donne in “movimento”.
Nella “Vita Nova” Dante (13° 14° secolo) raffigura Beatrice nella sua umanità, mettendo in luce quella fisicità della donna, che nello stilnovismo era diventata effimera.

A differenza di Beatrice, che ha precisi vincoli con l’immagine e con la scolastica, (filosofia cristiana medioevale) Laura, la donna cantata da Petrarca, appare nella sua personalità di donna.

La donna in Boccaccio, da idolo remoto e inaccessibile oggetto rituale, quale era nella tradizione cortese, diviene evoluzione di un desiderio maschile che si attua in un legittimo desiderio carnale: non più materia passiva, ma può assumere un ruolo attivo.

Nella commedia goldoniana la donna nasce nell’ambiente borghese veneziano e si rispecchia nella concretezza della società moderna: le sue tradizioni, le sue usanze e l’insieme dei suoi tratti morali e comportamentali. Di questa concretezza è chiarissimo l’esempio de “La locandiera”, con la figura della protagonista: Mirandolina.

Nelle Odi di Foscolo l’esaltazione femminile si trasfigura nel mito ideale della meraviglia, una sorta di metamorfosi, come unico incoraggiamento per lenire il dolore umano. Nell’ultima parte di quest’opera viene ravvisata la caducità della bellezza, il poeta si prefigge di esternare attraverso l’opera d’arte questo suo ideale.

Per Leopardi, l’amore di una donna ha un grande potere, è la più potente delle illusioni: è ideata come passione totale che implica l’intera esperienza vitale degli esseri umani.
Crede nella grande passione creata come prova di forza e di valore nei rapporti col mondo.

Nelle opere veriste di Giovanni Verga, ( qui entriamo nella letteratura arcaica) la donna rappresenta un amore passionale, impetuoso, spesso non corrisposto, con risultati avversi che finiscono a volte con un suicidio. La donna è una creatura inquietante e dunque si mette in scena un amore sensuale: Nel dramma, “La lupa”, Verga, trasferisce tutte queste sensazioni ed emozioni.

Se ne potrebbero fare migliaia di questi esempi, di pittori e di scrittori, che hanno espresso, ognuno a proprio modo, la figura femminile. Il filo conduttore che ha accompagnato il lento cammino dell’universo donna, durante il quale, ha unito tra loro seppure su terreni diversi, quelle coraggiose e rivoluzionarie scelte attraverso le quali c’è stata la “rinascita” a testimonianza di una determinazione a continuare un cammino faticoso, ma teso alla conquista dei fondamentali diritti e all’identificazione personale.

Curiosità

Tra i primi riferimenti di donne nell’arte, Plinio il Vecchio ci riporta alcuni nomi di pittrici greche: Timarete, Kalypso, Aristarete, Iaia e Olympas. La componente femminile nel mondo dell’arte è stata sempre presente; esse forse sono sempre esistite da quando esiste l’arte, ma fino al XVI secolo il loro contributo, la loro effettiva presenza documentata nella storia rimane poco visibile, quasi nulla.

Nella Belle Epoque, l’artista donna, dovette lottare contro chi trovava disdicevole per una donna la professione di pittrice. I pregiudizi del tempo, oltre a darle difficoltà a dipingere all’aperto o in luoghi pubblici, la resero “indifferente” ed “estranea” alle questioni che agitavano la vita sociale dell’epoca.

Artemisia Gentileschi è la più amata e conosciuta. L’artista diventata simbolo del femminismo internazionale per le sue scelte e per le sue battaglie.

Angelika Kauffmann, pittrice svizzera, venne molte volte in Italia ai fini di una più completa formazione. Poi si recò a Londra; fu l’unica donna tra i fondatori della Royal Academy of Arts.

Che ne pensi di questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.