Narrativa recensioni

Pescatori di stelle – Jean-Paul Delfino

Recensione a cura di Roberto Orsi

Blaise Cendrars, il cui vero nome era Frédéric-Louis Sauser, fu uno scrittore svizzero naturalizzato francese. Viene ricordato per le sue opere di prosa e poesia in cui esaltava il gusto della modernità e del progresso, ma allo stesso tempo aggiungeva una ferrea volontà di creare una leggenda irrimediabilmente intrecciata alla realtà. Reduce della Prima Guerra Mondiale, dove subì una grave ferita che lo portò all’amputazione del braccio destro, lo troviamo protagonista in questo romanzo di Jean-Paul Delfino “I pescatori di stelle”, tradotto da Maria P. Mischitelli per il mercato italiano.

Blaise Cendrars - Revista Altazor
Blaise Cendrars

Al suo fianco il compositore e pianista Erik Satie, protagonista della musica francese a cavallo tra ‘800 e ‘900, con un’attività che ben presto si allargò al campo della letteratura, del cinema e del teatro. Nato da una madre inglese protestante e un padre cattolico convinto, cresciuto a pane e insegnamenti religiosi, tra inferno e paradiso, diavoli e bigotterie.

Proprio il teatro e uno specifico componimento che Cendrars aveva scritto per Satie, unisce i due personaggi nel momento in cui si apre il sipario su questa narrazione d’altri tempi. Il compositore si reca alla locanda dove sa di trovare il poeta, per chiedere lumi su un testo che stava aspettando da quest’ultimo per poterlo mettere in musica. Cendrars conferma di aver già terminato e consegnato il lavoro; dopo alcune chiacchiere e qualche bicchiere di vino, si fa strada la convinzione che Jean Cocteau, altro poeta, saggista e drammaturgo dell’epoca si sia impossessato del testo per farlo suo.

Un bizzarro precursore - SENTIREASCOLTARE
Erik Satie

A questa delusione lavorativa si aggiunge la struggente passione di Satie verso Biqui, una donna che lo ha stregato con la sua ammaliante bellezza, entrandogli nel cuore senza mai lasciarlo. Un amore non corrisposto, un amore giovanile, di farfalle nello stomaco, di voli pindarici e fantasie a cui Satie non riesce a rinunciare. Il suo proposito è poterla ritrovare e conquistare, dopo l’unica fugace parentesi di una notte dissolta al sorgere del sole.

Per i due protagonisti inizia una notte incredibile, fuori dal tempo e dalla dimensione terrena. Un’avventura che li vedrà girovagare, nel giro di poche ore, per tutta la Parigi della Belle Époque.

“Cendrars e Satie si erano già incrociati tre volte, durante i loro vagabondaggi nella Parigi degli artisti, tutti più o meno di Montparnasse, tutti che facevano fatica a sbarcare il lunario e tutti tremendi scrocconi.”

La ricerca tra le strette vie di Parigi in locande più o meno malfamate o in palazzi alto borghesi dove si svolgono feste in maschera più disparate, passando attraverso L’Opéra national e coloro che la animano e la vivono dall’interno, accompagna le ore della notte in cui tutto appare in un modo diverso rispetto al giorno.

I due protagonisti si sono incontrati solo tre volte nel corso della loro vita; eppure, la notte stringe tra loro un sodalizio quasi fraterno. L’obiettivo di vendetta nei confronti di Cocteau e quello di ritrovare l’amore perduto di Satie, li avvicina su un’unica strada. Una simbiosi che li vede vicini fisicamente e spiritualmente. Per certi versi sembra che solo Cendrars riesca a percepire, comprendere e analizzare razionalmente la “sana follia” di Erik Satie. Non lo contraddice se non in forma bonaria, lo asseconda e si unisce allo scopo.

Jean Cocteau
Jean Cocteau

“Blaise Cendrars. Di quelli come lui Parigi ne era piena, e non trascorreva un giorno senza che i giornali ne riportassero qualche caso di suicidio disperato, qualche volta omicidi commessi per un bottiglione di vino rosso o foglie di tabacco da masticare. I suoi occhi erano di un blu sbiadito, il cui colore delicato ricordava quello che assumono gli abiti da lavoro a furia di lavarli, di dargli colpi di battipanni e di spazzola di gramigna. Da quando era nato attirava a sé, come una fiamma attrae gli insetti, pazzi di ogni genere, matti, fuori di testa, dementi irrecuperabili, quelli che avevano una rotella in più o in meno. Satie apparteneva senza il minimo dubbio a quella genia verso cui lui, il poeta, si sentiva colmo di un senso di fraternità cui non poteva opporsi.”

La storia di questi due personaggi realmente esistiti si affianca a quella di altri protagonisti di un’epoca d’oro dal punto di vista culturale e artistico per la Francia. I rumori, gli odori e le sensazioni di quella magnifica età, a cavallo tra le due Guerre Mondiali, ci sono tutti in questo romanzo di Delfino. Un autore abilissimo nel riproporre le atmosfere del tempo, ricreando sulla carta quel fermento culturale, la voglia di conoscenza, di esplorazione, di libertà e progresso che mai come prima, probabilmente, si erano fatte sentire così prepotenti.

Il girovagare tra i vicoli di Parigi si trasforma nel riavvolgimento del nastro della vita dei due protagonisti, che approfittando del silenzio e del buio della notte, aprono il loro cuore uno nei confronti dell’altro. Si raccontano, sviscerano la loro esistenza con le debolezze, le ansie, le paure e i timori di qualsiasi uomo, frammiste a una dose di follia con la quale si affronta ogni cosa con maggiore leggerezza.

Ritorno al passato nella Parigi del 1920

L’ironia di Satie, la sua capacità di non prendersi mai dannatamente sul serio, alleggerisce una situazione che vista dal di fuori potrebbe sembrare grottesca. La loro avventura li porta a incontrare personaggi di ogni genere e classe: un Russo bianco che si fa chiamare Barone nero, un cane imbalsamato che fuma, una fanciulla su una cassapanca che ulula cantilene strappalacrime, un pianista autistico, dei teppistelli con foulard rossi, labirinti e lampioni, pagliacci e tombe, sartine e zingare.

“In quella sala si era moderni e si suonavano soltanto jazz, rag, foxtrot oppure blues. Si ballavano lo shimmy, il one-step, il charleston o il cake-walk, altrettante novità che la guerra e i soldati americani venuti a morire lontano da casa avevano portato in dotazione. Il liscio, il valzer, la polka o la quadriglia, erano per il popolino.”

La Parigi degli anni ’20 è uno sfondo eccezionale per una vicenda che sembra già scritta per una trasposizione teatrale o cinematografica. È la città dei grandi intellettuali, che ha visto pochi anni prima la costruzione della Tour Eiffel, lo sviluppo dell’Impressionismo, dei grandi filosofi della scienza come Poincar o Bachelard. Un passaggio cruciale della storia Europea che influenzò anche altri paesi del continente.

Sotto il cielo stellato di Parigi Cendrars e Satie non sono altro che pescatori della vita, uomini su un mare di emozioni e sensazioni, spinti dalla corrente che li affianca e a volte li travolge, che cercano di tenere in rotta la loro imbarcazione. Riusciranno a vendicarsi di Cocteau e a ritrovare l’amore di Biqui? Non sta a me rivelarlo qui, ma in fondo chissà se era davvero questo l’obiettivo della loro ricerca.

“Quando ci si riflette, non siamo né più né meno di quello. Terrestri che si imbarcano su una feluca per andare a pesca di stelle”

Editore ‏ : ‎ Elliot (24 febbraio 2022)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 208 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8892761455
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8892761452
Link d’acquisto cartaceo: I pescatori di stelle
Link d’acquisto e-book: I pescatori di stelle

Trama

1925, Parigi, notte. Due uomini vagano per la città alla ricerca di una donna misteriosa e di Jean Cocteau, reo – a loro dire – di aver rubato il testo di un’opera. Sono il poeta e scrittore Blaise Cendrars e il compositore Erik Satie. Mentre esplorano Parigi tra le fumose brasserie dei sobborghi e i locali alla moda del centro o tra i corridoi nascosti dell’Opéra Garnier, i due si imbattono in quell’umanità varia che animò la capitale francese nei primi decenni del XX secolo: espatriati russi, musicisti, scrittori, pittori, registi. Durante la loro movimentata odissea notturna, popolata da personaggi come Chagall, Modigliani, Apollinaire, Delaunay, Chaplin, i due si lanceranno in sogni di gloria, tra reale e immaginario, ma, soprattutto, costruiranno una nobile amicizia tra “perdenti”, artisti che non hanno ancora ottenuto il riconoscimento dei loro contemporanei e vivono a stento della loro arte. La scelta di figure apparentemente marginali all’epoca testimonia la tenerezza per gli esseri umani che muove l’autore e la sua scrittura vivida che ci riporta al passato come se fossimo lì, a passeggio nella città delle luci insieme a loro. Un poetico viaggio nel tempo nel quale i dettagli storici, che costellano leggeri la storia, conducono il lettore con humour e tenerezza in una notte incantata di un’epoca artistica irripetibile.

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