Interviste impossibili Personaggi storici

Interviste impossibili. Con Johannes Brahms, oltre ogni storia

Thriller Storici e dintorni torna nel passato, a cercare nella Storia di incontrare grandi personaggi.
Oggi le parole si fanno note, la scrittura si fa spartito: siamo con Johannes Brahms e lo ha incontrato per noi Marina Caracciolo.

Marina: (entrando timidamente in punta di piedi): Buonasera, illustre Maestro. Chiedo scusa se vengo a importunarla a quest’ora tarda. Non vorrei disturbare, anche perché vedo che è al pianoforte, intento a scrivere…

Brahms: Venga, venga pure avanti, non stia sulla porta e non abbia timore! Non sono affatto quell’orso che mi descrivono!… Non sto componendo niente di nuovo, comunque, in questo momento. Sto solo cercando di rivedere alcuni passi della mia Quarta Sinfonia. La reazione del pubblico, qui a Vienna, non è stata proprio quella che immaginavo. È stato un successo, sì, ma mi è parso più di stima che dettato da un caloroso entusiasmo. Beh, è una composizione molto difficile, non lo nego, non è per tutte le orecchie. Quello sprovveduto di Hugo Wolf, poi, non manca mai di gettare il suo inchiostro di seppia sulla mia musica. E così ha scritto sul Salonblatt che questa sinfonia è un’opera senza idee, costruita sul niente…

Marina: Non direi proprio che sia una sinfonia senza idee: possiede una trama tematica e motivica stupenda, e di idee se ne trovano a profusione. Il Finale, poi, è un vero capolavoro. Quale magnificenza! Un’intero movimento innalzato come una cattedrale dalle fondamenta di una semplice scala ascendente. Se questo è costruire sul niente…

Brahms: Già, Lei è un’appassionata cultrice della mia musica, perciò riesce a hinhören, come diciamo noi tedeschi, ad ‘ascoltare verso’, cioè ad avvicinarvisi attivamente. Ma non tutti lo fanno…

Marina: Un noto critico ha detto che la Sua musica può lasciare del tutto indifferenti ma, gli ascoltatori che ha afferrato una volta, quelli non li abbandona più. Proprio così è accaduto a me: ne sono rimasta folgorata quando avevo meno di vent’anni. Ora ne ho molti di più, ma questa passione non è mai venuta meno.

Brahms: Sono venuto a sapere che ha anche scritto qualche libro su di me…

Marina: Sì, uno per la precisione, e – anche se non me lo aspettavo – ha avuto un certo successo. L’altro è la traduzione in italiano delle Memorie scritte da Albert Dietrich.

Brahms: Ah sì, il caro amico Albert… Quanti ricordi! Ci siamo conosciuti tanto tempo fa, quando eravamo ventenni. Lui ha solo quattro anni più di me. Quante piacevoli discussioni sulle nostre nuove composizioni! Lui era sempre entusiasta di ciò che andavo componendo, ma a quel tempo ero io, invece, a pensare di dover imparare da lui, di dover far tesoro dei suoi consigli… Che cerchia favolosa, quella di cui facevamo parte! Il Maestro Schumann, che la sorte ci ha strappato purtroppo assai presto, e poi Kirchner, von Sahr, Julius Otto Grimm e l’eccellente, fraterno amico Joachim: davvero impagabile il suono del suo violino!… Senza dimenticare colei che aleggiava come una Musa protettrice al di sopra di tutti noi: Clara… Che anni indimenticabili!

Marina: Sì, Dietrich ce li riporta tutti interi e vivi davanti agli occhi. Leggendo le sue pagine, sembra quasi di essere là, di poter entrare a far parte, anche noi lettori, di quella cerchia di personalità straordinarie. Ma a proposito di Clara: Lei mi perdonerà, Maestro, se tocco ora un argomento delicato… Lei sa che la gente, col tempo, ha fatto molti commenti sulla vostra amicizia – o relazione, se così la vogliamo chiamare –. Qualcuno è arrivato addirittura a sostenere che Felix, l’ultimo figlio di Clara, sia non già di Schumann ma… Suo!

Brahms: Chissà poi come sarebbe stato possibile, visto che Felix nacque appena pochi mesi dopo che io fui ricevuto per la prima volta da Schumann e da sua moglie a casa loro, a Düsseldorf, verso fine settembre o inizio ottobre del 1853… Vede, mia cara, i pettegoli, gli ignoranti e i detrattori devono sempre dire qualcosa di insulso e soprattutto di calunnioso, altrimenti – loro temono – la lingua gli si paralizza e a quel punto non possono più sparlare di nessuno (ride piano fra sé, poi torna subito serio). Il mio sentimento per Clara è stato quanto di più platonico, di più puro e luminoso si possa immaginare. Le sono stato molto vicino, negli anni bui e dolorosi della malattia e poi della morte di Schumann. Anche i suoi bambini erano molto affezionati a me: mi chiamavano zio Brahms. L’ho sempre frequentata con l’amore (quello con l’A maiuscola, intendo), la venerazione e il rispetto che una donna così, del resto, suscitava in modo immediato e istintivo. Clara ha un carattere non sempre facile, perché è una donna che ha molto sofferto, ma la sua personalità è una somma di bellezze e di virtù. Non si può non amarla, teneramente e devotamente. Talora mi ha fatto pensare alla Beatrice di Dante: “… E qual sofrisse di starla a vedere / diverria nobil cosa o si morria”.

Marina: Maestro! Lei conosce Dante? E lo sa citare a memoria… Straordinario!

Brahms: Non deve affatto stupirsi. È vero che, a parte il pianoforte e la composizione, non ho seguito da giovane un corso di studi regolare e completo, ma ho sempre molto amato leggere per conoscere i capolavori della letteratura, non soltanto tedesca ma anche straniera. Leggevo di tutto da giovane, libri su libri, e poi ricopiavo su un quaderno i passi che più mi avevano colpito: quel quaderno era il mio prezioso Schatzkästlein, il ‘cofanetto dei tesori’. E del resto, come si potrebbe ignorare Dante, il vostro massimo poeta?

Marina: Lei, però, ha scelto spesso, per i Lieder e per altre opere vocali,poesie di autori del tutto secondari nella letteratura, alcuni addirittura semisconosciuti. Solo nelle Sue quattro grandi opere corali i testi sono di grandissimi come Schiller, Goethe, Hölderlin…

Brahms: Vede, non sono i grandi nomi a rendere importante e bella una composizione musicale che preveda un testo e cioè una parte per la voce. La poesia deve lasciarsi assorbire totalmente dalla musica, deve rinascere nei suoni abnegandosi quasi del tutto. E questo non è impossibile ma è molto difficile con la grande poesia, perché essa si rivela per così dire già completa, perfetta così com’è: la musica che pretendesse di rivestirla, in tal caso risulterebbe in certo qual modo superflua…

Marina: Sa che è molto interessante e piacevole sentirla parlare e spiegare? Ho saputo che Le è stato offerto più volte un posto di docente di composizione in prestigiosi Conservatorî, tanto a Vienna come in Germania, ma Lei rifiuta sempre. Perché? I giovani musicisti potrebbero apprendere moltissimo dai suoi insegnamenti…

Brahms: Leider habe ich nicht Zeit genug… Ah, mi scusi. Dicevo, purtroppo mi manca il tempo, più che la buona volontà di insegnare. La mia vita è scandita in maniera inderogabile fra la composizione, a cui mi dedico soprattutto d’estate, e i concerti in giro per l’Europa, che si svolgono per lo più in autunno e in inverno. Tra l’altro mi impegna pure parecchio tutto il lavoro di correzione delle bozze delle mie partiture, quando un’opera è in via di pubblicazione; il che, Le assicuro, non è cosa da poco! Lei che ha studiato musica, sa bene cosa intendo. Non si può trascurare nulla, tutto è della massima importanza: una minima al posto di una semiminima, una pausa o una legatura di valore mancanti o anche un solo puntino su una nota che deve essere staccata…

Marina: Ha nominato solo tre stagioni, Maestro. E la primavera?…

Brahms: Ah, quella di solito la riservo ai viaggi. Si deve pur riposarsi e svagarsi un poco, non Le pare? È bello visitare tanti luoghi, tante città d’arte insieme ai miei amici: una volta con il chirurgo Billroth, un’altra con lo scrittore svizzero Widmann, oppure con Kirchner o con l’editore Simrock… E la mia meta preferita, sa qual è? La vostra incantevole Italia. L’ho già girata in lungo e in largo più volte, e ci ritornerò ancora…

Marina: Questo ci onora moltissimo. Dunque, posso proprio dedurre da quello che Lei mi dice, che sono molto meno i nemici che la osteggiano di quanti siano invece gli amici cari che l’ammirano e l’amano e con i quali viaggia anche volentieri… Ma, tornando tuttavia per un attimo ai detrattori di cui prima si parlava, mi risulta che dei musicisti ungheresi L’hanno accusata pubblicamente di plagio per ciò che riguarda le melodie delle Sue Danze ungheresi, con le quali, peraltro, Lei ha conquistato una fama a dir poco universale… Sostengono che Lei si sia appropriato di queste melodie, senza chiarire che, in realtà, non è Lei l’autore…

Brahms: Già, gli tzigani! Quegli intriganti tipo Rizner o Keler Béla, e in particolare quel violinista, Eduard Remény, con il quale, quando avevo meno di vent’anni, giravo di città in città accompagnandolo al pianoforte, e chi ci guadagnava era soprattutto lui… Le loro melodie saranno pure attraenti e trascinanti, ma per un altro verso essi sono degli asini matricolati, perché non sanno nemmeno leggere. Se avessero guardato bene il frontespizio della partitura – del primo come del secondo volume – avrebbero visto scritto ben chiaro: verarbeitet,non komponiert von Johannes Brahms!

Marina: La prego gentilmente di tradurre, Maestro. Sa, il tedesco per noi non è così facile come Lei può pensare…

Brahms: Dicevo, c’è scritto chiaramente che le danze ungheresi sono arrangiate, non composte da Johannes Brahms. E c’è per caso un numero d’opera? No, per niente, perché appunto di mio c’è soltanto l’arrangiamento, originariamente per pianoforte a quattro mani. Quindi, dove sta il plagio? Sciocche e false accuse che non sono altro che sistemi furbeschi per raccattare soldi. E comunque non l’hanno vinta loro, ci ha pensato l’editore Simrock a difendermi, io sono rimasto fuori dalla querelle.

Marina: Cambiando argomento, Maestro, posso chiederle, se non sono indiscreta, come si svolge per Lei una giornata qualsiasi?

Brahms: Oh, sempre all’insegna dell’abitudine e della semplicità. Sa, io sono una delle persone più disciplinate e abitudinarie che si possano incontrare. Al mattino, sveglia assai presto, talora anche prima del levar del sole. Una rinfrescante Dusche e subito dopo un bel caffè nero bollente. Quindi, una lunga passeggiata (anche per contrastare la mia tendenza alla pinguedine!…). Al ritorno, composizione fino all’ora di pranzo. Il pomeriggio lo dedico ancora a comporre oppure a esercitarmi al pianoforte; ma talora ci possono essere visite o magari una mia commissione fuori casa. E poi le lettere!… Ah, quanto tempo mi tocca perdere per scrivere o per rispondere a tutte le missive! Non parliamo poi delle richieste di un autografo! Ho deciso da tempo di limitarmi a minuscoli cartoncini, appena un po’ più grandi dei biglietti da visita, così lo spazio esiguo non mi permette certo di dilungarmi!…

Marina: Di certo un’ottima idea. Ma ora mi consenta, caro Maestro, di farle una domanda di carattere molto privato, alla quale, se vuole, può anche non rispondere. Lei ha avuto fin da giovane un aspetto e soprattutto una personalità invero affascinanti, tanto che le donne si innamoravano facilmente di Lei. C’è un motivo particolare per cui ha preferito non sposarsi?

Brahms: Ho perso delle occasioni quando bisognava invece coglierle al volo. Se mi fossi potuto stabilire nella città dove sono nato, ad Amburgo, forse la mia vita avrebbe preso una piega differente. Ho tuttora in mente Göttingen e la dolce Agathe von Siebold, che era tanto innamorata di me, e del tutto ricambiata… A quel tempo, però, io ero un giovane musicista dalla carriera insicura e dalle prospettive incerte; non ero assolutamente in grado di fondare una casa e una famiglia. E così ci lasciammo, seppure con tanto dolore. Poi, con il passare degli anni e dei decenni, le cose sono andate come sono andate: vaghe idee, entusiasmi, ma mai nulla per cui valesse la pena di fare quel passo. Però mi va bene anche così. Mi sono affezionato all’indipendenza. Quindi, evviva il motto: frei aber froh, libero ma contento!

Marina: Egregio Maestro, non si direbbe, ma in poco tempo mi ha raccontato tante cose di Lei molto interessanti. Grazie per avermi accolto nella Sua casa! Ora, però, credo di dover lasciare che Lei torni alla Sua prediletta occupazione di compositore. Ma, se me lo permette, La prego: non modifichi la Sua Quarta Sinfonia: è un capolavoro assoluto così come sta. Non cambi nemmeno una nota. È troppo bella, anche se per certi aspetti la si può definire severa e “inaccessibile”; però splendida, veramente, nel suo anelito sognante e pensoso!

Brahms (visibilmente commosso). Veder compresa la propria opera, conforta davvero e fa capire all’artista di non essere vissuto invano… Tornerà a trovarmi, Signora?

Marina: All’occasione, non mancherò. Ma ora devo proprio salutarla. Stia bene, caro Signor Brahms, si conservi sempre così. La Sua musica è  un vero balsamo per lo spirito.

Brahms (mi congeda con un cenno gentile della mano, senza parlare. Poi, mentre sto uscendo dalla porta, torna a sfogliare la sua partitura sul leggio del pianoforte).

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4 Replies to “Interviste impossibili. Con Johannes Brahms, oltre ogni storia

  1. Un susseguirsi di conoscenze e di emozioni nella spontaneità del dialogo come se l’evento fosse davvero accaduto poco fa, nella nostra prossimità: Marina riesce a forgiare un ritratto semplice ed intenso di un Musicista che anch’io apprezzo moltissimo! Su Clara Schumann, poi, quante delicate sfumature lei sa usare per entrare nell’intreccio tra i due, inconsapevole ma pur sempre carico di profonde vibrazioni interiori, spirituali e creative che entreranno poi sempre nell’amalgama indistinto delle composizioni di Brahms… Grazie, questo è un prezioso documento sciolto e validissimo: ottima anche la documentazione storico-critica, che viene offerta per essere interiorizzata nella lettura così, senza sforzo!
    Ilia Pedrina

     
  2. Sembra di stare comodamente ad assistere ad una pièce, quando all’improvviso qualcuno (l’intervistatrice) appare sulla soglia della stanza dove il Maestro Johannes Brahms, avanti nella maturità, sta revisionando la sua Quarta Sinfonia.
    Marina Caracciolo, senza farsene accorgere, è entrata in empatia con il compositore, anche grazie ha quanto ha studiato e scritto su di lui. La piacevole conversazione, costruita su basi storiche ma anche sulle proiezioni delle emozioni personali dell’ideatrice, si snoda via via mettendo in luce fatti e zone d’ombra di cui magari ben poco si conosceva durante la vita del musicista, come ad esempio a proposito delle insinuazioni sorte sulla sua amichevole ma intima relazione con Clara Schumann.
    Quello che rende originale l’intervista è che il presente colloquio si sviluppa come uno dei tanti dialoghi svoltisi in un tempo “atemporale” fra due intenditori di musica: la Caracciolo e Brahms, mettendo subito a proprio agio il lettore o meglio lo spettatore della bellissima “pièce”. Le domande sono vòlte a comprendere meglio l’indole del Maestro, vissuto appena sessantaquattro anni, reinserendolo in un presente utopico, dove egli avrebbe potuto essere più che mai di valido insegnamento ai giovani talenti della musica. Ne vien fuori infine tutto il suo carattere semplice, schivo, schietto e modesto. E’ da apprezzare la delicatezza della Caracciolo nel porgergli le domande concernenti la sua vita privata e le sue scelte esistenziali; prudenza letteraria e artistica che accarezza la straordinaria personalità del compositore, possente e fragile al contempo, umile ma necessariamente consapevole della grandezza delle proprie composizioni musicali, cosicché l’intervistatrice, nel congedarsi, lo prega affabilmente di non modificare “… la Sua Quarta Sinfonia: è un capolavoro assoluto così come sta. Non cambi nemmeno una nota. E’ troppo bella, anche se per certi aspetti la si può definire severa e “inaccessibile”; però splendida, veramente, nel suo anelito sognante e pensoso!”.

     

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