Narrativa recensioni

La contessa sanguinaria di Valentine Penrose

Recensione a cura di Maria Rita Truglio

Un libro, questo, che mi ha diviso in due. Da una lato l’atmosfera onirica e surrealista (quale l’autrice era) dell’intero racconto che entra fino alle viscere non lasciandoti scampo; dall’altro lato la delusione di trovarmi di fronte non a un vero e proprio saggio ma a qualcosa di romanzato.

Non che romanzare una storia sia una tragedia, anzi, sono della convinzione che possa aiutare molto a districare la personalità dei personaggi nelle varie sfaccettature. Ma in questo caso mi aspettavo qualcosa di più specifico, un saggio insomma. Quindi solo una mera questione di aspettativa personale. Perché il libro in sé è un’accurata ricostruzione della vicenda della sanguinaria contessa di Ungheria che Valentine Penrose ha cercato di portare a noi lettori dopo una ricerca durata circa un anno.

Purtroppo però, pochi sono i documenti arrivati fino a oggi. Ai tempi si cercò di nascondere la vicenda per preservare il nome della casata dallo scandalo. I documenti furono posti in una soffitta del castello e umidità e topi ne hanno compromesso la lettura. Quindi credo che la Penrose sia stata anche “costretta” ad usare questo stratagemma per meglio impostare il resoconto della vicenda. Come già accennato, Valentine Penrose, fu una scrittrice francese appartenente alla corrente surrealista e questo si percepisce molto alla lettura; attraverso la storia conclamata ne dà una visione personale, provando a mettere nero su bianco le varie sensazioni che avrebbe potuto provare la contessa in quella che fu una vita di delitti e stregoneria.

Ma chi era la contessa sanguinaria?

Erzsébet Báthory, questo il suo nome, apparteneva a una delle famiglie più potenti d’Ungheria, quasi intoccabili. Nacque nel 1560 da una stirpe la cui consanguineità causò diverse malattie mentali tra i componenti come schizofrenia o epilessia ma anche attacchi d’ira. Nemmeno lei ne fu esente tanto che l’ira divenne una delle sue caratteristiche più famose: un intero castello veniva messo in allarme alla comparsa di una crisi. Crisi che riusciva ad assopire solo usando la violenza.

All’età di undici anni venne promessa in sposa a Ferenc Nàdasdy che sposò quattro anni dopo e da cui nacquero quattro figli: tre femmine e un maschio. 

Tanto amorevole coi suoi figli, tanto crudele con la servitù. Le sevizie a loro riservate non erano certo un segreto. Anche il marito ne era al corrente ma essendo poco presente non se ne curava.

Cosa la spinse a divenire più sadica e commettere questi ineffabili delitti? Leggenda vuole che una delle sue damigelle d‘onore ne provocò l’ira sbagliandole pettinatura. Uno schiaffo fortissimo datole dalla contessa le fece sanguinare la guancia e gocce di sangue arrivarono sul braccio di Erzsébet. Così riporta l’autrice:

“Quando ebbero finito di lavare la macchia, Erzsébet abbassò gli occhi, sulla propria mano, la contemplò in silenzio: al di sopra dei braccialetti, là dove il sangue era rimasto qualche minuto, scoprì che la pelle aveva lo splendore traslucido d’una candela accesa rischiarata da un’altra candela.”

La bellezza era la sua ossessione. 

Totalità.it - Elizabeth Bathory, le atrocità di una contessa sanguinaria

Probabilmente fu quello il fattore scatenante. Si convinse che il sangue di giovani donne le potesse donare la bellezza eterna. A darle manforte fu Dorka la sua fattucchiera, che con altri collaboratori provvederà a portare al castello le giovani malcapitate. Non entro nei particolari delle sevizie, il libro ne è ben ricco e non si risparmia in nulla, neanche nel dettaglio più macabro. Vorrei soffermarmi invece, sulla stregoneria che sembra aver fatto parte della sua vita fino alla morte. Il simbolismo, la natura, i talismani, le formule magiche l’accerchiavano totalmente conferendole quell’aura che a molti incuteva timore ma anche rispetto. Forse anche per questo motivo l’autrice dà alla contessa un contorno trasognato forte di quelle leggende da cui non si riesce più a estirpare la realtà, tanto son radicate nell’immaginario collettivo. 

“Quanto è qui narrato avveniva in un’epoca in cui la tormentilla conservava intatto il suo potere e le botteghe delle città vendevano mandragore strappate di notte ai piedi dei patiboli […] Sotto la protezione di artigli, ali e denti, ecco ergersi  la contessa…”

Tra i vari salti temporali e argomentativi che potrebbero distogliere l’attenzione del lettore rendendo la lettura farraginosa, spicca quella stessa magia che fu appiglio e risposta nei momenti difficoltosi, ma sembra perdere vigore con gli anni, contemporaneamente al rassegnarsi del presente. Tutti sapevano dei misfatti concerni il castello ma la paura paralizzava. Però si sa, quando ad essere toccato è l’intoccabile si gioca a carte scoperte.

In questa atmosfera fuligginosa che rende difficile la distinzione dal vero e dal falso, si distinguono benissimo gli atti processuali messi a nostra disposizione al termine del libro. Un processo che durò pochissimo e a cui la Bathory non presenziò mai. Venne rilegata nella stanza del suo castello di Csejte dove morì nell’agosto 1614. Non chiese mai la grazia, non chiese mai la presenza di un prete ma mantenne per tutto il tempo di clausura una spiccata vivacità mentale capace ancora di occuparsi degli affari di famiglia.

“Senza croce e senza luce…E lei, seguita da lunghe grida e da gemiti, torna ancora tra le rovine di Csejte.”

Come accennato inizialmente, mi ero fatta un’idea completamente diversa di questo libro ma superato questo scoglio, saggio o meno, ha certamente arricchito la mia conoscenza su una delle figure storiche più controverse. Una donna a cui vengono attribuiti più di seicento morti e che ancora oggi è oggetto di studio da parte degli storici. Una lettura non semplice per i molti salti temporali  ma certamente ricca di argomentazioni che fanno un quadro generale del periodo storico.

Lettura non semplice è vero ma l’atmosfera con cui  tutto è stato costruito lo rende seducente. Esoterismo e simbolismo si fondono per far nascere la contessa sanguinaria.

Se cercate solo realtà storiche andate, se cercate anche l’occulto rimanete.

Editore ‏ : ‎ SE (6 febbraio 2020)
Lingua : ‎Italiano
Copertina flessibile : ‎212 pagine
ISBN-10 : ‎8867235184
ISBN-13 : ‎978-8867235186
Link d’acquisto: La contessa sanguinaria

Trama

La Francia ebbe Gilles de Rais, l’Ungheria Erzsébet Báthory, la Contessa sanguinaria, la Belva di Csejthe. Come già Bataille con il “Processo di GilIes de Rais”, la scrittrice surrealista Valentine Penrose (1898-1978) ci fa rivivere questa storia di sangue, di morte e di delirio. Ma “La Contessa sanguinaria” non ci fa solamente penetrare nelle sinistre camere di tortura in cui perirono forse più di seicento fanciulle. Valentine Penrose inserisce la storia di questa donna unica in un grandioso affresco dell’Ungheria tra il XVI e il XVII secolo, illustrando i motivi che resero possibili, e forse ineluttabili, quei tragici eventi.

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