Blogger Interviste TSD

Intervista TSD: Maria Pia Dell’Omo del blog “A caccia di libri”

Per la nostra rubrica “TSD Intervista il blogger” oggi abbiamo il piacere di ospitare un’amica che ha partecipato a diverse iniziative di blog tour con articoli e recensioni molto particolari e interessanti: Maria Pia Dell’Omo.

Maria Pia è organizzatrice di eventi culturali a Caserta. Tra i suoi format, le rassegne letterarie “Lettere Nere”, dedicata alla letteratura gotica, e “Mondo Weird”, dedicata alla letteratura del fantastico.
Editor e curatrice di volumi di poesia e di narrativa gotica, ha collaborato con diversi lit-blog e testate online e cartacee.
Dopo gli studi in recitazione, sviluppa un approccio performativo alla poesia: è ospite presso mostre, festival, manifestazioni, residenze artistiche. Ha fondato assieme ad altri artisti il gruppo “Voci Confinanti”, progetto di poesia itinerante multilinguistica di cui è la voce italiana e spagnola. Nel 2017 inaugura “RadioSonetto”, il podcast con cui diffonde poesia in rete. È membro del collettivo “Caspar – Campania Slam Poetry”, che promuove la forma artistica della Slam Poetry e annualmente coordina con LIPS il Campionato regionale di poesia performativa in Campania.

Buongiorno Maria Pia, benvenuta nel nostro salottino virtuale. Grazie per aver accettato di raccontarti ai nostri lettori. Sul tuo sito https://mariapiadellomo.wordpress.com/ ti definisci “scrittrice & performer”. Chi è Maria Pia Dell’Omo? Parlaci di te.

La scrittura è venuta come forma di presenza a me stessa, come credo accada a molti. Ho iniziato a scrivere i primi versi prestissimo – ciò non vuol dire io sia un buon poeta, semplicemente avvertivo un profondo desiderio di connessione con la mia parte più indagatrice.

Il foglio bianco era confessore di inquietudini, di pensieri che mi facevano alternatamente beare e soffrire; questo teatro dell’anima però si consumava in perfetto silenzio: la parola non era detta, ma custodita con dolore.

Quando poi mi sono avvicinata, verso i vent’anni, allo studio delle recitazione, ho scoperto che si potevano dare voce e corpo e intenzionalità alla parola. Non arrivai a una conclusione, iniziai un percorso che è ancora in fieri.
Il performer ha un grado di disponibilità e generosità totali: inscena per il pubblico delle emozioni, delle contraddizioni e offre la sua carne come nudo teatro.
Richiede una buone dose di coraggio e la placida accettazione della possibilità, esponendosi, di poter essere tanto apprezzati quanto fraintesi (lo reputo molto educativo).

A questo percorso si sono aggiunti poi quello della critica teatrale e, in generale, la collaborazione con delle testate giornalistiche. L’interesse per i mestieri dell’editoria è abbastanza recente, ma ho già avuto la fortuna di intrattenere dei rapporti profondi e ricchi coi “miei” autori, di averne portati alcuni a ricevere delle gratificazioni (penso, ad esempio, a un poeta da me selezionato per una collana che ho diretto per brevissimo tempo e che è stato finalista per un noto premio letterario universitario italiano), di avere operato con responsabilità e onestà in un panorama labile e privo di certezze.

Per quanto possa sembrare paradossale per alcuni, queste differenti “identità” non sono il frutto di confusione o indecisione, ma di un atteggiamento verso la cultura e un modo di essere uomini che implichi una certa circolarità: gli artisti che ho promosso con varie iniziative, gli autori che ho affiancato, il panorama contemporaneo che animo assieme ad alti attori della poesia orale, i registi e gli interpreti che ho indagato, persino me stessa, tutti traiamo beneficio dallo scambio, dal protenderci gli uni verso gli altri, dalle restituzioni.

Tutto parte da quella ferita antica, indagata e scavata in solitudine, poi fatta risuonare assieme alle vite, ai desideri e alle indagini degli altri.

Come scegli i libri da recensire sul tuo blog “A caccia di libri”?

Sicuramente, per quanto doloroso da sottolineare, devono essere opere “ben curate”, che abbiano ricevuto un buon editing e siano state oggetto di una attenta valutazione. Non troverei onesto pubblicizzare un’opera piena di refusi o con evidenti pecche nella trama. Il lettore investe del  tempo e del denaro quando sceglie un libro; è doveroso rispettarlo. Anche l’autore deve rispettare se stesso e non farsi “ingannare” da una certa impazienza, per quanto essa sia naturale e legittima.

Ciò premesso, per ora sto lasciandomi guidare dal corso degli eventi, con un atteggiamento di apertura che vorrei conservare perché sento che può portarmi in altri “luoghi” rispetto a quelli che avevo immaginato (come del resto il rapporto di collaborazione con TSD, no?).

È una dimensione, quella delle recensioni, che ho riconquistata da poco, dopo una lunga pausa di riflessione dal giornalismo. Sicuramente in questa esperienza darò priorità a una gestione del tempo meno “frenetica”; sento che ho bisogno di tempi dilatati per scoprire, appassionarmi, sorprendermi, sognare…

Hai un genere letterario che prediligi?

Ti sorprenderò: leggo molta saggistica, più che narrativa.
Per quanto riguarda i romanzi o le raccolte di racconti, invece, cerco di non “fossilizzarmi” troppo sul genere. Sono particolarmente sensibile agli incipit: mi lascio sedurre dalle prime pagine del libro. Mi deve colpire lo stile dell’autore – non posso non pensare a Barthes, che scrisse una cosa illuminante ne Il grado zero della scrittura: “Lo stile è la cosa dello scrittore”.
Questa, mi rendo conto, è una mia perversione. Cerco di tenere le porte aperte anche a chi sta raccontando una buona storia, senza per forza stupirmi stilisticamente. Parlando, appunto, di generi, trovo molto interessanti gli autori che cercano di presentare elementi innovativi o una piacevole combinazione di quelli preesistenti.

Il tuo blog ospita anche libri di autori emergenti?

Sì, purché rispettino quel discorso della cura e della correttezza cui ti ho risposto nella seconda domanda. Certamente quello del blogger è un lavoro di ricognizione interessante, collaterale e non marginale rispetto a quella fatta da chi di comunicazione del libro si occupa per mestiere.

Viene naturale pensare che, essendo determinate “nicchie” parecchio ambite e contese, il blog possa diventare uno dei pochi posti possibili per dare spazio anche a chi non si trova alle spalle una agenzia o una casa editrice molto attiva.

Cosa pensi del mondo editoriale di oggi?

Per parlare di mondo editoriale, penso sia imprescindibile fare delle considerazioni sul “parco lettori” italiano. Lo sappiamo tutti, ormai: non si legge molto, in Italia.
Inoltre, il tempo trascorso in rete è diventato un discreto deterrente alla lettura: dopo svariate ore attaccati allo schermo di uno smartphone per distarsi, con la conseguenza di sorbirsi innumerevoli testi scritti in e-taliano, che piombano sui nostri dispositivi a una velocità supersonica e in una quantità sterminata, credi davvero la prima cosa che questi utenti faranno sarà rifugiarsi tra le pagine di un libro?
Non trovo sia casuale la riscoperta dell’auralità nella fruizione delle storie, con l’audiolibro o il podcast. Secondo me è un segnale assolutamente positivo, che testimonia la necessità di riconnettersi a uno spazio interiore spesso intralciato dal caos della routine di ognuno di noi.

App, notifiche, messaggistica istantanea… quanto stanno erodendo le nostre energie mentali, quanto ci drenano, dalla mattina appena svegli fino a poco prima di spegnere questi dispositivi (o, magari, non spegnerli affatto)?

La tecnologia, il benessere digitale e gli stili di vita temo non possano essere ignorati come elementi che hanno una certa influenza sulla qualità del tempo di lettura.
Credo non ci sia nulla di più odioso dell’essere interrotti dal suono di una notifica mentre si sta leggendo, perché in parte l’assuefazione che questi strumenti causano in alcuni di noi rende irresistibile lo stimolo a controllare il cellulare (e, di conseguenza, a distrarsi).

Apprendere dei piccoli “trucchi” su come gestire il nostro ambiente digitale, che sia in casa o in ufficio o sui mezzi di trasporto, credo possa rivelarsi utile per non essere distratti o infastiditi.

Con questo, però, non voglio svilire la tecnologia. Anzi, ci ha permesso molte cose, tra cui la smaterializzazione dell’oggetto libro. La possibilità di trasformare interi volumi in file leggeri e visualizzabili su qualsiasi dispositivo secondo me è un’occasione da non sottovalutare.

Anche le presentazioni e gli incontri con gli autori sono stati resi possibili grazie a dei servizi virtuali, in tempo di pandemia, e credo sia astuto tesaurizzare questa esperienza anche in futuro.

In fondo, perché soprattutto i piccoli editori non riescono a organizzare molte presentazioni? Per motivi prettamente economici, non certo perché manchi la voglia di veder rappresentare un proprio prodotto. Pensare di portare un proprio autore in giro per l’Italia a costo zero e rendere visibile la sua presentazione per un pubblico internazionale (non dimentichiamo gli italiani all’estero) non mi sembra sia una opzione da trascurare.

In sostanza, penso che i soliti paradigmi, ora che il mercato è saturo, posano portarci difficilmente lontani da dove siamo. Chi invece avrà il coraggio di reinventarsi o addirittura di osare potrebbe dettare le nuove leggi del mercato. Lo trovo però difficile nel contesto italiano per il modo in cui fruiamo generalmente la cultura, in maniera nostalgica e consolatoria. Ad esempio, molto spesso, durante anche alcune lezioni che tenevo sull’editoria, parlando di e-book, giungeva immancabile il solito stereotipato (che, sottolineo, rispetto) commento: “Eh, ma l’odore della carta…”.  Leggere e-book non vuol dire automaticamente rinunciare a tutti i libri cartacei, ma solo a quelli che si sceglie di possedere in formato digitale. Si possono avere approcci ibridi senza assolutizzare nessuna delle due posizioni; chi lo vieta? Eppure, quando si parla di novità, sembra ci ancoriamo sempre alla paura di perdere qualcosa, anziché scoprirne delle nuove.

Stai lavorando a qualche progetto in particolare di cui vuoi parlare ai nostri lettori?

Un progetto che mi sta particolarmente a cuore è un’iniziativa che abbiamo diffuso col collettivo artistico di cui sono membro, Caspar Campania Slam Poetry. Si tratta di una rassegna di poesia civile che siamo stati invitati a realizzare dalla TV del sistema di metropolitana di Napoli e della Campania, Videometró News Network, con l’accompagnamento musicale di Channel E3 e Marco Sica e Luigi Ferrara.

Le videopoesie realizzate sono basate sui nostri testi e sulle riprese video del network. Hanno il formato di brevi “spot”, che vengono trasmessi nelle stazioni e sui treni dallo scorso febbraio e lo saranno ancora per svariati mesi.

Lo scopo è quello di fare riflettere su temi importanti come la violenza di genere, il disagio psichico, il valore della transcultura e il senso di umanità, irrompendo nei pensieri delle persone che transitano in un non-luogo per eccellenza. Uno dei temi a cui il network era particolarmente legato e che ci ha fortemente richiesto è stato quello della donazione di organi e tessuti. Io, invece, mi sono focalizzata sul DTPS, il Disturbo Post Traumatico da Stress, una coorte di sintomi che può sviluppare una vittima di abusi fisici e psicologici. Ho sentito necessario raccontare un aspetto poco discusso, almeno nelle produzioni artistiche che denunciano la violenza, e cioè cosa semini un sopruso nel corpo e nella psiche di una vittima che potrebbe trovarsi a combattere per anni con flashback dolorosi, attacchi di panico, dissociazioni, ipervigilanza continua, manifestazioni psicosomatiche di vario tipo e a convivere con questo inferno in silenzio.

Il senso di vergogna e di sopraffazione potrebbero far reputare illegittime queste sensazioni, invece è importante darvi uno scenario e restituire a chi soffre il potere di esprimere il proprio malessere interiore.

E, se non si trovano parole, sapere che qualcuno ha provato a spenderne per te spero possa dare conforto a chi si riconosce in “Winter” e ad alleviare il senso di solitudine e incomprensione che queste persone assolutamente non meritano.

Per chi fosse curioso lascio di seguito il link a un video che abbiamo pubblicato:

https://www.facebook.com/CampaniaSlamPoetry/videos/123231013063512/

Hai un sogno nel cassetto che vorresti raccontarci?

C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.

C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
di essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.

(Danilo Dolci)

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