Narrativa recensioni

I diciotto anni migliori della mia vita – Alessandro De Angelis

Recensione a cura di Roberto Orsi

I veneziani sono intelligenti, sanno che conviene garantire libertà agli studiosi, ma anche tenerli lontani dal potere.

Alessandro De Angelis è professore di fisica sperimentale a Padova e di astrofisica delle alte energie a Lisbona, e ha realizzato alcuni tra gli esperimenti più importanti per lo studio dei raggi cosmici. Già autore di diversi saggi, questo ultimo romanzo è dedicato ai diciotto anni che Galileo Galilei trascorse tra Padova e Venezia quando gli venne assegnata la cattedra di Matematica all’Università patavina.

Galileo arriva nella città veneta non con la migliore fama che ci si attende per un professore universitario. Ha già perso altre cattedre per alcuni versi irrispettosi verso alcuni colleghi e i loro metodi di insegnamento, ama il buon vino e le belle donne, due costanti che non mancheranno mai, nemmeno in questi diciotto anni a Padova.

Eppure, la sua mente ha del genio, ancora non sa che rivoluzionerà gli studi scientifici, matematici e astronomici, con un pugno di altri grandi illustri personaggi, dotati di grandi capacità cognitiva e di analisi.

Giovanni Francesco Sagredo

A Padova stringerà amicizie durature, legami profondi in cui la sete per la conoscenza della natura e delle sue leggi fa da collante indissolubile.

Giovanni Francesco Sagredo è sicuramente colui che più di tutti sarà vicino al maestro Galilei. Sagredo non esita a recarsi da Venezia all’abitazione patavina di Galileo per presentarsi a lui e manifestare la propria soddisfazione per il suo nuovo incarico. Dopo questo primo fugace incontro, la scintilla interiore è già scattata in Sagredo:

Si sentì strano: il giardino si allontanava, e lui, come in un sottofondo del pensiero, sentiva che sarebbe stato tra i protagonisti di una storia che avrebbe cambiato il mondo.

Ed è proprio ciò che avviene in questi diciotto anni raccontati da De Angelis della vita di Galileo. Anni di studi “matti e disperatissimi”, come li avrebbe probabilmente definiti Leopardi qualche secolo dopo. Siamo alla fine del XVI secolo e il fermento culturale in Europa è febbrile. Sono gli anni della Controriforma, in risposta a quelle tesi luterane che oltre settant’anni prima hanno scosso il mondo cattolico occidentale provocando una netta rottura tra il prima e il dopo.

La scienza inizia inesorabilmente a distaccarsi dalla fede e dalla religione. Le tecnologie avanzano e gli studiosi come Galileo hanno in mano strumenti che possono rivoluzionare il mondo intero.

La geometria è quindi la regola divina e il linguaggio del mondo, o almeno è la nostra visione di essi Decifrando la cosmogonia greca si può capire molto della natura; non è un compito facile ma il premio giustifica lo sforzo.

Un mondo in cui i numeri giocano un ruolo fondamentale, in cui cosmogonia, astronomia, matematica, fisica e geometria si intrecciano e si fondono in un amalgama unico e coordinato.

All’interno delle pagine del romanzo, il lettore assiste alle scoperte più importanti di Galileo, ai suoi esperimenti e studi sui principi della fisica, il moto dei corpi e le proporzioni numeriche della natura.

Il racconto della vita di Galileo a Padova tra il 1592 e il 1610 è impreziosito da una serie di lettere che il maestro scambiò con illustri personaggi dell’epoca: dall’amico Sagredo al rettore dell’Università Giacomo Contarini, dal fratello Michelangelo Galilei a Fra’ Paolo Sarpi, religioso, teologo e storico appartenente all’Ordine dei Servi di Maria.

Proprio Fra’ Paolo Sarpi avrà un ruolo fondamentale nella disputa tra Venezia e Roma, quando la Serenissima venne interdetta dall’allora Papa Paolo V nel 1605 e ci furono diversi scontri a suon di lettere e trattati per supportare una o l’altra tesi. I giovani veneziani erano fermamente decisi a sottrarre la repubblica dall’ingerenza ecclesiastica dello Stato Pontificio, garantendo autonomia decisionale e riportando Venezia ai fasti di un tempo.

In un contesto politico instabile come quello appena descritto, portare avanti tesi anticonformiste e in completa opposizione ai dogmi religiosi (una sua tutte l’eliocentrismo in vece del geocentrismo) può risultare molto pericoloso. La censura dell’Inquisizione è una minaccia costante, ma Galileo, anche forte dell’appoggio di amici e studiosi come Giovanni Keplero, è fermamente convinto delle sue tesi.

Lo studio dello spazio con l’invenzione del “cannone occhiale”, un tubo con all’interno due lenti, una convessa e una concava, capace di ingrandire un’immagine migliaia di volte, rivoluziona il modo di intendere l’universo e l’evoluzione dei pianeti.

Galileo capì che si trovava di fronte a un nuovo modo di pensare, e che quel Keplero sarebbe diventato uno dei protagonisti della scienza.

È proprio questo che avviene: una rivoluzione incredibile della scienza, che tocca anche le corde più sensibili dell’animo umano, perché entra nelle convinzioni di secoli e le ribalta senza scrupolo. La pubblicazione del Sidereus Nuncius sarà il punto più alto di Galileo in questo periodo. Un uomo che ha dedicato alla scienza e allo studio la propria vita, a scapito della famiglia, con la moglie Maria e i loro tre figli, per cui non è mai stato davvero presente come marito e padre.

Il suo aspetto era tale da incutere un certo rispetto: alto di statura, ben quadrato di corpo, di carnagione chiara e capelli castano rossicci e folti. Gli occhi vivaci e sempre in movimento e lo sguardo penetrante che un suo amore giovanile aveva definito “matto e luciferino” facevano trasparire intelligenza, passione, impazienza e un fondo di ironia.

Una nota personale, se mi è concessa, è stata la grande meraviglia nel trovare tantissimi riferimenti incrociati a libri che ho letto in questi anni. Un compendio eccezionale di quello che è stato Galileo Galilei, ma che si allarga ad ampio raggio sul contesto storico, politico e sociale di un’epoca incredibile. Le nuove scoperte tecnologiche, il declino di Venezia che traspare tra le righe, l’importazione in Europa di nuovi prodotti, le spedizioni d’oltremare e i primi vagiti di grandi potenze che saranno protagoniste dei secoli successivi.

Riproduzioni topografiche dell’epoca e gli schizzi degli studi di Galilei, inserite tra le pagine del romanzo, rendono ancora più attraente la lettura e a rendere fruibili gli esperimenti con la rappresentazione grafica che ne semplifica il ragionamento.

Un romanzo in cui la maggior parte delle vicende vengono raccontate sotto forma di epistole, con capitoli brevi che risultano dei flash sugli aspetti più importanti della vita di Galileo.

Castelvecchi, dopo le storie di personaggi come Leonardo, Michelangelo e Marco Polo tra gli altri, regala un altro splendido viaggio nel mondo di un uomo controverso e geniale.

Trama
Quando a ventott’anni, nel 1592, Galileo Galilei ottiene la prestigiosa cattedra di matematica all’Università di Padova, la sua fama di scienziato geniale è pari a quella di attaccabrighe. Non ha terminato il corso di laurea, beve troppo, frequenta i bordelli; un poemetto scurrile contro i professori gli è costato il rinnovo a Pisa, mentre a Bologna ha mentito sul curriculum. Eppure – senza trascurare i piaceri della vita, che amerà condividere con l’amico Sagredo –, a Padova Galileo farà il suo ingresso nel milieu della cultura e della politica mondiali; vedrà nascere i suoi tre figli; punterà il “cannone occhiale” verso il cielo nelle sue prime osservazioni, che cambieranno la storia del mondo. Alessandro De Angelis ha rivelato un Galileo poco conosciuto, imperfetto, memorabile, in un romanzo che, poggiando su una rigorosa ricerca storica, gioca sul confine tra fiction e non-fiction e racconta i diciotto anni scapigliati e burrascosi che Galileo definirà i «migliori di tutta la mia età». Con i disegni autografi di Galileo Galilei e le mappe d’epoca.

Editore: ‎ Castelvecchi (1 aprile 2021)
Copertina flessibile: ‎ 240 pagine
ISBN-10: ‎ 8832903466
ISBN-13: ‎ 978-8832903461
Link di acquisto cartaceo: I diciotto anni migliori della mia vita
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